Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi  e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga medesimo. Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

Il sole del domani

By Oscar1755

Atto III

Ancora pochi giorni e avrebbe calcato la scena per interpretare la dea scarlatta. Non sapeva che cosa il destino le avrebbe portato, ma non era intenzionata a cedere la vittoria ad Ayumi senza lottare.
La mente agitata non ricordava quante ore avesse trascorso alla ricerca dello spirito della dea scarlatta. Non era certa di essere riuscita a catturarne l’essenza, ma il tempo aveva posto il suo segno indelebile sul cammino percorso, conducendola di fronte al compiersi del proprio destino.
L’intuito le suggeriva che nello spirito di Akoya si celava un mistero al momento inaccessibile per lei.
Un rapido sguardo all’orologio le ricordò che doveva prepararsi per la cena.
Dopo avere meditato a lungo di fronte al proprio guardaroba, scelse un abito di un’eleganza sobria che bene si adattava al carattere schivo e riservato. Si osservò allo specchio con occhio critico e si ritenne soddisfatta dell’immagine che vedeva riflessa.
Sakurakoji l’aveva invitata a cena per stemperare la tensione dell’attesa.
Inizialmente esitante, Maya aveva accettato, confidando che la buona riuscita della serata le avrebbe concesso una tregua, congelando, per qualche ora, l’opprimente sensazione di impotenza che la pervadeva da quando si era resa conto amare Masumi.
Il suono del campanello la riportò alla realtà. Sakurakoji era puntuale. Lasciando la propria stanza, lanciò un’ultima occhiata sulla rivista gettata sul letto, sulle cui pagine spiccavano titoli ed articoli inerenti la loro presunta relazione.
Aprendo la porta, sollevò le sopracciglia per la sorpresa. Sakurakoji sorridente le porse un mazzo di fiori. Il vestito che indossava era molto elegante e, per la prima volta, notò in lui un fascino penetrante.
- Sei molto gentile, Sakurakoji – lo ringraziò, accettando i fiori.
- Vogliamo andare? La cena ci attende.
Gli sorrise, sforzandosi di cancellare l’immagine di Masumi dalla propria mente, mentre richiudeva, piano, la porta alle sue spalle.
La cena era stata perfetta e di ottima qualità. La conversazione, amabile, era scivolata sui timori e sulle speranze racchiuse nell’interpretazione del loro personaggio, proprio come tra amici di lunga data, rendendo piacevole la serata.
Sakurakoji l’aveva presa per mano, aiutandola, mentre percorrevano l’ampia scala che conduceva all’uscita dell’elegante ristorante.
- Permettimi di aiutarti, Maya – le aveva chiesto con un sorriso.
Lei, in risposta, gli aveva offerto la mano, lasciando che lui la stringesse dolcemente.
All’esterno, Sakurakoji aveva continuato a tenerla per mano chiacchierando amabilmente.
Maya rimpianse di non riuscire ad essere così serena in compagnia di Masumi. Ogni volta che lo incontrava si sentiva depressa e sulla difensiva.
- Kuronuma è molto esigente, ma penso che sia un ottimo regista. Sei d’accordo con me Maya?
Non ricevendo alcuna risposta, la guardò in volto. Era immersa nei propri pensieri e lo sguardo assente sembrava fissare qualcosa o qualcuno che solo la sua mente poteva vedere.
- Maya? – la chiamò stringendole più forte la mano.
- Che cosa c’è?
- Tu non sei qui. Ti parlo, ma non mi ascolti. C’è qualcosa che ti preoccupa?
Maya arrossì violentemente, sentendosi in colpa. Sakurakoji era stato gentile ed impeccabile per tutta la serata. Aveva notato i suoi tentativi, peraltro riusciti, di rendere piacevole il loro appuntamento e lei lo ripagava sognando l’amore di un altro uomo.
- No, ma cosa vai a pensare – balbettò confusa – sono semplicemente stanca. Che ne dici di tornare a casa? Si sta facendo tardi e dobbiamo riposarci in vista della prima della dea scarlatta.
Sakurakoji intuì il tentativo di Maya di spostare il discorso su un altro argomento. Chinò il capo in segno di assenso.
- Come desideri – replicò in tono dolce.
Si fermarono davanti ad un semaforo pedonale rosso.
Sakurakoji la fissò con il cuore in tumulto. Lei era vicina, sentiva il suo fresco profumo e la calda stretta della sua mano gli infiammava il cuore. L’aveva contemplata tutta la sera, aspettando il momento opportuno per parlarle dei propri sentimenti, ma lei sembrava assorbita e catturata da altri pensieri.
Smise di indugiare ed avvicinandosi a lei, la abbracciò dolcemente posando le labbra sulle sue in un tenero bacio.
Maya si irrigidì per la sorpresa. Le sue braccia rimasero inerti lungo i fianchi, mentre il pensiero corse a Masumi. Si costrinse dimenticarlo, e chiudendo gli occhi, si lasciò baciare.
Si sentì affascinante tra le braccia di Sakurakoji e il suo bacio leniva il segreto dolore racchiuso nel cuore.
Scuotendosi da quei pensieri, sollevò le braccia e delicatamente lo allontanò da sé. Si fissarono per un lungo istante, imbarazzati.
Il semaforo pedonale divenne verde e Maya attraversò la strada di corsa. Si voltò un istante per salutarlo, sorridendo, poi riprese la sua corsa, lontano da lui, mentre il cuore pulsava convulsamente in preda alla sorpresa.

Nessuno dei due si avvide dell’auto nera parcheggiata poco distante.
Con il volto contratto in una smorfia di gelosia, Masumi aveva ricevuto la conferma dei propri sospetti. Maya e Sakutrakoji erano molto di più che semplici amici e le insinuazioni dei giornalisti erano, in realtà, veritiere. Si erano baciati e, nel momento in cui le loro labbra si erano sfiorate, si era sentito morire trafitto da un dolore insopportabile.
Il sospetto che Maya fosse innamorata di Sakurakoji lo accompagnava da tempo, ma vederlo con i propri occhi, aveva cancellato anche l’ultimo barlume di speranza.
Accecato dalla gelosia, strinse ferocemente le mani sul volante finché le nocche non diventarono bianche.
Scese dall’auto in preda ad una rabbia cieca ed entrò nel primo locale che incontrò, uscendone solo mentre il cielo si tingeva dell’argenteo colore dell’alba, dopo avere cercato conforto in diversi bicchieri di whisky e nella saggezza silenziosa del barman.
Odiava Maya per quanto lo faceva stare male. Chiamò un taxi con un cenno malfermo della mano.
L’auto si fermò di fronte alla sontuosa residenza della famiglia Hayami.
- Siamo arrivati, signore. – gli disse il tassista.
- Grazie – replicò Masumi allunandogli una banconota – e tenga il resto.
Entrò faticosamente nel palazzo, trafitto da un mal di testa lancinante.
Gli occhi Eisuke Hayami si fissarono nei suoi, allibiti.
- Masumi! Ma che cosa è successo? – lo aggredì avvicinandosi al lui – puzzi di alcool! Sei ubriaco!
- Padre che cosa fai in piedi a quest’ora? – gli chiese Masumi, ignorando le domande di Eisuke.
- E’ l’alba se non te ne sei accorto! Stavo andando a fare colazione e trovo te in questo stato! Allora che cosa hai combinato, per tornare a casa in queste condizioni?
Masumi ignorò le invettive del padre e cominciò a salire lentamente le scale.
- Mi riposo un paio di ore prima di andare in ufficio. Padre, ho intenzione di chiarire una serie di questioni con te, ma non ora. Come puoi ben vedere non sono nelle condizioni adatte per affrontare un discorso serio che mi sta particolarmente a cuore.
Eisuke Hayami rimase immobile, sconvolto dalle parole del figlio.
Masumi proseguì verso la propria camera, entrò e si gettò sul letto mentre un dolore pungente gli lacerava le tempie. Chiuse gli occhi desiderando, invano, un quieto oblio dall’amore che lo stava devastando.

- continua-

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