Dragon Ball,
Dragonball Z, Dragonball GT, Bulma, Vegeta e tutti gli altri personaggi sono
proprietà di Akira Toriyama, Bird Studio e Toei Animation.
Questa fanfiction
è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti
vorranno leggerla.
Nessuna violazione
del copyright si ritiene, pertanto, intesa….
Ed eccomi qua a scriverti una lettera che
probabilmente non leggerai mai, o forse si? Ma non penso, non credo che sarò
mai in grado di trovare il coraggio di dartela, forse è per una ragione
d’orgoglio o forse, semplicemente per non farti capire quanto conti per me…
Sai, sinceramente non so nemmeno perché sto
scrivendo, per me è una cosa alquanto insolita, è una cosa patetica di voi
terrestri tenere dei diari (come il tuo), dove scrivete pagine intere sui
vostri sentimenti che io considero solo debolezze…
Comunque, anche il grande Principe dei Sayan
deve avere qualche debolezza se si è ridotto a prendere in mano una penna ed un
foglio bianco per confidare, ad un ascoltatore immaginario, tutto quello che tu
hai continuamente tentato di sapere, di sentire pronunciare dalle mie labbra e
che, credo, non sentirai mai…
All’inizio, quando sono venuto sul tuo
pianeta per distruggerlo, pensavo che fosse un lavoretto da bambini conquistare
uno stupido sasso. Si, Bulma, hai capito bene, allora lo consideravo veramente
uno stupido sasso che avremmo rivenduto, per guadagnarci qualcosa da consegnare
a Freezer. Ma non fu così, perché una
terza classe ed i suoi insignificanti amichetti fecero di tutto per
impedirmelo, e se devo essere sincero, adesso, ne sono pienamente felice perché
non avrei quel che possiedo ora…
Poi, quando ti ho vista su Namek, con quella
strana armatura e con quegli insoliti capelli color cielo ti trovai alquanto
buffa, per non parlare poi di quando ho cercato di ucciderti, urlavi peggio di
una gallina impazzita e per poco non ci rimetto un timpano. In quell’occasione,
ti ho trovato alquanto seccante e molto molto irritante con la I maiuscola…
Tuttavia, quando mi invitasti a casa tua
nell’attesa dei cyborg, notai che non avevi più alcuna paura di me, anzi eri talmente
sfrontata da dettare degli ordini al sayan che, qualche giorno prima, aveva
tentato di ucciderti, sapendo bene che detestavo e detesto tuttora ricevere
ordini da qualcuno. Anche se, in quel momento, non sapevo se era veramente
coraggio o solamente pazzia che ti spinse a pormi quell’invito, ma da
quell’episodio capii che avevi un carattere simile al mio e credo che tu mi sia
entrata nel cuore proprio in quell’occasione ( anche se avrebbe dovuto passare
molto tempo prima che me ne accorgessi, ma molto di più, prima che lo
accettassi)…
La convivenza con te, nei primi periodi, è
stata tutt’altro che semplice! Non ci vedevamo molto, perché io passavo la
maggior parte del mio tempo ad allenarmi nella Gravity Room, con l’ossessione
di sconfiggere Kakaroth
e raggiungere l’agognato
livello di Super Sayan, ma quando ci incontravamo durante i pasti o la sera
quando stanco, percorrevo il lungo corridoio che conduceva al bagno per fare
una doccia rinfrescante, tu avevi sempre una battuta pronta per farmi saltare i
nervi, e devo ammetterlo, li perdevo con una certa frequenza. Mi innervosiva il
tuo atteggiamento nei miei confronti, tu donna insignificante con un’aura
talmente bassa da fare fatica a localizzarla, avevi sempre la voglia di
litigare con me…
Dopo un po’ mi abituai al tuo modo di fare e
devo dire che ci presi anche gusto, iniziai ad anticiparti nelle mosse che
facevi abitualmente, cioè adesso ero io a provocare te. Mi piaceva vederti
arrossire dalla rabbia, specchiarmi in quelle iridi azzurre cariche di risentimento
e di rabbia impotente. Mi ricordo ancora quella sera, quando sovra pensiero ti
urtai e, per darti la colpa ( anche se sapevo benissimo che ero stato io) ti
dissi “Donna, guarda dove vai quando cammini! Vedi di scendere dalle nuvole una
volta tanto”. Mi aspettavo che ti saresti arrabbiata ma non così tanto,
d’improvviso diventasti di un colore indefinito che partiva dal bordeaux fino ad arrivare alle sfumature
del rosso scarlatto. Quasi ti fumavano le orecchie tanto eri arrabbiata e poi
mi sbraitasti contro “NON MI CHIAMO DONNA, MA BULMA”. Rimasi scioccato dalla
tua insolita reazione e scoppiai a ridere in un modo che non mi era mai
capitato prima. Ero piegato in due dalle risate, tu in un primo momento mi
guardasti sconcertata, poi ti infuriasti come una jena. Cominciasti ed urlare
fino quando non lazando i tacchi te ne andasti come una furia, mentre io ero
ancora steso sul pavimento a ridere. Se ci ripenso, tutt’ora mi viene da
ridere…
Mi piaceva da morire stuzzicarti (ormai
avevo capito il trucco), poi qualcosa cambiò, non ti saprei spiegare il motivo,
ma mi accorsi di desiderarti. In un primo momento credevo solamente a livello
fisico, ma più passava il tempo più mi accorgevo che il mio desiderio andava
ben oltre il livello fisico. Era
qualcosa che non avevo mai provato e mi partiva da dentro, credo dal cuore,
quel cuore che pensavo non possedere e se esisteva, doveva per forza essere di
pietra per essersi fatto sentire solo dopo così tanto tempo…
Sai Bulma, quando ci amammo per la prima
volta nella GT, fu un amore istintivo, selvaggio, quasi primordiale dettato
solo dal ritmo dai nostri corpi e non dalle nostre anime, come accadde nella
stanza della tua infermeria, dopo l’esplosione del GT. In quell’occasione capii
che ti amavo ed è proprio in quell’occasione che ti donai tutto me stesso
regalandoti il nostro primo cucciolo…
Dopo quella sera, trascorsi il tempo ad
evitarti allenandomi fino a tardi nel nuovo GT. Ero spaventato da quelle nuove
emozioni e quando tu mi rivelasti di essere incinta, presi una decisione
impulsiva di partire per lo spazio che mi portò a raggiungere il primo livello
di SSJ…
Credo che la mia decisione di partire fu
dettata dall’impulsività di scappare via da tutte quelle nuove sensazioni, che erano
provocate dalla tua presenza nella mia vita, ma anche dalla paura, la paura di
commettere gli stessi errori di mio padre. Sai, credevo di non essere in grado
di allevare un cucciolo essendo cresciuto da solo, senza una briciola d’affetto
e privo di un modello a cui ispirarmi.
Viaggiai per molto tempo nello spazio, fino a quando decisi di tornare
per dimostrare a tutti che il Principe dei Sayan non era un codardo, e che non
esisteva nessuno più forte di lui in tutto l’universo. Ma non era vero, fui sconfitto
prima dai cyborg, poi da Cell che uccise nostro figlio…
Quando tutto venne risolto, mi accorsi di
non avere più scopi nella mia vita, ero vuoto…
Non ero riuscito a proteggere nostro figlio
e non ero riuscito a superare Kakarot, che si era sacrificato l’ennesima volta
per salvarmi la vita, e credo anche per umiliarmi… Almeno così pensavo allora.
In quel momento capii, tuttavia, che tu e Trunks eravate tutto quello che
possedevo e che volevo, eravate voi la mia vita ed il mio nuovo scopo era di
proteggervi da qualsiasi pericolo…
Bulma, a volte mi chiedo proprio come tu
faccia a sopportarmi, te ne ho fatte passare così tante: ho tentato di
ucciderti, ti ho abbandonato quando avevi più bisogno di me, non ti ho mai
detto quanto ti amo, anche se te l’ho dimostrato quando mi sono ucciso per
cercare di salvare te e Trunks dall’incubo di Majin Bu, anche se fu inutile…
Adesso, mentre sto scrivendo ti guardo
mentre dormi, dio quanto sei bella anche se continui a lamentarti che stai
invecchiando. Ma tu non sai che
potresti anche essere vecchia e piena di rughe, ma tu ai miei occhi saresti
sempre la più bella, perché non ti guardo con gli occhi con cui guardo il mondo
tutt’intorno, ma ti vedo con gli occhi del cuore, dell’amore che provo per te…
Tra non molto dovrebbe nascere la nostra
bimba, la nostra principessina, anche se tu ignori che si a una femmina. Non
hai voluto saperlo, ma io ne sono venuto a conoscenza dalla prima volta che ho
percepito la su aura all’interno di te…
Non sai quanto sia contento di diventare per
la seconda volta padre, con questa piccolina non commetterò gli stessi errori
che ho commesso con il nostro “cucciolo” che quasi mi ha raggiunto…
Concludo questa lettera col dirti “TI AMO
Bulma, e non ti lascerò mai più, perché non sarei più in grado di trascorrere
un solo giorno lontano da te”…
Firmato
Vegeta