Dragon Ball, Dragonball Z, Dragonball GT, Bulma, Vegeta e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Akira Toriyama, Bird Studio e Toei Animation.

Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.

Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

 

 

UN FIDANZATO PER BRA.

 

 

Era un tranquillo pomeriggio di primavera. Al liceo più grande della Città dell’Ovest era ora delle lezioni di recupero e delle ore dedicate ai vari club sportivi. La nostra Bra si era iscritta, suo malgrado, al corso di ginnastica artistica. Il suo corpo sinuoso e le straordinarie capacità ereditate dal padre ne facevano un’atleta nata. Ma il vero motivo per il quale la giovane si era iscritta a quel club era che le piaceva da morire uno dei membri della squadra maschile. Era il migliore in assoluto. Eleganza e potenza contrassegnavano ogni suo esercizio che spesso rasentava la perfezione.

Anche in questo momento era, come tutte le sue compagne del resto, intenta ad osservare i suoi allenamenti. Mark era straordinario. Più alto di suo fratello Trunks e con incredibili occhi neri che tanto gli ricordavano quelli di suo padre. Incarnato scuro e una folta zazzera di capelli corvini. Sembrava più un saiyan che un terrestre, riflettè.

“Ehi! Mark. Anche oggi la folla delle tue ammiratrici non si è fatta attendere” lo prese in giro un compagno.

Con fare indolente il giovane si voltò verso il gruppo di ragazze in palese adorazione.

“Ho altro a cui pensare. Il campionato è vicino e poi quest’anno parteciperò anche al torneo mondiale di arti marziali. Non ho proprio tempo per le ragazze”.

In effetti Mark faceva parte di due club. Quello della ginnastica e quello delle arti marziali. Riteneva che i due sport avessero caratteristiche in comune e che l’allenamento nell’uno fosse proficuo anche per l’altro. Preso un asciugamano il giovane si asciugò il sudore che gli imperlava il viso e si avviò deciso verso l’uscita della palestra.

Come sempre, quando lo vedeva Bra diventava stranamente timida ed impacciata. Vedendoselo passar accanto gli disse “Sei stato bravissimo, come sempre”.

Mark si fermò un istante a valutare il volto della ragazza.

“Ti sbagli. Potevo fare molto meglio” e senza darle il tempo di replicare si allontanò. Confusa la giovane saiyan lo osservò allontanarsi. Per quanto ne sapeva nessuna ragazza della scuola era mai riuscita a far breccia nel cuore di quel tenebroso ragazzo. Tutto quello che sapeva di lui era che era rimasto orfano all’età di dodici anni. I suoi genitori erano periti in un incidente aereo e lui ora viveva insieme ai nonni per i quali aveva un grande affetto e rispetto. Aveva un carattere piuttosto chiuso ed introverso e sembrava disdegnare le attenzioni delle ragazze e preferire la lotta e la ginnastica a tutto il resto.

Erano oramai le sei, quando stanca ed abbattuta la nostra amica se ne tornò a casa.

 

Erano le nove e mezza di sera. Vegeta aveva deciso di fare una sessione di allenamento e pertanto si stava recando nella stanza gravitazionale. Stava entrando nel lungo corridoio di accesso quando notò la figura della figlia precederlo. Incuriosito la seguì. Cosa diamine ci andava a fare Bra nella Gravity Room? Le aveva chiesto più volte se desiderava allenarsi con lui o il fratello ma lei aveva sempre risposto che non le interessava imparare a combattere. Sorpreso si portò a ridosso del monitor che collegava il computer all’interno della stanza e lo accese. Voleva proprio vedere cosa aveva intenzione di fare. Perplesso la vide iniziare un difficile esercizio al corpo libero. Bra aveva deciso che per attirare l’attenzione di quel ragazzo era necessario mostrarsi altrettanto abili. Doveva riuscire a fare un esercizio perfetto ed elegante allo stesso tempo. Dopo circa mezz’ora Vegeta si stancò di curiosare e decise di entrare nella stanza.

“Papà” esclamò la giovane sorpresa. Se suo padre aveva deciso di allenarsi per lei non c’era altra scelta che abbandonare il campo. Stava apprestandosi ad uscire quando la voce decisa del padre la bloccò.

“Da quando in qua ti interessa la ginnastica?” le chiese ironico.

La giovane non era in vena di dare spiegazioni perciò alzò negligentemente le spalle rispondendo “Così. Mi andava di fare un allenamento supplementare. Ciao” e uscì.

 

Due settimane dopo avvenne qualcosa che sconvolse i piani di Bra. Per effetto di una rotazione delle classi e degli orari di lezione, Mark finì nel suo corso e così ebbe l’opportunità di averlo come compagno di classe. Ovviamente non si lasciò sfuggire l’occasione e con una serie di sapienti manovre riuscì a sedersi vicino a lui.

Essendo arrivato nel corso a metà semestre il giovane aveva qualche difficoltà a mettersi al pari con gli altri e la nostra furba amica si offrì di aiutarlo nello studio. Fu così che Mark prese a frequentare la Capsule Corporation.

Bulma, che in questioni di cuore era piuttosto esperta, aveva mangiato la foglia. Sospettava che tutto il gentile interesse per la preparazione scolastica dell’amico fosse solo un’abile scusa per cercare di conquistarlo. Sorridendo tra sé decise di stare a guardare.

Un pomeriggio Vegeta, uscendo dalla gravity room si imbattè nel giovane che stava cercando il bagno.

“E tu chi diamine sei?” chiese il saiyan senza preamboli.

Sorpreso dal tono arrogante dell’uomo il ragazzo esitò un istante prima di rispondere.

“Sono un compagno di scuola di Bra, e lei chi è?”.

Ma guarda, quello sbarbatello era un coetaneo della figlia.

“Sono suo padre”.

Disorientato il giovane rispose costernato.

“Mi scusi. Credevo fosse al corrente che sto studiando con sua figlia. Il mio nome è Mark”.

Vegeta squadrò da capo a piedi il ragazzo. Aveva il fisico di un atleta e la sua aura era superiore alla media. Era assolutamente insignificante rispetto alla sua ma pur sempre considerevole per essere un semplice terrestre.

“Mark” proruppe la voce tesa di Bra. Non vedendolo tornare si era preoccupata. La casa era grande e poteva essersi perso. Disorientata notò che si era imbattuto niente meno che nello scorbutico padre.

“Papà. Lui è Mark un mio compagno di corso e capitano della squadra di ginnastica” gli spiegò rapidamente. Le ci volle un attimo per capire di avere commesso un errore. Un lampo attraversò lo sguardo del saiyan. Capitano del club di ginnastica. Interessante. Adesso capiva il perché di tanto interesse per quella insulsa disciplina sportiva da parte della figlia. Era per quel terrestre.

“Vieni Mark” si affrettò a dire la giovane “Se non ci sbrighiamo non finiremo mai la relazione di scienze” proseguì trascinandolo verso il salone. Doveva allontanarlo da suo padre, e alla svelta.

Vegeta si accorse delle manovre della figlia ma decise, per il momento, di sorvolare. Avrebbe risolto quella faccenda più tardi. Quando quel moccioso se ne fosse andato.

 

Bra aveva tentato tutta la sera di evitare il padre ma avrebbe dovuto saperlo che se riusciva a raggirarlo spesso era solo perché lui glielo permetteva, e quella sera Vegeta non aveva nessuna intenzione di farsi menare per il naso dalla figlia.

“E’ inutile che cerchi di sfuggirmi, Bra. Ti conviene venire subito qui, prima che perda la pazienza” le disse infatti irritato dopo averla bloccata mentre tentava di svignarsela dalla finestra del soggiorno.

Bra sapeva quando poteva azzardarsi a contraddirlo e quando no e decisamente questo non era il momento adatto.

Sconsolata girò sui tacchi e si sedette sulla poltrona più vicina.

“Così il tuo compagno di corso è un ginnasta” esordì con fare tranquillo il saiyan. Questo era ancora più preoccupante.

“Esatto” riuscì a bofonchiare la figlia.

“E guarda caso ti sei riscoperta una passione smisurata per questo stupido sport, tanto da allenarti nella Gravity Room tutte le sere. Non è che ad interessarti sia quel moccioso, vero?”.

Uffa. Non ci voleva che suo padre avesse scoperto tutto. Era così scontroso e diffidente con ogni ragazzo che lei frequentava, anche se erano solo amici. Figuriamoci cosa sarebbe diventato se avesse scoperto che quel ragazzo le piaceva un sacco.

“Ma no papà, che dici. Siamo solo amici. Lo sto aiutando a recuperare con gli studi visto che ha cambiato corso da poco” disse tutto d’un fiato sperando di essere convincente.

Vegeta sogghignò, sua figlia non gliela dava a bere. Quel moccioso le interessava eccome. Non l’aveva mai vista allenarsi una volta in vita sua se non per buttare giù due chiletti messi per il troppo appetito.

“Lascia perdere, Bra. Tanto non ti credo. Fa come ti pare ma non venire poi a piangere quando scoprirai che non è giusto per te. Sei una saiyan e per te sarà difficile trovare un uomo al tuo livello. Fisicamente è impossibile ma almeno capace di tenerti testa caratterialmente. Un moccioso che pratica uno stupido sport come quello non è ciò che ti serve”.

Piccata dal tono offensivo del padre verso il “suo” Mark gli rispose decisa.

“Ti sbagli. Lui non è un buono a nulla. Si allena sei ore al giorno per perfezionare la sua tecnica ed inoltre parteciperà anche al torneo Tenkaichi. Per tua informazione fa anche parte del club delle arti marziali e la ginnastica artistica è un mezzo per perfezionare il controllo del corpo”.

Ma guarda. Così il ragazzino amava le arti marziali. Questo avrebbe potuto essere un punto a suo favore, forse. Era chiaro, comunque, da come lo difendeva che la figlia si era presa una bella cotta.

“La cosa mi è del tutto indifferente. Non voglio più che lo frequenti. Sono stato chiaro?” le disse duro.

Bra fece tanto d’occhi. Questa poi. Non si aspettava che diventasse così categorico. Con Trunks non era così intransigente quando portava a casa qualcuna delle sue amiche.

“Non è giusto!” protestò indispettita puntandogli in faccia uno sguardo offeso e ferito.

Vegeta non si lasciò commuovere e senza aggiungere altro girò sui tacchi e si allontanò.

 

Da quella sera erano trascorse già due settimane e il giorno del saggio di ginnastica si stava avvicinando. Per non irritare ulteriormente il padre Bra aveva preferito proseguire le ripetizioni nella biblioteca della scuola. Mark non aveva fatto obiezioni e soprattutto non le aveva fatto domande. Quel pomeriggio erano entrambi intenti nei loro esercizi ginnici. Bra al corpo libero e Mark agli anelli. Il resto della squadra si era presto accorta che i due miglioravano costantemente e che oramai la loro abilità era notevole. Di Mark non erano poi tanto sorpresi ma della giovane saiyan sì. Non era mai stata portata, in passato, per quello sport ma finalmente pareva dedicarvisi con impegno. Questi suoi progressi avevano però finito con lo scatenare l’invidia di una compagna. Lara era in lizza per il posto di titolare nella squadra nazionale e ora vedeva minacciata la sua posizione da quell’arrivista dai capelli azzurri. Indispettita decise di vendicarsi facendole uno stupido scherzo.

“Senti Bra. Dopo l’allenamento che ne dici se ci ritroviamo tutte insieme per organizzare il ritiro pre-gara?” disse gentilemente alla giovane.

“Volentieri. Dove ci troviamo?” chiese Bra tranquilla.

Lara le diede l’indirizzo di un locale che si trovava all’altro capo della città. Anche se perplessa per la scelta la giovane non obiettò.

Alla fine dell’allenamento Mark avvicinò Bra, doveva restituirle un libro che gli aveva prestato.

“Tieni e grazie” le disse semplicemente. Poi senza aspettare risposta si allontanò. Bra lo guardò sconsolata. Non aveva fatto grandi progressi con lui. Era gentile e seguiva le sue lezioni scrupolosamente ma non mostrava alcun interesse nei suoi confronti.

Fatta la doccia si avviò decisa verso il luogo dell’appuntamento. Suo padre le aveva insegnato a controllare il proprio ki e pertanto era perfettamente in grado di volare, ma non le piaceva farlo così preferiva utilizzare i mezzi pubblici per i suoi spostamenti. Non appena scese dall’autobus si rese conto di essere capitata in una zona poco raccomandabile. Possibile che fosse l’indirizzo giusto? Perplessa la giovane si avviò verso il locale che le era stato indicato e vi entrò. Fu così che si ritrovò in un ambiente saturo di fumo e di musica ad altissimo volume. Il locale era pieno di gente, la maggior parte uomini e le poche donne erano decisamente vestite in modo succinto e volgare.

“Cielo, ma dove sono finita?” pensò vagamente spaventata la giovane.

Improvvisamente qualcuno le posò un braccio sulle spalle attirandola contro un corpo massiccio.

“Ehi. Guarda, guarda che bella pollastrella. Sei venuta a cercare compagnia piccola?” disse una voce sgradevole vicino al suo orecchio. In un attimo intorno ai due si formò un capannello di gente.

“Carina. Che ne dici bella se ci divertiamo un po’ assieme?”.

Non le ci volle molta fantasia per capire quali fossero le intenzioni di quegli uomini. Rendendosi conto di essere finita in una trappola si infuriò.

“Levami le mani di dosso, brutto pancione” disse sferrando una poderosa gomitata all’uomo che la stringeva scaraventandolo contro il muro, in fondo era pur sempre una saiyan.

“Ehi!. Come ti sei permessa di fare del male al nostro amico?” disse uno degli uomini e facendo un cenno col capo le si scagliò addosso. In quel momento Bra rimpianse amaramente di non aver voluto apprendere l’arte del combattimento. Le avrebbe fatto certamente comodo. Con calci e schiaffi tentò di tenere a bada il gruppo inferocito ma si rese presto conto che non sarebbe bastato. Contro uno o due non aveva nessun problema ma una ventina erano decisamente troppi. Tentò allora di trovare una via di fuga. Doveva riuscire a raggiungere la strada poi volando sarebbe stato uno scherzo liberarsi di loro.

 

Nel frattempo, all’altro capo della città la nostra Lara si stava stupidamente vantando con un’amica dello scherzetto fatto alla rivale. Per sua sfortuna, o forse è meglio dire fortuna visto le possibili ritorsioni che avrebbe scatenato Vegeta, Mark era nei paraggi è sentì tutto.

“Sei diventata matta?” la apostrofò allibito. Conosceva bene quel quartiere. Ci era vissuto per quattro anni e sapeva che in quel locale le risse e le violenze erano all’ordine del giorno. Persino la polizia aveva paura di entrarvi.

“Se dovesse succedere qualcosa a Bra, giuro che te la faccio pagare” la minacciò deciso per poi allontanarsi di corsa. Doveva fare in fretta non c’era tempo da perdere.

Un’altra persona era alla ricerca di Bra. Erano oramai le otto passate e Bulma aveva incominciato a preoccuparsi per il ritardo della figlia così aveva costretto Vegeta ad uscire a cercarla. Sapendo bene che la figlia detestava volare il saiyan non tentò neanche di rintracciare la sua aura. Generalmente l’azzerava quando stava con i suo amici per non destare in loro sospetti e apparire il più normale possibile. Stava sorvolando il parco della città il qui lungo viale terminava ai cancelli del liceo quando scorse la sagoma familiare di Mark. Bhe. Almeno non era insieme a quel buono a nulla. Qualcosa però attirò la sua attenzione. Il giovane sembrava avere una grande fretta e pareva parecchio agitato. Pensando che forse lui potesse sapere dove si era cacciata la figlia il saiyan decise di scendere a terra e di interrogarlo in proposito.

“Ehi. Tu. Sai dov’è finita Bra?” lo apostrofò brusco.

Riconoscendolo il ragazzo gli corse incontro.

“Temo sia in un mare di guai. Si è recata in un locale a nord della città. Lo conosco, è un locale malfamato e per una ragazza carina come lei potrebbe essere pericoloso” disse preoccupato.

Lo sguardo di Vegeta si incupì. Senza esitare prese il ragazzo per il collo della maglietta e lo avvicinò a sé.

“E tu ce l’hai lasciata andare?”. Dovette fare uno sforzo notevole per impedirsi di spaccare la faccia a quel rammollito.

“Non ne ero al corrente. E’ stata la bravata di due stupide ragazze. Volevano farle uno scherzo. Non c’è tempo da perdere, mi segua la prego” disse il giovane senza scomporsi.

“Faremo prima volando. Tienti a me” disse Vegeta e senza dargli il tempo di replicare spiccò il volo trascinandoselo dietro.

Sbigottito il giovane fissò il suolo allontanarsi dai suoi piedi rapidamente.

“Ma come diavolo…” iniziò a dire ma la dura voce del saiyan lo zittì.

“Da che parte”.

Riprendendo il controllo di sé il ragazzo gli indicò la strada ancora sbalordito. Doveva trattarsi di un sogno, la gente non sa volare è impossibile. Si ricordò poi che al penultimo torneo Tenkaichi parecchi contendenti sapevano levitare a diversi metri dal suolo e restare a lungo sospesi a mezz’aria. Forze il padre di Bra conosceva quella strana tecnica. Era l’unica spiegazione possibile.

In un batter d’occhio i due raggiunsero il quartiere dove si trovava il locale proprio nel memento in cui uno dei malcapitati avventori sfondava la porta d’ingresso e finiva lungo disteso in strada. Un attimo dopo anche Bra uscì dal locale seguita dagli uomini che l’avevano aggredita. Tentò di decollare ma questi la scaraventarono a terra immobilizzandola. Vegeta non perse tempo ed atterrò immediatamente ma Mark fu ancora più lesto di lui. Senza esitare lasciò la presa e si lanciò dritto contro il gruppo.

“Lasciatela andare” disse inferocito stendendo con un poderoso calcio volante il più robusto del gruppo.

“Di che ti impicci, bamboccio” disse uno degli uomini estraendo un lungo coltello a serramanico e cercando di colpirlo.

“Ti prego sta attento, Mark” disse la giovane tentando di liberarsi dai suoi assalitori. Che diamine, era o non era la figlia del principe dei saiyan, possibile che non riuscisse a sprigionare la forza necessaria per liberarsi di quegli animali?

Con agilità il giovane schivò i colpi dell’avversario ed evitò abilmente la lama del suo coltello.

“Non ho tempo da perdere con te” disse risoluto colpendolo dietro il ginocchio e spezzandogli la rotula. Ignorando il suo grido di dolore si fiondò contro gli altri ma erano decisamente troppi per uno solo. Usò tutta la sua abilita per tenere loro testa. Il suo scopo era quello di distrarre la loro attenzione per far si che la ragazza potesse scappare. Ci riuscì perché a trattenerla restarono soltanto in due e a questo punto Bra non ebbe alcuna difficoltà a scrollarseli di dosso.

“Svelta Bra, scappa” le disse il ragazzo schivando l’ennesimo attacco. Bra però esitava. Erano troppi per lui, nonostante fosse molto abile ben presto avrebbe finito con lo stancarsi e rimanere alla loro mercè. Fu allora che intravide la figura del padre. Vegeta era rimasto per tutto il tempo in disparte. Sapendo di poter intervenire in qualsiasi momento aveva voluto vedere come se la cavano i due.

“Papà” urlò la giovane correndogli incontro. “Ti prego aiutalo. Non ce la farà mai da solo” lo supplicò con le lacrime agli occhi. Vegeta scambiò uno rapido sguardo con la figlia, giusto il tempo per accertarsi che stesse bene poi le disse calmo.

“Stai indietro”.

La ragazza annuì. Aveva visto negli occhi del padre la fredda determinazione che lo contraddistingueva sempre in battaglia.

Con fulminea rapidità si gettò nella mischia e con pochi e mirati colpi stese gli avversari. Mark era rimasto paralizzato dalla sorpresa. Con tre calci e due pugni li aveva messi tutti K.O in meno di cinque secondi. Aveva già visto quella tecnica di combattimento. Finalmente si ricordò dove aveva visto quell’uomo. Certo, aveva partecipato al torneo Tenkaichi ed era uno degli allievi potentissimi di Mr. Satan. Non lo sorprendeva più che fosse anche in grado di volare. Forse anche Bra aveva questa capacità visto che aveva resistito per tutto quel tempo ad una dozzina di uomini forti e robusti.

Bra, che si era tenuta in disparte, si precipitò accanto a loro e si rese conto che l’amico era ferito. Evidentemente la lama di un coltello lo aveva colpito.

“Stai sanguinando” disse la giovane togliendosi il foulard per fasciargli la ferita.

“Non è niente, Bra. E’ solo un graffio” disse Mark imbarazzato.

“Già ma sufficiente ad impedirti di prendere parte al saggio di ginnastica” rispose la giovane dispiaciuta.

“Non ha importanza. E poi chi ti ha detto che non vi prenderò parte? La gara è tra due settimane per allora il braccio sarà perfettamente guarito” disse in tono rassicurante, poi si voltò verso il saiyan “Grazie per l’aiuto. Purtroppo il mio livello di combattimento è molto basso. Dovrò allenarmi ancora molto per poter tenere testa a dodici uomini contemporaneamente. Lei ha partecipato al torneo Tenkaichi otto anni fa, vero?” gli chiese deciso.

Vegeta annuì. Era incuriosito da quel ragazzo. Si era gettato nella mischia senza alcun timore e aveva tentato in ogni modo di proteggere la sua bambina. Forse non era così male, concesse.

“Sì. Ho sentito che anche tu vuoi prendervi parte quest’anno” gli disse in tono quasi cortese.

“Infatti. Spero che lei non partecipi o avrò già perso in partenza. Non sono in grado di competere con lei” disse sinceramente impressionato.

“Adesso devo andare. Ci vediamo domani” disse rivolto alla giovane saiyan e poi si incamminò lentamente verso casa.

“Mark. Aspetta. Non è prudente girare da soli per questo quartiere” gli fece notare lei preoccupata.

Il giovane le sorrise ironico.

“Lo so. Ci sono cresciuto” e senza aggiungere altro si allontanò.

Vegeta si avvicinò alla figlia. Era chiaro che non gli aveva dato ascolto. Quei due continuavano a vedersi. Non alla Capsule Corporation ma comunque lo facevano.

“Mi hai disobbedito” le disse freddamente.

La giovane si voltò a guardalo.

“Mi dispiace papà. So che non sei d’accordo, ma a me piace Mark” riuscì a dire. Il saiyan sospirò. Se si ostinava ad impedirle di vederlo si sarebbe cacciata in altri guai. Tanto valeva darle il consenso, almeno sarebbe stato più facile tenerli d’occhio. In fondo, quel ragazzo cominciava a piacergli.

“Digli di venire alla Capsule Corporation domenica. Se riesce a resistere ad un mio allenamento ti darò il permesso di frequentarlo”.

Bra fece tanto d’occhi.

“Dici sul serio?”.

“Dovresti conoscermi abbastanza da sapere che non parlo mai a vanvera” le rispose scostante.

L’euforia di Bra scemò quando si rese conto di cosa sarebbe andato incontro l’amico. Suo padre negli allenamenti non scherzava. La sua preoccupazione dovette trapelare perché il saiyan scoppio in una genuina risata.

“Non preoccuparti, lo strapazzerò solo un po’. Adesso torniamo a casa, tua madre sarà in pensiero” le disse facendole segno che per una volta era meglio che lei volasse. Senza esitare la ragazzina lo seguì.

 

Così giunse la domenica. Vegeta osservò compiaciuto il ragazzo entrare in casa. Così aveva avuto il fegato di venire, o più semplicemente Bra non gli aveva spiegato a cosa andava incontro.

“Seguimi. Ci alleneremo in una stanza speciale” gli disse tranquillo facendo strada.

Bulma notò lo sguardo preoccupato della figlia e sorridendole le disse “Sta tranquilla, tesoro. Tuo padre non ha intenzione di fargli del male. Vuole solo metterlo alla prova”.

“La cosa assurda mamma e che a me lui piace moltissimo, ma lui non mi fila neanche un po’” sospirò la giovane affranta.

Bulma scuotè la testa.

“Da quanto mi ha detto tuo padre è esattamente il contrario. Solo che è molto orgoglioso e riservato perciò non ti mostra apertamente il suo interesse” la rassicurò convinta per poi strizzarle l’occhio e aggiungere maliziosa “Come qualcuno di mia conoscenza”.

A quelle parole la giovane sentì rinascere la speranza. Forse poteva ancora conquistarlo, sì se suo padre non lo faceva a pezzi.

 

Vegeta schivava agilmente gli attacchi del giovane. Per il momento si limitava a quello. Stava studiando la sua tecnica. Il suo repertorio era piuttosto limitato ma eseguiva i movimenti alla perfezione. Avesse avuto un degno maestro sarebbe potuto diventare uno dei più forti tra i terrestri, se non il migliore. Da quando Yanko e Crili si erano ritirati dalle arti marziali il livello dei combattenti terrestri era precipitato drasticamente. Forse era il caso di insegnare a quel moccioso la vera arte del combattimento.

“Adesso prova a difenderti” gli disse ironico partendo in un veloce attacco. Stava volutamente trattenendo la sua immensa potenza non voleva rischiare di ucciderlo. Il giovane si trovò immediatamente in difficoltà. Gli attacchi dei saiyan erano imprevedibili e precisi. Pur mantenendo l’aura al minimo la differenza tra i due era enorme.

“Se sei già stanco, possiamo smettere” gli disse Vegeta sarcastico. Il giovane era riverso al suolo con il fiato corto. Aveva incassato una notevole mole di colpi e adesso faceva veramente fatica a reggersi in piedi.

“Sto sbagliando tutto” pensò. “Non posso combattere con lui ad armi pari, devo usare il cervello”.

Con un notevole sforzo si rimise in piedi e concentrandosi al massimo si preparò all’attacco del saiyan. Nello stesso istante in cui Vegeta partì, Mark gli si fiondò contro. Finse un coraggioso attacco frontale ma all’ultimo momento scansò di lato e dopo averlo raggiunto alle spalle gli sferrò una gomitata contro le scapole con tutta la potenza di cui era capace. Ma rimase di sasso quando il saiyan incassò il colpo senza la minima reazione. Voltando lentamente la testa Vegeta gli disse ironico “Non male come idea. Peccato per te che la mia forza sia smisuratamente più grande di quanto tu immagini e voltandosi repentinamente lo colpì in pieno stomaco scaraventandolo contro la parete. Vegeta si aspettò di vederlo al suolo privo di sensi ma fu sorpreso nel constatare che il giovane era ancora cosciente e che tentava di rialzarsi in piedi. Registrò immediatamente l’accrescere della sua aura. Non doveva mai essere stato messo così duramente alla prova ed ora il suo istinto lo guidava a usare, inconsapevolmente, la sua forza spirituale. Con un ringhio rabbioso il giovane gli si fiondò contro. Vegeta schivò agilmente il suo attacco ma in fondo a se stesso ne ammirò il coraggio e l’ostinazione. Improvvisamente il corpo del giovane iniziò ad emanare una potente aura azzurra. Vegeta ne rimase oltremodo colpito, la forza latente di quel ragazzo andava ben oltre quello che aveva immaginato. Era sorprendente. Nessun essere umano era in grado di sprigionare tanta forza. Crili e Yanko avevano dovuto allenarsi una vita per raggiungere un livello inferiore. Improvvisamente il principe dei saiyan comprese. Quel ragazzo era terrestre solo per metà. I suoi poteri gli derivavano dalla metà aliena che lui ancora non riusciva ad individuare. Con maggiore attenzione si preparò nuovamente allo scontro.

“Non mi arrenderò in questo modo. Non mi importa quanto lei sia potente, io non mi arrendo” sibilò il ragazzo ripartendo all’attacco. La sua velocità era aumentata notevolmente anche se non abbastanza per mettere in difficoltà il saiyan. Lo scontrò proseguì a ritmo serrato. Il giovane non mollava di un centimetro e Vegeta si sorprese costretto ad incrementare il proprio livello. Aumentò leggermente l’estensione della propria aura e riequilibrò lo scontro. Sorprendente che quel ragazzo lo costringesse ad usare i suoi poteri saiyan. Dopo circa quindici minuti il giovane iniziò a dare segni di stanchezza. Non era abituato ad usare in quel modo la sua forza spirituale e si stava stancando rapidamente. Vegeta se ne rese conto e ne approfittò per mettere fine al confronto. Con un colpo deciso e più potente del solito lo stese al tappeto. Questa volta il ragazzo perse i sensi e Vegeta riuscì a rilassarsi. Chi diamine era quel moccioso? Era sicuro che non potesse essere un cyborg perché possedeva un’aura ma lo lasciava perplesso tutta la forza latente che aveva percepito in lui. Se quel ragazzo avesse saputo come controllare il proprio Ki sarebbe diventato un guerriero di tutto rispetto.

Senza aspettare che il giovane riprendesse conoscenza il saiyan uscì dalla stanza e andò in soggiorno.

“Papà” disse Bra scattando in piedi, poi notando che era solo gli puntò in faccia uno sguardo di rimprovero.

“Dov’è Mark?” gli chiese decisa.

“Nel mondo dei sogni” gli rispose ironico ignorando la sua espressione stizzita, guarda guarda come lo difedeva..

“Era proprio necessario?” lo apostrofò la giovane prima di precipitarsi in soccorso dell’amico.

“Vegeta” disse semplicemente Bulma osservando il volto serio del marito.

“Tranquilla. Si è solo scontrato con un pugno di troppo. Non ha niente di rotto” le rispose prevenendo ogni eventuale protesta.

In quel momento avvertirono il passo dei due ragazzi. Mark aveva rifiutato il braccio dell’amica e si sorreggeva al corrimano mentre avanzava faticosamente. Non si era mai sentito così a pezzi. Quello che gli bruciava maggiormente era la consapevolezza di aver fatto una pessima figura, quello che non sapeva era che chiunque altro al suo posto sarebbe finito al tappeto in meno di tre secondi. Soprattutto quando Vegeta aveva iniziato ad usare i suoi poteri.

“Tutto bene, Mark” gli chiese gentilmente Bulma osservando il suo volto corrucciato.

“Mi spiace molto, Signor Vegeta. Non sono stato un buon compagno di allenamento. Come ha fatto a passarmi per la testa di essere pronto per il torneo Tenkaichi. E’ meglio che non mi presenti neanche o finirò col venire battuto al primo round senza colpo ferire” affermò il giovane a denti stretti.

Vegeta era perplesso. Ma allora quel moccioso proprio non si rendeva conto del proprio potenziale.

“Non dire scemenze” lo apostrofò il saiyan cogliendo di sorpresa tutti “Ed io che avevo quasi pensato di allenarti per il torneo. A quanto pare il tuo desiderio di imparare le arti marziali e tutto fumo e niente arrosto. Ho già perso anche troppo tempo con te” disse voltandogli le spalle ed allontanandosi rapidamente.

Scosso da quell’affermazione il giovane gli corse dietro. Voleva allenarlo. Diamine con un maestro di quella portata avrebbe sicuramente fatto dei progressi. Doveva assolutamente convincerlo ad allenarlo.

“La mia passione per le arti marziali non è un capriccio” disse convinto, poi cercò di spiegargli i suoi dubbi “Ma se non sono in grado di competere con un sessantenne senza finire miseramente al tappeto si vede che non ci sono portato”.

Vegeta si voltò lentamente e rivolse uno sguardo d’intesa con la figlia. Bra lo stava fissando confusa. Sapeva benissimo che suo padre considerava tutti i terrestri dei rammolliti, come mai aveva deciso di allenare proprio Mark?

Vegeta decise di mettere le carte in tavola. Quel moccioso lo interessava e voleva scoprire fino a che punto poteva arrivare.

“Per tua informazione, ragazzino. Io non sono un terrestre e la mia forza va ben al di là della tua immaginazione” disse tranquillo ignorando lo sconcerto che le sue parole aveva suscitato nel giovane “Io sono un guerriero di razza saiyan e combatto da quando avevo tre anni. Come pretendi tu di poter competere con me. Persino mia figlia è più forte di te. Lei che è una mezzosangue terrestre-saiyan. Se solo decidesse di allenarsi seriamente manderebbe al tappeto il campione più forte dei terrestri con un solo dito. Tu che ne sia cosciente o meno sei per metà alieno come me. Non sono ancora riuscito a capire a quale razza appartieni ma è ovvio che i tuoi poteri spirituali sono più elevanti rispetto a quelli dei terrestri. Non potrai mai competere con noi saiyan ma io posso farti diventare il più forte della tua razza. Io non alleno i falliti, se decidi di seguirmi devi essere disposto a metterti in gioco ogni giorno perché il mio allenamento sarà durissimo. Allora, cosa scegli?” disse duro.

Le parole di Vegeta avevano generato un generale sconcerto. In primo luogo aveva rivelato la sua vera natura al ragazzo, poi gli aveva detto che chiaramente era terrestre solo per metà e cosa ancora più sorprendente che voleva allenarlo. Se lui, il principe dei saiyan, era arrivato a pensare questo di quel ragazzo il suo potenziale doveva essere notevole.

Confuso il giovane balbettò “Io un alieno?”

“Esatto” disse il saiyan conscio della confusione che aveva generato nel giovane. “Ti basti sapere che mi hai costretto ad usare i miei poteri saiyan per tenerti testa e credimi è una cosa che non capita spesso” disse ironico.

Bulma e Bra si ripresero dallo sconcerto. La giovane incominciò a comprendere il perché quel ragazzo gli fosse sembrato da subito molto diverso dai compagni di liceo e della squadra di ginnastica. Le sue capacità d’eccellenza erano legate al suo lato alieno.

“Un momento. Ha detto che lei è un saiyan. Ma non erano i guerrieri che hanno combattuto contro i tremendi Draghi Neri?” chiese attonito il giovane comprendendo solo in quell’istante la reale portata dell’uomo.

“Io ero uno di loro” gli disse con orgoglio il saiyan.

“Perché vuole allenare proprio me. Io non sono in grado di volare e tanto meno di scagliare quei potentissimi colpi di energia che vi ho visto usare contro il Drago” disse al colmo della confusione ma allo stesso tempo eccitato da quella prospettiva.

“Perché quella svampita di mia figlia ha un debole per te. E chi sta con mia figlia non può essere meno di un guerriero” disse il saiyan tranquillo.

Bra sorvolò sull’epiteto che il padre le aveva propinato e arrossì violentemente evitando lo sguardo sorpreso dell’amico, avrebbe voluto che una voragine le si aprisse sotto i piedi. Come aveva potuto suo padre metterla in quell’imbarazzante situazione?.

Bulma persò che il ragazzo sarebbe uscito fuori con una battuta del tipo “Voi siete tutti matti. Dovrebbero ricoverarvi in manicomio e gettare la chiave” perciò rimase estremamente sorpresa nell’udire la risposta del ragazzo.

“In primo luogo, Bra non è affatto svampita. Se pensa questo di lei non conosce bene sua figlia.” Al che la giovane rialzò bruscamente la testa e a bocca aperta osservò l’amico difenderla a spada tratta per nulla intimorito da suo padre. “In secondo luogo io devo assolutamente scoprire quali sono le mie vere origini a questo punto non posso più tornare indietro. Se è nel mio destino imparare a combattere lo farò. Lei a quanto pare è l’unico che può svelarmi la mia vera natura. Per quanto riguarda i suoi duri allenamenti, se crede di avermi spaventato si sbaglia. Vivo in un quartiere dove la violenza è all’ordine del giorno e dove sopravvive solo il più forte, perciò accetto. Mi insegni a combattere come un vero guerriero, non la deluderò” il suo sguardo era determinato e fermo.

Vegeta annuì.

“Essia. Da domani allenamento ogni pomeriggio per cinque ore non un minuto in meno. E’ tutto” e con questo se ne andò.

 

Nelle settimane seguenti il giovane venne sottoposto a durissimi allenamenti. Vegeta non ci andava affatto leggero. Il giovane però mostrava una forza di volontà incrollabile. Mano mano che ne sviluppava la forza e gli insegnava a controllarla il saiyan si rese conto che quel giovane apparteneva ad una branca ibrida della razza saiyan. In origine il pianeta Vegeta era abitato da due razze. I saiyan e gli Tsufuru, come noi già sappiamo. Quando i saiyan avevano conquistato il pianeta a danno dei pacifici rivali avevano stretto alleanza con un popolo vicino molto debole ma ricco di tecnologia e di materie prime. Alcuni saiyan vi si erano stabiliti e avevano dato origine a una nuova colonia di guerrieri dai poteri misti. Venivano chiamati “seiyaga”. Mark faceva parte di quel ceppo. I suoi poteri non erano puri e pertanto non avrebbe mai potuto raggiungere il livello di combattimento degli altri saiyan ma sarebbe stato comunque il più forte dopo di loro. Il giovane si allenava costantemente e spesso combatteva con Trunks, di cui era diventato grande amico, e la sua potenza cresceva di giorno in giorno. Finchè giunse il giorno del torneo. Quell’anno Vegeta aveva convinto Goten e Gohan a prendervi parte. Voleva che il suo pupillo si misurasse anche con i figli di Kaharoth per valutarne i progressi.

Come aveva sospettato il giovane non ebbe alcuna difficoltà a qualificarsi per le finali e senza neanche usare tutta la sua potenza riuscì ad avere ragione del campione del momento. Fu così che Mark giunse a misurarsi contro Gohan.

Vegeta era seduto sugli spalti dello stadio insieme alla moglie e la figlia e tutti i loro amici di lunga data. Non appena lo scontro iniziò tutti si resero conto che Mark non era un novellino.

“L’hai allenato veramente bene, tesoro” disse Bulma sorpresa osservando con quanta abilità tenesse testa al più esperto saiyan.

Vegeta sogghignò. Gohan era completamente fuori allenamento ma solo se avesse voluto avrebbe perso quell’incontro. Gli sarebbe bastato trasformarsi in super saiyan e avrebbe avuto ragione del suo giovane allievo in meno di tre secondi. Con la coda dell’occhio osservò lo sguardo carico di orgoglio della figlia. Qualche giorno prima del torneo il giovane gli aveva confessato di tenere moltissimo alla giovane saiyan e gli aveva chiesto il permesso per frequentarla. Vegeta non che avesse fatto salti di gioia, ma quel ragazzo era il meno peggio che potesse capitare e dopotutto era pur sempre un mezzo saiyan. Aveva però posto una condizione al ragazzo, doveva vincere il torneo Tenkaichi o gli avrebbe rifiutato il premesso. Con un sorriso ironico il nostro principe osservò la foga con la quale combatteva il giovane. Non aveva speranze ma il desiderio di conquistare il suo rispetto e l’amore di Bra lo stava spronando a dare il meglio di sé. Osservando ancora l’atteggiamento di Gohan il nostro principe ebbe la netta sensazione che alla fine della giornata sua figlia si sarebbe fidanzata.

Gohan non riusciva a piegare la resistenza del giovane avversario. Con la coda dell’occhio cercò tra la folla il fautore di tanta tenacia e abilità, Vegeta. Quel saiyan era più astuto di una volpe di sicuro aveva insegnato molte delle sue tecniche speciali al giovane. Gohan sapeva perfettamente che gli sarebbe bastato usare i suoi pieni poteri per vincere quell’incontro ma sapeva quanto Bra ci tenesse a quel ragazzo e non voleva rischiare di fargli male. Tentò di spiazzarlo con un colpo di energia scagliando un discreto Masenko ma Mark lo schivò senza alcun problema e gli restituì un potente Ki blast.

Gohan, spazientito per il prolungarsi dell’incontro decise di chiudere la partita con un violento attacco frontale. Ma come aveva già fatto in passato, quel fatidico giorno nella gravity room contro Vegeta, Mark fintò a sua volta il frontale per poi scansarlo all’ultimo momento. Concentrando al massima la sua aura, che arrivava molto vicina al limite di un saiyan, sferrò al più anziano guerriero un poderoso attacco in mezzo alle scapole che gli mozzò il fiato e poi con un perfetto calcio volante lo scaraventò fuori dal ring.

“Il vincitore è Mark” gridò il commentatore entusiasta. Bra era balzata in piedi e applaudiva eccitata l’impresa dell’amico. Vegeta invece si limitò a sorridere ironico “L’avevo detto io. Gohan è tale quale a suo padre”.

 

Quella sera, quando i riflettori sul torneo erano oramai calati, i nostri amici festeggiarono la vittoria del giovane con una splendida festa.

“Vegeta” disse il ragazzo avvicinando il saiyan.

“Cosa vuoi?” gli chiese col solito tono brusco.

“Ho vinto il torneo come mi hai chiesto. Posso chiedere a Bra di uscire con me adesso?” gli chiese il giovane altrettanto deciso.

Vegeta sogghignò.

“Hai il mio permesso. Ma bada, Mark. Se la farai soffrire dovrai vedertela con me e credimi non ti ho insegnato tutto quello che so”.

Il giovane sorrise.

“Non l’ho dimenticato” e tranquillo raggiunse la sua Bra.

In quel mentre Vegeta notò la figura di Gohan, un po’ appartato, che conversava tranquillamente con Yanko.

“Ehi. Gohan. Devo parlarti, vieni con me” lo apostrofò facendogli segno di seguirlo.

Il giovane saiyan non se lo fece ripetere due volte e si inoltrò, insieme all’amico, nell’ampio parco della Capsule Corporation.

“Cosa volevi dirmi?” chiese tranquillo quando furono abbastanza lontani da non essere sentiti dagli altri.

“Dimmi, Gohan. Quanto ha impiegato quella peste di mia figlia a corromperti?” gli chiese sardonico.

Il giovane arrossì sino alla radice dei capelli.

“Non so di cosa tu stia parlando, Vegeta” tentò di svicolare.

Il più esperto guerriero gli mise una mano sulla spalla e ironicamente gli disse “Andiamo, Gohan. Credi davvero che mi sia bevuto la tua patetica esibizione di oggi? Ti sarebbero bastati meno di dieci secondi per metterlo al tappeto”.

Gohan sorrise imbarazzato.

“Mi spiace, Vegeta. Ma Bra ci teneva così tanto affinché quel ragazzo vincesse oggi che non ho avuto cuore di deluderla” si scusò.

Vegeta sorrise a sua volta.

“Poco male. Ci penserò io a ridimensionare i sogni di gloria di quel moccioso. Tranquillo “ aggiunse vedendo l’espressione preoccupata del giovane amico “Gli farò solo capire che ha vinto per amicizia e non per abilità e che ne ha ancora parecchia di strada da fare prima di essere in grado di competere con te. In ogni caso, Bra è innamorata persa di quel moccioso e lui altrettanto, se non voglio perderla devo lasciarla fare a modo suo” concluse con una vena di tristezza.

Gohan comprendeva le sue preoccupazioni. Anche lui spesso pensava alla sua piccola Pan e al giorno in cui avrebbe trovato il ragazzo della sua vita. Sperava solo che fosse fortunata come Bra. E se Vegeta alla fine aveva capitolato era perché anche lui, in fondo, ne era convinto.

Fu così che Bra trovò finalmente un fidanzato che andasse bene anche al suo più che esigente padre.

 

FINE

 

By ARESIAN.

 

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