Dragon Ball, Dragonball Z, Dragonball GT, Bulma, Vegeta e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Akira Toriyama, Bird Studio e Toei Animation.

Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.

Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

 

 

 

 

My only love

 

By Aresian su traccia di Elena

 

 

PREMESSA: Questa fanfiction è legata all’iniziativa “C’è posta per…” ed è pertanto ispirata alla “Lettera” che Elena ha, ipoteticamente, indirizzato a Bulma. Per questa ragione il collegamento che rimanda a questa fanfiction lo trovate sia tra le “Romantiche di Are” che nella sezione “C’è posta per…”. Poiché non mi è possibile inserire il testo integrale nel contesto della fanfiction, lo ripropongo all’inzio e poi, nell’evolvere della trama, porterò Bulma  a rispondere ai quesiti che l’autrice della lettera le ha posto. Un piccolo dettaglio. Nella “lettera” Elena si rivolge a Bulma parlando dei due figli che ha avuto, ovvero Trunks e Bra. Per esigenze di trama, ho ambientato la storia prima che Bra nascesse, anche perché ho inteso che il rapporto tra Bulma e Vegeta si fosse consolidato prima della nascita della secondogenita.

Elena, spero che la risposta di Bulma… ti piaccia….eheheh!!!

 

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Cara Bulma,

è da alcuni anni che ti seguo e ti ammiro molto.

Sei una donna sia bella che intelligente che dirige un' importante compagnia e sono due doti difficili da trovare in una stessa persona.

Fin dall'adolescenza ti sei trovata in mezzo ai pericoli e sono certa che quando hai scoperto l'esistenza delel sfere del drago decidendo di metterti alla loro ricerca non avresti mai immaginato di innescare una vicenda che avrebbe segnato per sempre la tua vita.

Eri una ragazzina romantica, desiderosa di chiedere al drago dei desideri il principe azzurro e incontrando Yamcha credevi di aver realizzato il tuo sogno di un amore eterno.

Quando ti sei accorta che non era Yamcha l'uomo del tuo destino ma Vegeta, il fiero principe dei saiyan venuto sulla Terra con oscuri propositi?

Vegeta è un uomo affascinante ma non credo sia facile andare d'accordo con lui a causa del suo carattere orgoglioso e testardo.

Mi ricordo che la prima volta che l'hai visto su Namek avevi un terrore folle di lui e certo nessuno ti può biasimare per questo considerando che aveva minacciato di uccidere te e Crili.

Che cosa ti ha fatto cambiare idea in seguito, spingendoti addirittura ad offrirgli ospitalità a casa tua?

Ora sono passati diversi anni da quando ti sei messa con lui e avete avuto due bellissimi figli, non ti sei mai pentita di esserti donata al principe dei saiyan?

Non ti sei mai chiesta se saresti stata più felice rimanendo con Yamcha, il tuo fidanzato storico?

Non so se tu riceverai mai la mia lettera o avrai il tempo e la voglia di prenderla in considerazione e rispondere alle domande che ti ho fatto, ma se ne avessi la possibilità ti pregherei di farlo poichè ci terrei moltissimo a conoscere le risposte alle mie domande.

Con Affetto,

Elena

 

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Bulma scrutava l’orizzonte dal parabrezza dell’aeromobile che stava pilotando. Sotto l’areo scorreva veloce il paesaggio puntellato di nubi, soffici macchie di bianco, e alternativamente, chiazze di verde dei boschi e dei pascoli, e il grigio marmoreo delle rocce. Era felice. Si sentiva in totale armonia con il paesaggio sottostante e con il cielo sereno che le tracciava la scia lungo la rotta per la loro destinazione. Al suo fianco, chiuso nel suo impenetrabile riserbo, Vegeta osservava, con fare distaccato, il medesimo panorama. Un sorriso increspò le labbra della donna quando provò un’istintivo dejà-vu. Esattamente due anni e mezzo prima, in un’analoga situazione, aveva accompagnato il marito verso un Torneo Tenkaichi dai risvolti drammatici ma altrettanto importanti. Adesso, nessuno Torneo ad attenderli, solo una spensierata gita con gli amici di sempre. Aveva scrupolosamente scelto un’isola deserta, dalla natura lussureggiante e dalla spiaggia finissima, col mare color cobalto a fare da cornice al loro “raduno”.

Dietro di loro, la combricola quasi al completo. All’ultimo, infatti, Tenshing e Rijf si erano visti costretti a declinare l’invito e Junior e Dende avevano preferito non lasciare il Palazzo del Supremo. Muten in compenso, si era unito volentieri alla “banda”. Aveva dovuto tribulare non poco a convincere Vegeta a partecipare a quella gita, ma alla fine il saiyan aveva capitolato. In fondo, il principe non sapeva resistere ad un confronto con Goku, neanche se si trattava di una semplice sfida a chi si ingozzava di più o a chi nuotava più velocemente. La competizione tra i due era qualcosa di insito nei loro geni, evidentemente.

“Mamma. Manca ancora molto?” chiese ad un tratto Trunks, distraendola dalle sue riflessioni.

“No, tesoro. Siamo quasi arrivati” rispose sorridendo indulgente al volto ansioso e vagamente annoiato del figlio.

“Bulma. Non per contestare, ma avremmo fatto prima se avessimo usato il teletrasporto” si intromise Goku, con l’infantile genuinità che lo contraddistingueva.

“Insomma, Goku. Che gusto ci sarebbe stato a fare una gita se con uno schiocco di dita ci ritrovavamo già a destinazione?” si intromise Chichi, lanciando un’occhiataccia al marito che, imbarazzato, decise che forse era meglio tenere la bocca chiusa, strappando un sorrisino ironico a Vegeta.

Bulma scotè la testa. Sempre il solito.

“Ci siamo. Allacciatevi le cinture. Tra cinque minuti atterriamo” disse alfine, notando che il paesaggio terrestre aveva lasciato posto all’acqua maestosa dell’oceano.

“Wow” esultarono in coro Trunks e Goten, sedendosi prontamente ai loro posti.

 

Dieci minuti dopo la comitiva si trovava sulla calda ed assolata spiaggia.

“Bulma, hai scelto un posto fantastico” disse prontamente Videl, avvicinandosi a riva e rimirando, schermendosi il viso con una mano, l’orizzonte. Il mare era calmo ed una leggera risacca spumosa lambiva il bagnasciuga.

“Forza, signore. Vediamo di sistemare tutto per il pranzo, così possiamo goderci senza contrattempi la mattinata” esordì decisa Chichi, prendendo in mano la situazione, mentre Gohan e Crili si affrettavano a sistemare gli ombrelloni e le stuoie.

“Vi serve del pesce? Posso procurarlo facilmente” si offrì prontamente Goku, guardando la moglie indaffarata con le sporte del cibo.

“Non guasterebbe. E poi, servirebbe anche della legna”.

In meno di due minuti, Chichi aveva distribuito a ciascuno un compito ben preciso, compresi i bambini. Stava anche per dare ordini a Vegeta, ma questo la evitò abilmente, togliendosi i vestiti e tuffandosi, con in dosso un costume nero come la notte, tra le onde dell’oceano. Bulma lo osservò tra l’irritato e il divertito. C’era d’aspettarselo.

Mezz’ora e tutto fu pronto, alchè ciascuno si dedicò al meritato relax. Le donne, ad eccezione di Videl, che si era tuffata in mare insieme a Gohan, si erano distese al sole e chiacchieravano tranquillamente. Sotto l’ombrellone C-18 restava ad ascoltare i loro discorsi, intervenendo di tanto in tanto con qualche battuta, mentre, l’occhio vigile, teneva sotto controllo Crili e Marron che giocavano sul bagnasciuga. La giornata stava davvero trascorrendo in modo allegro e spensierato.

Vegeta che, per la maggior parte del tempo, era rimasto a nuotare al largo o ad arrostirsi al sole sugli scogli, all’odore del cibo si era fiondato vicino a Bulma, pronto ad abbuffarsi di ogni ben di Dio, seguito a ruota dal figlio che in quanto ad appetito non scherzava. Poi, saziati i morsi della fame, i nostri amici si erano ritrovati, sonnecchianti, a poltrire sulla spiaggia, mentre i ragazzini costruivano castelli di sabbia, instancabili come solo i marmocchi sanno essere.

Bulma sorrise divertita nel vedere Goku impegnato a spalmare la schiena e le spalle, della moglie, di crema da sole. Dopo un attimo si volse a cercare Vegeta. Doveva ammettere che non le sarebbe spiaciuto ricevere un trattamento analogo ma, al solito, lui pareva totalmente assente, gli occhi chiusi e, sazio come un tacchino farcito, si era addormentato sotto l’ombrellone. Fantastico. Con un pizzico di civetteria si rivolse a Yamcha.

“Ehi. In onore dei vecchi tempi, ti spiacerebbe spalmarmi un po’ di crema solare sulla schiena?”.

Quest’ultimo, un po’ sorpreso, lanciò un’occhiata verso il saiyan, che non dava adito d’avere sentito la richiesta della compagna.

“Certo” si ritrovò, suo malgrado a rispondere e, sotto lo sguardo incuriosito dei presenti, le si chinò al fianco, spalmandosi un’abbondante razione di crema sulle mani.

“Grazie” disse prontamente Bulma, distendendosi a pancia in giù sulla stuoia e spostando i lunghi capelli…

“Toccala e ti uccido” fu l’improvvisa e secca affermazione di Vegeta che, sempre ad occhi chiusi e, senza muovere un solo muscolo, aveva comunque raggelato l’atmosfera.

^Vai. Era ora che reagissi^ pensò Bulma soddisfatta. Povero Yamcha, si era ritrovato con una montagna di crema da sole tra le mani e la minaccia, mica tanto velata, del saiyan a gelare ogni sua mossa….

“E’ inutile che lo minacci, Vegeta. Lui almeno si è offerto di farlo. Tu no” disse in tono pacato ma deciso Bulma, cercando lo sguardo del saiyan che con un ringhio sommesso si alzò in piedi e si allontanò, prendendo una bibita gelata dalla borsa-frigo.

Niente da fare. Era chiaro come il sole che Vegeta non si sarebbe preso il disturbo. Bhè! Peggio per lui.

“Tranquillo, Yamcha. Ringhia ma non morde” proseguì poi rivolta all’amico, che pur se titubante, si decise a spalmarle la crema.

 

A parte quel piccolo incidente, la giornata proseguì tranquillamente, sino al tardo pomeriggio. Oramai la canicola stava cedendo spazio ad una rigenerante frescura, anche se il sole era ancora alto all’orizzonte. Decisamente una temperatura più concigliante per l’attività fisica.

Non fu ben chiaro come cominciò, ma ad un certo punto, metà combricola si ritrovò coinvolta in un’acceso incontro di baseball, improvvisato da Yamcha che, una volta tanto, si sentiva in vantaggio sui compagni vista la sua esperienza da professionista.

“Ahio. Goku. Ma ti pareva il caso di lanciare la palla così forte? A momenti mi stacchi un braccio” si lamentò Crili, in posizione di ricevitore.

Goku si passò una mano tra i capelli, imbarazzato.

“Scusami tanto, Crili. Prometto che cercherò di dosare la mia forza” disse immediatamente il saiyan, dispiaciuto.

Bulma, che stava preparando la cena, si era infatti deciso di restare a dormire sull’isola per godersi sino all’ultimo quella magnifica giornata, si ritrovò a commentare il match con Chichi.

“Certo che vedere Goku giocare a Baseball ha un che di sorprendente” disse la nostra amica, sorridendo divertita.

Chichi si volse un attimo per cercare il marito che, nonostante gli strepiti di Crili e le proteste di Goten stava correndo nella direzione opposta a quella prevista dal regolamento, di fatto, autoeliminandosi.

“In effetti non me lo sarei mai aspettato. Comunque la vera sorpresa oggi è Yamcha. Hai visto come ha coinvolto Trunks e Goten? Quei due sembrano impazziti alla prospettiva di questo match di baseball. Con i ragazzini ci sa fare, evidentemente” disse la mora, tagliando il pane.

“Già. Hai ragione” commentò Bulma, approvando l’osservazione dell’amica.

“Sai, è da tempo che me lo domandavo. So che sei innamorata di Vegeta, basta vedere come lo guardi…” iniziò a dire Chichi, in tono serio, quando si accorse che, per il momento, erano rimaste un po’ isolate rispetto al resto del gruppo.

Bulma si volse a guardarla. Perché aveva la sensazione che il resto del discorso non le sarebbe piaciuto?

“Ma…?” chiese comunque, invitando l’amica a proseguire.

Chichi non si lasciò smontare e concluse la sua riflessione.

“Non ha l’aria di essere un uomo facile, anche accantonando chi è e cosa è stato in passato. Non ti sei mai pentita di avere scelto lui al posto di Yamcha?” chiese risoluta.

Bulma fissò, vagamente sorpresa, il volto della donna. Un “attacco” così diretto non se lo era aspettato. Bhe! Ad essere sincera, sapeva perfettamente che l’atteggiamento di Vegeta dava certo adito a riflessioni di quel tipo. Si volse a cercarlo con lo sguardo. Immobile, in piedi su uno scoglio, pareva essersi integrato con la natura circostante e fissava imperturbabile l’orizzonte ove il sole, tra meno di un’ora sarebbe calato.

“So cosa pensi, Chichi. Ma io sto bene con Vegeta. Da lui ho tutto quello che potrei desiderare” disse decisa.

“Ne sei sicura?” chiese la mora, di rimando. “Non fraintendermi. Hai avuto con lui un figlio meraviglioso, ma a parte questo che fine ha fatto la Bulma che correva, spensierata e anticonformista, dietro alle Sfere del Drago? Io ho scelto una vita da casalinga accanto a Goku, e ne sono felice, ma tu… quello che lui ha da darti ti basta, veramente?”.

“Sì” fu la lapidaria risposta della nostra amica. Gli occhi azzurri che mostravano l’irritazione per quell’intrusione, non voluta ed indelicata a suo vedere, nella sua vita privata. Poi, gettando le verdure nella padella sopra il fuoco da campo, si allontanò repentinamente, raggiungendo il compagno sullo scoglio, ignorando lo sguardo perplesso della mora.

“Vegeta. Tra poco la cena è pronta, perché non ti unisci agli altri?” gli chiese dolcemente. Se solo quello zuccone si fosse mostrato più socievole, si sarebbe risparmiata un sacco di insinuazioni alle spalle, e non, da parte degli amici…

“Non avrei dovuto venire. Questo baccano mi irrita i nervi” fu la secca risposta che invece ottenne.

Un lampo ferito attraversò le iridi azzurre della donna. In un’altra circostanza avrebbe ignorato il suo modo di fare scostante ma, adesso, turbata dalle affermazioni di Chichi, ci rimase male e con un gesto di disappunto tornò dal resto del gruppo, con un grande desiderio di rivalsa in corpo.

 

Per il resto della serata Bulma finse una forzata allegria. Chichi, così come Crili e Yamcha se ne accorsero, anche se solo la mora immaginava le riagioni del suo repentino cambio di umore. Tutto mutò nel momento in cui, una volta sistemata le tende per la notte e riordinato la “cucina da campo”, si erano ritrovati tutti seduti intorno al fuoco, con il rumore della risacca da sottofondo. L’atmosfera così creatasi, il crepitio della fiamma, quasi ipnotico, e la stanchezza della giornata festosa, portarono i nostri amici a lasciarsi andare a considerazioni sulla loro vita, sulle avventure condivise, sulle ambizioni e le aspettative personali, piccole e grandi, raggiunte, mirate o semplicemente perse.

“Ragazzi, vi ricordate quando ci siamo incontrati la prima volta?” chiese Yamcha ad un certo punto, rivolto a Goku e Bulma.

“Certo che me lo ricordo. Ci siamo confrontati perché tu volevi derubarci” disse prontamente Goku.

A quel ricordo Bulma sorrise spontaneamente. Era difficile dimenticare come il giovane, a suo tempo, avesse fatto colpo su di lei… Le aveva scagliato contro un missile.

“Io ricordo che avevi cercato d’ammazzarmi…. Diciamo che è stato un incontro “esplosivo”” disse infatti maliziosa.

“Allora è un vizio!” si intromise ad un tratto Vegeta, fino a quel momento silenzioso. Era appena tornato da una nuotata e le gocce d’acqua imperlavano la sua pelle bronzea ai riflessi del fuoco.

Bulma, in un’altra occasione avrebbe risposto a tono al saiyan, questa volta però rimase in silenzio. Per essere più precisi, si limitò a ignorare il suo commento e continuare a conversare con Yamcha.

“Ricordo un’altra cosa. Che ero partita alla ricerca delle Sfere del Drago per un sogno infantile, trovare il Principe Azzurro, ma alla fine non ho espresso quel desiderio. Avevo trovato già te” disse protamente, disorientando alquanto i compagni e l’uomo stesso. Quella frase in realtà era rivolta a ferire il Principe, se mai fosse stato possibile ferirlo in qualche modo. Era arrabbiata con lui. Non certo perché non era un romanticone da sbaciucchiamenti ogni trenta secondi, o perché ignorava la parola “coccole” o le ricorrenze. Neanche il fatto che passassero la maggior parte del loro tempo a litigare o punzecchiarsi. No, era arrabbiata perché il suo modo di fare l’aveva messa nella condizione di dover difendere le sue scelte davanti ai suoi stessi amici. Pensava, oramai, dopo tutto quello che avevano vissuto insieme, dopo quello che Vegeta aveva fatto contro Majinbu, che i preconcetti e pregiudizi degli amici fossero venuti meno, ma la conversazione con Chichi le aveva aperto gli occhi. Niente era cambiato. Forse lo apprezzavano e lo consideravano amico i guerrieri, ma Chichi e C-18 l’avrebbero sempre considerata svitata perché stava con un sanguinario saiyan.

“E’ vero” commentò Yamcha, lanciando un’occhiata di traverso verso il principe, ma il suo volto era celato nell’ombra e non potè studiare la sua espressione. “Però alla fine hai scelto un altro” concluse, pertanto, con un pizzico di amarezza il giovane. In fondo, non aveva mai compreso cosa avesse spinto Bulma ad innamorarsi di quell’ombroso guerriero.

A quell’affermazione uno strano silenzio calò tra i presenti. Si era toccato un argomento spigoloso e non era ben chiaro quale sarebbe stata la reazione delle parti in causa, specie di una.

Fu proprio Bulma a spezzare la tensione. Balzando repentinamente in piedi disse, in tono casuale “Bhè, io vado a fare l’ultimo bagno della giornata. Qualcuno vuole venire con me?”.

Goku si alzò in piedi pronto a seguire l’amica, ma un’occhiata severa da parte di Chichi lo dissuase.

Muten studiò il volto perplesso dei presenti. Gohan e Videl seguirono la donna, ma si avviarono verso il lato opposto della laguna. Tutti, avevano compreso che preferiva, in realtà, restare da sola. Inevitabilmente molti sguardi si posarono sul volto di Vegeta, compreso quello di Trunks.

Infastidito nell’essere al centro di tanta attenzione, il saiyan si alzò in piedi e, decollando, sparì alla loro vista. Trunks si alzò per seguirlo, ma Crili gli disse tranquillamente.

“E’ meglio se lo lasci stare. Tornerà più tardi”.

“Perché?” chiese confuso il piccolo.

“Vedi Trunks, a volte i grandi si comportano in modo un po’ strano. Dammi retta. E’ meglio così” fu la pacata risposta dell’uomo, seguita da un quieto sorriso di C-18.

Trunks non comprese molto di quel discorso. Comunque si dimenticò presto del padre, tanto era abituato alle sue “fughe” in solitario, e riprese a giocare con Goku, Goten e Marron.

“Non trovate che Bulma sia strana oggi?” chiese Yamcha, sedendosi accanto a Chichi e C-18.

La mora glissò la domanda. Forse avrebbe fatto meglio a starsene zitta. Sospettava fortemente che il comportamento dell’amica rispecchiasse quanto avevano discusso prima di cena e se ne dispiaque. Non era stata sua intenzione turbarla… ma tutto quello lo tenen per sé.

Yamcha attese per qualche istante una risposta che non arrivò, così, più confuso di prima si alzò e raggiunse Goku e i ragazzi.

 

Aveva nuotato finchè le braccia e le gambe non le avevano fatto male. Ora, bagnata ed infreddolita su quello scoglio, osservava la volta stellata e il manto nero della notte. Si era allontanata e di parecchio. Avrebbe dovuto riprendere un po’ le forze prima di tornare a riva. Stupida che era stata. Al solito era riuscita a cacciarsi nei guai, si sarebbe di certo presa una bronchite e tutto per Vegeta…

Stringendosi le gambe al petto, posò il mento sulle ginocchia e si concesse ai ricordi.

-       Non ha l’aria di essere un uomo facile, anche accantonando chi è e cosa è stato in passato. Non ti sei mai pentita di avere scelto lui al posto di Yamcha? *

Al ricordo di quella frase chiuse istintivamente gli occhi. Per un attimo si concesse il lusso di immaginare la sua vita di adesso, con Yamcha al suo fianco. Ero stati bene insieme, perché negarlo. Avevano vissuto gli anni spensierati dell’adolscenza con irriverente gogliardia. Lui, il suo primo compagno. Lei, la donna che lo aveva portato a vincere la sua imbarazzante timidezza con il “sesso debole”. Aveva sofferto quando, molti anni addietro, lo aveva visto morire per mano dei servi di Vegeta. Quando aveva realmente smesso d’amarlo? Non certo su Nameck. Era andata fin lassù solo per scovare le Sfere namecchiane e riportarlo in vita. Eppure, era stato proprio in quel sperduto pianeta della Galassia che aveva realizzato quanto il loro rapporto fosse superficiale ed effimero. La “cotta” adolescenziale, niente di più. Gli voleva bene, questo sì, ma non era l’uomo con il quale avrebbe voluto invecchiare.

Riaprì gli occhi, che brillarono accesi dalle mille luci del cielo stellato. No, non poteva essere Yamcha l’uomo della sua vita. Lei, anticonformista, esuberante, caparbia ed egoista, aveva bisogno di un compagno in grado di tenerle testa, che non sobbalzasse ad ogni schiocco delle sue dita, che sapesse stimolarla emotivamente e fisicamente. Vegeta, con tutti i suoi lati oscuri, con il suo carattere impossibile era il solo a rispondere a quella descrizione. Egoista a sua volta. Testardo oltre ogni dire. Orgoglioso e salace era quanto cercava nel rapporto di coppia. Anche soffrire per lui aveva senso, purchè lui le restasse al fianco. Avevano bisogno l’uno dell’altra anche se mai, quel testone, lo avrebbe ammesso. Oh, bhè non era stato certo amore a prima vista, ma in fondo… forse non aveva detto il falso poco prima. Lei amava chi la minacciava, non per un sadico desiderio masochistico, semplicemente perché in questo vedeva un indice di forza e di carattere che riteneva indispensabile in un compagno. Su Nameck l’aveva terrorizzata eppure… ritrovatasi sulla Terra, di colpo, insieme a lui, lo aveva addirittura invitato a stabilirsi in casa sua. Follia pura. Doveva ammetterlo. Ma mai si sarebbe pentita di quella scelta…. Mai. Si era domandata spesso cosa l’avesse spinta ad un gesto tanto sconsiderato, ma in fondo, non aveva mai trovato una risposta. L’istinto? Forse. Quel che era certo è che Vegeta era piombato nella sua vita come un tornado carico di energia pericolosamente vitale, catturandola tra le sue vorticose spire. Anche se avesse saputo come fermarlo, era consapevole che non lo avrebbe fatto. Forse era pazza, ma a lei, sinceramente, non importava. Al diavolo, aveva sbagliato a provocarlo quella sera. Non ce n’era ragione. Era abituata ai suoi modi scostanti di fare, non doveva difendere le sue scelte con gli altri, andavano bene per lei e questo bastava…

“Hai deciso di prenderti una polmonite?” chiese all’improvviso una voce ironica, ben nota, alle sue spalle.

“Vegeta!!!” esclamò turbata voltandosi di scatto ritrovandoselo, sospeso a mezz’aria, a meno di venti centimentri.

“Sei la solita stupida, donna. Scommetto che non ti riesce più di tornare a riva”. Gli occhi neri a brillare maliziosi.

Bulma si rimise faticosamente in piedi, accidenti era completamente intirizzita e gelata.

“Invece ti sbagli. Sono perfettamente in grado di nuotare” ribattè piccata. In realtà avrebbe voluto essere stretta tra le sue braccie e riscaldata da quel suo corpo forte e maschio, ma non voleva dargli quella soddisfazione, di certo avrebbe rimarcato la cosa blaterando al riguardo della fragilità delle terrestri. Ignorando il suo ghigno irriverente, si tuffo in acqua, salvo sentirsi mozzare il respiro in gola all’istante, cavolo se era gelata. Fece per tornare a galla ma si accorse che i muscoli, intirizziti, non le rispondevano. Spaventata annaspò, salvo poi sentirsi sollevare di peso verso l’alto e depositare, pochi istanti dopo, sulla tiepida sabbia di una piccola baia, dietro la scogliera.

“Volevi affogare?” chiese sardonico il saiyan, sovrastandola.

“Cretino. Certo che no” bofonchiò irritata, mentre non riusciva a fermare il tremito convulso che l’aveva colta.

“Vieni qui” lo sentì dire, prima di ritrovarsi stretta al suo petto mentre, ampliando leggermente la propria aura, il saiyan riscaldava le sue membra infreddolite.

“Che ti è presto stasera? Che fossi una svitata lo sapevo già ma non fino a questo punto” lo sentì dire dopo un attimo.

Avrebbe voluto strozzarlo, ma era troppo stanca e infreddolita per rischiare di irritarlo, e così privarsi di quella sorta di termosifone ambulante, quanto mai agognato in quel momento.

“Sono stanca di dovermi giustificare con tutti perché sei il padre di mio figlio” disse dopo un attimo. Al diavolo. Perché non affrontare il problema di petto?

“Tutto qui?” chiese Vegeta, il tono sinceramente sorpreso.

Confusa, Bulma scostò il viso per poter studiare il suo volto maschio. Non c’era ombra di ironia sul suo volto.

“Solo gli insicuri si giustificano, Bulma. Tu lo sei?” le chiese dopo un attimo incrociando i suoi occhi azzurri.

La donna fece scorrere un dito lungo i suoi zigomi volitivi, tracciò un immaginario percorso sui suoi scultorei pettorali, lasciandosi annegare nelle pozze nere dei suoi occhi…. Vegeta aveva ragione.

“No” fu la pronta risposta. Lei lo amava, non aveva dubbi.

Rimase sorpresa nell’avvertire il sospiro profondo dell’uomo. Che strano. Che Vegeta avesse temuto la sua risposta? No, impossibile, non era da lui essere “insicuro”…. O sì! Vuoi vedere che il suo atteggiamento con Yamcha, quel giorno, lo aveva infastidito? Ma, allora era geloso. Niente poteva renderla più felice che quella constatazione.

“Ti amo, Vegeta” disse decisa, cingendogli le braccia intorno al collo, sfiorando le sue labbra con le proprie, assaporando il sapore salmastro sulla sua pelle.

Il saiyan non le rispose, non a parole almeno. Meno di un secondo dopo si ritrovava distesa sulla morbida sabbia, con il corpo del compagno disteso interamente su di sé.

Con decisione il Principe si impossessò delle sue labbra, forzandola a dischiuderle, baciandola con passione fino a farla gemere di piacere. Le mani, roventi sul suo corpo infreddolito, lo sentì armeggiare con il gancetto del reggiseno del costume, che un istante dopo cedeva liberando i generosi seni, avidi del suo tocco sapiente. Rispondendo al suo richiamo, la donna si innarcò per aderire meglio al suo corpo, provando fitte di piacere laddove la sua pelle entrava in contatto con quella calda del compagno. Con un gemito sommesso, Vegeta lasciò le sue labbra per scendere a tormentare la pelle delicata del collo e poi più giù, sino a raggiungere il solco dei seni, mentre la mano libera si insinuava tra gli slip bagnati, a sfiorare la sua femminilità.

Estasi, pura estasi erano le emozioni che Vegeta riusciva a scatenare in lei. Il suo tocco sapiente, rude ma al contempo sensuale e coinvolgente. Era un amante appassionato, deciso e spregiudicato, ma non egoista… Era un assurdo controsenso, come tutto in quel saiyan. Egoista nella vita quotidiana diventava disponibile e altruista nell’intimità, perché lui stesso traeva piacere dal piacere che suscitava nella compagna… Sì, Vegeta le dava tutto quello che desiderava, di cui aveva bisogno. Taciturno, ombroso, irritante, ma un uomo che sapeva bene, l’avrebbe protetta fino al suo ultimo respiro. Gli erano occorsi anni per ottenere da lui qualcosa di più del semplice sesso, ma alla fine c’era riuscita. Vegeta teneva a lei, nel suo modo contorto ed irrazionale l’amava, come un saiyan, ma l’amava e lei non avrebbe potuto desiderare di più. Chichi non avrebbe mai potuto capirla, altre erano le sue esigenze, le sue priorità.  Lei, invece, amava il Principe dei Saiyan e lo avrebbe amato sempre, perché lui era il suo primo e unico amore…

 

“Che cosa c’è, Trunks?” chiese Goku, notando quanto il piccolo fosse distratto.

“Sono in pensiero. Perché la mamma non torna?” confidò il ragazzino, voltandosi verso l’esperto guerriero.

Goku si concentrò per percepire l’aura dell’amica e un lieve sorriso sfiorò le sue labbra.

“Tranquillo, Trunks. E’ con tuo padre” disse gentilmente al ragazzino, scompigliandogli la zazzera lavanda.

Il volto del piccolo saiyan si illuminò d’un tratto.

“Ah, ho capito. E’ una di quelle occasioni in cui gli adulti si appartano da qualche parte e non vogliono essere disturbati. Riconminciamo?” disse allegramente, rituffandosi nel gioco.

Chichi e C-18 si scambiarono uno sguardo per poi sorridere dolcemente a quell’ingenua affermazione. Poi, la mora, levò lo sguardo verso il cielo. Eh sì, Bulma lo amava veramente quel testardo saiyan e visto che questo l’appagava, non poteva far altro che essere felice per lei.

 

 

- FINE -

 

 

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