Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi  e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga medesimo. Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla. Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

C'è un tempo per ogni cosa

By Aresian

Capitolo 5

- Kid's Studio -
Kuronuma non ne voleva sapere di considerare l'incidente come una battuta d'arresto alla preparazione dello spettacolo e continuava a sbraitare che avrebbero trovato una soluzione. In ogni caso c'erano tutti gli altri attori e lo spettacolo non si fa con un solo attore in scena, almeno non la Dea Scarlatta. Maya, tuttavia, aveva il cuore oppresso da mille dubbi. Che senso aveva provare se il suo Isshin era bloccato in un letto d'ospedale? Le faceva male pensare alla reazione di Sakurakoji. Era così deluso e arrabbiato che aveva finito con il prendersela pure con lei. Non era giusto. Tuttavia provò a considerare come si sarebbe sentita al suo posto, se fosse stata lei stesa su quel letto con il rischio di dire addio alla Dea Scarlatta. Povero Yu! L'unica nota positiva, se tale poteva considerarla in quel trambusto, era che alla fine la stampa non aveva detto nulla di quello che era successo a bordo della nave, a quanto pareva le dichiarazioni che aveva predisposto l'ufficio stampa della Daito erano state sufficienti a placare la curiosità dei giornalisti. Se solo avesse potuto parlare con il Sig. Hayami, aveva tante cose da chiedergli a cominciare da com'era andata a finire tra lui e il patrigno due sere prima ma rammentava quello che lui le aveva detto. ^Per un po' non ci vedremo^. Doveva avere fiducia e aspettare. Tornando al presente si mise ad osservare i compagni, che stavano provando la scena dei fantasisti viaggiatori al villaggio, scena che non la vedeva presente.
Kuronuma l'avvicinò ordinandole deciso - Anche se non sei coinvolta, Maya, io voglio che tu assista alla scena come lo farebbe Akoya. Con lo stesso spirito -.
- Sì- rispose prontamente, sforzandosi di rammentare le sensazioni di Akoya, i suoi pensieri. Come avrebbe reagito la giovane se avesse sentito cosa gli abitanti del villaggio dicevano di lei ai forestieri? Akoya non avrebbe prestato loro attenzione, lei avrebbe ascoltato la natura non il vuoto chiacchiericcio della gente. Sì, poteva farcela. Lentamente entrò nei panni di Akoya, pur fuori dalla scena, lei la stava "vivendo". Ad un tratto si sentì mettere una mano sulla spalla. Immersa nell'interpretazione la giovane si volse con uno sguardo ingenuo e spensierato tanto che la persona che aveva cercato di richiamare la sua attenzione rimase per un attimo spiazzata.
- Ehm, Maya - le disse titubante.
La giovane non rispose e si limitò a guardare il nuovo arrivato con ingenua curiosità, senza dismettere la maschera di Akoya. cosa che venne subito notata da Kuronuma e che ritenne molto interessante.
- Maya, c'è una telefonata per te. - disse l'inserviente perplesso.
Una telefonata pensò la giovane? All'istante la maschera di Akoya abbandonò il suo viso e tornò ad essere se stessa. Kuronuma se ne accorse. Accidenti a quell'interruzione ma possibile che non si potesse mai provare in santa pace?
- Mi scusi - balbettò contrita la giovane prima di andare nell'ingresso, dove si trovavano i telefoni, mentre il regista le sbraitava dietro un - Vedi di darti una mossa - alquanto inferocito.
- Pronto? - disse sollevando la cornetta del telefono.
- Ciao Maya, sono Ayumi -.
Per poco non la lasciò cadere a terra. Ayumi? Era da tanto che non si sentivano.
- Ciao Ayumi - riuscì a dire dopo qualche istante. Un momento, forse le avevano riferito che l'aveva cercata e lei ora si limitava a restituirle la telefonata.
- Ho saputo dell'incidente occorso a Sakurakoji, era di questo che volevi parlarmi? - chiese all'altro capo del filo la bionda attrice.
A dire il vero non era quella la ragione ma non aveva senso ora spiegarglielo.
- Ehm! Sì. Ho pensato che volessi avere notizie - disse pertanto cercando di essere convincente.
Un breve silenzio seguì le sue parole.
- Ho sentito dire che sarà costretto ad uno stop di due mesi, è vero? - chiese poi Ayumi in tono inquisitorio.
Maya ancora non voleva crederci, eppure quello era il verdetto dei medici.
- Purtroppo temo di sì. Ha riportato contusioni e lacerazioni varie ma soprattutto la frattura della gamba - spiegò poi, rammentando come Yu e Ayumi avessero spesso recitato insieme per la Compagnia Ondine, era naturale che la giovane si sincerasse sulle sue condizioni.
- Mi dispiace, è un brutto colpo per lui.  Sai con chi verrà sostituito? - si informò tuttavia la rivale, lasciandola un po' perplessa. Le sembrava ... fredda.
- A dire il vero no. Se che il Sig. Hayami sta ancora valutando la situazione e non è stato deciso nulla - rispose cincischiando con il filo del telefono, c'era qualcosa in quella telefonata che la metteva a disagio anche se non sapeva il perché.
- Capisco. Senti, ora devo andare. Per favore fammi sapere, se non ci sono io lascia pure detto di riferire a mia madre, cosa è stato deciso al riguardo - disse dopo un attimo Ayumi con uno strano tono nella voce. Sembrava distratta. Maya rimase un po' interdetta ma le promise che l'avrebbe tenuta al corrente. Dopo un paio di frasi di commiato la chiamata ebbe termine e Maya tornò alle prove.

- Che cosa ti ha detto? - chiese Utako alla figlia, appena la vide posare il telefono.
- Che non è niente di grave, per fortuna, ma con tutta probabilità saranno costretti a sostituirlo perché ne avrà per due mesi - disse in tono atono. - Se Maya perdesse Sakurakoji, a questo punto delle prove, la nostra lotta sarebbe impari. Un altro non farebbe mai in tempo a studiare la parte in così poco tempo - considerò poi, parlando più a se stessa che alla madre.
- Cos'hai in mente Ayumi? - chiese la donna, raggiungendola.
- Per ora niente ma stavo riflettendo che se decidessero di spostare la Rappresentazione di qualche mese tornerebbe anche a mio vantaggio. Avrei modo di curarmi e al contempo potrei, senza handicap, mettere a frutto tutto quello che ho imparato in queste settimane. Allo stesso modo Maya potrebbe giocare ad armi pari con me. Non voglio la Dea Scarlatta in questo modo - disse in tono risoluto.
Utako era sempre più sorpresa dalla figlia, dalla forza d'animo e dall'abnegazione che stava mettendo per ottenere quel ruolo.
- Non credo che Onodera sarà concorde con la posticipazione della data - si limitò a constatare.
- Questo è vero, però la decisione spetterà all'Associazione Nazionale e non ad Onodera. Ora voglio riprendere gli esercizi, daccapo - concluse pacificamente, mentre la madre annuiva.

 - Narita - Aeroporto Internazionale di Tokyo -
Il volo da Atlanta era atterrato da circa venti minuti, osservando con fare distaccato i vari passeggeri che uscivano dalla dogana Hijiri controllò per l'ennesima volta la fotografia che Masumi gli aveva lasciato. Alla fine lo intravvide tra la folla. Alto, folti capelli neri un po' ribelli, fisico asciutto e portamento altero, si corrispondeva. Accertandosi, per l'ennesima volta, che nessuno lo stesse osservando o lo avesse seguito si avvicinò all'uomo togliendosi gli occhiali chiedendo cortesemente - Com'è il tempo ad Atlanta, Sig. Ishikawa? - mentre questi lo studiava per un istante serio in volto prima di rispondere in tono vagamente divertito.
- Lei deve essere il collaboratore di Masumi. Corrisponde alla descrizione. Direi piovoso, spero che la permanenza a Tokyo si riveli più interessante -.
Hijiri annuì brevemente, prima di fargli cenno di seguirlo.
- Il Sig. Masumi si scusa ma è stato trattenuto e non ha potuto venire a prenderla di persona. Mi ha pregato di accompagnarla all'appartamento che è stato disposto per la sua permanenza. L'attende lì- si affrettò a spiegare mentre, uscendo dal terminal, raggiungevano la berlina nel parcheggio.
- Nessun problema - rispose il nuovo arrivato sedendosi in macchina mentre studiava le luci della città.
Circa mezz'ora dopo i due giunsero a destinazione, in un quartiere residenziale piuttosto tranquillo. Il palazzo aveva l'aria elegante ma allo stesso tempo anonima, in stile occidentale sembrava costruito più che altro per la comodità, in mezzo a tutti gli altri similari che come un alveare anonimo si distribuivano equamente lungo la via. Hijiri fermò la macchina e, dopo aver preso il bagaglio dell'uomo, lo precedette all'interno dell'edificio. Giunti al terzo piano inserì la chiave nella serratura, aprendo la porta, prima di lasciar accomodare il Sig. Ishikawa all'interno. Le luci erano accese e il lieve aroma di una sigaretta giunse loro alle nari.
Un sorriso increspò le labbra cesellate dell'uomo.
- Masumi, non hai ancora smesso di intasarti di catrame i polmoni? - disse poi in tono divertito mentre avanzava a stringere con calore la mano che questi gli tendeva.
Hayami si schermì con una lieve alzata di spalle.
- Ogni tanto ci provo, ma lo stress non aiuta. Bene arrivato Ken - interloquì serafico per poi dire con calma ad Hijiri, che attendeva in silenzio in mezzo al corridoio - Grazie Hijiri, per ora è tutto. Ci vediamo domani -.
Il giovane annuì brevemente con la testa prima di lasciare il mazzo di chiavi sul mobile dell'ingresso e allontanarsi con discrezione.
- Allora, Masumi, cosa bolle in pentola? Sono rimasto alquanto sorpreso quando la mia segretaria mi ha riferito il tuo messaggio. Era da parecchio che non ci sentivamo - disse Ken, mentre si accomodava sul divano e accettava il bicchiere di whisky che gli tendeva.
- In effetti l'ultima volta che ci siamo sentiti stavi sommerso nella neve mentre litigavi con le autorità locali per ottenere il consenso di trivellare al largo di Anchorage - disse sorridendo Masumi.
- Sì, in effetti si è trattato di una "fredda" trattativa. Avanti sputa il rospo. Non penso che tu mi abbia fatto attraversare l'oceano in volo per fare quattro chiacchiere - sentenziò alla fine Ken osservando, con i suoi occhi castani, lo sguardo improvvisamente serio e teso di Masumi.
- Hai ragione. Ho un problema da risolvere e temo che da solo non riuscirò a venirne fuori. C'è di mezzo Eisuke Hayami e la famiglia Takamiya, ovvero l'impero Takatsu - esordì alzandosi in piedi.
- Che ha combinato questa volta il tuo pseudo patrigno? - chiese Ken in tono spiccio. Non era mai stato tipo da indorati e untuosi discorsi, era per i modi diretti.
- Mi sono innamorato Ken, con la I maiuscola e se sapessi di chi, conoscendoti, ti metteresti a ridere. -.
- Se per questo mi viene voglia di ribaltarmi dalle risate alla sola idea di te innamorato. Hai preso per caso una botta in testa? - ribatté Ken tra il serio e il faceto.
Conoscendolo Masumi non se la prese. Ken era dissacrante all'inverosimile.
- Prego, ribaltati pure. Il problema però non è quello. Ho pensato che fosse un amore non corrisposto così ho commesso l'errore madornale di cedere alle pressioni di Eisuke e di accettare un matrimonio combinato con la nipote di Takamiya. Il fidanzamento ufficiale è stato annunciato da tempo e il matrimonio dovrebbe avere luogo tra poche settimane - concluse poi in tono piatto.
- Ah! Bel casino, ma com'è che ho l'impressione che il meglio debba ancora arrivare? - interloquì Ken facendosi serio.
Masumi prese un lungo respiro prima di rispondere.
- Da pochi giorni ho scoperto che la ragazza ricambia i miei sentimenti. Vorrei mandare al diavolo il matrimonio ma ovviamente siglati già gli accordi prematrimoniali, di semi-fusione tra la Takatsu e le imprese Hayami, sono con il cappio al collo. Mio padre è stato chiaro. Se provo a spezzare il fidanzamento se la prenderà con la ragazza e temo ripercussioni simili anche da parte dei Takamiya -.
Un lungo fischio fu la risposta di Ken, a sottolineare che era veramente nei casini.
- Posso sapere chi è questa perla che ti ha rubato il cuore? - chiese dopo un attimo, alzandosi in piedi e raggiungendolo.
- Una ragazza che ha undici anni meno di me, lontana anni luce dal mio mondo, lei è un'attrice ma di quelle con l'anima che non accettano compromessi neanche quando è in gioco la loro felicità. All'apparenza può apparire una come tante, insignificante, per niente decorativa ma ha il fuoco dentro, una passione spontanea e genuina. Non ha mai paura di dirmi in faccia quello che pensa di me, con lei mi sento ... vivo -.
Il tono di Masumi era carico di dolcezza e ammirazione, con Ken non aveva ragione di nascondere i suoi reali sentimenti.
Ken divenne serio. Conosceva l'arida corazza dietro alla quale era vissuto per anni Masumi, quella corazza che aveva eretto per riuscire a difendersi dal mondo che Eisuke Hayami gli aveva costruito intorno e che rischiava altrimenti di schiacciare il troppo sensibile ragazzino che aveva incontrato all'epoca delle scuole medie per la prima volta, doveva essere una persona veramente speciale quella ragazza per essere riuscita a fare breccia in essa.
- Amico mio, certo che sei un maestro nell'incasinarti la vita. Avresti dovuto toglierti dalla famiglia Hayami quando ne hai avuto la possibilità, anni fa, dopo la morte di tua madre ma so che il desiderio di vendicarti ti ha portato a rifiutare la nostra mano tesa. Gli altri un po' se la sono presa ma io no, lo sai o non sarei qui adesso. Forse ho capito perché mi hai cercato. Vuoi trovare una contro proposta di capitali per allettare Eisuke e convincerlo che anche senza l'accordo con i Takamiya la sua compagnia non avrà danni, è così? - disse in tono pratico, prevedendo la mossa che aveva in mente il cugino.
- Sì, in parte ma non sarebbe sufficiente, lo conosco. Devo rendergli impossibile rifiutare la mia offerta così da costringerlo a non opporsi all'annullamento del matrimonio. Ho studiato un modo per non coinvolgerti direttamente con gli Hayami, ho un piano alternativo per fare affluire i fondi in altro modo, fuori dalla sua portata. Quello di cui ho bisogno è solo sapere se tu sei disposto a metterti in società con me -. il tono di Masumi era professionale, cinico e determinato.
- Una società insieme? Di che tipo scusa? Io mi occupo di pozzi petroliferi e tu di produzioni teatrali e del mondo dello spettacolo -. Ken doveva ammetterlo, pur conoscendolo da anni, la sua idea lo trovava spiazzato.
Masumi sorrise lievemente mentre si avvicinava al tavolo sul quale aveva lasciato la ventiquattr'ore e ne estraeva un fascicolo cartaceo piuttosto voluminoso.
- Qui trovi tutti i dettagli e la proposta di massima del contratto. L'avevo già imbastita tempo fa, per sottrarre a mio padre i diritti di rappresentazione della Dea Scarlatta, ma le mie priorità al momento sono cambiate. Prenditi il tempo che ti serve per decidere. Non devi rispondermi adesso. Valuta tutti i pro e i contro. Se decidi di non voler rischiare lo capirò. Non sei obbligato ad accettare, ovviamente -.
Masumi a dire il vero non aveva altri possibili soci in vista, pensava di avere più tempo per spostare lentamente i fondi che gli occorrevano da alcune società satellite, ma il tempo ora gli remava contro per questo si era risolto a rivolgersi a Ken.
- D'accordo. Darò un'occhiata alle cifre e alla bozza. Tuttavia ti avverto non prendo la cosa alla leggera. Prima di prendere qualsiasi decisione voglio avere modo di vedere quello in cui potrei trovarmi ad investire, compresa la perla di ragazza che ti ha fatto capitolare - fu la calma risposta dell'uomo, mentre posava sul tavolino l'incartamento.
Masumi annuì brevemente.
- Dammi un po' di tempo. Ho il sospetto che i Takamyia mi abbiamo messo qualcuno alle costole e non voglio compromettere te o Maya con manovre avventate - disse però in tono deciso.
Ken inarcò un sopracciglio sorpreso.
- Sono arrivati a questo punto? Non ti invidio affatto - disse poi con un tono vagamente preoccupato nella voce.
Masumi gli mise una mano sulla spalla, in modo fraterno, prendendo poi il soprabito e la ventiquattr'ore. Era ora di tornare a casa, per non accendere sospetti nel padre.
- Non preoccuparti. Ci ho fatto l'abitudine. Ci sentiamo domani. Per qualsiasi cosa non chiedere di me direttamente, rivolgiti a Hijiri. Il suo numero lo trovi nella documentazione. E' il modo più sicuro per organizzare incontri tranquilli -. precisò in modo pratico.
Ken annuì restituendo la stretta, com'erano abituati a fare ai tempi del College.
- Quasi quasi mi fai paura - disse poi scoppiando a ridere, imitato da Masumi che pochi istanti dopo se ne andò lasciandolo da solo con la mezza bottiglia di whisky e il contratto sul tavolo come compagnia.

A chilometri di distanza, in un'altra residenza dai connotati più orientali, una donna osservava pensosa l'articolo di un quotidiano di spettacolo mentre sorseggiava, con grazia e fare distaccato, una tazza di tè verde.
- Che cosa ne pensa, Sig.ra Tsukikage? L'incidente occorso a Sakurakoji potrebbe essere un grosso problema per Maya - considerò Genzo rientrando nella stanza, sedendolesi di fronte.
- In franchezza, Genzo, le esternazioni di Onodera sulla "vittoria già in tasca" non mi interessano. Maya può trovare la sua Dea Scarlatta anche senza un Isshin, il problema si presenterebbe solo all'atto della messa in scena dello spettacolo, perché ne risentirebbe l'armonia dell'insieme se avesse un partner diverso - disse la donna in tono calmo a pratico, posando il giornale e guardando dritto innanzi a se, oltre la finestra che dava sul giardino, come se da lì aspettasse una risposta.
- Già - disse l'uomo annuendo brevemente. - Se la Daito premesse per sostituire l'attore proponendone uno non all'altezza potrebbe complicare ancora di più le cose - considerò poi in tono calmo.
Chigusa annuì, in effetti affiancare a Maya un attore non sufficientemente esperto l'avrebbe messa sicuramente più in difficoltà che l'aspettare la ripresa di Sakurakoji. Si prospettava un periodo difficile per la giovane, un altro ostacolo da superare. Dopo quello che era successo tra il Sig. Masumi e Maya proprio in quella residenza, pochi giorni prima, dove Maya aveva lasciato chiaramente intendere che mai avrebbe accettato un Contratto d'Esclusiva l'uomo si ritrovava ora in mano una pericolosa "arma" da usare contro di lei. Toglierle il partner, con la scusa dell'incidente, per metterla chiaramente in difficoltà. Strano che non lo avesse ancora fatto, a dire il vero.
- Staremo a vedere - sentenziò prima di alzarsi e dire - Sono stanca, vado a riposarmi. Grazie del tè, Genzo -.
L'uomo chinò leggermente il capo mentre osservava la donna allontanarsi. Chissà cosa regnava nel cuore della Sig.ra Tsukikage quando si chiudeva in quei riservati silenzi.
 
- continua -

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