Il grande sogno
di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi
sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan
Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e
pubblicazione del Manga medesimo. Questa fanfiction è stata
creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti
vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene,
pertanto, intesa….
Avevano finito con il discutere ancora.
Maya era uscita dalla cabina in un impeto di rabbia, altrimenti lo
avrebbe picchiato, e ora passeggiava per i corridoi di quella lussuosa
nave da crociera.
Sentiva il sangue ribollirle nelle vene e il viso in fiamme.
Lo odiava.
Odiava tutto di lui. Il tono ironico della sua voce. Il suo viso
perfetto. Il suo sorriso canzonatorio. La sua altezza che la
costringeva sempre a guardarlo dal basso e la faceva sentire ancora
più piccola di quanto non fosse. Più di tutto
però odiava i suoi occhi. Quello sguardo che riusciva a
farla salire alle stelle quando si posava su di lei carezzevole e
sincero, ma che aveva anche il potere di farla sprofondare nello
sconforto più totale quando tornava ad essere freddo e
altero.
Lo odiava.
Lo amava.
Amava tutto di lui. Il timbro roco della sua voce. Il suo viso
perfetto. Il suo sorriso malinconico. La sua altezza che la faceva
sentire protetta e sicura, come se niente potesse più farle
del male. Ma più di tutto amava i suoi occhi. Quello sguardo
che si posava su di lei come una carezza e l’avvolgeva con la
stessa delicatezza di un juban di seta dandole l’impressione
di essere il suo bene più prezioso.
Si fermò improvvisamente guardandosi intorno. Persa nei suoi
pensieri non aveva fatto attenzione a quali corridoi avesse imboccato o
percorso, e a quante scale. In quale punto della nave si trovava?
Sospirando si diresse verso un’inserviente che stava pulendo
qualcosa più avanti.
– Scusi…
La donna si voltò verso di lei.
– Buonasera signorina. Come posso aiutarla? Mi
scusi se mi trova impegnata nelle pulizie, ma quest’ora non
viene mai nessuno e ne stavo approfittando…
– Veramente… – la interruppe Maya. Ma la
donna non diede segno di aver sentito.
– Prego entri. Le porterò subito lo yukata.
Intanto può togliersi i vestiti in quella cabina
là in fondo, – disse indicando un arco
oltre la porta a vetri che stava pulendo.
– Ma io non… – Non riuscì a
finire nemmeno quella frase, che già la donna era scappata
verso un armadio dalla parte opposta.
Maya si guardò ancora intorno interdetta e lo sguardo le
cadde su una targa posta accanto alla vetrata.
Spa.
Rimase un attimo immobile a pensare, poi con una scrollata di spalle
entrò e si diresse verso la cabina, dove la donna aveva
già sistemato sul tatami un candido yukata a fiori rossi.
Maya dopo aver faticato un po’ a slacciare la lampo,
lasciò che il vestito le scivolasse ai piedi, si tolse i
gioielli e infine la biancheria. Osservò il suo corpo nudo
riflesso nello specchio che aveva di fronte e l’immagine del
letto che era nella cabina del signor Hayami le si
materializzò davanti agli occhi. Li sgranò
sorpresa e scosse la testa, mentre un’ondata di calore le
imporporava il viso e il collo.
– Ma cosa vado a pensare, – disse piano a se stessa.
Indossò il comodo yukata e uscì dalla stanza. La
donna di prima la stava aspettando e le indicò di seguirla.
Percorsero un corridoio illuminato dalla flebile luce di poche candele,
e sbucarono in un passaggio a cupola di plastica.
– Ma… sono fuori le vasche? – chiese
dubbiosa.
– Sì, signorina. C’è una
vetrata opaca che impedisce al vento e agli sguardi indiscreti di
distrurbare – ripose la donna.
Poi entrarono nel posto più meraviglioso che Maya avesse mai
visto. Un laghetto che sembrava in tutto e per tutto vero era
circondato da rocce e piante, mentre l’acqua cadeva da due
cascatelle opposte con un rumore molto simile a quello della pioggia
scrosciante e altrettanto rilassante.
– Signorina, mi scusi, a chi devo addebitare il trattamento?
Maya ci pensò su un attimo.
– Metta pure sul conto del signor Hayami. Royal suite
– disse infine con un sorriso sornione.
Visto che è colpa sua se mi sono arrabbiata, è
giusto anche che paghi per farmi calmare, pensò mentre,
toltosi lo yakata, si immergeva nella fumante acqua termale.
– Mi scusi, ha forse visto la signorina Kitajima? –
chiese Masumi allo steward.
– No, signor Hayami. È stato piacevole il
trattamento termale?
Masumi aggrottò le sopracciglia, rivolgendogli uno sguardo
interrogativo.
– Trattamento termale?
– Sì, ho appena visto che è stato
addebitato sul suo conto. Si tratta forse di un errore?
Ecco dov’è finita, pensò.
– No, nessun errore. Mi scusi, devo andare. – Mosse
alcuni passi, ma si voltò di nuovo verso l’uomo.
– Dove è la spa?
– Sul ponte numero cinque. L’ultimo.
L’ascensore è in fondo alla hall –
rispose lui rivolgendogli uno sguardo perplesso.
Maya era allungata vicino al bordo. La testa comodamente appoggiata ad
un asciugamano e solo le spalle fuori dall’acqua, si godeva
quel piccolo angolo di paradiso. In sottofondo una musica leggera di
shamisen completava l’illusione. Aveva deciso che almeno
finché fosse durato quel bagno non avrebbe più
pensato al signor Hayami, né all’ammiratore,
né al loro ennesimo litigio. Tanto era una situazione a cui
non c’era via d’uscita e tutto quello che
desiderava era che il mattino arrivasse in fretta e che quella crociera
avesse finalmente fine.
– Stupida, stupida, stupida… sei solo una
ragazzina stupida – disse a bassa voce.
– Questo avrei potuto dirtelo anche io, se solo non fossi
scappata a quel modo.
Maya aprì gli occhi di scatto, e si alzò in piedi.
– Cosa vuole, ancora? Non le passa mai la voglia di
tormentarmi?
– Torni a sedersi ragazzina.
– No. Non può darmi ordini.
Un leggero sorriso increspò le labbra di Masumi, mentre
abbassava lo sguardo sul corpo lucido della ragazza. Quando
tornò a guardarla negli occhi, il suo sguardo era diventato
cupo e febbricitante.
– Cosa vuoi da me, ragazzina? Sono pur sempre un uomo, te
l’ho già detto una volta. Siediti.
– Voglio… voglio solo la verità
– disse Maya con un brivido, e solo allora si accorse di
essere completamente nuda di fronte al signor Hayami. Si
rituffò nella vasca, con il viso completamente in fiamme.
– Io… io… oddio mi scusi. Non mi
ricordavo… sono mortificata… che
vergogna… per favore mi lasci uscire. Se ne vada.
– No! Adesso mi spieghi cosa volevi dire. Sono stanco di
questi tuoi discorsi lasciati a metà. Anche
l’altra sera avevi cominciato a dire qualcosa e poi ti sei
tirata indietro – le disse con tono duro.
– Per favore, signor Hayami, mi lasci a andare –
sospirò Maya mentre grosse lacrime cominciavano a scenderle
sulle guance mescolandosi ai rivoletti d’acqua che le
cadevano dai capelli. – Per favore.
– Maya! Cosa c’è? Perché
piangi, adesso? – Una nota di preoccupazione nella sua voce.
– Perché… perché…
– ma la ragazza non riusciva a proseguire, tanto forti erano
ormai i suoi singhiozzi. – Perché mi sta facendo
questo? Perché? – gli urlò
all’improvviso, abbassando poi la testa sul petto e dandogli
le spalle.
Masumi rimase fermo a guardarla qualche secondo, poi mosse un passo, e
un altro.
– Cosa ti sto facendo ragazzina? Non sei mai stata tanto
sconvolta dai nostri litigi. Mi hai sempre detto in faccia tutto quello
che pensavi di me. Cosa è cambiato?
– È che prima… prima…
– Maya chiuse di nuovo gli occhi e sospirò. Si
tormentava le mani e tremava nonostante la temperatura
dell’acqua fosse ideale. Un’ombra passò
sul vetro opacizzato e lei la seguì con lo sguardo fino a
che non scomparve.
– Allora ragazzina? – la voce calda di Masumi le
arrivò all’orecchio, e il suo fiato caldo le
accarezzò il collo. Si girò impaurita e se lo
trovò di fronte. Era lì, inginocchiato accanto a
lei, completamente vestito.
– Signor Hayami… – sentiva il cuore
galopparle all’impazzata nel petto e un calore sconosciuto
invaderle il corpo. Allungò una mano e gli spostò
una ciocca di capelli dalla fronte, lui la fermò e se la
portò alla guancia.
– Allora ragazzina?
Maya capì in quel momento che ormai non aveva più
niente da perdere, andasse come andasse, momenti come quello non
sarebbero comunque più tornati, e allora perché
non approfittare dell’occasione e ringraziarlo come avrebbe
sempre voluto fare?
– Prima non sapevo che lei fosse il mio ammiratore.
– Vide, mentre pronunciava quelle parole, gli occhi blu di
Masumi spalancarsi dalla sorpresa e un brivido scuoterlo, poi strinse
ancora di più la mano che la ragazza premeva contro la sua
guancia e abbassò la testa. Provò a parlare, ma
la sua bocca si muoveva muta. – E prima non ero innamorata di
lei, signor Hayami.
Non sapeva cosa l’avesse spinta rivelargli anche il suo
amore. Non avrebbe voluto, ma quelle parole premevano da troppo tempo
contro il suo cuore, per poterle trattenere ancora.
Masumi rialzò la testa di scatto. Gli occhi, se possibile,
ancora più spalancati, mentre lentamente un sorriso si
disegnava sulle sue labbra.
Maya aveva distolto lo sguardo, imbarazzata. Ma lui le prese il mento
tra due dita e la costrinse a guardarlo.
– Mi stai dicendo la verità?
– S…sì.
Lui le prese il viso tra le mani e le si avvicinò
lentamente, fino a sfiorarle le labbra con un bacio leggero. Poi un
altro e un altro ancora, e ancora.
– Signor… Hayami.
Maya non capiva, e non voleva neppure capire. Lui la stava baciando.
Solo quello importava. Sentiva il calore delle sue labbra sulle
proprie. Sentiva il suo pollice che le accarezzava la guancia. Sentiva
il suo sapore. Poteva toccarlo e rispondergli, e mettergli le mani tra
i capelli, e attirarlo a sé. Gli si avvicinò e
gli passò le braccia dietro la schiena in una muta richiesta
di stringerla, e lui non se lo fece ripetere. Le sue braccia la
circondarono e la strinsero, tanto era piccola e fragile, mentre con la
bocca continuava a baciarle ogni angolo del viso.
Maya gli aveva detto che lo amava. La sua Maya sapeva tutto e lo amava.
Forse era un sogno. Forse al mattino si sarebbe svegliato di nuovo nel
suo letto e la solitudine e nostalgia lo avrebbero soffocato, ma in
quel momento non era importante. In quel momento niente era importante
se non la ragazza tra le sue braccia e i suoi baci.
Si staccò dalla sua bocca per poterla guardare, per poter
leggere nei suoi occhi, ma lei lo attirò di nuovo a
sé.
– Baciami ancora. Non smettere mai.
Masumi la prese tra le braccia e la portò fuori dalla vasca.
La appoggiò a terra e le mise indosso lo yukata, poi
tornò a sollevarla e senza smettere di baciarla si
avviò verso la suite.
- FINE -