Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen),
Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono proprietà di
Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e
quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga
medesimo. Questa fanfiction è stata creata senza fini di
lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno
leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto,
intesa….
Seduta
in platea accanto a Sakurakoji, attendeva l’ingresso della
signora Tsukikage. Era stranamente calma ed il brusio che le giungeva
alle orecchie era filtrato dalla mente immersa in una atmosfera
ovattata, causata dalla notte insonne che aveva trascorso.
Le
labbra avvertivano ancora il respiro ed il bacio appassionato di
Masumi e il suo corpo fremeva al pensiero delle sue mani carezzevoli.
Non riconosceva più se stessa. Aveva scoperto sensazioni
sconosciute che l’avevano spinta a cercare disperatamente
l’abbraccio di Masumi, dal quale si era sottratta con un
intenso sforzo di volontà. Si chiese perché Masumi non
fosse presente. Aveva inseguito per lungo tempo i diritti della dea
scarlatta, cercando di ottenerli anche con mezzi poco onesti, ed ora
non si presentava alla conferenza stampa. Si chiese che cosa
provasse, se anche lui aveva passato la notte insonne. Sospirò
sentendo la mano di Sakurakoji sulla sua.
- Sei agitata? –
le chiese con premura.
- Un po’ – mentì,
contenta di distogliere, anche se per poco, la propria mente dal
pensiero di Masumi.
Osservò l’agitazione dei
giornalisti, che, impazienti, attendevano la dichiarazione della
signora Tsukikage in merito alla interpretazione delle due
candidate.
Ayumi, seduta composta accanto alla madre gettò
uno sguardo preoccupato al fotografo Hamil che le fece l’occhiolino,
sorridendo. Appariva calma, ma nel proprio intimo temeva le parole
che la signora Tsukikage avrebbe pronunciato tra breve. Aveva
recitato al meglio delle proprie possibilità, ma riconosceva
che l’interpretazione di Maya era stata talmente coinvolgente
che lei stessa ne era rimasta rapita. Il suo innegabile talento si
era manifestato in modo tanto sublime da far dimenticare al pubblico
la propria essenza, proiettandolo in una dimensione dove il tempo e
lo spazio sembravano non avere un significato terreno.
Con passo
deciso, la signora Tsukikage salì sul palco per proclamare la
vincitrice della sfida.
- Signori vi ringrazio per essere
presenti. Come tutti sapete, vi ho invitato per comunicare il nome
della prossima dea scarlatta. Sono una persona di poche parole,
pertanto non vi tratterrò molto. Ayumi Himekawa e Maya
Kitajima sono state entrambe di una bravura che definirei eccellente.
Ho notato l’impegno durante le prove e il desiderio di ricreare
una loro, personale, Akoya. Purtroppo devo fare una scelta. Senza
fare torto all’altra indico Maya Kitajima come mia erede.
Il
brusio del pubblico si levò più alto. La signora
Tsukikage continuò.
- Lei ha saputo dare vita ad una Akoya
splendida, il cui cuore, nonostante il profondo dolore della sua
anima, esprime pienamente i sentimenti di gioia sublime, che solo un
amore immenso e totale può donare.
Ma ora veniamo alla
parte organizzativa. La nuova dea scarlatta verrà riportata
sul palcoscenico tra sei mesi. Consiglio agli attori di prendersi un
poco di riposo, perché le prove riprenderanno più dure
ed esigenti.
In questo periodo la Daito si occuperà
totalmente della organizzazione dello spettacolo.
Maya sobbalzò.
Masumi aveva ottenuto la completa supervisione dell’opera di
Ichiren Ozaki. Era riuscito nel proprio intento. Come aveva fatto?
Lui non godeva delle simpatie della signora Tsukikage.
Fu
costretta ad abbandonare quei pensieri dall’assalto dei
fotografi e dei giornalisti che le chiedevano come si sentisse ad
essere la nuova Akoya. Rispose alle domande con cortesia cercando con
gli occhi la sua insegnate.
Finalmente libera, corse dietro le
quinte, appena in tempo per udire una conversazione della signora
Tsukikage con Genzo.
- Lei pensa che il signor Hayami sia la
persona adatta per questo incarico? In passato non si è fatto
scrupolo di tramare contro di lei.
- Genzo, non potevo fare
diversamente. Ho preso questa decisione, sperando che sia quella
giusta. Solo il tempo mi darà la risposta.
Maya rimase
perplessa all’udire quelle parole. Che cosa significavano?
Ritornò, piano, sui propri passi, mentre il cuore, pieno di
dubbi, fremeva sempre di più per Masumi.
Sei mesi e un
periodo di riposo. Nella mente le balenò l’idea che,
forse, avrebbe dovuto allontanarsi da Tokyo. Masumi si sarebbe
sposato tra qualche giorno e lei non voleva trovarsi in città,
né leggere la notizia sui maggiori quotidiani. Il dolore le
trafisse l’anima al pensiero che lo avrebbe visto tutti i
giorni in qualità di supervisore dello spettacolo. E sarebbe
stato sposato con Shiori. Come avrebbe potuto dimenticarlo? L’idea
di partire per un lungo viaggio divenne una necessità.
Il
taxi si fermo di fronte al palazzo della Daito Art Production.
Conscia della decisione appena presa, ma mossa dalla sete di sapere,
voleva vedere Masumi per ottenere le spiegazioni sullo strano
comportamento della signora Tsukikage.
Mentre fissava i numeri
che indicavano i piani percorsi dall’ascensore, la forza
d’animo cominciò ad abbandonarla, lasciandola in balia
di una crescente agitazione.
Desiderava, e allo stesso tempo
temeva, l’incontro con Masumi, poiché non riusciva a
controllare le proprie emozioni quando si trovava di fronte a lui.
Mentre l’ascensore si apriva, colta da un’improvvisa
paura, decise di tornare sui propri passi.
- Maya!
La voce
seria e professionale della segretaria di Masumi bloccò la sua
intenzione di andarsene.
Uscì con passo incerto
dall’ascensore dirigendosi verso di lei.
- Che cosa ci fai
qui, a quest’ora?
Inspirò profondamente e cercò
un motivo plausibile.
- Desidero parlare con il signor Hayami. Mi
rendo conto che è molto tardi e sarà certamente uscito.
Mizuki la osservò reclinando il capo con aria
interrogativa.
- No, è ancora nel suo ufficio.
- Non
voglio disturbarlo. Non ho un appuntamento – replicò in
un sussurro.
- Lo so che non hai un appuntamento, Maya. Ma puoi
entrare, non disturberai affatto. Io stavo andando a casa. Entra
pure, non è necessario che io ti annunci – concluse, con
un radioso sorriso.
Imbarazzata, Maya percorse i pochi metri che
la separavano dall’ufficio di Masumi.
Si fermò di
fronte alla porta chiusa e si voltò giusto in tempo per
ricevere il saluto di Mizuki, mentre le porte dell’ascensore si
richiudevano.
Sostò immobile per qualche secondo, indecisa.
Infine sollevò un braccio e bussò piano.
Non
ricevendo risposta, entrò lentamente, sgranando gli occhi per
la sorpresa. L’ufficio, diversamente da quanto si era attesa,
era immerso nella penombra e sembrava deserto. Attese che gli occhi
si abituassero alla luce fioca e ad un esame più attento si
accorse che un uomo stava disteso, immobile, sull’elegante
divano situato alla sua destra.
Si avvicinò senza fare
rumore, con passi lievi ed incerti. Man mano che la distanza
diminuiva, il suo cuore accelerava i battiti. Si fermò ad
osservarlo. Il respiro regolare indicava che dormiva profondamente.
Un ciuffo ribelle di capelli gli copriva, in parte, gli occhi
chiusi. Il volto leggermente piegato da un lato era rilassato e sulla
bocca sensuale non v’era traccia della solita piega ironica.
La cravatta allentata e le maniche della camicia arrotolate
indicavano che doveva avere vissuto una intensa giornata di lavoro.
Un braccio era adagiato lungo il corpo, mentre l’altro era
piegato dietro la nuca.
Maya non riusciva a distogliere lo
sguardo da lui. Poteva ammirarlo senza remore e vedere il vero volto
di Masumi. Non aveva mai avuto l’opportunità di
studiarne i lineamenti, come poteva fare in quel momento.
Era
bello. Anche nel sonno trasudava eleganza e sensualità.
Arrossì immediatamente a quel pensiero. Fissando le sue mani,
senza volerlo, ricordò l’abbraccio imperioso ed i baci
infuocati ai quali lei aveva riposto con tutta se stessa. Nel
silenzio, Maya poteva quasi udire il battito impazzito del proprio
cuore.
Con rammarico, si chiese quale immensa gioia avrebbe potuto
provare, se il destino le avesse concesso di potersi risvegliare
accanto a lui ogni giorno e, mentre il cuore impazzito non le dava
tregua, per la prima volta provò una profonda e dolorosa fitta
di gelosia per la sua fidanzata.
Si rese conto, con struggente
semplicità, che non avrebbe mai potuto odiarlo.
L’amore,
irrealizzabile, che nutriva, le procurava un dolore sordo per il
quale non esisteva una soluzione.
Spinta da un desiderio
irrefrenabile, allungò una mano e, con delicata tenerezza, gli
spostò i capelli biondi dagli occhi. Notò le ciglia
lunge e folte e sentì sulla mano la carezza del suo respiro
lieve.
Percorse i lineamenti con la punta delle dita, piano, per
non svegliarlo.
Una lacrima le scese lentamente, scorrendo lungo
la morbida curva della gota. Ebbe la piena consapevolezza di ciò
che non avrebbe mai avuto. Masumi avrebbe sposato ed amato un’altra
donna. Mai, come quella sera, il dolore era stato più atroce.
Si chinò lentamente e chiudendo gli occhi, gli sfiorò
le labbra in un dolce bacio di addio.
- continua -