Il grande sogno di Maya (Garasu
no kamen), Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono
proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan
Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e
pubblicazione del Manga medesimo. Questa fanfiction è stata
creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti
vorranno leggerla. Nessuna violazione del copyright si ritiene,
pertanto, intesa….
C'è un tempo per ogni cosa
By Aresian
Capitolo 10
Aveva
lasciato passare circa un mese, perché le acque si calmassero e
la stampa del settore smettesse di interessarsi della sua vita privata,
era stato difficile ma necessario pazientare ancora. Stava fremendo,
non vedeva l'ora di poter incontrare nuovamente Maya, di chiarirsi con
lei ma prima doveva ancora affrontare la Sig.ra Tsukikage. Per questa
ragione ora si trovava, insieme a Ken, nel salotto della villa di
Yamagishi innanzi al volto pallido e tirato della donna che,
ovviamente, aveva capito di essere caduta in trappola non appena li
aveva visti insieme. Doveva cercare di essere molto attento con lei,
non voleva causarle un nuovo attacco.
- Buon giorno, Sig.ra
Tsukikage - disse in tono controllato notando la smorfia contrariata
della donna. - So che lei il Sig. Ishikawa vi conoscete
già - proseguì sempre nello stesso tono indicando Ken che
sostava fermo al suo fianco. Quella era la parte che Ken odiava di
più di tutta la faccenda. Sotto lo sguardo irato della donna,
Masumi lo sapeva, suo cugino si sentiva un verme.
- Il giorno era buono prima che arrivasse lei, Masumi - disse duramente Chigusa, pur facendo cenno ai due di accomodarsi.
Masumi non fece una piega a
quell'aperta manifestazione di insofferenza nei suoi riguardi e Ken
rimase in silenzio, come d'accordo avrebbe lasciato gestire la cosa
direttamente a lui.
- Prima che venga fraintesa la
mia presenza qui, al fianco del nuovo sponsor della Dea Scarlatta, la
prego signora di lasciarmi parlare, se possibile mettendo da parte i
pregiudizi che da anni nutre nei confronti della mia persona. E'
importante - iniziò a dire in tono calmo e pacato.
La Sig.ra Tsukikage si sentiva
stanchissima ancor prima di iniziare il dialogo. Con un lieve e forzato
cenno della mano lasciò intendere che lo avrebbe ascoltato,
tanto non le era rimasto altro da fare ne era consapevole. Masumi si
rilassò.
- Signora Tsukikage non ho mai
fatto mistero di voler mettere in scena, personalmente, la Dea
Scarlatta. Il Sig. Ishikawa non l'ha ingannata. Il detentore del
contratto in esclusiva è lui, io ho semplicemente una prelazione
per la produzione degli spettacoli della Tournée e non
attraverso la Daito ma con una compagnia nuova che ho appositamente
creato per la messa in scena della Dea Scarlatta. Mio padre è
tagliato fuori dall'accordo. Il massimo che può ottenere
è che io mi appoggi a qualche teatro Daito niente di più.
- precisò, calcando sull'ultima parte, porgendo alla Sig.ra
Tsukikage la copia del contratto e un biglietto da visita ove
capeggiava come logo la figura stilizzata di un ramo di susino in fiore
e la scritta "Scarlet Art Production - società di produzione
teatrale" -
Confusa Chigusa levò lo sguardo a studiare il volto dei due uomini, non per conto della Daito?
- Non capisco - disse alla fine la sensei, decisamente spiazzata.
- Sig.ra Tsukikage so che le
sarà difficile credermi, ma le assicuro che non sono mai stato
onesto con lei come ora. La mia priorità riguardo la Dea
Scarlatta è mutata nel corso degli anni. Ora non ambisco
più a detenere i diritti di rappresentazione, mi basta poter
mettere in scena lo spettacolo, poter riportare sul palco la "vera" Dea
Scarlatta. Per questo non ho interferito con la scelta dell'attrice ed
ho fatto sempre in modo che entrambe le candidate avessero pari
opportunità. In questo modo, per altro, che sia Ayumi Himekawa o
Maya Kitajima a vincere per almeno un anno ho tolto all'erede di dosso
la pressione di mio padre, sono certo che con l'aiuto di Ishikawa essa
avrà, inoltre, modo di imparare a gestire l'onere che
accompagna quel ruolo - concluse facendo un cenno verso Ken che si
limitò a confermare con il capo.
Stranamente Chigusa, alla luce
di quelle spiegazioni, non avvertiva più un reale senso di
sconfitta tanto che riuscì a considerare l'aspetto ironico della
situazione.
- Così ha giocato suo padre - constatò infatti con un mezzo sorriso.
- Almeno per ora, in effetti
l'ha presa con una certa sportività - rispose Masumi sorridendo
a sua volta rendendosi conto che la donna aveva incassato abbastanza
bene lo smacco subito.
All'idea di Eisuke Hayami messo in scacco dal figlio la Signora Tsukikage si lasciò andare in una sincera risata.
- Avrei voluto assistere alla
scena - disse alla fine, tornando seria. Masumi sogghignò
al ricordo del lungo diverbio avuto con il padre.
- Non ne dubito. In ogni caso
oggi non sono qui solo per metterla al corrente delle implicazioni del
contratto che ha firmato con il Sig. Ishikawa. Siamo venuti, entrambi,
per proporle un affare che spero sinceramente vorrà valutare,
non tema non è obbligata ad accettarlo - soggiunse poi tornando
serio.
- A questo punto mi sa che non
ci perdo niente ad ascoltarla - disse la donna anche se dubitava che
una proposta di Masumi Hayami potesse in qualche modo interessarla.
- Avremmo a cuore di creare
una mostra itinerante, che girerà per tutto il Giappone al
seguito delle rappresentazioni della tournée, dedicata
interamente alle opere ed al genio di Ichiren Osaki, per rendere
omaggio al creatore di quest'opera straordinaria. Sono sicuro che, con
il suo aiuto, sarebbe possibile allestire qualcosa di speciale e che
rispecchi realmente lo "spirito" e l'amore per il teatro di Osaki -
spiegò in tono pratico Masumi, iniziando a "vendere" il prodotto
com'era usueto fare.
- Una mostra dedicata ad
Ichiren? - chiese Chigusa colta totalmente in contropiede mentre un
lampo di spontaneo interesse le illuminava lo sguardo.
- Sì signora. Le ho
detto che investo sempre sull'arte e da quello che mi è stato
detto dal Sig. Hayami, se allestita come si deve, sarebbe un omaggio
notevole e attirerebbe sicuramente il consenso di molti che non hanno
avuto modo di fruire del genio creativo del maestro Osaki - si
intromise Ken a quel punto, rendendosi conto che era il momento di dare
man forte a Masumi.
- Dove sta la trappola? - chiese la donna in tono diffidente scatenando l'ilarità di Masumi.
- Giuro, nessuna trappola
questa volta. A lei spetterebbe il ruolo di consulente sovra partes,
Ken si farebbe carico della parte finanziaria ed io mi occuperei di
tutta la parte burocratica e dell'allestimento nelle mostre del paese.
Il tutto organizzato dalla Scarlet Production. Una compagnia nuova ha
bisogno di farsi le ossa e un nome, io ne trarrei vantaggio dal ritorno
d'immagine e lei potrebbe dare, dopo tutti questi anni, un giusto
riconoscimento al suo maestro - il tono suadente, rendendosi conto di
avere aperto uno spiraglio nel riserbo della donna.
Alla fine, dopo una trattativa
durata più di un'ora Chigusa si era convinta ad accettare la
proposta. Quando lasciarono la casa, Masumi, si allontanò con la
netta sensazione che ci sarebbe voluto del tempo perché la
Sig.ra Tsukikage smettesse di vederlo con legittimo sospetto ma si
poteva dire che almeno l'ascia di guerra era stata sotterrata. Ora
poteva realmente pensare solo a Maya.
- Izu - sabato mattina -
Il cielo era terso, come non
accadeva da qualche giorno, neanche una nuvola all'orizzonte.
Nonostante i caldi raggi del sole faceva freddo, ormai l'autunno era
inoltrato, i capelli mossi dall'aria assaporò l'odore salmastro
che sospinto dalla brezza gli giungeva alle nari e seguì il volo
delicato di un gabbiano. Le mani a serrare la balaustra di legno del
balcone attendeva, con un misto di ansia e aspettativa , l'arrivo di
Maya. Quando il mattino precedente aveva confessato ad Hijiri di avere
intenzione di invitare la giovane alla Villa lui gli aveva suggerito di
non tergiversare oltre, di rivelare alla ragazza la sua identità
di Donatore delle Rose Scarlatte.
- Si riveli per quello che
è, l'Ammiratore Segreto, è il momento giusto Sig. Masumi.
Non può instaurare un qualsivoglia rapporto con Maya se non
sarà sincero con lei sino in fondo - aveva detto il ragazzo in
tono convinto.
Per questo era nervoso, sapeva
che Hijiri aveva ragione, che non poteva più nascondersi ma al
contempo temeva la reazione della ragazza. Doveva trovare il modo
giusto per rivelarle la verità senza rischiare di ferirla o
essere frainteso.
Rei aveva osservato perplessa
l'evidente agitazione di cui era preda Maya che saltellava frenetica in
giro per casa tirando fuori da cassetti ed armadi ogni sorta di
vestito, maglietta e borsa che le capitasse a tiro continuando a
mugugnare - Questo non va bene e neanche questo... -.
- Maya, si può sapere cosa sta succedendo? - aveva chiesto alla fine spazientita e vagamente preoccupata.
La ragazza si era bloccata di
botto in mezzo alla stanza, gli occhioni scuri confusi, prima di dirle
lasciandola basita - Ehm, mi daresti una mano? Non so cosa mettermi.
Vedi oggi è una giornata speciale, conoscerò il mio
Ammiratore Misterioso - la voce carica di emozione.
Rei aveva impiegato qualche
istante a riprendersi dallo shock di quella notizia. Niente di
sorprendente se Maya era così agitata ma era certa che dietro a
tutta quella confusione la giovane provasse una gioia immensa, sapeva
da quanto tempo ambiva ad incontrare il suo misterioso benefattore per
non parlare di tutta la parte che ignorava. Maya avrebbe voluto
indossare quello della crociera sull'Astoria ma era troppo leggero, si
sarebbe beccata un gran bel raffreddore così, con
praticità, Rei l'aveva aiutata a rimettere in ordine magliette,
felpe, vestiti e le aveva proposto di indossare uno degli abiti che il
suo ammiratore le aveva regalato, cercando tra i diversi uno adatto
alla stagione. Si era così optato per una un combinazione tra il
vestito che l'Ammiratore le aveva regalato dopo Lande Dimenticate, un
tubino mini-gonna di viscosa bianco e lilla corredato dal cappotto in
tinta, da abbinare con le scarpe, la borsa e la parure che il Sig.
Hayami le aveva regalato. Maya aveva acconsentito con entusiasmo, Rei
non poteva sapere che in realtà erano tutti regali del Sig.
Hayami.
La giovane, era giunta ad Izu
da sola. Masumi aveva spiegato che era più prudente, troppi
pettegolezzi intorno alla sua persona erano stati consumati in quelle
settimane, voleva evitare che qualche giornalista troppo curioso
potesse mettersi di mezzo, avrebbe mandato una macchina ad attenderla
al molo per condurla sino alla villa.
Mentre la macchina si
inerpicava sulla strada tutta a curve che conduceva al promontorio Maya
si rese conto di essere ansiosa. Non riusciva neanche ad ammirare il
panorama, era tutta protesa verso il momento in cui avrebbe rivisto il
Sig. Masumi consapevole che questa volta sarebbero stati realmente da
soli. Cosa si sarebbero detti? Qualunque cosa fosse accaduta lei ormai
aveva preso la decisione di dirgli che sapeva tutto, non ce la faceva
più ad aspettare. In quel momento l'autista svoltò a
sinistra e tra gli alberi si materializzò la costruzione. Un
delizioso chalet in legno e mattone rosso circondato da piante e
marittimi. Prendendo un profondo respiro, appena la macchina si
fermò davanti ai gradini d'ingresso, ringraziò l'autista
e scese dalla vettura che subito si allontanò. Ferma sul primo
gradino gettò uno sguardo intorno beandosi della pace di quel
luogo notando, parcheggiata poco distante, la porche grigia di Masumi
alla cui vista il suo cuore prese a battere a mille. Un attimo di
indecisione le fece tremare le gambe. No, non poteva avere paura, non
adesso. Facendosi coraggio si avvicinò alla porta e
suonò...
Il trillo del campanello lo
fece sobbalzare. Era arrivata. Si sentiva impacciato ed imbranato come
un liceale al primo appuntamento. Con un gesto dello mano si diede
mentalmente dell'idiota, come non sapesse trattare con una donna...
anche se questa era la sua ragazzina preferita. Con passo deciso
andò ad aprire. Per un istante entrambi restarono a fissarsi
negli occhi l'uno sorpreso e l'altro smarrito. Maya era semplicemente
deliziosa, notò subito che indossava la parure che gli aveva
regalato durante la crociera e ne fu compiaciuto, i capelli raccolti
nello stesso modo di quella sera e gli occhi neri che lo fissavano
smarriti e carichi d'emozione. Cielo, quanto l'amava.
- Benvenuta, Maya - le disse per spezzare la tensione che aleggiava nell'aria, facendosi da parte per farla accomodare.
- Grazie, Sig. Hayami - la
vocina intimidita di Maya avrebbe intenerito chiunque. Nonostante
l'evidente imbarazzo Maya accolse immediatamente l'invito e lui si
divertì a vederla studiare l'arredamento del piccolo ingresso
guidandola poi sino allo studio.
- Che ne pensi? - chiese dopo
un attimo, nel tentativo di metterla a suo agio. Sapeva che per lei era
stato tutto sommato un passo difficile quello di accettare di
raggiungerlo in quel luogo.
Maya aveva osservato
incuriosita l'interno della casa, la prima impressione che ne ebbe era
l'esigenza di informalità, niente di opprimente e ostentatamente
lussuoso come invece era Villa Hayami. I mobili, le suppellettili erano
sicuramente di pregiata fattura ma avevano l'aria di essere stati
scelti per la loro comodità non per manifestare opulenza.
Osservando Masumi si ritrovò a riflettere che anche il suo
abbigliamento, pur se elegante e sobrio, era informale. Con quel
maglione d'angora testa di moro, pantaloni beige e la camicia color
crema dal colletto slacciato era semplicemente stupendo. Tutto in
quella villa dava un'immagine diversa di lui rispetto a quella alla
quale era sempre stata abituata. Quello era l'altro Masumi? Rendendosi
conto che lui stava ancora attendendo una risposta si affretto a dire
convinta.
- Mi piace -.
- Ne sono lieto - disse Masumi
sorridendole - Purtroppo la temperatura oggi si è
abbassata. Ho acceso il camino appena arrivato ma ci vorrà
ancora un po' perché l'ambiente si riscaldi completamente - le
spiegò accennando alle fiamme scoppiettanti che spandevano
calore tutt'intorno - Mentre aspettiamo ti va di fare una passeggiata?
- chiese poi in tono gentile. La vide mordersi nervosamente le labbra.
Sembrava quasi spaventata.
- Maya, non hai ragione di
essere così nervosa - le disse mentre si avvicinava alla porta
finestra, che dava verso il balcone, per mettere un po' di spazio tra
loro due e lasciarle il tempo di ambientarsi - Quando vorrai andartene
ti basterà dirlo e farò venire l'autista a prenderti -
concluse poi voltandosi a guardarla.
^Stupida^ si redarguì
mentalmente la giovane, stava rischiando di rovinare tutto. Decidendo
di seguire solo l'istinto e il cuore gli disse di slancio.
- No, no. Sig. Hayami. E' solo
che, ecco... ho aspettato per così tanto tempo di poter parlare
con lei, di venire a vedere il luogo dove lei riesce a tornare ad
essere se stesso, il mare, la spiaggia che ora ho paura di dire o fare
la cosa sbagliata - trovò il coraggio di dire sentendosi
immediatamente più leggera, come se un peso che la opprimeva le
fosse appena stato tolto dal petto.
Gli occhi azzurri di Masumi si
dilatarono sorpresi a quella candida confessione. Un sorriso gentile si
delineò sul suo volto maschio.
- Ti confesso che lo stesso
timore lo provo anch'io, Maya - la rassicurò, sorprendendola,
facendole cenno di avvicinarsi mentre prendeva il giubbotto di renna
che sostava sulla poltrona e lo indossava - è normale. Non siamo
abituati a dialogare senza discutere noi due - concluse poi scoppiando
a ridere mentre usciva sulla grande terrazza.
Maya per un attimo rimase in
silenzio ad ascoltare il suono di quella risata così genuina e
priva di ironia o cinismo per poi seguirlo all'esterno e dire a sua
volta - Ha ragione. Solitamente urliamo, o almeno lo faccio io - il
tono mortificato e dispiaciuto mentre la brezza marina le scompigliava
i capelli.
- Ehm. Sig. Hayami, posso chiederle una cosa? - disse poi, ripromettendosi di lasciargli il tempo di rispondere.
Masumi si era appoggiato alla
balaustra dell'ampia terrazza, dando le spalle al mare ed osservava la
ragazza con un vago senso di beatitudine nell'animo. Poteva chiedergli
quello che voleva, gli avrebbe risposto senza remora, erano lì
per quello.
- Certo -
- Il Sig, Ishikawa lavora per
lei? - chiese tutto d'un fiato, sperando di non farlo arrabbiare, ma
era da giorni che quel dubbio la tormentava.
Masumi avevo immaginato che
potesse essere tirato in ballo quell'argomento quindi non rimase
spiazzato dalla domanda. Sorridendole apertamente le rispose.
- A dire il vero è mio
cugino, da parte di madre. Siamo in società e mio padre non ha
niente a che vedere con lui. Ti avevo promesso che avrei protetto te e
la sensei da Eisuke, quello è stato l'unico modo che sono
riuscito ad escogitare - confessò con un alzata di spalle - e
prima che ti preoccupi per la Sig.ra Tsukikage, e la sua reazione, io e
Ken le abbiamo già parlato e anzi abbiamo siglato un ulteriore
impegno per la creazione di una mostra itinerante dedicata ad Ichiren
Osaki. Quindi, puoi stare tranquilla -.
Maya lo fissò sorpresa.
Non riusciva a capire come potesse gestire gli affari con quella quasi
spudorata praticità e al contempo essere così gentile e
sensibile con lei. Con tutta probabilità in qualche modo anche
lui sapeva indossare una maschera per il lavoro che faceva. Si sentiva
tuttavia sollevata nel sapere che la Sig.ra Tsukikage era al corrente
di tutto, le era sinceramente spiaciuto tacerle i suoi sospetti.
- Grazie - disse con
semplicità. Una parola che esprimeva tante cose e Masumi lo
comprese. Per alleggerire l'atmosfera questi cambiò argomento.
- Su, vieni. Ho promesso che
ti avrei mostrato la spiaggia. Per la tana dei granchi dovremo
rimandare ad un'altra occasione, oggi fa troppo freddo, non si
farebbero vedere in ogni caso - disse Masumi in tono discorsivo.
Avevano tutta la giornata per chiarirsi ora era importante che Maya si
sentisse completamente a suo agio.
Maya annuì
immediatamente. Con cautela lo seguì lungo quella che sembrava
un'interminabile scalinata che portava verso la spiaggia. Masumi faceva
strada, davanti a lei, mentre la brezza scompigliava loro i capelli.
^Com'è bello Sig. Masumi^ pensò la giovane, sfruttando il
fatto che le dava le spalle per osservarlo in tutta libertà.
- Ecco ci siamo - le disse ad un certo punto lui fermandosi. Maya lo vide voltarsi per metà ed indicarle il panorama.
- Oltre non possiamo andare,
la pioggia di questi giorni ha fatto qualche danno, e inoltre non hai
le scarpe adatte per passeggiare sulla sabbia - le spiegò
notando la sua perplessità. Comprendendo Maya annuì e
seguendo il suggerimento lasciò scorrere lo sguardo tutto
intorno osservando un paesaggio da sogno. Sopra la loro testa il
promontorio roccioso e, a picco sul mare, la terrazza della villa. I
gabbiani volteggiavano tutto intorno e stridevano mentre all'orizzonte
si intravvedeva una nave che solcava silente il mare e il sole
screziava di scintille infuocate le lievi increspature delle onde. Con
sincero entusiasmo negli occhi Maya si volse a cercare Masumi rimanendo
paralizzata quando si trovò a fissare, a meno di venti
centimetri di distanza, i suoi penetranti occhi azzurri. L'uomo infatti
era risalito fino a sostare un gradino più in basso della
giovane, ove si era beato della visione delle emozioni che si
altalenavano sul suo volto espressivo. Poter condividere le proprie
emozioni con qualcuno che comprendeva quella parte della sua anima era
un'esperienza alla quale non avrebbe più rinunciato,
pensò.
- Sig. Hayami -
sussurrò con un filo di voce Maya. Si sentiva sprofondare
nell'oceano di quello sguardo. Un mare altrettanto affascinante e
profondo di quello dove volteggiavano i gabbiani.
- Scusami - lo sentì
dire in tono sommesso e roco - ma non resisto più - mentre lo
vedeva chinarsi verso di lei e sentiva le sue labbra posarsi sulle
proprie.
Gli occhi dilatati dallo
stupore la giovane riuscì solo a pensare disorientata che poteva
essere solo un sogno. Quelle labbra tiepide, il suo respiro caldo ad
accarezzarle il viso in contrasto con la fredda brezza che li
circondava. Quante volte aveva desiderato poterlo baciare? Ora stava
accadendo sul serio e il suo cuore rischiava di scoppiarle nel petto
per la gioia. Una lacrima di commozione le rotolò lungo la
guancia. Masumi, che aveva portato una mano a sfiorarle il viso, se ne
accorse e preoccupato interruppe quell'intimo contatto osservando
ferito gli occhi umidi della giovane.
- Maya - mormorò
sinceramente costernato - Perché piangi? Perdonami, non avrei
dovuto - disse con il cuore oppresso da quel rifiuto.
- No, no - gridò Maya,
sentendolo allontanarsi. Accidenti aveva frainteso tutto. Con impeto
gli gettò le braccia al collo, rischiando di farlo cadere
all'indietro tanto che fu costretto ad aggrapparsi al corrimano con
forza mentre con l'altro braccio le cingeva la vita sorreggendola.
- Maya? - domandò preso in contro piede da quella reazione.
- Piango perché sono
felice, Sig. Masumi. Io l'amo, l'amo da così tanto tempo, e
l'amerei anche se lei non fosse il mio ammiratore misterioso - disse di
getto la giovane, non controllando più le lacrime che ora
scendevano copiose a bagnarle il viso.
- Cosa? Tu sapevi? - chiese
frastornato Masumi, colto totalmente in contropiede da quell'accorata
ed ingenua confessione mentre istintivamente la stringeva protettivo al
suo petto sentendola tremare.
- Da dopo "Lande Dimenticate",
il foulard azzurro è stato usato solo la sera della prima - gli
spiegò, vedendolo impallidire tanto che si affrettò ad
aggiungere, temendo che pensasse il suo fosse un sentimento di mera
gratitudine - ma l'amavo già da prima solo che non me n'ero resa
conto. Ho iniziato a capire che era importante per me quando si
è fidanzato con la Sig.na Shiori. So che non sono elegante come
lei, so che sotto molti aspetti sono ancora immatura come le dissi al
ritorno dalla crociera, ma le prometto che non le sarò in alcun
modo d'ostacolo Sig. Masumi ...- disse di getto la giovane che ormai
era come un fiume in piena. Rotto gli argini della paura voleva solo
rendere partecipe l'uomo di tutte le emozioni che la pervadevano.
- La prego, Sig. Masumi. Mi
creda. Non è per riconoscenza, io l'amo con tutta me stessa, la
prego... - disse aggrappandosi al bavero del giubbotto come se fosse un
salvagente che potesse salvarla dalla marea di emozioni che la stava
travolgendo.
- Ti credo, Maya. Ti credo -
si sentì dire Masumi, ancora sconcertato. Come poteva non
credere a quell'accorata confessione? Se solo pensava a quanto tempo
aveva perso nella convinzione di essere rifiutato si sarebbe dato delle
mazzate sulla testa da solo. Rendendosi conto che lei, a sua volta,
andava rassicurata le disse in tono appassionato - Ti amo anch'io, da
tanto di quel tempo che avevo perso la speranza. Non ho mai amato
Shiori. Mai. Ho amato solo e sempre te - baciandole la fronte, con
dolcezza, mentre le carezzava la schiena per calmarla.
A quelle parole la giovane
cercò la riprova della sincerità nei suoi occhi. Quello
che vi lesse fu amore incondizionato. Timidamente levò una mano
ad accarezzargli i serici capelli biondi.
- Davvero? - chiese ancora
dubbiosa, aveva così sofferto all'idea di lui con un'altra donna
che ora faceva fatica a credere a quell'assoluta felicità.
- Sì, Maya - la
rassicurò lui con un sorriso che le scaldò il cuore.
Quando le sue labbra si mossero a cercare quelle della ragazza non ci
fu più ombra di reticenza in lei che con l'ardore del suo
giovane cuore rispose a quel bacio con tutto il candore e la passione
di una ragazza che sa amare dal profondo dell'anima.
Sarebbe rimasto a baciarla per
ore, pensò Masumi, mentre la stringeva possessivo contro il
proprio petto e sfiorava il suo volto arrossato, per il freddo e
l'emozione, con piccoli baci. Se restavano ancora li fuori si sarebbero
congelati. Con dolcezza le disse in tono sommesso.
- Forse è meglio se rientriamo. Staremo sicuramente più al caldo davanti al camino -.
Anche se a malincuore Maya si
slacciò dall'abbraccio annuendo mentre lentamente, mano nella
mano, risalivano la scalinata. Non appena chiusa la porta a vetri alle
loro spalle il tepore della stanza li avvolse come una coperta, dando
loro un immediato sollievo. Masumi prese un paio di cuscini dal
divanetto d'angolo e li mise in terra, davanti al camino.
- Vieni, Maya. Siediti qui, ti
scalderai prima - le disse con premura mentre l'aiutava a togliersi il
cappotto, notando che indossava uno dei vestiti che gli aveva regalato.
Un sorriso gli increspò le labbra quando lo riconobbe. Glielo
aveva mandato poco tempo dopo la prima di "Lande Dimenticate". Era
cambiata da allora Maya. Ora era una donna. Docilmente la giovane si
accoccolò accanto al fuoco mentre Masumi si allontanava un
attimo.
- Torno subito con qualcosa di caldo - le aveva detto, sparendo dietro una porta.
Maya si sentiva leggera come
se volasse su di una nuvola. Con un dito sfiorò le labbra
leggermente gonfie per i baci che si erano scambiati. Il cuore le
palpitava in petto per la felicità. Era quella la sensazione che
dava l'amore corrisposto? Ancora stentava a crederci. Per tanto tempo
aveva confuso i sentimenti di Akoya con i propri, intravisto in Isshin
il volto di Masumi. Solo ora realizzava che Akoya e Isshin vivevano nel
mondo colorato e magico dell'arcobaleno, sul palcoscenico. Ne
comprendeva la profondità dei sentimenti ma lei era reale,
Masumi era reale e quella gioia era così tangibile da farla
quasi stare male per la sua intensità. All'improvviso una
solitaria e stupenda rosa scarlatta apparve innanzi al suo sguardo.
Sorpresa si girò a cercare il volto di Masumi che,
silenziosamente, era giunto al suo fianco.
- Sai, mi ero ripromesso di
confessartelo oggi. Per questo l'avevo preparata - disse con un sorriso
ironico, rammentando che alla fine era stata lei a smascherarlo.
Con un sorriso radioso Maya la
prese dalle sue mani aspirandone il profumo delicato mentre Masumi si
spostava e prendeva posto accanto a lei, mettendo sul pavimento un
vassoio con due tazze di cioccolato fumante.
- Guardami Maya - le disse poi in tono deciso.
La giovane, un po' perplessa si volse verso di lui.
- Questa rosa rappresenta i
miei sentimenti per te - le disse semplicemente. Maya studiò il
suo sguardo profondo dove poteva vedere riflesso, come in uno specchio,
il suo stesso amore. Le stesse parole che aveva pronunciato lei nella
Valle Scarlatta quando gli aveva donato il ramo del susino in fiore.
Quando fu certo che Maya avesse compreso il senso della sua frase
Masumi aggiunse con dolcezza - e non importa se questa rosa
appassirà come i susini in fiore, perché le rose dentro
il mio cuore non appassiranno mai -.
Maya gli accarezzò il viso e si limitò a dire.
- Lo so, Masumi, vale anche per me - trovando il coraggio, per la prima volta, di dargli del tu.
Consapevole che Maya non era
pronta per vivere completamente il loro appena fiorito amore, Masumi si
limitò a passare il resto del tempo con lei, quel giorno, a
condividere ricordi e confidenze, qualche bacio rubato tra una parola e
l'altra finché il sole non calò oltre l'orizzonte marino
e non la fece riaccompagnare a casa. C'era tempo per il resto. Come le
aveva promesso al molo, qualche settimana prima, l'aveva aspettata per
sette lunghi anni aspettare ancora un po' non era più un
così grande sacrificio anche perché, ora ne era
consapevole, loro erano due anime che non avrebbero più potuto
essere divise.
- FINE -