Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda, Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox. Queste fanfictions soono state scritte per puro diletto, senza alcun fine di lucro. Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.

__ :*: IN NOME DEL PADRE :*: __

 

By Aresian.

Il piccolo villaggio degli Ewoks sonnecchiava, ormai, all’alba del giorno successivo alla grande vittoria sull’Impero Galattico. Dopo il clagore della festa, l’euforia per la ritrovata libertà dall’oppressione dell’oscuro Palapatine, gli eroi di quella memorabile avventura stavano riposando, beatamente, il sonno dei giusti, ma non tutti dormivano.

 

L’aria frizzante le scompligliò, dolcemente, i lunghi capelli castani. Ancora stentava a credere che tutto fosse, realmente, finito.

“Non riesci a dormire, Leia?”.

La voce pacata e meditabonda di Luke la riscosse. Lui, suo fratello gemello, una realtà che, in fondo a se stessa, in qualche modo aveva sempre saputo seppur solo ora pienamente rivelata. Era stato sconcertante apprendere la verità sulle proprie origini, e ancor di più apprendere di essere la figlia del suo peggior nemico. Non riusciva a credere che Darth Vader, che l’aveva perseguitata per anni, che aveva rinchiuso Han nella prigione di graffite, che aveva assistinto impassibile all’annientamento di Alderaan, che… era pronto a giustiziarla fosse suo padre. Era una verità che non avrebbe mai voluto conoscere. Ora, tuttavia, doveva sapere che ne era stato di lui e solo Luke poteva rispondere a quell’inquetante interrogativo.

“Quando ho visto saltare in aria la “Morte Nera”sapevo, sentivo, che tu no eri più a bordo, ma nulla di quello che è successo, da quando hai lasciato il villaggio per raggiungere Darth Vader, mi è chiaro e noto. Eri così ansioso di rincontrarlo, di parlare con lui. Dimmi, Luke ,cos’è successo tra voi?” chiese la donna, in tono serio e pacato, voltandosi a cercare lo sguardo profondo e dolce dell’uomo.

Luke sorrise lievemente, prima di passarle accanto e appoggiarsi alla balaustra di legno, che sosteneva il piccolo ponte sospeso.

“Non è stato vano, Leia. E’ stato un confronto drammatico il nostro, in tutti i sensi, ma alla fine sono riuscito a far riemergere il buono che c’era in lui, l’antico Jedi. Devi sapere che non sono stato io a sconfiggere l’Imperatore, non ne avrei avuto il potere, ad ucciderlo è stato nostro padre”.

C’era una strana nota d’orgoglio nelle parole di Luke, un orgoglio che lei non comprendeva affatto. Come si poteva essere orgogliosi di avere un simile progenitore? Troppo doloroso accettare l’idea di essere stata perseguitata e oppressa, per anni, dal suo stesso sangue, meglio continuare ad odiarlo.

“Lui dov’è?”chiese in tono piatto, ove trapelava, tuttavia, una punta di acredine.

Luke percepì la confusione e il rancore nell’animo della sorella, e avrebbe tanto voluto che lei avesse potuto assistere, con i suoi occhi, al sacrificio paterno, tardivo forse ma di una importanza enorme sia per loro che per l’intera Galassia, perché forse l’avrebbe aiutata a comprendere, quello che lui aveva “percepito” e che lo aveva spronato a cercarlo.

.“E’ morto. Ha usato tutti i poteri che gli erano rimasti per distruggere l’Imperatore ed è spirato tra le mie braccia”.

Leia si volse di scatto, a cercare lo sguardo azzurro del fratello. C’era dolore in quelle iridi gentili e cristalline, un dolore sincero e profondo. Stentava quasi a crederlo ma Luke pareva realmente colpito dalla morte di Darth Vader. Sì, perché lei non riuisciva a chiamarlo padre, le era impossibile. Con tutta probabilità lui sarebbe stato per lei, sempre e semplicemente, Darth Vader, il sicario dell’Imperatore, ma per Luke, era palese, non era così.

“Un regolamento di conti?” chiese in tono indifferente. Non avrebbe saputo trovare altra ragione per quel confronto tra i due ex alleati.

L’espressione di Luke mutò impercettibilmente, iinnanzi a quel cinico quesito, mentre il giovane uomo realizzava la portata del scetticismo della gemella.

“No. Per salvare me”.

L’aveva detto con una semplicità e una gioia interiore infinita. Leia non potè impedirsi di mostrare lo sbigottimento provato a quella rivelazione. Ma che diamine era succeso a bordo di quella dannata stazione spaziale?

“Per salvarti?”.

Luke annuì, prima di proseguire.

“Mentre voi combattevate, qui su Endor e nello spazio, Palpatine ha indotto un duello tra me e Vader. Un duello ove nessuno dei due si decideva ad affondare realmente i colpi. Percepivo il potere latente di nostro padre, ed avvertivo distintamente che era combattuto, non riusciva ad usarlo, pienamente, contro di me. Ho sperato, sino all’ultimo, di riuscire ad indurlo a ribellarsi all’Imperatore ma… per un attimo ho perso la speranza e l’ho quasi ucciso…”.

Quanta amarezza in quelle parole, quanto rimpianto per avere osato attaccarlo con odio e desiderio di vendetta, mentre rischiava di cedere e cadere nell’abisso della trappola in cui Palpatine lo stava, abilmente, spingendo.

Sollevando il viso verso il cielo, ancora punteggiato di stelle, lasciò che il ricordo tornasse a qui momenti. Aveva sperato con tutta l’anima che il padre gli andasse in aiuto, che Anakin Skywalker prendesse il sopravvento sull’arido e malefico Sith che era stato per più di vent’anni, ed era dannatamente felice di avere atteso con tanta trepida speranza…

“Cosa ti ha impedito di farlo?” gli chiese Leia, consapevole che forse lei non avrebbe esitato, notando il prolungarsi del silenzio. Avvertiva a pelle quanto quello scontro, ciò che era successo, fosse stato importante e, in un certo qual modo, decisivo per Luke ed era per questo, per nessun altra ragione, che voleva comprendere, voleva sapere.

Il giovane uomo rivolse nuovamente lo sguardo verso di lei, prima di soggiungere quietamente.

“Perché ho compreso che lui lo stava aspettando. Ho chiaramente percepito il suo desiderio di morire per mia mano, per liberarsi una volta per tutte dal rimorso che, lo sentivo, gli stava dilaniando l’anima. Si era lasciato sconfiggere… “.

“Rimorso?”.

Leia era sconcertata dalle rivelazioni del fratello, eppure lo conosceva troppo bene per dubitare, anche un solo istante, della sincerità delle sue parole.

Luke, tuttavia, non parve neanche sentire la sua affermazione, giacchè proseguì pacatamente.

“Comunque fosse, l’Imperatore non ha gradito che il nostro scontro si sia concluso senza che io cedessi al “lato oscuro” ed ha decretato la mia morte. Non ho nitido ricordo di ciò che è susseguito, tranne il dolore devastante che ho provato sotto gli attacchi, impietosi, di Palpatine. E’ stato allora che ho compreso che mai avrei potuto misurarmi con lui e che ero destinato a soccombere, l’unica mia speranza era mio, nostro, padre”.

Leia non si rese conto che perlacee lascrime le scorrevano, silenti, sulle gote. Avertiva l’intensità dei sentimenti di Luke, e la drammaticità di quegli eventi come mai si sarebbe potuta aspettare. Era come se Luke stesse cercando la sua “anima” per condividere con lei quegli istanti e Leia ne rimase turbata.

“Ad un certo punto il dolore è cessato. Quando mi sono reso conto di cosa stava accadendo, nostro padre teneva sollevato, sopra la testa, l’Imperatore, che lo stava innondando con la sua malefica energia, prima di vederlo gettare Palpatine oltre il parapetto, nel vuoto, e avvertire l’urlo adirato e folle di quest’ultimo e la susseguente sua implosione. Quando ho rivolto lo sguardo verso Vader ho capito. Non era rimasto più niente dell’oscuro Sith in lui, quella che percepivo era un’anima profondamente devota e ricolma di affetto che declinava inesorabilemnte verso la morte” concluse il giovane, serrando le mani intorno al legno della balustra. Ancora incapace di accettare, a pieno, di non averlo potuto salvare dalla morte. Poi gli sovvenne il ricordo di quegli ultimi istanti, all’interno dell’hangar, con tutti i soldati che fuggivano in preda al panico, la confusione, il volto del padre non più celato dalla tetra maschera nera…

“Le sue ultime parole sono state per te, Leia” disse poi, spiazzandola completamente.

“Che cosa?”.

Luke sorrise dolcemente, carezzandole il viso ed asciugando, con i polpastrelli, le guancie levigate.

“Nostro padre ignorava di avere anche una figlia e che quella figlia fossi tu, solo durante il nostro duello lo ha compreso. Mi ha pregato di dirti che avevo ragione, che c’era del buono in lui, che Anakin Skywalker, nostro padre, voleva bene ad entrambi”.

La donna non disse niente, oberata dal peso di troppe verità, in quei giorni, per avere la capacità e il discernimento di assimilarle tutte, ed in un così breve lasso temporale. Chi era realmente suo padre, o meglio chi era stato? Luke comprese che le sarebbe occorso del tempo per accettare quella nuova verità su loro genitore, su Anakin Skywalker. Comprese, altresì, che per lei sarebbe stato più arduo, non avendo vissuto le stesse sue percezioni, le stesse sue esperienze, scindere la figura di Darth Vader da quella del padre mai conosciuto. Nel suo animo poteva solo confidare che, un giorno, forse non lontano, Leia potesse perdonare il padre e concedergli un po’ di quell’affetto che sapeva riservava, del tutto speciale, a lui solo. Senza aggiungere altro si allontanò, lasciandola sola con i suoi pensieri, non volendo turbare ulteriormente il suo animo già sin troppo confuso. Fu allora, voltando l’angolo, che intravvide una palllida e opalescente figura, impalpabile ed eterea, tremolante all’aere circostante. Vide il dolore in quel giovane volto virile, nelle cui fattezze rivedeva riflesso se stesso, e infinita tristezza in quelle iridi color del mare, così profonde e penetranti. Con un sorriso di comprensione, si avvicinò alla fausta apparizione.

“Dalle tempo, padre. Vedrai che capirà”.

Il volto, opalescente, del giovane uomo si rischiarò alla vista del figlio.

“Non ha importanza, Luke. A me basta che lei lo sappia. Volevo solo vederla un’ultima volta. Ora devo andare, figlio mio. Abbi cura di te e… di lei”.

Luke annuì prontamente, osservando l’apparzione dissolversi lentamente. Sì, sarebbe occorso del tempo, ad entrambi, per trovare la vera serenità ma, in nome del padre, lui avrebbe vegliato che ciò non fosse soltanto una chimera impossibile.

 

FINE