Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi  e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga medesimo. Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla. Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

C'è un tempo per ogni cosa

By Aresian

Capitolo 4

Shiori passeggiava nervosamente nell'anticamera dell'ufficio presidenziale della Daito. Era dal giorno precedente che tentava di parlare con Masumi. Doveva trovare il modo di chiarire subito la questione dell'assegno. Accidenti, non avrebbe mai pensato che quella sventata ragazzina avesse il coraggio di rifiutare una simile somma e per lo più di dirlo direttamente a lui. Quanto la odiava! Senza contare i pettegolezzi che circolavano. Certo, niente di scandaloso, era stato fatto passare tutto come un incontro d'affari ma lei sapeva che qualcosa su quella nave era successo. Temeva che lui avesse scoperto la sua menzogna al riguardo della sera dell'aggressione. L'ansia la pervadeva, se così fosse stato tutto spiegava la gelida cortesia che le aveva rivolto, a lei, come se fosse una perfetta estranea.
Mizuki, dietro le spesse lenti degli occhiali, studiava l'atteggiamento nervoso della donna.
- Sig.na Mizuki, non è ancora possibile parlare con il Sig. Masumi? - chiese nuovamente la donna, avvicinandola. Mizuki controllò per l'ennesima volta il telefono posto sulla scrivania. La linea 1 si liberò proprio in quell'istante
- Un momento solo - disse in tono cortese, sollevando il ricevitore.
- Sig. Hayami, mi perdoni c'è qui la Sig.na Takamya per lei - riferì poi in tono professionale. Dopo una breve pausa rispose prontamente.
- Subito - mettendo fine alla comunicazione.
Shiori, sempre più nervosa, attese con impazienza di scoprire cosa significava quel "subito".
- Sig.na, prego. Il Presidente la sta aspettando - disse Mizuki a quel punto notando il lieve sospiro di sollievo della donna.

Shiori entrò nell'ufficio dopo avere bussato discretamente. Lo vide in fondo alla stanza, accanto al mobile bar, intento a riempire due bicchieri. Non era ben certa di come iniziare il discorso, molto sarebbe dipeso dall'atteggiamento di lui.
- Acqua con seltz ti va bene? - chiese Masumi senza voltarsi.
Un po' spiazzata la donna si limitò a dire - Sì, grazie - non sapendo bene cosa fare.
- Sono lieto di vedere che ti sei ripresa dal malore di due giorni fa - disse Masumi voltandosi a guardarla, tendendole il bicchiere.
Shiori rimase a fissarlo attonita. Il tono era stato cortese ma formale e gli occhi erano freddi e distanti. Era come se stesse mettendo una sottile barriera tra loro due, lo sentiva.
- Masumi, io... - iniziò a dire.
- Sì? - chiese di rimando l'uomo, appoggiandosi con indolenza alla scrivania, mentre le faceva cenno di accomodarsi sulla poltrona.
No, decisamente non era così che aveva immaginato di parlare con lui in quei due lunghissimi giorni. Doveva cambiare atteggiamento, ne era consapevole. Era meglio scusarsi, era chiaro che lui fosse adirato, doveva placarlo. Chissà cosa gli aveva detto quella dannata mocciosa.
- Io volevo scusarmi per quella faccenda dell'assegno. Ti prego lascia che ti spieghi. L'ho fatto per te - disse in tono accorato. L'unica reazione dell'uomo fu l'inarcarsi di un sopracciglio mentre l'espressione restava imperturbabile.
- Per me? - chiese poi in tono piatto.
Vagamente incoraggiata dal fatto che fosse disposto ad ascoltarla Shiori proseguì in tono sofferto.
- Sì. Dopo l'aggressione dell'altra notte io... ho avuto paura per te. Tu sei stato ferito per proteggerla, io ho pensato che se riuscivo ad allontanarla da te ti avrei messo al sicuro da quei malviventi - mentre una lacrima iniziava a scorrerle sul viso pallido.
Masumi la fissò interdetto prima di chiederle in tono meno freddo.
- Fammi capire, hai creduto che quei tizi l'altra sera ce l'avessero con lei? -.
Shiori annuì brevemente, cercando il fazzoletto nella borsetta. Masumi prese il proprio dalla tasca interna della giacca e glielo porse studiano ogni dettaglio, ogni fugace espressione che attraversava il volto della donna.
- Quindi tu hai offerto 100 milioni di yen a Maya Kitajima perché mi stesse lontano pensando che in questo modo non avrei più corso rischi? - proseguì per lei, tornando ad appoggiarsi alla scrivania.
- Sì. Lo so che ho sbagliato e che può apparirti meschino. So anche che così ho messo un ostacolo tra te e i diritti per la Dea Scarlatta alla quale tieni così tanto ma, cerca di capirmi, io.... ero preoccupata. Ho avuto davvero paura che potessero ucciderti, volevo solo proteggerti - proseguì tra un singhiozzo e l'altro la donna.
Masumi la osservò per qualche istante dubbioso.
^Non fossi certo che le ragioni sono altre, che è esclusivamente con Maya che ce l'hai, potrei anche cascarci Shiori.^ pensò preoccupato ^Ti stai rivelando molto diversa da come ti avevo creduta. Menti, sapendo di farlo. A questo punto con tutta probabilità anche la faccenda dell'anello e del vestito da sposa sono state architettate da te per screditare Maya. Questo implica che dovrò stare doppiamente attento d'ora in avanti. In parte sono responsabile di questa assurda situazione, lo riconosco, avrei dovuto troncare prima che tutto venisse formalizzato e prima che ti innamorassi ma, ora, il fatto che tu ti accanisca su Maya mi toglie gran parte degli scrupoli che avevo di ferirti^ considerò mentalmente. Ora sapeva come doveva comportarsi. Ora aveva capito.
- Su adesso calmati - disse in tono gentile, avvicinandosi a lei. - Comprendo le tue intenzioni e mi lusinga la tua preoccupazione ma avresti dovuto parlarne con me, non agire di testa tua. A maggior ragione se temevi che ci fosse pericolo. Ti avrei spiegato che sono io l'obiettivo di quei delinquenti e che la questione è legata al lavoro ma che comunque sono state prese le dovute misure di sicurezza. Devi stare tranquilla -.
A quelle parole Shiori si alzò in piedi, rassicurata dal fatto che Masumi ora sembrava meno scostante. Lui le sorrise lievemente, prima di tornare serio e soggiungere in tono velatamente preoccupato.
- Tu non ti rendi conto delle implicazioni del tuo gesto. Non capisci che, in qualità di mia fidanzata, dare una simile somma di denaro ad un'attrice o comunque qualcuno dell'ambiante dello spettacolo equivale ad un tentativo di corruzione? Avresti potuto finire nei guai e farci finire anche me-.
Shiori sbiancò in volto a quell'affermazione. Accidenti quando aveva fatto dare quell'assegno a Maya Kitajima non aveva minimamente preso in considerazione quella possibilità.
Masumi registrò mentalmente che l'aveva spiazzata. Così non ci aveva pensato. Altro dettaglio da tenere presente.
- La prossima volta ti consiglio di parlarmi dei tuoi dubbi e delle tue paure. Non voglio che rischi di metterti nei guai per me. - concluse poi in tono gentile e rassicurante.
Shiori annuì brevemente. Che si fosse sbagliata e si fosse alterato principalmente per quella ragione? Non aveva immaginato che agli occhi del regista e del resto della cast potesse risultare sconveniente il suo gesto, aveva solo pensato ad un modo per togliersi di torno la ragazza.
- Sei ancora arrabbiato? - chiese titubante.
Masumi le concesse uno di quei sorrisi gentili e cordiali atti allo scopo di rassicurarla, attingendo al suo più classico repertorio.
- No. Per fortuna ho avuto modo, per l'intera serata, di discutere debitamente con la Sig.na Kitajima e strappando l'assegno in sua presenza ho chiaramente lasciato intendere che si è trattato di un malinteso che non si ripeterà, ed ora che so le ragioni che ti hanno spinto a fare questa sciocchezza non ho motivo per essere ancora in collera ma che non si ripeta più. E' stato un incidente spiacevole da risolvere -.
Shiori annuì. Era certa che non gli era spiaciuto affatto trascorrere la serata a rabbonire Kitajima ma non era prudente sollevare obiezioni sul suo di comportamento. Le aveva creduto, questo era quello che contava. Doveva essere più prudente in futuro. Masumi non era uno stupido e se commetteva un'altra ingenuità avrebbe potuto capire tutto e le cose potevano complicarsi non poco.
- Certo. Scusami ancora - disse in tono contrito abbracciandolo.
Masumi non fece niente per impedirglielo, ricambiando anche se con scarso entusiasmo. Dentro, di fatto, si sentiva ribollire di indignazione ma doveva fare buon viso a cattivo gioco. Dopo qualche istante, non resistendo oltre, l'allontanò gentilmente da sé.
- Ora devo chiederti scusa ma ho diverso lavoro da fare. Come saprai il partner di scena di Maya Kitajima ha avuto un incidente e ci sono diverse decisioni da prendere riguardo lo spettacolo. Poiché si tratta di un attore della Daito tocca a me preoccuparmi della cosa - disse poi in tono pratico e Shiori comprese che per quel giorno non avrebbe avuto altro da lui.
- Certo. Pensi che potremo vederci questa sera? - chiese semplicemente. Non era il momento di forzargli la mano.
Masumi considerò che quella sera aveva intenzione di incontrare qualcun altro ma non voleva insospettirla o contrariarla perciò rispose tranquillamente - Temo di no ma cercherò di ritagliare un paio d'ore per domani all'ora di pranzo se per te va bene -.
Non le andava benissimo ma era meglio di niente così con un sorriso radioso gli rispose - Certamente - prima di uscire dalla stanza.
Rimasto solo Masumi si sedette sulla poltrona dietro la scrivania. Gli occhi azzurri freddi e calcolatori. Per il momento aveva bloccato le manovre di Shiori, era certo che non avrebbe fatto nulla nell'immediato, avrebbe rischiato di scoprirsi troppo. Ora era tempo di recarsi all'ospedale. Doveva sincerarsi di come stava Sakurakoji poi sarebbe andato ad un appuntamento importante.

- Ospedale -
La penombra regnava nella stanza, con le tende tirate e le tapparelle chiuse per metà. Il suono ritmico della pompa infusionale a fare da contraltare al silenzio della stanza. Lentamente,  il giovane disteso tra le bianche coltri, riprese conoscenza.
Quando aprì gli occhi impiegò qualche istante a mettere a fuoco le immagini poi la riconobbe. La chioma castana che si mescolava con il bianco della coperta, mentre la testa poggiava sui gomiti al capezzale del letto. Doveva essersi addormentata nel vegliarlo, considerò con un moto di tenerezza.
- Maya - riuscì a chiamarla. Aveva dolore un po' ovunque..
Riscossa dal suono della sua voce la giovane alzò di scatto la testa, con un'espressione buffa di sorpresa dipinta sul volto stanco.
- Sakurakoji - disse  mentre il visino s'imporporava. - Oh, Sakurakoji, come ti senti? - chiese dopo un attimo del tutto sveglia.
Il ragazzo ci mise qualche istante a capire dove si trovava ma era tutto così confuso nella sua testa.
- Cosa è successo? - chiese con voce flebile.
- Hai avuto un incidente con la moto mentre tornavi alla sala prove - disse la giovane. - Dovevo tornare con te, magari non sarebbe successo - balbettò poi mentre una lacrima silente le bagnava il volto.
Incidente? All'improvviso, ben più dolorosa delle ferite, la stilettata che lo colpì al cuore quando rammentò l'accaduto. Dell'indicente non ricordava praticamente niente ma di quello che aveva visto al molo ricordava dolorosamente anche troppo.
- Maya perché sei venuta qui? - le chiese in tono brusco. Non avrebbe voluto esserlo ma il mondo per lui era come se improvvisamente avesse preso a girare al contrario, niente aveva un senso. Maya odiava il Sig. Hayami perché allora quell'abbraccio tra i due? Che diamine ci faceva adesso lì in lacrime quando prima lo aveva allontanato da sé?
La giovane fisso il volto ferito del ragazzo confusa. Che razza di domande faceva? Era lì perché era preoccupata per lui.
- Ero preoccupata. Il dottore dice che te la caverai e ti rimetterai completamente ma dovrai stare a riposo assoluto per un paio di mesi. Io... mi dispiace così tanto Sakurakoji - balbettò la giovane iniziando a piangere.
Yu la fissò confuso. Come due mesi. Provò ad alzare un braccio per sfiorarle, istintivamente una guancia ad asciugare quelle lacrime. Nonostante tutto gli faceva male vederla piangere ma i tubicini della flebo gli limitavano i movimenti, fu in quel preciso momento che nella stanza entrò Masumi Hayami.

Una stilla di gelosia allo stato puro pervase l'animo di Masumi alla vista dei due ragazzi, delle lacrime di Maya e del palese gesto tentato dal giovane ma subitamente si diede dell'idiota.
- Come ti senti, Sakurakoji? - chiese in tono discorsivo avvicinandosi ai due notando lo sguardo sorpreso e preoccupato di Maya posarsi su di lui e un'ombra profonda attraversare le iridi del giovane.
- A quanto pare ne avrò per un bel po' - disse il ragazzo, per spezzare il silenzio imbarazzato che era seguito a quella domanda. Era stato cieco, cieco per mesi. Com'era possibile non accorgersi del modo con il quale Maya guardava il Sig. Hayami? Solo ora se ne rendeva conto. Maya era stata onesta con lui, era stato lui a volersi illudere di avere speranza. Con un gesto dettato dall'orgoglio ferito volse lo sguardo verso la finestra, non voleva mostrare il suo dolore.
- Sakurakoji... - mormorò dispiaciuta la giovane, non potendo comprendere.
- Ti prego, Maya. Sono stanco. Vorrei restare da solo - disse il ragazzo voltando di scatto la testa, ignorando Masumi, e puntando uno sguardo addolorato ma severo sul volto della giovane.
Masumi fissò in silenzio entrambi per qualche istante poi decise di intervenire.
- Maya, il Sig. Kuronuma ti stava cercando. Devi tornare in sala prove - il tono era calmo e colloquiale.
- Ma io... - provò a ribattere la ragazza.
- Si vai alle prove Maya. Devi interpretare la Dea Scarlatta no? - ribatte il ragazzo in tono piatto.
Maya non capiva, perché Yu la trattava in quel modo? Confusa cercò lo sguardo di Masumi. Con un lieve cenno quest'ultimo le fece capire che era meglio se si allontanava. Anche se dispiaciuta la giovane annuì.
- Va bene. Tornerò a trovarti più tardi - disse in tono soffocato prima di passare accanto a Masumi e, dopo un ultimo fugace sguardo al giovane disteso sul letto, uscire dalla porta lasciandoli soli.
Quando fu certo che Maya fosse lontana, Masumi si avvicinò al letto deciso a capire le ragioni del malcelato livore del ragazzo. Forse era spaventato all'idea di perdere il ruolo.
- Il medico dice che non potrai provare per almeno due mesi, è perché devi rinunciare ad Isshin che te la prendi con Maya? - chiese con determinazione. Non era tipo da inutili giri di parole quando non era necessario.
Sakurkoji sussultò a quell'attacco diretto.
- Come diamine fa a guardarsi ogni giorno in uno specchio? - chiese risentito, non aveva paura di affrontare il potente Presidente della Daito Art Production tanto non gli era rimasto più nulla da perdere.
Masumi inarcò un sopracciglio. C'era qualcosa di strano nel comportamento del ragazzo.
- Non capisco a cosa tu ti riferisca - sondò pertanto con fare distaccato, prendendo posto sulla sedia che fino a poco prima aveva ospitato Maya.
Il giovane inghiottì un amaro boccone prima di sputargli in faccia il suo disappunto.
- Sta per sposarsi con un'altra e intanto circuisce Maya per avere la Dea Scarlatta. Quanto è caduto in basso Sig. Hayami -.
Masumi sussultò come colpito da uno schiaffo in pieno viso. C'era un'unica ragione per una simile accusa. Sakurakoji li aveva visti. Inventare scuse improbabili era fuori discussione. Tanto valeva giocare a carte scoperte.
- Ammetto di non essere uno stinco di santo, e di avere spesso usato ogni mezzo per ottenere i miei scopi, ma non sto giocando con Maya - disse con semplicità consegnandosi senza remore al giudizio del ragazzo.
- Mi perdoni ma faccio fatica a crederlo. Non le permetterò di farle del male - ribatté duramente il giovane. Nonostante fosse ferito da quella scoperta le voleva troppo bene. L'amore non è qualcosa che si può spegnere a comando.
Masumi sorrise, un sorriso stanco e tirato.
- Quando troverai l'altra metà della tua anima, solo in quel momento ti renderai conto di quanto sei stato solo fino ad allora - ripeté in tono pacato, notando il subitaneo sussulto del ragazzo. Sapevano entrambi a cosa si stava riferendo.
 - Shiori è la donna scelta per me da mio padre, per il prestigio degli Hayami, Maya è la donna che ha scelto il mio cuore, l'altra metà della mia anima. Non pretendo che tu possa capire, Sakurakoji. Conosco quanto te i morsi della gelosia. Per ogni istante che tu passi sul palco con lei, nel suo mondo dell'arcobaleno, io ti invidio - disse con estrema sincerità rendendosi conto di averlo sorpreso.
- Lei mi invidia? - chiese confuso il giovane, quella confessione non se l'era aspettata.
- Io non posso fare molto per Maya e per il suo sogno di interpretare la Dea Scarlatta. Le ho dato tutto il sostegno che ho potuto in questi anni, spesso e volentieri anche in modo maldestro. Ho fatto in modo, dopo Lande Dimenticate, di orchestrare le selezioni del cast in modo che tu potessi lavorare ancora con lei perché hai talento e perché sei il suo partner ideale. Sul palco vi completate a vicenda. Nessuno può essere il suo Isshin meglio di te. Io posso esserlo nella vita ma non sempre nella vita si può avere ciò che si vuole, sul palco tutto è più semplice - proseguì Masumi, alzandosi in piedi e dando le spalle al giovane. Quasi parlasse a se stesso.
- Lei mi ha fatto avere il ruolo di Isshin? - chiese il giovane sgomento.
- Lo avresti avuto in ogni caso, ma volevo essere certo che venissi inserito nel cast di Kuronuma, insieme a Maya. So che volendole bene avresti avuto cura di lei quando io non potevo -.
Sbagliava o c'era sofferenza nel tono della sua voce?. Sakurakoji non lo riconosceva. Era come se avesse gettato la maschera. Sicuramente non si sarebbe esposto con lui in quel modo se non fosse convinto che, avendo a cuore il bene di Maya, non avrebbe usato quella conversazione contro di lui. Era così scontato? Così prevedibile? Chiuse gli occhi per riflettere un istante prima di decidersi a parlare.
- Che cosa pensa di fare adesso? Lei è pur sempre un uomo impegnato. Maya ha diritto ad essere felice e non a dover vivere nell'ombra - obiettò alla fine il giovane. Avrebbe voluto essere furioso con lui invece non ci riusciva, forse perché in fondo capiva la sofferenza di Hayami perché per certi versi era simile alla sua.
- Non lo so. Questo è un problema che affronterò in un secondo momento. Ora quello che mi interessa è la felicità di Maya e lei non può essere felice se tu stai disteso in un letto d'ospedale a compiangerti. Dimmi che non rinuncerai ad Isshin e troverò il modo di far rimandare la rappresentazione di prova, così che tu possa avere il tempo di recuperare - sentenziò Masumi cercando il suo sguardo confuso.
- Lei mi sta usando - disse Sakurakoji voltando il capo, afflitto.
Masumi tornò a sedersi al suo fianco e gli posò una mano sulla spalla sincerandosi di avere la sua attenzione.
- Forse è così ma in fondo tutti ci usiamo un po'. Hai lottato per mesi per comprendere Isshin, il suo animo. So da Kuronuma che hai studiato presso uno scultore per comprendere meglio il ruolo, che hai provato ad immergerti nella natura per capire il senso della storia e dell'animo di Isshin. Non voglio toglierti quel ruolo Sakurakoji. E' vero è per Maya perché lei non accetterebbe mai al suo fianco un altro attore al tuo posto. Non ti rendi conto di quanto bene ti voglia quella ragazza? Non ti ama come vorresti, ma sei la persona più cara che ha. Non lasciarla sola su quel palco Sakurakoji. Ti prego! Per lei e per te stesso. Non vorrai lasciare quel ruolo ad Akame? -.
Sakurakoji chiuse gli occhi frastornato. Cosa doveva fare, cosa? Sarebbe stato in grado di recitare il ruolo dell'innamorato di Akoya sapendo che il cuore di Maya non sarebbe mai stato suo? Chissà forse quella prova, quella consapevolezza, gli avrebbe permesso di andare oltre, di diventare Isshin. Forse la sofferenza era necessaria per comprendere l'animo del personaggio. Forse...
- Posso pensarci su? - chiese alla fine, stremato. Era stanco, e non solo fisicamente.
Masumi comprese che non poteva pretendere di più da lui in quel frangente. Gli stava chiedendo un grosso sacrificio e ne era consapevole.
- Certo ma non posso darti troppo tempo. Ho la stampa che mi alita sul collo e poi devo sapere se fare pressione per cambiare la data della rappresentazione o meno. Se non mi riuscisse la manovra, ogni giorno perso, è un giorno in meno di prove per il cast di Kuronuma - si limitò a rispondere pratico.
- Entro domani le farò sapere, Sig. Hayami -.
- D'accordo. Ora riposati. E' stata una lunga giornata - disse l'uomo prima di alzarsi e lasciarlo finalmente solo.

- continua -

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