Dragon
Ball, Dragonball Z, Dragonball GT, Bulma, Vegeta e tutti gli altri personaggi
sono proprietà di Akira Toriyama, Bird Studio e Toei Animation.
Questa
fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e
per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….
ANNO 778 DB:
Dopo anni di battaglie la
Terra conosce finalmente un periodo di meritata pace. Ad animare i telegiornali
della rinomatissima TV locale non sono le minaccie di oscuri mostri tipo Cell o
Majinbu ma piuttosto la solita rapina in banca, la tentata rapina giacchè da
quando Great Saiyaman e Great Saiyan Girl sono in circolazione il tasso di
delinquenza è calato vertiginosamente. Tutti vivono le loro pacifiche
esistenze, chi nella pacata tranquillità delle montangne come Goku e famiglia e
chi invece nella caotica città come la famiglia Briefs. Ordinaria
amministrazione, ma per qualcuno stava per arrivare giornata carica di novità-
Già sarebbe stata alquanto movimentata e …. istruttiva…..
“Trunks…. Insomma, smettila di
disturbare tuo nonno” urlò esasperata, Bulma. Quella piccola peste non riusciva
proprio a tenersi fuori dai guai, e decisamente, giocherellare con il laser o
la pistola ionizzante del nonno non era il massimo della prudenza.
“Tranquilla, tesoro. Li ho
disattivati ieri sera. Lascia che si diverta pure, tanto sono innoqui” disse il
Dott. Briefs finendo di avvitare un bullone.
Bulma levò le braccia al cielo
in un plateale gesto di resa. Possibile che solo lei pensasse all’educazione di
quel marmocchietto saccente e troppo sicuro di sé? Vegeta ci sogghignava sopra,
sua madre, bhè lei pensava solo a produrre un mare di biscotti per il nipote
preferito (che tra l’altro era anche l’unico) e il padre gli dava tutti i vizi
possibili. Così non si poteva andare avanti, proprio no.
“Non mi interessa, papà. Deve
imparare ad obbedire. Adesso metti tutto a posto e vai subito a riordinare la
tua camera, svelto” disse in tono burbero, rivolta al figlio.
Trunks mise su un delizioso
broncio, che tuttavia non commosse la madre e strascicando i piedi si allontanò
dal laboratorio.
^Prima o poi riuscirò a
mettergli un po’ di sale in zucca^ pensò la donna prima di sedersi davanti al
modernissimo PC e riprendere il lavoro.
Trunks, un po’ risentito per
il rimprovero materno, si stava avviando mestamente verso la propria camera, ma
per farlo dovette passari davanti al Gravity Room. Dai suoni sordi e roboanti
che avvertiva provenire dall’interno, suo padre doveva essere intento in uno
dei suoi “mitici” allenamenti. In genere si allenavano insieme, ma quando
Vegeta voleva svolgere sedute speciali lo sbatteva sempre fuori con un
perentorio “Sarebbe troppo per te. Esci”. Che suo padre fosse forte e potente
lo aveva sempre saputo. Del resto, il combattimento con Majinbu aveva messo in
evidenza la straordinaria forza che il padre, Goku e Gohan erano in grado di
sprigionare. Quanto avrebbe dato per poter assistere a quegli allenamenti….
^Bhè^ Pensò il ragazzino.
^Dalla sala di controllo del GT potrei assistere indisturbato. Il monitor
permette di studiare quanto avviene nell’interno^.
Soddisfatto per quella trovata
il giovane saiyan fece dietro front e si intrufolò nella Sala in questione.
Vegeta, nel frattempo, si
stava allenando a gravità 300 senza l’ausilio della trasformazione. La
muscolatura tesa per lo sforzo e perlacce gocce di sudore sulla pelle. Era da
circa un’ora che procedeva in quell’estenuante esercizio e aveva programmato di
proseguire ancora per altri trenta minuti. Poi avrebbe gradualmente ridotto il
carico gravitazionale sino a condurlo al livello normale. In questo modo
avrebbe avuto tranquillamente il tempo per operare un defaticamento muscolare.
Passandosi una mano sul volto sudato, il saiyan si concesse un’attimo per
prendere fiato. Fu allora che notò la spia di comando del GT accendersi.
^Merda. Non adesso, Bulma^
pensò contrariato. Quella donna aveva lo stramaledetto vizio di interromperlo
sempre sul più bello.
Ormai rassegnato a dover
sospendere bruscamente l’allenamento, rimase particolarmente sorpreso
nell’avvertire l’improvviso e repentino aumento della gravità.
“Ma che diamine” esclamò
perplesso. Improvvisamente gli divenne difficile reggersi in piedi. Prima di
finire spiccicato al suolo, come una sogliola, decise di trasformarsi in SSJ.
Questo gli permise di controllare la nuova gravità.
^Che diamine….^ pensò
allibito. Il rivelatore del Trainer indicava 650 G.
“Bulma. Sei impazzita? Spegni
il Trainer” gridò rabbioso. Vabbè che volesse attirare la sua attenzione ma
stavolta aveva realmente esagerando.
Nessuna risposta solo il
sibilo del Trainer che continuava imperterrito a funzionare. Spazientito il
saiyan si avvicinò al quadro comandi per ridurre, personalmente, la gravità. Ma
questa incremetò ancora vertiginosamente superando, in pochi secondi, i 1200G.
Nonostante la trasformazione
in SSJ, Vegeta fu costretto al suolo dalla pressione gravitazionale eccessiva.
“BULMAAA!!!” gridò inferocito,
operando la trasformazione in SSJ2 e rimettendosi in piedi.
^Questa volta l’ammazzo” pensò
il saiyan fuori di sé. Con un gesto brusco abbassò la leva di controllo
riportando, rapidamente, la gravità al livello normale. Spense il Computer e,
senza neanche asciugarsi il sudore, si precipitò fuori dal Trainer, uno sguardo
omicida dipinto sul volto.
“Dannata, donna. Vieni fuori”
sbraitò fiondandosi nel corridoio per poi bloccarsi di colpo trovandosela di
fronte, con la tuta da meccanico indosso e una lattina di birra in mano.
“Che succede, Vegeta?” chiese
Bulma perplessa trovandoselo innanzi accaldato, estremamente sexy con quei
pettorali lucidi di sudore e … lo sguardo omicida….
“Se hai deciso di accopparmi,
ti avverto, hai sbagliato tattica. Che diamine ti è saltato in mente?”
l’aggredì furioso, serrando i pugni fino a far divenire livide le nocche delle
mani.
^Ma perché è così furioso?^ si
domandò la donna.
“Non capisco, Vegeta. A cosa
ti riferisci?” chiese dubbiosa.
Gli occhi neri del saiyan
lampeggiarono d’ira, prima che l’uomo prendesse rudemente per un braccio la
donna e la trascinasse di peso verso la Gravity Room.
Bulma, benchè irritata dal suo
atteggiamento, comprese dalla ferrea presa sul suo braccio che il saiyan era
ben oltre il livello di guardia. Doveva essere successo qualcosa di molto serio
per spingerlo al limite del controllo in quel modo. Vegeta si fermò solo quando
giunse innanzi ai comandi del Trainer e, con lieve pressione, fece scattare
l’indicatore sull’ultima gravità impostata.
“Questo?” disse in tono brusco.
Bulma guardò oltre la spalla
del marito e impallidì. L’indicatore era fermo su 1350G con la predisposizione
all’incremento di 50G ogni dieci secondi. Il GT era in grado di sostenere una
gravità massima di 1500 G poi sarebbe collassato implodendo. Vegeta aveva
rischiato grosso e non solo lui. Se il Trainer fosse imploso la stessa Capsule
Corporation sarebbe saltata in aria.
“E’ assurdo” balbettò la
donna, riprendendosi. “Si sarebbe inserito il sistema di sicurezza e l’allarme
sarebbe scattato anche nel Laboratorio.
Io e mi padre l’avremmo sentito” disse confusa.
Vegeta si voltò a guardare la
moglie. Ora, che i fumi dell’ira stavano scemando, ricominciava a ragionare.
“Aspetta un momento. Vuoi dire
che non sei stata tu ad attivare il controllo del Trainer?” chiese dubbioso.
“Cosa? Ma certo che no. Ero in
laboratorio con mio padre” disse prontamente la donna. “Ma dico, sei matto.
Pensi davvero che potrei farti uno scherzo simile. Sarò egocentrica ma non sono
pazza” obiettò poi, comprendendo il senso delle insinuazioni del compagno.
“Ah, no? Sbaglio o non sarebbe
la prima volta che mi giochi un tiro simile?” ribattè sardonico il saiyan.
Bulma sbuffò indispettita. E
vabbè, una volta gli aveva portato la gravità a 450G, ma sapeva perfettamente
che per lui non sarebbe stato un problema.
“Andiamo,
Vegeta. Non è in questo modo che risolveremo il problema. Appurato che non sono
stata io e che il Trainer non presenta un’avaria… il punto è … chi lo ha
attivato?” domandò la donna, passandosi una mano tra i capelli.
Vegeta fissò
per un istante la moglie, poi, un pensiero gli balenò per la mente.
Concentrandosi cercò l’aura del figlio. Ma guarda, stranamente l’aveva
azzerata.
“TRUUUNNNNSSS!!!!”
gridò deciso. Il timbro della sua voce, duro e perentorio, fece correre dei brividi
lungo la schiena della donna, figuriamoci quale effetto poteva avere provocato
nel piccolo erede…
Trunks si era
rintanato sul tetto della casa, ma anche da lì aveva avvertitò distintamente il
ringhio rabbioso del padre. E pensare che voleva solo assitere al suo
allenamento. Chi diamine poteva immaginare che avrebbe azionato il pulsante
sbagliato e rischiato di fare saltare tutti in aria? Cielo. Se suo padre non
fosse stato in grado di trasformarsi in SSJ2 e fermare rapidamente il Trainer,
lo avrebbe ucciso e con tutta probabilità sarebbero morti tutti. Cos’aveva
fatto??? Calde lacrime di spavento colmarono gli occhi azzurri del piccolo
saiyan. Gli tremavano le mani. Anche perché era consapevole che avrebbe avuto a
che fare con l’ira paterna e non sarebbe stato affatto piacevole.
“Vegeta…
Aspetta…. Dannazione, vuoi aspettarmi?” gridò Bulma affannandosi per stargli
dietro, mentre il marito perlustrava a razzo la casa, a caccia del figlio.
Bulma si appoggiò ansante allo stipite della porta della cucina. Trunks era
decisamente nei guai. Se Vegeta riusciva a trovarlo non osava pensare a cosa
gli avrebbe fatto, era talmente alterato. Certo che anche Trunks, insomma,
quando avrebbe perso il vizio di mettersi a giocare con le cose elettroniche?
Vabbè che era suo figlio e fosse naturalmente portato per la tecnologia ma era
anche mezzo saiyan e questo lo rendeva altamente “pericoloso”. Aveva poi
ereditato quella curiosità spiccata propria del padre, con la differenza che
essendo bambino, non riusciva a dominarla con la razionalità.
“Trunks. Vieni
fuori, è meglio per te” gridò Vegeta, certissimo che il figlio potesse udire le
sue parole.
“Tesoro, cerca
di calmarti. Non l’ha fatto certo apposta. Come al solito avrà smanettato sui
comandi mandando in tilt il trainer” cercò di ragionare la donna.
Vegeta si
voltò repentinamente a guardarla.
“Ci
mancherebbe solo che l’avesse fatto apposta. Maledizione, moccioso, vieni
fuori” sbraitò nuovamente uscendo nel cortile.
“Oh, merda” e
chi riusciva a calmarlo…..????
Vedendo il
padre nel cortile, il piccolo saiyan si acquattò per non farsi notare ma non
aveva fatto i conti con l’intuito paterno. Gli bastò incrociare il suo sguardo
d’ossidiana per avere la portata di quanto fosse arrabbiato. Spaventato il
piccolo tentò di allontanarsi in volo. Sarebbe andato da Goten, lì Goku e Gohan
avrebbero fatto ragionare suo padre.
“FERMATI”. Il
ringhio di Vegeta era ben più di una minaccia. Il piccolo abbassò la testa e si
arrestò a mezz’aria senza avere il coraggio di guardarlo.
“Vieni giu”
disse poi il principe, il tono sempre freddo e perentorio, mentre incrociava le
braccia al petto.
Con aria
colpevole il piccolo atterrò a circa cinque metri dal padre. Lo sguardo fisso a
terra.
“Mi dispiace”
sussurrò contrito.
“Ti dispiace?”
chiese sardonico il padre, senza muoversi.
Bulma aprì la
bocca per intervenire. ma l’occhiata d’ammonimento del marito la fece
desistere. Era un suo diritto rimproverarlo. Sperava solo che non fosse troppo
duro.
“Io… volevo
solo….solo….” farfugliò il ragazzino, iniziando a piangere.
“Non
t’azzardare a frignare, chiaro?” lo ammonì duramente il saiyan.
Trasalendo il
piccolo si sforzò di trattenere le lacrime.
“Si può sapere
che diamine di è saltato in mente?” chiese a quel punto Vegeta.
“Ero curioso.
Volevo vedere cosa facevi quando ti allenavi da solo. Ma c’erano più bottoni di
quello che pensavo e… insomma…. Devo avere premuto quello sbagliato…” sussurrò
mestamente.
“Hai rischiato
di ammazzarmi, te ne rendi conto si o no?” gli chiese il padre, duramente.
Il piccolo
singhiozzò continuando a fissare ostinatamente la punta delle sue scarpe.
“E guardami,
dannazione” sbottò il saiyan infastidito.
Gli occhi
azzurri, colmi di lacrime e di sincero dispiacere, del piccolo si puntarono in
quelli neri e adirati del padre.
“Hai commesso
una scemenza di troppo, Trunks. Non mi interessa la punizione che ti darà tua
madre. Per quanto mi riguarda per te non esisto più” disse duramente il
Principe prima di voltare le spalle al figlio e tornare in casa.
Bulma osservò
sorpresa il compagno. Non poteva dire sul serio. Era solo un’atteggiamento
dettato dalla rabbia, ne era certa. Ma, Trunks non la pensò allo stesso modo.
“Papà….Papà…”
gridò in lacrime correndogli dietro.
“Papà… ti
prego” gemette il ragazzino agrappandosi al suo braccio.
Per tutta
risposta il saiyan se lo scrollò rudemente di dosso, facendolo cadere a terra.
“Piantala. Se
adori frignare, vai a farlo da tua madre. Con me non attacca” disse duramente
prima di andarsene.
Trunks scoppiò
in lacrime, singhizzando disperato. Si era giocato l’affetto e il rispetto di
suo padre, come aveva potuto??? Stupido, stupido, avrebbe dovuto andare in
camera sua e riordinarla, cosa gli era preso di voler manovrare il GT???
A Bulma fece
male vederlo così sconvolto, ma lo lasciò stare. Forse era meglio così.
Dargliele sempre tutte vinte non lo avrebbe fatto maturare.
Passarono tre
giorni e l’atmosfera, in casa Briefs, era tutt’altro che allegra. Fedele alla
propria promessa, Vegeta ignorava totalmente il figlio, nonostante i timidi
tentativi del ragazzino per attaccare bottone. Bulma osservava tutto con
apparente distacco. Era certa che Vegeta stesse tenendo quell’atteggiamento di
proposito. Com’era certa che Trunks ne stesse soffrendo terribilmente.
L’affetto e il rispetto di suo padre erano tutto per quell’orgoglioso
ragazzino. Decise che avrebbe atteso ancora qualche giorno, se poi le cose non
si fossero sistemate avrebbe fatto una chiacchierata con il marito. Giusto per
sapere fino a che punto era intenzionato a spingersi nel suo ostracismo.
Goten arrivò
quel pomeriggio, tutto allegro e sorridente, per combinare qualche marachella
con il suo amico preferito. Il piccolo saiyan rimase tuttavia sorpreso nel
sentirsi congedare con un “Non mi va. Ho problemi più grossi da risolvere che
azzuffarmi con te”. Decisamente Trunks era d’umore nero. Perplesso, Goten
chiese spiegazioni a Bulma.
La donna,
innanzi all’espressione confusa del piccolo Son, scoppiò a ridere.
“Nono
preoccuparti, Goten. Tu non centri. Ha problemi con suo padre. Tutto qui” gli
spiegò la donna.
“Con Vegeta?
Perché?” chiese ingenuamente il piccolo.
“Diciamo che
lo ha messo in punizione e che ci resterà ancora un bel po’. Spiacente ma credo
che per qualche giorno sia impensabile che voi due giochiate insieme. Aspetta
che ti cerchi lui, è meglio” suggerì poi, dopo avergli offerto un succo di
frutta.
Il piccolo
annuì seriamente e dopo avere bevuto salutò e si allontanò rapidamente in volo.
Trunks stava
sbocconcellando distrattamente un biscotto, seduto al tavolo della cucina,
mentre la madre stava affettando le verdure per la cena. Erano circa le quattro
del pomeriggio e, dopo avere fatto i compiti, il ragazzino si era chiuso nella
cucina ad osservare mestamente la madre, intenta nelle faccende domestiche. Di
solito, a quell’ora, era nel Trainer ad allenarsi con suo padre…. Già di
solito. Ma non era più così da quel dannato giorno in cui aveva pensato bene di
“quasi ammazzare” l’adorato genitore.
“Che cos’hai,
tesoro?” chiese Bulma, asciugandosi le mani col canovaccio.
“Papà adesso
mi odia” sussurrò mesto.
Bulma sorrise
intenerita, innanzi ai suoi occhi tristi.
“No, tesoro.
Non ti odia. Solo credo tu lo abbia molto deluso” disse pratica.
“Deluso?”
chiese il piccolo.
“Sì, Trunks.
Ti credeva più responsabile e sospetto più…. Saiyan” gli spiegò la madre,
strizzando l’occhio.
“Più saiyan?
Cosa vuoi dire?” chiese confuso.
“Non codardo,
tanto per incominciare” ribattè una voce profonda alle loro spalle.
“Papà…!!!”
esclamò il piccolo voltandosi nella sua direzione.
“Non ti ho
insegnato a scappare, o mi sbaglio?” domandò brusco.
Trunks scuotè
la testa, in segno di diniego. Fin da piccolino gli aveva sempre detto che non
doveva mai scappare, che doveva sempre affrontare ogni situazione si
presentasse, con coraggio e a testa alta.
“Apri bene le
orecchie perché non te lo dirò una seconda volta. Bada ad usare bene la testa,
d’ora in avanti. Perché la prossima volta non mi limiterò ad ignorarti per due
settimane ma finchè campi. Mi sono spiegato?” disse in tono burbero.
Trunks scattò
in piedi e prontamente annuiì.
“Vatti a
cambiare. Riprendiamo gli allenamenti” sentenziò a quel punto Vegeta. Lo aveva
tenuto d’occhio per tutto il tempo e aveva deciso che, per il momento, la
punizione era sufficiente. Anche se avrebbe dovuto penare ancora un po’ per
ottenere di nuovo la sua piena considerazione, pensò ironico.
Gli occhi
azzurri di Trunks si illluminarono di colpo. Con un grido gioioso corse a razzo
su per le scale.
Bulma lo seguì
con lo sguardo, sorridendo.
“Ho
l’impressione che al ritorno sarò meno entusiasta o sbaglio?” chiese poi
sorniona al marito.
Il ghigno che
si delineò sulle labbra di Vegeta fu di per sé già una risposta.
“Visto che ci
teneva tanto a vedere i miei allenamenti speciali, glieli mostrerò, almeno gli
passera quest’insana curiosità” rispose sibillino.
Bulma lo
guardò severamente. Non avrebbe esagerato, vero?
Innanzi al suo
sguardo accusatorio, Vegeta scoppo a ridere. Una di quelle sue rare risate
profonde e gutturali che lei trovava tremendamente sexy.
“Tranquilla.
E’ mio figlio. So fin dove posso spingermi” disse poi ironico prima di uscire
in cortile e gridare “Allora, moccioso. O ti spicci o ti pianto in asso”.
“Arrivo,
papà”.
Bulma fece
solo in tempo a vedere una nuvola color lavanda passarle innanzi agli occhi e
la polvere sollevata dal loro vorticoso decollo. Un’attimo dopo sparivano alla
sua vista, due puntini invisibili lungo la linea dell’orizzonte.
“E sì, mio
caro Vegeta. E’ tuo figlio….” sorrise la donna, ed era la meravigliosa realtà.
- FINE -
Al solito, per commenti e critiche potete contattarmi al mio
indirizzo e-mail: aresian_vssj@hotmail.com, oppure attraverso il
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Spero comunque vi sia piaciuta… quanto io mi sono divertita a
scriverla.
Aresian