Dragon Ball, Dragonball Z, Dragonball GT, Bulma, Vegeta e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Akira Toriyama, Bird Studio e Toei Animation.

Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.

Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

 

 

Quello che non voglio dire

By Aresian

 

PREMESSA: Questa fanfiction è legata all’iniziativa “C’è posta per te…” ed è pertanto ispirata alla “Lettera” che Valentina ha, ipoteticamente, indirizzato a Vegeta. Per questa ragione il collegamento che rimanda a questa fanfiction lo trovate sia tra le “Autoconclusive altre di Are” che nella sezione “C’è posta per te…”. Sempre per lo stesso motivo all’interno della storia troverete riproposta, in integrale, la lettera di Valentina. Una raccomandazione. Questa fanfiction va letta con molta attenzione in quanto, cercando di non snaturare il personaggio (e in questo spero di non aver fallito), ho voluto portarlo a rispondere, in qualche modo, ai quesiti postigli dall’autrice della lettera. Come noterete, o meglio com’è nelle mie intenzioni, il tono della ff è agro-dolce.

Per Valentina. Spero che la risposta del Principe non ti deluda!!!

 

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Una giornata come altre, alla Capsule Corporation. Da tempo oramai sono finite le battaglie, all’ultimo sangue, per la difesa della Terra. Anche l’ultimo Drago Nero è stato sconfitto e Goku è partito con il Drago Shenron. Stiracchiandosi pigramente, Bulma si avvicinò alla porta finestra che dava sul cortile. Gli anni cominciavano un po’ a pesarle, doveva ammetterlo, ma le bastava posare lo sguardo sulla figlia Bra per ritrovarsi, d’incanto, giovane. Già, la sua Bra, così simile a lei tanto da sembrare due sorelle, quando le riusciva di farsi una tinta, ai capelli, decente. Una smorfia di disappunto ad alterare i tratti, ancora delicati ed attraenti, del suo volto.

“Bulma. Hai visto quel dannato robot?” chiese all’improvviso la voce rude e maschia del compagno.

La donna, con un sorriso sulle labbra, si volse ad incrociare lo sguardo d’ossidiana del saiyan. Accidenti a lui. In trent’anni era invecchiato si è no di un paio di anni terrestri. Il fisico asciutto e prestante, sembrava non soffrire affatto lo scorrere inesorabile del tempo.

“Se ti riferisci a Gill, Trunks se lo è portato in ufficio” rispose tranquillamente, prima di avvicinarsi al mobile bar e prendere una bibita.

“Dannazione, per una volta che quel dannato aggeggio può rendersi utile, sparisce” borbottò nel frattempo Vegeta, pronto a tornarsene nel GT.

“Bhè, tesoro. Non mi pare che tu faccia molto per non spaventarlo, ogni volta che ti vede. Sfido io che poi, non si lasci sfuggire l’occasione di evitarti” disse ironicamente la nostra amica, ricordando come il piccolo robottino sfrecciasse, terrorizzato, per i corridoi della Capsule, ogni volta che incrociava l’ombroso saiyan.

Vegeta si volse di scatto, innarcando un sopracciglio.

“Se prima di stasera non si fa vedere, ti garantisco che lo disintegro” ribattè duramente, prima di andarsene. Decisamente doveva essere di pessimo umore.

Nel frattempo, a diverse miglia di distanza, precisamente a casa di Gohan, un’accesa discussione vedeva impegnate Bra e la primogenita di quest’ultimo.

“Te lo ripeto. Tuo padre non è del tutto normale. Ho sentito più volte il nonno parlare di lui. Non dirmi che non sai che la prima volta che è venuto qui voleva distruggere il nostro pianeta” disse in tono convinto Pan.

Gli occhi azzurri di Bra lampeggiarono irritati. Nessuno poteva permettersi di parlare male di suo padre, neanche la sua migliore amica.

“E con questo? Hai forse scordato con quanto coraggio si è battuto contro Li Shenron? Tu c’eri non puoi negarlo. E quando credevamo che Goku fosse morto, lui era rimasta la nostra unica speranza e non si è tirato indietro” ribattè prontamente la giovane Briefs.

“Ma sta di fatto che è stato mio nonno a sconfiggere il Drago Nero, e anche contro Super C-17, tuo padre non è riuscito a combinare nulla di buono” fu la secca risposta della piccola Son.

Quanto facevano male a Bra quelle parole. Suo padre era un grande guerriero, coraggioso e leale. Aveva conbattuto sin oltre il  suo limite per difenderli, perché l’eroe doveva essere sempre Son Goku? Perché suo padre doveva essere sempre e solo lo spietato Principe dei Saiyan? Con rabbiosa veemenza schiaffeggiò in pieno viso Pan, scaraventandola a terra.

“Non ti permetto di parlare di lui in questo modo. Senza mio padre, Son Goku avrebbe fatto ben poco contro Majinbu. Lui ha …” iniziò a dire, in tono accorato.

Un lampo di sfida negli occhi di Pan, quando diede il colpo di grazia alle sue convinzioni.

“Ha permesso a Babidi di possederlo, solo per avere maggior potere, ed ha consentito il risveglio di Majinbu. Senza di lui sarebbe finito tutto subito e senza spargimenti di sangue” disse imperterrita la ragazzina, salvo pentirsene pochi istanti dopo, vedendo il lampo di dolore negli occhi azzurri dell’amica.

Annientata da quell’ineluttabile verità, Bra abbassò le braccia lungo i fianchi e, senza dire una parola, si avviò lentamente verso l’uscita, incrociando un perplesso Gohan.

“Bra che succede?” le chiese preoccupato, vedendo il suo volto pallido.

“Mio padre non è malvagio. Non lo è più da tanto tempo e nessuno di voi mi convincerà del contrario” singhiozzò la giovane, prima di rialzare il volto e fissare Gohan con gli occhi azzurri, carichi di ferrea convinzione e orgoglio. Un secondo dopo, decollava a tutta velocità, diretta verso casa.

Colpito dalle parole della ragazza, Gohan si rivolse alla figlia che osservava, con aria colpevole, la scena.

“Si può sapere cosa è successo, Pan?” chiese in tono severo.

“Le ho solo aperto gli occhi su chi è suo padre, ma credo di avere sbagliato” borbottò la giovane, stringendosi nelle spalle.

Gli occhi neri di Gohan si restrinsero per un attimo.

“E dimmi, Pan. Da quando sei in grado di giudicare chi è realmente Vegeta?” la redarguì brusco. “Hai commesso una sciocchezza, e spero tanto che Bra non dia retta ai tuoi sproloqui. Più tardi darò un colpo di telefono a Bulma per sapere come sta. Ti rendi conto di quello che hai fatto?” le chiese perplesso.

“Ma ho solo detto la verità” si difese la ragazzina.

“Può darsi, ma il passato di Vegeta che tu conosci è solo per “sentito dire”. L’hai visto com’era allora e come è adesso? In ogni caso non avevi nessun diritto di sminuirlo agli occhi di Bra. Lei ama suo padre. Dimmi, come ti sentiresti se qualcuno ti dicesse che io sono un codardo e un assassino?” proseguì duramente.

Pan impallidì. Solo in quel momento consapevole di quanto le sue parole potessero aver ferito l’amica.

“Mi dispiace” sussurrò contrita.

“Mi sembra il minimo. E domani vedi di andare alla Capsule a scusarti con lei e con Vegeta” disse Gohan, sospirando, improvvisamente stanco.

 

Bra irruppe in casa come una furia, sbattendo la porta e travolgendo un vaso che si infranse, con un sordo schianto, sul pavimento andando in mille frantumi. Attirata da quel frastuono, Bulma si affacciò sul corridoio.

“Bra, ma si può sapere cosa ti prende?” chiese perplessa, notando che era stata lei la causa di quel disastro. Ma la figlia, la ignorò e si fiondò nella propria stanza.

“Bra!!!” le urlò dietro la madre, perplessa.

“Che c’è da urlare in quel modo?” domandò Vegeta, uscendo dalla cucina.

“Bra mi è sembrata sconvolta. Sono sicura che stesse piangendo…” rispose la donna, preoccupata avviandosi decisa verso le scale. Doveva vederci chiaro. Il saiyan si limitò ad innarcare un sopracciglio, e a studiare l’aura alquanto turbata della figlia.

Quando Bulma raggiunse la porta della sua stanza la trovò sbarrata. Con delicatezza bussò.

“Bra, sono io. Fammi entrare, tesoro” disse dolcemente, ma la porta non si aprì. Nessun rumore proveniva dal suo interno e nessuna luce filtrava da sotto di essa. Dopo un paio di tentativi, Bulma comprese che era meglio lasciarla stare. Quando avesse avuto voglia di parlare, si sarebbe fatta viva lei. Non fu comunque necessario, attendere una sua “confessione” affinchè scoprisse le ragioni del suo malumore. Mezz’ora dopo, infatti, giunse la telefonata di Gohan che, in tono sommesso e dispiaciuto, le spiegò l’accaduto.

“Capisco. Non preoccuparti, Gohan. Ci penserò io” disse Bulma, ringraziandolo per averla avvertita.

“Che voleva, Gohan?” chiese Vegeta, non appena la donna lo raggiunse sulla veranda.

“A quanto pare, Pan ha raccontato a Bra del tuo passato, come dire, poco edificante e la nostra piccola c’è rimasta male. Forse dovresti parlare con lei” disse la donna, dopo un attimo di riflessione.

Vegeta non diede segno di avere compreso le parole della moglie, o meglio non mostrò reazione alcuna.

“No” fu poi, la sua lapidaria risposta. Non doveva spiegazioni per quello che era o era stato, neanche a sua figlia.

Bulma lo vide tornare in casa, le spalle erette e il viso altero. Mestamente scuotè la testa. Quel suo dannato orgoglio…

 

Per un paio di giorni, Bra rimase chiuse nella sua stanza, rifiutandosi di vedere sia i genitori che il fratello, aveva bisogno di riflettere e da sola. Rispettando la sua volontà, nessuno di loro la forzò.

Alle 07.30 del terzo giorno, la videro scendere per la colazione. Il volto, in apparenza, sereno e sbarazzino, come suo solito.

“Dammi tripla razione di frittelle, mamma. Questa mattina ho una fame da lupo” disse infatti, sedendosi a tavola.

Bulma e Trunks le lanciarono un’occhiata perplessa, ma preferirono non commentare. Vegeta, di par suo, ignorò l’atteggiamento della figlia, terminando il suo pasto, per poi alzarsi e recarsi nel GT, non accorgendosi dello sguardo addolorato che la figlia gli rivolse, vedendolo allontanarsi. Quando anche Bra fu uscita, Trunks si avvicinò alla madre.

“Mamma, non pensi che papà dovrebbe parlare con mia sorella?” chiese il giovane, mettendo i piatti nel lavello.

“Lo so. Ma quello zuccone pare non avere alcuna intenzione di farlo. Perché non provi a chiederglielo tu? Magari a te darà retta” disse Bulma, aprendo il rubinetto dell’acqua.

“D’accordo”.

 

Trunks lo trovò nel GT, già intento nei suoi massacranti allenamenti quotidiani. Per quanto la lotta facesse parte anche del suo DNA, non era mai riuscito a capire, sino in fondo, il bisogno quasi sviscerale che il padre nutriva di allenarsi, in continuazione.

“Papà” lo chiamo, interrompendo i suoi esercizi.

Vegeta si volse a studiare il suo volto.

“Ma quale onore. Vorresti forse farmi credere che hai deciso, per una volta, di allenarti anche tu?” chiese sardonico il saiyan.

“No. Volevo solo parlarti” disse prontamente il giovane.

“Mi sto allenando, Trunks. O parli menando i pugni, o esci dalla stanza” fu la secca risposta del padre.

Un mezzo sorriso aleggiò sulle labbra del ragazzo. C’era d’aspettarselo. E va bene. Un po’ di moto non gli avrebbe fatto male…

“D’accordo” disse prontamente, levandosi la giacca e la camicia, prima di incassare un gancio al mento. Suo padre non aveva certo esitato. Elevando all’istante la propria aura spirituale, Trunks si affrettò ad alzare la guardia e a contrattaccare…

 

“Bhè, cosa volevi dirmi?” chiese Vegeta, mentre prendeva un asciugamano per detergersi il sudore dal viso.

“Credo che dovresti parlare un po’ con Bra. Per quanto faccia finta di niente, credo proprio che le parole di Pan l’abbiano ferita” disse risoluto Trunks.

“E per dirle cosa? Che la mocciosa di Gohan ha detto il vero?” rispose prontamente Vegeta, disorientandolo.

“Ma papà… “ tentò di obiettare il ragazzo.

“Non fare l’ingenuo. Prima dello scontro con Majinbu, nessuno dei terrestri avrebbe dato un soldo bucato per la mia pelle. L’unico che si ostinava a chiamarmi amico era Gohan, a parte quello stordito di suo padre. Non sono Gohan e neanche Kaharoth. Kami me ne scampi, non lo sopporterei. Ma non per questo debbo giustificarmi con te o con chiunque altro per quello che sono o sono stato. Il mio passato è morto e sepolto. Non voglio parlarne, né con te né tanto meno con lei e l’argomento è chiuso”.

Il tono di Vegeta non ammetteva repliche e Trunks lo sapeva.

“Come vuoi” si limitò a dire, prima di reindossare i vestiti e avviarsi verso l’ufficio. Nessuno dei due si accorse che qualcun altro aveva seguito quella conversazione. Un’ombra che percepiva la sofferenza racchiusa dietro a quello scudo di parole aride e fredde, un’ombra che non aveva più bisogno di parole…

Senza esitare, Vegeta riprese ad allenarsi con un accanimento quasi maniacale, riducendosi allo sfinimento. Tutto pur di non pensare. Perché Bulma e suo figlio non volevano capire? Perché non riuscivano a comprendere che mai, come in quel momento, avrebbe voluto essere l’esatto contrario di quello che era stato per una vita intera. Che avrebbe dato la vita pur di non vedere negli occhi azzurri della figlia l’orrore e il ribrezzo per quello che lui era stato e forse, dentro di sé, era ancora. Lui era un saiyan, dannazione, non uno stupido, sentimentale, terrestre. Perché non volevano capirlo? Avrebbe dato la sua vita per loro, ancora una volta, ma più che quello non gli era rimasto altro da dare…

 

Trascorsero altre due settimane. Bra si aggirava per casa, come un’anima in pena, e Vegeta faceva del suo meglio per evitarla, neanche avesse avuto la peste. Pan si era presentata un paio di volte alla Capsule Corporation, sinceramente dispiaciuta di avere arrecato tanto dolore all’amica, ma Bra si era sempre rifiutata di parlare con lei. Bulma e Videl avevano avuto una lunga chiacchierata in proposito e avevano stabilito che il tempo avrebbe sanato quella frattura, che si era creata tra le due ragazze. Quello che sembrava impossibile ricucire era il rapporto padre e figlia, o meglio l’atavica ritrosia che Vegeta mostrava ogni volta che i suoi turbolenti sentimenti venivano sconvolti. La convinzione che la figlia ora lo detestasse, o lo vedesse con occhi diversi, lo spingeva a rifiutare ogni contatto con lei, incapace di affrontare una situazione che lo avrebbe visto costretto a svelare cose che non voleva dire, neanche a Bra.

Dopo l’ennesima giornata di allenamenti massacranti, Vegeta si concesse una rilassante doccia. Rigenerato dal getto d’acqua il saiyan tornò nella camera da letto per indossare i suoi vestiti. Stava allacciandosi i pantaloni quando notò, sul copriletto, una piccola busta bianca. Vagamente incuriosito, la prese tra le mani. Per Vegeta, c’era scritto. Aveva tutta l’aria di essere una lettera.

“E’ arrivata questa mattina” disse la voce di Bulma alle sue spalle.

“Per me?” domandò perplesso il saiyan, come se gli avessero appena detto che il Pianeta Vegeta si era ripristinato da solo. E chi diamine poteva scrivergli? A parte i soliti svitati terrestri che frequentavano la sua casa, nessun’altro lo conosceva, tanto da osare scrivergli almeno. Avrebbe voluto stralciare quella lettera, ma la curiosità fu più forte.

“Bhè. Hai intenzione di curiosare?” chiese infastidito alla moglie, che era rimasta ferma sulla soglia della stanza.

Con un sorriso indulgente, Bulma si allontanò, tanto sapeva già cosa conteneva quella lettera…

Sedensodi sul letto, Vegeta estrasse il candido foglio dalla busta studiando la grafia aggraziata e gentile che si dipanava, elegante, innanzi ai suoi occhi. Dopo un attimo si risolse a leggerla…

 

*

Ciao Vegeta ^^__^^

non mi conosci ,ma io so quasi tutto di te!

Non ti irritare però dai!

Mi chiamo Valentina ,ho 18 anni e ti voglio un bene dell'anima.

All'inizio ti odiavo ,mi affascinavi ,ma ti odiavo .

Andando avanti e seguendo le tue avventure ho imparato ad amarti.

Tu ,la tua forza fisica e morale ,la tua rabbia ,la tua determinazione : sei tu l'eroe.

Non Kaarot che ha abbandonato la sua famiglia milioni di volte ,non quel sempliciotto egoista di Goku ,ma tu .

Ti ammiro dal profondo dell'anima perchè hai avuto la forza e  il coraggio

di cambiare ,

Goku non riuscirebbe mai in un'impresa tanto ardua .

Tu vissuto tra l'odio e le barbarie ,che per più di vent'anni non hai fatto altro che uccidere, dato che questo  ti era stato insegnato ,hai saputo aprire cuore e mente alla vita, al vero coraggio e sei diventato una persona complessa ed eroica.

Mutare  i propri pensieri è difficilissimo ,contrastare le proprie emozioni e capovolgere le convizioni su cui si poggia la vita che abbiamo vissuto fino al momento della svolta è quasi impossibile .

Solo i veri uomini ci riescono.

E poi l'accettare che Kaarot fosse più forte di te ti ha reso ai miei occhi un Dio.

Quando hai detto che ormai il tuo obiettivo era solo quello di migliorarti e superare il limite delle tue capacità , ti ho ammirato come non ho mai fatto con nessuno.

Hai carpito la realtà della vita ,i suoi segreti per intraprendere  una continua e sana  lotta con se stessi che conduce ad un miglioramento fisico e mentale della persona inarrestabile.

Che forza che c'è in te Vegeta.!

Sei il mio idolo !

Mentre Goku ha poca personalità ,il Principe dei Saiyan  ha dimostrato di essere un uomo con le sue debolezze e mancanze ,ma che non ha mai gettato la spugna,che non si è mai dato per vinto.

Ci si rivede molto più in te che in quella terza classe,sei il simbolo dell'essere umano ,dell'uomo  che è riuscito a battere le difficoltà della vita .

Cadendo a volte ,ma continuando a combattere .

Non smettendo mai di  lottare .

Questo è il vero eroismo ,superare se stessi e le proprie debolezze scontrandosi con un Titano maligno come  la vita  e  non facendosi distruggere da esso ,riuscendo a mantenere tutta la propria dignità.

Sei l'unico esempio su cui mi appoggio per continuare ad esistere  e  non lo sai ,ma mi hai aiutato in tantissimo modi.

Quando sono al limite delle  forze e sento di non farcela più o quando sono terrorizzata e spaventata mi illudo di essere  una discepola dei sayan e che  quindi non posso arrendermi ,penso che tu non lo hai mai fatto e che se mi dessi per vinta mi  reputeresi  una femmina inetta e stupida :una codarda.

Così mi do forza ,pensando di farti piacere ,cercando di essere al tuo livello ,sperando di farmi amare da te.

Sei costantemente presente nella mia mente in tutto ciò che faccio .

Il ricordo delle tue gesta mi regala fiducia e non mi permette di mollare anche quando desidero disperatamente farla finita.

Grazie Vegeta.

Grazie perchè mi hai tenuto compagnia nei momenti più oscuri della mia vita .

Da sempre seguo le tue vicende che  mi hanno regalato delle emozioni incredibili ,immergermi nella tua vita (scusa l'invadenza^^__^^"")mi ha dato un piacere infinito.

Vorrei tanto che tu fossi mio padre .

Lo desidero e spesso faccio finta che sia così ,che io sia tua figlia e tu il mio genitore .

Mi accontenteri anche di incontrarti solo una volta .

Mi piace sapere che c'è una famiglia come la tua in una parte dell'universo .

Adoro avere la convizione che tu ami con tutto te stesso Bulma, Bra e Trunks .

Lo trovo enormemente confortante, è un pensiero   che rende la mia vita più bella.

Ti prego continua ad amare con tutto te stesso la tua famiglia,non lasciarla mai ,sii sempre il Vegeta che ho imparato a conoscere e e ad apprezzare  in questi anni.

 

Metteri la mia vita nelle tue mani .

 

Valentina.

*

 

L’animo del saiyan venne percorso da un brivido di turbamento. Nessuno, sulla Terra, a parte la famiglia Son e quei quattro svitati di ex- guerrieri terrestri, conosceva la sua storia, sapeva chi era in realtà. Solo una persona, al mondo, avrebbe potuto scrivere quella lettera. Ma timorosa di rivelarsi, così come difficilmente avrebbe saputo rivelarsi lui, aveva trovato quell’ingenuo espediente per dirgli quanto il suo cuore provava, sentiva per lui, fugando i timori di un guerriero saiyan, coraggioso e temerario in battaglia ma terrorizzato all’idea di affrontare due zaffiri colmi di lacrime.

“Valentina. Ma dove lo hai pescato questo nome, Bra?” si domandò lasciandosi sfuggire un sorriso ironico. Mocciosa impertinente, così alla fine aveva preso lei l’iniziativa. E solo Kami sapeva quanto avesse avuto bisogno di sentire quelle parole, non già di condanna ma di amore incondizionato. Gli occorse una notte intera, trascorsa nel GT, a strappargli quattro righe in risposta, giacchè il suo orgoglio smisurato lo inibiva ancora una volta.

 

^Valentina

che nome assurdo. Potevi trovarne uno migliore come pseudonimo. Oh, puoi contarci che detesto che qualcuno si impicci della mia vita privata, razza di mocciosa che non sei altro. Ma posso sorvolare su questo, visto che mi definisci il tuo eroe. Mi domando se tu abbia realmente idea di chi sia, o cosa sia un eroe, perché io non lo sono. Oh, Kami sa quanto vorrei esserlo, per una volta nella vita. Io, che ho sempre goduto nel vedere il terrore sul volto dei miei avversari, delle mie vittime, vorrei, ora, vedere solo fiducia e amore nei tuoi occhi di zaffiro. Persino per tua madre, leroe è stato sempre Goku. Mai lo avrebbe detto in mia presenza, ma so che è sempre stato così. In fondo, è sempre stato Kaharoth il salvatore. Io solo il distruttore. Non ho mai saputo vincere una battaglia che realmente contasse. Freezer, lo ha eliminato un moccioso sprovveduto e saccente che porta il mio stesso sangue. Cell, sconfitto da un mocciosetto di undici anni, capace di superare il padre e il suo principe. Stupido, irriverente mezzo-sangue Già, che però ho tentato di salvare da Borjack. Quale arcano e insano sentimento mi ha spinto a commettere unidiozia simile? Forse perche, in fondo, ho sempre ammirato quel suo indomito coraggio di ragazzino. E Majinbu, tanto stolto da risvegliarlo io stesso. Come sempre. E chi lo ha sconfitto? Non io. No, Kaharoth, e sempre lui ha abbattuto Super C-17 e Li Shenron. Perché diamine dovrei essere un eroe io? Eppure tu mi consideri meglio di Kaharoth!!! Kami, quanto fa bene al mio arido cuore questa tua frase, piccola. Io, per una volta, migliore di Kaharoth!!!

Mi domando cosa diamine puoi saperne tu, mocciosetta di 18 anni, su cosa sia il “coraggio”. Ho affrontanto migliaia di avversari, non ultimo Li Shenron, senza mai esitare un solo istante, spinto dal mio orgoglio e dal desiderio di dimostrarmi il migliore, ma non era quello coraggio. Come un vigliacco, sono scappato davanti alle uniche cose belle della mia vita. Guidato dall’orgoglio ho voltato loro le spalle…. No coraggio è stato decidere semplicemente di “amarvi” come nessuno mi aveva mai insegnato a fare. Non sono un grande esempio di padre. I,o che mai ne ho avuto uno, non so neanche da dove si inizi a fare il padre. Troppo orgoglio in me, per abbassarmi a capire i miei figli. Troppa alterigia nei miei gesti, per cedere alla dolcezza di un loro sguardo. Ma, Bra. Darei la mia vita cento volte per voi, lunica luce nella tenebra oscura che è stata la mia vita. Tutto questo dovrei dirti. Ma mai le mie labbra pronunceranno queste parole. Il mio stramaledetto orgoglio viene al di sopra di tutto, anche di quello che provo per te, per voi. Accontentanti di questo inutile  pezzo di carta e dimentica persino di averlo ricevuto. Io so amare solo a gesti, Bra.

Vegeta^.

 

Parole scritte rapide, veloci, su un foglio candido che si tinge di nero, come a specchio del continuo contrastro di luce e tenebra che ha sempre contraddistinto la sua vita. Una lettera accorata, sentita, che però… finisce accartocciata in un cestino. L’orgoglio ha vinto ancora.

 

E’ il crepuscolo quando Bra, dopo una lunga giornata al liceo, torna a casa. Le luci nel GT sono accese e il frastuono dei colpi si avverte anche dal cortile. Al solito suo padre è rinchiuso ad allenarsi. Sono settimane che ha scritto quella lettera. Sciocca, come se usando un nome falso avrebbe potuto ottenere una risposta dal padre…. Con passo stanco entra nella casa. Un’altra giornata, lentamente, volge al termine.

“Mamma, vado a cambiarmi”.

“Certo tesoro. La cena sarà pronta tra un’ora” la risposta di Bulma, intenta ai fornelli.

La sua stanza, accogliente, piena di pupazzi e foto delle rockstar più in voga al momento, l’accoglie, come tutte le sere. C’è qualcosa di diverso, però, quella sera. Una busta bianca, deposta sul copriletto rosa. Che avesse risposto? Ansiosa a gettare a terra la cartella, raccogliere quella preziosissima busta e rigirarsela tra le mani. Nessun indirizzo, nessun mittente, solo una busta bianca. Con impazienza aprirla, estraendo il prezioso contenuto. Poche righe scritte con una grafia energica e sicura.

 

Valentina,

carino come pseudonimo, Bra, ma con me non attacca.  Scrivi romanticherie sceme al tuo fidanzato, non a tuo padre. Sei proprio come tua madre, non vi smentite mai. Adesso, straccia questo cavolo di foglio di carta e fiondati nel GT. Oggi ti mostrerò chi è tuo padre.

Vegeta

 

Un grido di gioia, sfuggito dalle labbra della giovane. Una nuvola d’azzurro a fiondarsi lungo i corridoi, silenziosi, della Capsule. Il fiato mozzo per l’emozione. Assurdo dirlo, ma dopo tanti giorni di silenzi gli pare impossibile trovarsi difronte a suo padre, un uomo che ha avuto il coraggio di affrontare il suo passato e di ricominciare a vivere. Suo padre, il suo “eroe”.

“Papà” un sussurro appena udibile, poi le sue robuste braccia intorno al suo esile corpo. Un ruvido abbraccio. Niente di più avrebbe ottenuto da lui, ma era tutto quello che desiderava. Non aveva bisogno di sentire parole che mai le avrebbe detto, bastava quel gesto che per lei voleva dire… tutto.

 

- FINE -

 

 

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