Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga medesimo. Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

Il sole del domani

By Oscar1755

Atto IX

Seduta in platea accanto a Sakurakoji, attendeva l’ingresso della signora Tsukikage. Era stranamente calma ed il brusio che le giungeva alle orecchie era filtrato dalla mente immersa in una atmosfera ovattata, causata dalla notte insonne che aveva trascorso.
Le labbra avvertivano ancora il respiro ed il bacio appassionato di Masumi e il suo corpo fremeva al pensiero delle sue mani carezzevoli.
Non riconosceva più se stessa. Aveva scoperto sensazioni sconosciute che l’avevano spinta a cercare disperatamente l’abbraccio di Masumi, dal quale si era sottratta con un intenso sforzo di volontà. Si chiese perché Masumi non fosse presente. Aveva inseguito per lungo tempo i diritti della dea scarlatta, cercando di ottenerli anche con mezzi poco onesti, ed ora non si presentava alla conferenza stampa. Si chiese che cosa provasse, se anche lui aveva passato la notte insonne. Sospirò sentendo la mano di Sakurakoji sulla sua.
- Sei agitata? – le chiese con premura.
- Un po’ – mentì, contenta di distogliere, anche se per poco, la propria mente dal pensiero di Masumi.
Osservò l’agitazione dei giornalisti, che, impazienti, attendevano la dichiarazione della signora Tsukikage in merito alla interpretazione delle due candidate.
Ayumi, seduta composta accanto alla madre gettò uno sguardo preoccupato al fotografo Hamil che le fece l’occhiolino, sorridendo. Appariva calma, ma nel proprio intimo temeva le parole che la signora Tsukikage avrebbe pronunciato tra breve. Aveva recitato al meglio delle proprie possibilità, ma riconosceva che l’interpretazione di Maya era stata talmente coinvolgente che lei stessa ne era rimasta rapita. Il suo innegabile talento si era manifestato in modo tanto sublime da far dimenticare al pubblico la propria essenza, proiettandolo in una dimensione dove il tempo e lo spazio sembravano non avere un significato terreno.
Con passo deciso, la signora Tsukikage salì sul palco per proclamare la vincitrice della sfida.
- Signori vi ringrazio per essere presenti. Come tutti sapete, vi ho invitato per comunicare il nome della prossima dea scarlatta. Sono una persona di poche parole, pertanto non vi tratterrò molto. Ayumi Himekawa e Maya Kitajima sono state entrambe di una bravura che definirei eccellente. Ho notato l’impegno durante le prove e il desiderio di ricreare una loro, personale, Akoya. Purtroppo devo fare una scelta. Senza fare torto all’altra indico Maya Kitajima come mia erede.
Il brusio del pubblico si levò più alto. La signora Tsukikage continuò.
- Lei ha saputo dare vita ad una Akoya splendida, il cui cuore, nonostante il profondo dolore della sua anima, esprime pienamente i sentimenti di gioia sublime, che solo un amore immenso e totale può donare.
Ma ora veniamo alla parte organizzativa. La nuova dea scarlatta verrà riportata sul palcoscenico tra sei mesi. Consiglio agli attori di prendersi un poco di riposo, perché le prove riprenderanno più dure ed esigenti.
In questo periodo la Daito si occuperà totalmente della organizzazione dello spettacolo.
Maya sobbalzò. Masumi aveva ottenuto la completa supervisione dell’opera di Ichiren Ozaki. Era riuscito nel proprio intento. Come aveva fatto? Lui non godeva delle simpatie della signora Tsukikage.
Fu costretta ad abbandonare quei pensieri dall’assalto dei fotografi e dei giornalisti che le chiedevano come si sentisse ad essere la nuova Akoya. Rispose alle domande con cortesia cercando con gli occhi la sua insegnate.
Finalmente libera, corse dietro le quinte, appena in tempo per udire una conversazione della signora Tsukikage con Genzo.
- Lei pensa che il signor Hayami sia la persona adatta per questo incarico? In passato non si è fatto scrupolo di tramare contro di lei.
- Genzo, non potevo fare diversamente. Ho preso questa decisione, sperando che sia quella giusta. Solo il tempo mi darà la risposta.
Maya rimase perplessa all’udire quelle parole. Che cosa significavano? Ritornò, piano, sui propri passi, mentre il cuore, pieno di dubbi, fremeva sempre di più per Masumi.
Sei mesi e un periodo di riposo. Nella mente le balenò l’idea che, forse, avrebbe dovuto allontanarsi da Tokyo. Masumi si sarebbe sposato tra qualche giorno e lei non voleva trovarsi in città, né leggere la notizia sui maggiori quotidiani. Il dolore le trafisse l’anima al pensiero che lo avrebbe visto tutti i giorni in qualità di supervisore dello spettacolo. E sarebbe stato sposato con Shiori. Come avrebbe potuto dimenticarlo? L’idea di partire per un lungo viaggio divenne una necessità.

Il taxi si fermo di fronte al palazzo della Daito Art Production. Conscia della decisione appena presa, ma mossa dalla sete di sapere, voleva vedere Masumi per ottenere le spiegazioni sullo strano comportamento della signora Tsukikage.
Mentre fissava i numeri che indicavano i piani percorsi dall’ascensore, la forza d’animo cominciò ad abbandonarla, lasciandola in balia di una crescente agitazione.
Desiderava, e allo stesso tempo temeva, l’incontro con Masumi, poiché non riusciva a controllare le proprie emozioni quando si trovava di fronte a lui.
Mentre l’ascensore si apriva, colta da un’improvvisa paura, decise di tornare sui propri passi.
- Maya!
La voce seria e professionale della segretaria di Masumi bloccò la sua intenzione di andarsene.
Uscì con passo incerto dall’ascensore dirigendosi verso di lei.
- Che cosa ci fai qui, a quest’ora?
Inspirò profondamente e cercò un motivo plausibile.
- Desidero parlare con il signor Hayami. Mi rendo conto che è molto tardi e sarà certamente uscito.
Mizuki la osservò reclinando il capo con aria interrogativa.
- No, è ancora nel suo ufficio.
- Non voglio disturbarlo. Non ho un appuntamento – replicò in un sussurro.
- Lo so che non hai un appuntamento, Maya. Ma puoi entrare, non disturberai affatto. Io stavo andando a casa. Entra pure, non è necessario che io ti annunci – concluse, con un radioso sorriso.
Imbarazzata, Maya percorse i pochi metri che la separavano dall’ufficio di Masumi.
Si fermò di fronte alla porta chiusa e si voltò giusto in tempo per ricevere il saluto di Mizuki, mentre le porte dell’ascensore si richiudevano.
Sostò immobile per qualche secondo, indecisa. Infine sollevò un braccio e bussò piano.
Non ricevendo risposta, entrò lentamente, sgranando gli occhi per la sorpresa. L’ufficio, diversamente da quanto si era attesa, era immerso nella penombra e sembrava deserto. Attese che gli occhi si abituassero alla luce fioca e ad un esame più attento si accorse che un uomo stava disteso, immobile, sull’elegante divano situato alla sua destra.
Si avvicinò senza fare rumore, con passi lievi ed incerti. Man mano che la distanza diminuiva, il suo cuore accelerava i battiti. Si fermò ad osservarlo. Il respiro regolare indicava che dormiva profondamente.
Un ciuffo ribelle di capelli gli copriva, in parte, gli occhi chiusi. Il volto leggermente piegato da un lato era rilassato e sulla bocca sensuale non v’era traccia della solita piega ironica.
La cravatta allentata e le maniche della camicia arrotolate indicavano che doveva avere vissuto una intensa giornata di lavoro. Un braccio era adagiato lungo il corpo, mentre l’altro era piegato dietro la nuca.
Maya non riusciva a distogliere lo sguardo da lui. Poteva ammirarlo senza remore e vedere il vero volto di Masumi. Non aveva mai avuto l’opportunità di studiarne i lineamenti, come poteva fare in quel momento.
Era bello. Anche nel sonno trasudava eleganza e sensualità. Arrossì immediatamente a quel pensiero. Fissando le sue mani, senza volerlo, ricordò l’abbraccio imperioso ed i baci infuocati ai quali lei aveva riposto con tutta se stessa. Nel silenzio, Maya poteva quasi udire il battito impazzito del proprio cuore.
Con rammarico, si chiese quale immensa gioia avrebbe potuto provare, se il destino le avesse concesso di potersi risvegliare accanto a lui ogni giorno e, mentre il cuore impazzito non le dava tregua, per la prima volta provò una profonda e dolorosa fitta di gelosia per la sua fidanzata.
Si rese conto, con struggente semplicità, che non avrebbe mai potuto odiarlo.
L’amore, irrealizzabile, che nutriva, le procurava un dolore sordo per il quale non esisteva una soluzione.
Spinta da un desiderio irrefrenabile, allungò una mano e, con delicata tenerezza, gli spostò i capelli biondi dagli occhi. Notò le ciglia lunge e folte e sentì sulla mano la carezza del suo respiro lieve.
Percorse i lineamenti con la punta delle dita, piano, per non svegliarlo.
Una lacrima le scese lentamente, scorrendo lungo la morbida curva della gota. Ebbe la piena consapevolezza di ciò che non avrebbe mai avuto. Masumi avrebbe sposato ed amato un’altra donna. Mai, come quella sera, il dolore era stato più atroce.
Si chinò lentamente e chiudendo gli occhi, gli sfiorò le labbra in un dolce bacio di addio.

- continua -

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