Dragon Ball, Dragonball Z, Dragonball GT, Bulma, Vegeta e tutti gli
altri personaggi sono proprietà di Akira Toriyama, Bird Studio e Toei
Animation.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere
di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….
UN SAIYAN CONFUSO
By
Aresian
“Goten! Vieni
subito qui” gridò Chichi rincorrendo, per quanto le era possibile, il figlio.
“Ma, mamma. Non ho fatto
niente perché sei così arrabbiata?” cercò di ragionare il ragazzo.
“Da quando tuo padre è
scomparso insieme al Drago, sei diventato assolutamente indisciplinato. E’ ora
che ti dai una regolata” gli gridò dietro la madre, brandendo minacciosa uno
spazzolone per pavimenti. Con tutta la velocità di cui era capace il giovane
infilò la porta per uscire rapidamente di casa e allontanarsi dalla furibonda
madre, purtroppo il caso volle che dietro la porta ci fosse qualcuno. Lo
scontro fu decisamente violento e sia il ragazzo che il malcapitato visitatore
finirono pesantemente a terra.
“Ahio!” brontolò Trunks
massaggiandosi lo stomaco mentre Goten, frastornato si toccava la testa.
“Fermo dove sei” disse
minacciosa Chichi minacciando con lo spazzolone il figlio.
“Buon giorno, Trunks. Grazie
per averlo fermato” disse sorridendo al giovane che la fissava completamente
disorientato.
“B…Buon giorno, Chichi”
disse titubante il ragazzo. Quando la mamma di Goten era così minacciosa era
veramente pericolosa, meglio stare in guardia.
“Fila in casa, Goten. Con te
non ho ancora finito” disse la donne irritata.
“Insomma, mamma. Ti ho già
detto che io e Trunks dobbiamo uscire. Metterò in ordine la mia stanza più
tardi” disse il giovane saiyan, e prima che la madre potesse reagire agguantò
l’amico e insieme si allontanarono rapidamente in volo.
“Goten!!!” esclamò
rabbiosamente la donna. Uffa. Non riusciva più a farsi ascoltare, ma cosa aveva
fatto di male.
Tutto il trambusto che si
era creato aveva attirato l’attenzione di Videl che era uscita sulla soglia di
casa.
“C’è qualche problema?”
chiese rivolta alla suocera.
“Dovrò dire a Gohan di dare
una strigliata al fratello. E’ diventato indisponente e non mi ascolta più”.
Videl si era accorta del
comportamento scostante del ragazzo e ne aveva parlato con il marito. Gohan, in
realtà aveva già provato a parlare con il giovane ma a quanto pareva non era
servito a niente. Goten non riconosceva al fratello alcuna autorità.
“Coraggio, Chichi. Vedrai
che questo momentaccio passerà. Credo che reagisca così per la perdita del
padre” disse la giovane donna.
“Forse hai ragione, ma io
non so più cosa fare” disse Chichi sconsolata.
Due giorni dopo Chichi
decise di fare visita all’amica Bulma in città. Forse parlare un po’ con lei le
avrebbe fatto bene.
“Accomodati, Chichi. Mi ha
fatto veramente piacere la tua visita” disse Bulma, versandole un’abbondante
tazza di tè.
“Sai Bulma, non vorrei
annoiarti con i miei problemi. Ma sono veramente preoccupata” esordì la donna.
Perplessa Bulma osservò
l’amica.
“Perché? Cosa succede?”.
“Goten si comporta come un
ribelle. Prende ed esce a tutte le ore. Quando gli chiedo spiegazione mi dice
di farmi gli affari miei. Non è mai stato così. Non riesco proprio a capire”.
Sorpresa Bulma vide le
lacrime imperlare gli occhi dell’amica.
“Ne hai parlato con Gohan?”
le chiese allora.
“Sì. Ma neanche a lui da
retta. Hanno addirittura litigato. Non fosse per il carattere pacifico di Gohan
sarebbero finiti alle mani. Persino Trunks mi è sembrato in imbarazzo. L’altra
sera gli ho telefonato al cellulare per sapere se era insieme a Goten, ma
imbarazzato mi ha detto che non lo aveva visto per tutto il giorno e che aveva
mancato ad un loro appuntamento in centro”.
Bulma comprendeva bene la
preoccupazione dell’amica. Se Trunks avesse cominciato a comportarsi in modo
così strano sarebbe stata decisamente in pensiero. Era necessario che qualcuno
parlasse con quel ragazzo.
“Vuoi che provo a parlagli
io?” le chiese risoluta.
“Ti ringrazio, Bulma. Ma non
credo che servirà. Credo che solo suo padre potrebbe dargli una raddrizzata”.
A Bulma venne un’idea. Forse
a Goten ci voleva una terapia d’urto. Una figura matura che potesse incutergli
un minimo di rispetto.
“E se chiedessimo a Vegeta
di pensarci lui?”.
Chichi osservò perplessa
l’amica. “Oddio, Bulma. Non lo so. Vegeta ha un carattere facilmente
irascibile. Se Goten gli mancasse di rispetto potrebbe anche picchiarlo”.
A questo non aveva pensato.
Però forse una lezione al ragazzo non sarebbe andata così male.
“Bhè. Proviamo a vedere
innanzitutto, se Vegeta è d’accordo” disse Bulma andando a cercare il marito.
Un paio di minuti più tardi,
Vegeta fissava allibito il volto delle due donne.
“Sei diventata matta?”
chiese alla moglie “Perché diamine dovrei preoccuparmi del figlio di
Kaharoth?”.
Aveva appena detto quella
frase quando vide il dolore in fondo agli occhi di Chichi.
“Insomma, Vegeta. Chichi ci
ha solo chiesto una mano. E’ rimasta da sola, dopo la scomparsa di Goku. Non è
facile crescere da soli un figlio, soprattutto un saiyan” lo rimproverò la
moglie.
Vegeta non ignorò il vero
significato di quelle parole. Lei stava parlando di Futur Trunks, che era
cresciuto senza la guida del padre.
“Bulma, io non ho alcuna
autorità o diritto nei confronti di quel ragazzo. Cosa ti fa credere che mi
ascolterà?” le disse più calmo.
Chichi non voleva sentire
altro, l’idea le era parsa assurda sin dall’inizio con un gesto stanco si alzò.
“Non ha importanza. Grazie
mille per il tè, adesso devo andare” disse rivolta a Bulma. Stava apprestandosi
ad uscire quando la stanza iniziò a vorticarle intorno. Vedendola vacillare
Bulma tentò di sorreggerla ma sarebbero cadute entrambe se Vegeta non le avesse
prese al volo.
“Ma che diamine…” esclamò
rimettendo in piedi la moglie e prendendo il corpo esamine di Chichi tra le
braccia.
“Mettila sul divano” disse
subito Bulma, preoccupata.
Vegeta non se lo fece
ripetere.
“Ma che le è preso?” chiese
il saiyan osservando alternativamente la moglie e la donna.
“Credo che si sia affaticata
troppo. E sospetto che non dorma abbastanza” gli rispose Bulma.
“Non mi dire che è per quel
moccioso?” chiese confuso il saiyan.
“Temo di sì”.
Chichi si stava riprendendo.
“Che cosa è successo?”
chiese confusa. Poi ricordando arrossì imbarazzata.
“Mi dispiace tanto. Non
volevo darvi tutto questo disturbo, me ne vado subito” disse tentando di
mettersi a sedere ma si sentiva così debole.
“Tu non vai da nessuna
parte. Questa sera resti qui. Sei nostra ospite. Che per una volta sia tuo
figlio a doversi preoccupare” disse Bulma decisa.
“Ma…” tentò di obiettare la
donna.
“Lascia perdere. Ci penserò
io ad avvertirlo” disse Vegeta tranquillo “Vado a cercarlo” e senza attendere
replica, uscì dalla stanza.
Bulma accennò a un sorriso.
Se conosceva suo marito Goten avrebbe passato un brutto quarto d’ora.
Goten era appena rientrato
in casa.
“Uffa. Che diamine non c’è
niente per cena” brontolò trovando la tavola della cucina vuota come la casa.
Ma dove diamine era finita sua madre? Risoluto, il giovane si avviò verso la
casa del fratello. Probabilmente era lì. Ad aprirgli fu la cognata, Videl.
“Ciao, Goten. Bisogno di
qualcosa?” chiese quest’ultima gentilmente.
“Hai visto mia madre?”
chiese il giovane gettando uno sguardo alle spalle della donna.
“No. Mi piace. Credo sia
uscita nel pomeriggio. Forse è andata in città”.
“Capisco. Allora non
dovrebbe tardare. Ciao” concluse sbrigativo il giovane voltandosi e
tornandosene a casa.
Videl osservò perplessa il
ragazzo allontanarsi. Chichi aveva ragione, si comportava in modo strano in
quel periodo. Sembrava sempre arrabbiato, cosa del tutto inusuale per un
ragazzo dal carattere solare com’era sempre stato Goten.
Goten, frattanto, stava
armeggiando con il frigorifero in cerca di calcola si commestibile sempre più
irritato per il ritardo della madre, quando qualcuno bussò alla porta. Chi
diamine poteva essere? Forse Gohan che voleva sapere se la madre era rientrata.
Il giovane andò ad aprire e restò sorpreso nel vedere che l’ospite era
nientemeno che Vegeta.
“Salve, Vegeta. Qual buon
vento ti porta qui?” chiese incuriosito.
“Ti devo parlare. Vieni con
me” gli disse il saiyan senza preamboli.
“Scusa, ma non puoi parlarmi
qui?” chiese il giovane perplesso.
“No” fu la lapidaria
risposta.
Sapendo che con Vegeta era
meglio non scherzare troppo, Goten si affrettò a seguirlo.
“Perché siamo venuti qui?”
chiese confuso il ragazzo. Vegeta lo aveva portato in un’altura vicino al luogo
teatro dello scontro tra suo padre Goku e il Settimo Drago Nero.
Il principe dei saiyan
indicò un punto preciso e disse “Esattamente il quel punto io ho visto Kaharoth
scomparire insieme al drago”. Era curioso di vedere la reazione del giovane.
Sospettava che la rabbia che il giovane mostrava era legata a quel luogo e a
quello che vi era accaduto.
Goten si incupì.
“Che diamine centra mio
padre?” obiettò, improvvisamente ostile.
Così aveva visto giusto,
pensò l’uomo.
“Oh, e come se centra. Se
tuo padre fosse qui, adesso, ti rimprovererebbe aspramente per il dolore che
arrechi a tua madre” gli disse duro.
La reazione del ragazzo non
si fece attendere.
“Impicciati degli affari
tuoi, Vegeta. Tu non sei mio padre” gli rispose infatti sprezzante. Poi con
arroganza, assolutamente inusuale per il giovane, gli voltò le spalle e fece
per allontanarsi. Ma non ci riuscì. Un poderoso pugno del saiyan lo scaraventò
a terra. Irritato e confuso il giovane si tastò la mascella.
“Che ti prende? Sei
diventato matto?” esclamò fissando astiosamente il più esperto guerriero.
A Vegeta prudevano le mani.
Se non abbassava la cresta gli avrebbe dato una bella lezione a quel moccioso
troppo tronfio di sé.
“Tua madre è ospite alla
Capsule Corporation, non aspettarti che torni a casa. Mi è capitato raramente
di vedere quella donna piangere ma oggi lo ha fatto e tutto per causa tua. Se non
te ne sei reso conto tua madre si sta ammalando. Il tuo comportamento
irresponsabile la sta ferendo profondamente.
Dimmi. Goten. Vuoi perdere anche lei come hai perso Kaharoth?” gli
chiese con fredda rabbia.
La crudezza delle parole di
Vegeta scosse il ragazzo.
“Io…” balbettò confuso il
giovane. Ma Vegeta non lo lasciò andare avanti.
“Finchè non avrai rimesso la
testa a posto ti impedirò di avvicinarla. Ho promesso a tuo padre che avrei
protetto i suoi cari come se fossero i miei e, dannazione, non permetterò ad
uno stupido moccioso come te di farmi mancare di parola” concluse furioso. Poi,
senza aggiungere altro, lo piantò in
asso, ignorando volutamente l’espressione affranta e confusa del giovane
saiyan.
Quando Chichi vide rientrare
Vegeta gli andò subito incontro.
“Cosa è successo? Lo hai
trovato?” gli chiese ansiosa.
“Sì, lo trovato. Se ha un
po’ di sale in zucca tra non molto lo vedremo arrivare con la coda tra le
gambe” sogghignò soddisfatto.
Chichi assunse
un’espressione dubbiosa.
“Tranquilla. Ricordati solo
di farti vedere stanca e sofferente. Dobbiamo farlo sentire in colpa” le disse
deciso.
“Ma certo. Dobbiamo fargli
vedere che ti stà ferendo. Ottima idea, Vegeta” approvò Bulma, spingendo verso
la sala da pranzo l’amica.
“Su, coraggio. Vedrai che
tra poco sarà tutto sistemato. Adesso siediti a mangia” la incoraggiò.
Goten, frattanto sedeva su
una roccia nel punto esatto di dove lo aveva lasciato Vegeta. Idiota che era
stato. Aveva fatto soffrire sua madre, aveva litigato con Gohan e rischiato di
litigare anche con il suo migliore amico e non sapeva come sfogare tutta quella
rabbia che sentiva dentro. Quello che lo preoccupava era che se Vegeta, il
fiero principe dei saiyan, era arrivato a fargli una paternale, doveva averla
combinata davvero grossa. Come aveva potuto fare del male alla sua adorata
mamma. Doveva subito scusarsi con lei. Risoluto il giovane si alzò.
Alla Capsule Corporation,
intanto, Chichi sedeva in soggiorno a
giocare a carte con Bulma, Trunks e Bra. Vegeta se ne stava tranquillamente
seduto sul divano a leggere una rivista specializzata in arti marziali, non che
gradisse quel genere di passatempo ma si stava annoiando e tanto valeva
provare. In quel mentre suono il campanello dell’ingresso principale.
“Vado io” disse Vegeta, sorprendendo
un po’ tutti. E quando mai apriva lui la porta. Evidentemente stava aspettando
qualcuno.
“Cosa vuoi?” apostrofò il
nuovo arrivato.
Goten abbassò lo sguardo e
un po’ titubante gli disse “Posso vedere mia madre?”.
Bulma, riconoscendo la voce
del giovane, aveva fatto sparire le carte ed ogni traccia di quello che stavano
realmente facendo, mentre Bra aiutava Chichi a sdraiarsi sul divano.
“Mi raccomando, Chichi.
Un’espressione sofferta sul volto e sii ferma e decisa” le sussurrò Bulma
sottovoce. La donna annuì.
Vegeta prese ancora qualche
istante prima di acconsentire “Entra”.
Goten lo seguì nel
soggiorno. Quando vide la madre sdraiata e con il volto stanco e teso le si
precipitò accanto.
“Scusami, mamma. Mi dispiace
tanto. Ti prometto che non ti farò più stare in pena” disse il ragazzo inziando
a piangere.
Per Chichi sarebbe stato
sufficiente ma Vegeta le fece segno di tenere duro. Doveva imparare la lezione
e non cavarsela a buon mercato.
“Cosa mi garantisce che domani
non si ripeta tutto quanto?” chiese allora burbera.
“Io… Mamma, io non ero
arrabbiato con te ma con papà” riuscì a dire il ragazzo.
Sorpresa la donna gli chiese
“Perché?”.
Goten stava singhiozzando e
faceva fatica a parlare. A Bulma e Chichi fece pena vedere il dolore che
provava.
“Perché mi aveva di nuovo
lasciato solo?” riuscì infine a dire.
Vegeta fece un passo avanti.
Tutte quelle lacrime potevano intenerire le donne ma non certo il fiero
principe dei saiyan.
“Questa non è una buona
ragione per maltrattare tua madre. Gohan cos’avrebbe dovuto fare, allora?” gli
fece notare rudemente.
Goten volse lo sguardo verso
di lui. Lo aveva fatto sentire egoista e la cosa lo spaventò.
“Hai ragione. Me lo merito.
Ma io…” balbettò totalmente disorientato.
“Goten” si intromise a quel
punto Bulma “Tuo padre ha dato la vita per te e per tua madre, Gohan e Pan.
Quanto credi dovesse amarvi per compiere un gesto così disperato?” gli chiese
gentilmente.
Goten abbassò la testa. Come
aveva fatto a non capire che il gesto di suo padre era stato puro amore. Goku
non avrebbe mai lasciato la sua famiglia se non fosse stato costretto a farlo.
“Sono stato uno stupido”
disse il ragazzo affranto chiedendo mentalmente perdono al padre per il suo mal
riposto rancore.
“Già. Ma sei ancora in tempo
per rinsavire” concluse Vegeta prendendolo per un braccio e rimettendolo in
piedi.
Bulma pensò che come lezione
era sufficiente. Così suggerì tranquilla “Sentite, visto che tutto si è
sistemato nel migliore dei modi ma anche che è molto tardi, perché non vi
fermate tutti e due alla Capsule. La casa è grande”.
Goten guardò sua madre.
Aveva l’aria stanca e il viaggio di ritorno sarebbe stato pesante per lei.
Perplesso osservò Vegeta. Al suo cenno di assenso il giovane si rilassò ed
accettò l’invito. “Volentieri”.
Circa un mese dopo Chichi
rifece visita a Bulma. Sembrava ringiovanita.
“E’ inutile che ti chieda se
va tutto bene” disse Bulma felice.
“Infatti. Il mio Goten è
tornato il gravo ragazzo di sempre” le rispose radiosa l’amica.
“A proposito. Ringrazia da
parte mia Vegeta. Non so come ci sia riuscito, ma Goten è addirittura diventato
servizievole. Non ci crederai, ma se va in città la spesa me la fa addirittura
lui”.
Bulma sogghignò. Vegeta le
aveva raccontato a grandi linee lo scambio di idee intercorso tra lui e il
giovane e sospettava che Goten avesse paura che veramente Vegeta prendesse
troppo sul serio il ruolo che pareva avergli attribuito Goku prima di
andarsene. In fondo, l’importante era che tutto era finito bene.
- FINE -
By ARESIAN.
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