Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen),
Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono proprietà
di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e
quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga
medesimo. Questa fanfiction è stata creata senza fini di
lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno
leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto,
intesa….
Ancora
pochi giorni e avrebbe calcato la scena per interpretare la dea
scarlatta. Non sapeva che cosa il destino le avrebbe portato, ma non
era intenzionata a cedere la vittoria ad Ayumi senza lottare.
La
mente agitata non ricordava quante ore avesse trascorso alla ricerca
dello spirito della dea scarlatta. Non era certa di essere riuscita a
catturarne l’essenza, ma il tempo aveva posto il suo segno
indelebile sul cammino percorso, conducendola di fronte al compiersi
del proprio destino.
L’intuito le suggeriva che nello
spirito di Akoya si celava un mistero al momento inaccessibile per
lei.
Un rapido sguardo all’orologio le ricordò che
doveva prepararsi per la cena.
Dopo avere meditato a lungo di
fronte al proprio guardaroba, scelse un abito di un’eleganza
sobria che bene si adattava al carattere schivo e riservato. Si
osservò allo specchio con occhio critico e si ritenne
soddisfatta dell’immagine che vedeva riflessa.
Sakurakoji
l’aveva invitata a cena per stemperare la tensione
dell’attesa.
Inizialmente esitante, Maya aveva accettato,
confidando che la buona riuscita della serata le avrebbe concesso una
tregua, congelando, per qualche ora, l’opprimente sensazione di
impotenza che la pervadeva da quando si era resa conto amare Masumi.
Il suono del campanello la riportò alla realtà.
Sakurakoji era puntuale. Lasciando la propria stanza, lanciò
un’ultima occhiata sulla rivista gettata sul letto, sulle cui
pagine spiccavano titoli ed articoli inerenti la loro presunta
relazione.
Aprendo la porta, sollevò le sopracciglia per
la sorpresa. Sakurakoji sorridente le porse un mazzo di fiori. Il
vestito che indossava era molto elegante e, per la prima volta, notò
in lui un fascino penetrante.
- Sei molto gentile, Sakurakoji –
lo ringraziò, accettando i fiori.
- Vogliamo andare? La
cena ci attende.
Gli sorrise, sforzandosi di cancellare
l’immagine di Masumi dalla propria mente, mentre richiudeva,
piano, la porta alle sue spalle.
La cena era stata perfetta e di
ottima qualità. La conversazione, amabile, era scivolata sui
timori e sulle speranze racchiuse nell’interpretazione del loro
personaggio, proprio come tra amici di lunga data, rendendo piacevole
la serata.
Sakurakoji l’aveva presa per mano, aiutandola,
mentre percorrevano l’ampia scala che conduceva all’uscita
dell’elegante ristorante.
- Permettimi di aiutarti, Maya –
le aveva chiesto con un sorriso.
Lei, in risposta, gli aveva
offerto la mano, lasciando che lui la stringesse dolcemente.
All’esterno, Sakurakoji aveva continuato a tenerla per mano
chiacchierando amabilmente.
Maya rimpianse di non riuscire ad
essere così serena in compagnia di Masumi. Ogni volta che lo
incontrava si sentiva depressa e sulla difensiva.
- Kuronuma è
molto esigente, ma penso che sia un ottimo regista. Sei d’accordo
con me Maya?
Non ricevendo alcuna risposta, la guardò in
volto. Era immersa nei propri pensieri e lo sguardo assente sembrava
fissare qualcosa o qualcuno che solo la sua mente poteva vedere.
-
Maya? – la chiamò stringendole più forte la mano.
- Che cosa c’è?
- Tu non sei qui. Ti parlo, ma
non mi ascolti. C’è qualcosa che ti preoccupa?
Maya
arrossì violentemente, sentendosi in colpa. Sakurakoji era
stato gentile ed impeccabile per tutta la serata. Aveva notato i suoi
tentativi, peraltro riusciti, di rendere piacevole il loro
appuntamento e lei lo ripagava sognando l’amore di un altro
uomo.
- No, ma cosa vai a pensare – balbettò confusa
– sono semplicemente stanca. Che ne dici di tornare a casa? Si
sta facendo tardi e dobbiamo riposarci in vista della prima della dea
scarlatta.
Sakurakoji intuì il tentativo di Maya di
spostare il discorso su un altro argomento. Chinò il capo in
segno di assenso.
- Come desideri – replicò in tono
dolce.
Si fermarono davanti ad un semaforo pedonale rosso.
Sakurakoji la fissò con il cuore in tumulto. Lei era
vicina, sentiva il suo fresco profumo e la calda stretta della sua
mano gli infiammava il cuore. L’aveva contemplata tutta la
sera, aspettando il momento opportuno per parlarle dei propri
sentimenti, ma lei sembrava assorbita e catturata da altri pensieri.
Smise di indugiare ed avvicinandosi a lei, la abbracciò
dolcemente posando le labbra sulle sue in un tenero bacio.
Maya
si irrigidì per la sorpresa. Le sue braccia rimasero inerti
lungo i fianchi, mentre il pensiero corse a Masumi. Si costrinse
dimenticarlo, e chiudendo gli occhi, si lasciò baciare.
Si
sentì affascinante tra le braccia di Sakurakoji e il suo bacio
leniva il segreto dolore racchiuso nel cuore.
Scuotendosi da quei
pensieri, sollevò le braccia e delicatamente lo allontanò
da sé. Si fissarono per un lungo istante, imbarazzati.
Il
semaforo pedonale divenne verde e Maya attraversò la strada di
corsa. Si voltò un istante per salutarlo, sorridendo, poi
riprese la sua corsa, lontano da lui, mentre il cuore pulsava
convulsamente in preda alla sorpresa.
Nessuno
dei due si avvide dell’auto nera parcheggiata poco
distante.
Con il volto contratto in una smorfia di gelosia, Masumi
aveva ricevuto la conferma dei propri sospetti. Maya e Sakutrakoji
erano molto di più che semplici amici e le insinuazioni dei
giornalisti erano, in realtà, veritiere. Si erano baciati e,
nel momento in cui le loro labbra si erano sfiorate, si era sentito
morire trafitto da un dolore insopportabile.
Il sospetto che Maya
fosse innamorata di Sakurakoji lo accompagnava da tempo, ma vederlo
con i propri occhi, aveva cancellato anche l’ultimo barlume di
speranza.
Accecato dalla gelosia, strinse ferocemente le mani sul
volante finché le nocche non diventarono bianche.
Scese
dall’auto in preda ad una rabbia cieca ed entrò nel
primo locale che incontrò, uscendone solo mentre il cielo si
tingeva dell’argenteo colore dell’alba, dopo avere
cercato conforto in diversi bicchieri di whisky e nella saggezza
silenziosa del barman.
Odiava Maya per quanto lo faceva stare
male. Chiamò un taxi con un cenno malfermo della mano.
L’auto
si fermò di fronte alla sontuosa residenza della famiglia
Hayami.
- Siamo arrivati, signore. – gli disse il
tassista.
- Grazie – replicò Masumi allunandogli una
banconota – e tenga il resto.
Entrò faticosamente
nel palazzo, trafitto da un mal di testa lancinante.
Gli occhi
Eisuke Hayami si fissarono nei suoi, allibiti.
- Masumi! Ma che
cosa è successo? – lo aggredì avvicinandosi al
lui – puzzi di alcool! Sei ubriaco!
- Padre che cosa fai in
piedi a quest’ora? – gli chiese Masumi, ignorando le
domande di Eisuke.
- E’ l’alba se non te ne sei
accorto! Stavo andando a fare colazione e trovo te in questo stato!
Allora che cosa hai combinato, per tornare a casa in queste
condizioni?
Masumi ignorò le invettive del padre e
cominciò a salire lentamente le scale.
- Mi riposo un paio
di ore prima di andare in ufficio. Padre, ho intenzione di chiarire
una serie di questioni con te, ma non ora. Come puoi ben vedere non
sono nelle condizioni adatte per affrontare un discorso serio che mi
sta particolarmente a cuore.
Eisuke Hayami rimase immobile,
sconvolto dalle parole del figlio.
Masumi proseguì verso
la propria camera, entrò e si gettò sul letto mentre un
dolore pungente gli lacerava le tempie. Chiuse gli occhi desiderando,
invano, un quieto oblio dall’amore che lo stava devastando.
- continua-