Il grande sogno di Maya
(Manga)

Volume n. 40


Credits: “Il grande sogno di Maya” (Glass no kamen) è copyright di Suzue Miuchi e di quanti aventi diritto alla divulgazione e diffusione del medesimo. Quanto postato in queste pagine è assolutamente a scopo di diletto e per condividere una passione per questo splendido manga e invogliare chi non lo conosce a tuffarsi tra le sue splendide atmosfere, il tutto senza alcun fine di lucro. L’immagine è una cover del volumetto edito dalla ORION, per gentile concessione del sito Maya Garasu no Kamen.


L'entrata in scena della Sig.ra Tsukikage è diversa da quella scelta da Maya e Ayumi. Al contrario delle due ragazze lei "appare" in cima ad uno spuntone di roccia e la sua immobilità accompagna la narrazione di Genzo.
Nei tempi antichi la comparsa di una stella cadente fu associata all'apparizione della Stella Yorei (stella che preannunciava eventi nefasti) e così fu. Il regno si frammentò, si ebbero due capitali e due Imperatori e continue lotte intestine che portarono il paese sull'orlo della guerra civile. Cataclismi naturali misero ancor di più in ginocchio il paese come terremoti e l'eruzione del Monte Fuji. In quel caos ad un giovane Bongo (sacerdote) apparve la visione di una vergine che rappresentava lo spirito dell'albero di susino, una Dea benevola che avrebbe portato la pace ma che non si manifestò e pertanto il popolo presto la dimenticò. Il paese declinava sempre più in rovina, forse a causa dei due Imperatori o forse perchè il Budda aveva scacciato gli antichi dei scintoisti. L'Imperatore di Kyo fece uno strano sogno, per sette notti consecutive, dove gli appariva una bellissima Dea Scarlatta che avrebbe portato la pace. Risoluto diede ordine di trovare uno scultore buddista che potesse scolpire la statua della Dea. 
La narrazione di Genzo viene interrotta dal "risveglio della Dea" dello spirito millenario. Chigusa incanta il pubblico che crede realmente lei sia una Dea. La Dea non capisce il perchè dell'odio degli uomini che con esso contaminano non solo i loro cuori ma anche il cielo e la terra e la natura stessa. La Dea ordina così a cielo e terra di mondare e purificare l'anima degli uomini ma questo interagire le provoca strane sensazioni. Con la sua danza lieve e delicata simula i movimenti delle fronde dei rami per poi svanire alla vista. Chigusa è straordinaria ha trasportato tutti i presenti in un altro luogo in un'altra epoca. Ora Genzo riprende la narrazione della storia.
Ai confini occidentali, oltre le mura di Kyo, si trova un rigoglioso bosco di bambù dove si dice risieda uno scultore buddista capace di scolpire 100 statuette sacre. Gli emissari dell'Imperatore si mettono alla sua ricerca attraverando un cimitero a cielo aperto cosparso di corpi e piccole statuette, alla fine giunsero al tempio ove dimorava lo scultore. Questi era un uomo di umili origini che, orfano di guerra, visse al tempio per molti anni ove apprese l'arte della scultura. In seguito ad una grave crisi spirituale si diede al brigantaggio ma alla fine fece ritorno al tempio e iniziò nuovamente a scolpire statuette per porle accanto ai defunti per recare loro conforto nella morte. L'emissario dell'Imperatore gli chiese perchè incidesse nelle statue la parola "verità" e lui rispose "perchè l'unica cosa buona che posseggo è il mo animo sincero". L'emissario si convinse di avere trovato l'uomo che avrebbe scolpito la statuetta della Dea Scarlatta e gli diede questo incarico ordinando che da quel momento venisse chiamato Isshin. Passò più di un mese e tutti i tentativi di scolpire la statua fallirono e Isshin cominciò a perdere la speranza di essere in grado di farlo, di scolpire una statua "viva" della Dea. Un giorno, tuttavia, incontrò un sacerdote buddista che gli disse che dovea usare il legno del Susino Millenario e che doveva cercarlo a sud. Determinato Isshin fuggì dal tempio seguendo il suggerminento ma la sua ricerca sembrava destianata ad essere vana finchè non accadde un evento che lo turbò. Venne aggredito da dei banditi e inconsapevolmente il suo unico cruccio era che non lo privassero degli scalpellini, tale il suo attaccamento a quegli strumenti di lavoro che il capo dei banditi decise di non portarglieli via. Isshin, con la consapevolezza di voler ancora scolpire, riprese il cammino finchè non si reimbattè nel bandito ora agonizzante per una ferita mortale. Isshin scolpì per lui una statuina e la sensazione provata innanzi al suo volto colmo di gratitudine fu lo sprone decisivo, avrebbe scolpito la statua della Dea Scarlatta a qualunque costo al fine di alleviare i dolori dell'umanità. Il monaco buddista riapparve a guidarlo verso una zona selvaggia oltre le montagne ove, malato e stanco, sparì.
Passò diverso tempo e degli artisti di strada giunsero al Villaggio della Dea Scarlatta, della Valle Proibita. Qui gli abitanti spiegarono ai forestieri che ivi viveva una fanciulla strana di nome Akoya che pareva sentire la voce degli Dei e viveva insieme ad un uomo che aveva perso la memoria.
Ecco entrare nuovamente in scena Chigusa con in volto la maschera di Akoya a celare le fattezze dell'attrice. Isshin è presente nell'abile narrazione di Genzo che di fatto "dà la battuta" per Akoya. Si scopre così che la giovane è orfana ed è stata allevata dall'anziana del villaggio, che lei chiama nonna, la quale sostiene che lei è una fanciulla mandata dalla Dea. Si narra che gli Dei, quando si incarnarono, dovettere scindere la loro anima i jin e jang e quando le due parti fossero riuscite a ritrovarsi, indipendentemente dal ceto sociale, età e rango le due anime divise avrebbero bramato per tornare ad essere UNO e questo significa INNAMORARSI. Akoya e Isshin sentono entrambi che l'uno è l'altra metà dell'altro. L'interpretazione di Chigusa e Genzo colpisce in modi diversi gli spettatori presenti. Masumi è travolto nel profondo dall'innamoramento di Akoya perchè parrebbe dimostrare che il suo amore per Maya è possibiile, può esistere ma allo stesso tempo è turbato dall'idea che la giovane interpretaerà quel ruolo sul palco con un altro, Sakurakoji. Ayumi, invece, è impressionata dall'ingenuità, dalla dolcezza di Akoya e si domanda come poterla interpretare.
Akoya è in simbiosi con la natura, è amore. Se annulli te stesso sentirai il richiamo della natura e potrai parlare con il "cuore" della natura, degli alberi, degli uccelli. I suoi gesti sono freschi e gentili e al contempo arcani e permeati di mistero. La maschera indossata da Chigusa non serve solo a nascondere il volto dell'attrice perchè ormai il pubblico vede solo in Akoya una fanciulla bellissima con l'animo puro di una ragazzina. A questo punto Genzo riprende la narrazione. Al Vlllaggio della Dea Scarlatta giunge un generale che diffida di Isshin per il fatto che non si sa nulla di quest'uomo e lo considera pericoloso. Akoya, invece, ribatte che per lei è lui un pericolo a causa dell'odio che porta dentro, perchè la morte porta morte. Spiego che noi siamo creature che viviamo in simbiosi con la natura e dovremmo aspirare a portare vita non morte. Giunge il giorno della Festa del Villaggio ed Akoya ascolta le richieste di preghiere e invocazioni d'aiuto per la Dea rivoltele dai paesani. La fanciulla segna con un cerchio di una polvere scarlatta la fronte di chi esaudisce. Gli artisti, che in realtà sono spie del Regno del Sud, pensano che quella polvere sia TAN cioè una polvere che dà potere e ricchezza, il generale Kusunoki riflette a sua volta su quella polvere scarlatta mentre Isshin soffre in silenzio perchè l'Akoya che vede al villaggio è per lui inavvicinabile, è una Dea... Il generale chiede a Isshin cosa lo attrae di Akoya e lui risponde che al di là dell'aspetto di Akoya ama la sua anima. Quando il generale gli rammenta che se un umano si innamora di uno spirito uno dei due è destinato a morire, Isshin inaspettatamente risponde "Non penso che l'amore finisca quando sopraggiunge la morte".  Tuitti gli spettatori sono scossi perchè quello è l'AMORE APPASSIONATO E SINCERO DI ISSHIN.
Gli spiriti della foresta sono preoccupati. Se Akoya si innamorerà di un umano perderà i suoi poteri divini con conseguenze gravi per tutti. Nel frattempo la pace del luogo viene turbata dalla notizia che tre simboli sacri del Potere Reale sono stati trafugati da dei banditi. Viene chiesto aiuto alla Dea per trovarli . Chigusa ora è nuovamente la Dea, nulla di Akoya è in lei, quando spiega come trovare i banditi e raccomanda che non venga versato del sangue a macchiare la terra. Tuttavia i samurai inviati recuperano i tre oggetti ma un bandito viene ferito e uno muore. Questo fatto incrina i rapporti tra Akoya e il generale Kusunoki, capo dei samurai ma anche il rapporto tra Akoya e Isshin si carica di tensione. L'uomo pare essere insofferente, vuole avere un nome, vuole un'identità. Akoya tenta di spiegargli che un nome non serve a nulla narrandogli le leggi divine, in quell'istante gli spettatori vedono trasfigurata in Akoya la Dea Scarlatta. Questo dialogo tra i due fa scattare in Isshin la scintilla che lo porterà a ritrovare se stesso e la sua misisione. Lentamente scopre di saper impugnare una spada e di saper scolpire e Akoya soffre perchè sa che se ritroverà se stesso per lei sarà la fine. Chigusa rende nell'immobilità di Akoya tutta la sua mmalinconia, la tristezza di un amore che lei sa non avere futuro, irrealizzabile. Non solo il suo amore infelice l'ha resa umana. Non è più in grado di parlare con il vento e gli alberi, ha perso la sua essenza divina. Kusunoki fa incarcerare Isshin reo ai suoi occhi di essere la causa della malattia di Akoya. Intanto i due regni del Nord e del Sud paiono sul punto di non ritorno e la guerra sembra inevitabile. Akoya sfiorisce ogni giorno di più, priva del suo dono divino e della presenza di Isshin. Kusunoko, turbato dal ricordo delle sue parole sulla morte, la va a cercare chiedendole che senso ha la vita, perchè gli dei ne fanno dono agli umanio se poi essi muoiono in guerra. Akoya spiega il disegno divino come se fosse un bastone alle cui estremità ci sono poli contrapposti. La vita e la morte, l'amore e l'odio, ma il bastone li unisce entrambi. "Il senso della vita non si compie nella morte ma piuttosto nel vivere". Nonostante Kusunoko, impressionato e convinto da Akoya, sia contrario la guerra viene dichiarata e il generale alla fine è costretto, per difendere l'onore di famiglia, a scendere in battaglia. Fa liberare, tuttavia, Isshin perchè questi possa tornare al Villaggio e proteggere Akoya. Quando quest'ultimo giunge al villaggio scopre però che esso è già stato attaccato dai soldati che intendono penetrare nella Valle Proibita alla ricerca del TAN. La nonna, furibonda, lo accusa di essere la causa della sofferenza di Akoya e della sua perdita dei poteri divini. Isshin sconvolto, innanzi ai corpi straziati dei soldati, rammenta di avere già assistito a tutto questo e improvvisamente riacquista la memoria e con essa la ferrea determinazione di scolpire la statua della Dea usando il legno del Susino Millenario. Appare allora il monaco buddista che gli fa cenno di usare una scure abbandonata su un ceppo. Nel frattempo gli spiriti della natura nella Valle Proibita difendono la Dea, Akoya, che è molto debole e in fin di vita. Possono fermare facilmente gli umani ma non possono nulla contro Isshin perchè questi è colui di cui la Dea è innamorata, solo la Dea può affrontarlo. Pregano la Dea di riacquistare il suo potere e lei cerca di attingerlo dal susino millenario. I movimenti di Chigusa suscitano negli spettatori differenti emozioni a seconda del loro punto di vista. Per Akame è come se lei fosse un essere senza peso che si muove leggero sulle nuvole. Per Ayumi le sue mani sono come i petali portati dal vento. Per Kuronuma i gesti e le pose ricordano le statue del Buddha. Per Hamil è come se fosse l'aria a farla muovere. Chigusa prosegue la sua incredibile interpretazione in un escalation che porta alla fine gli spettatoria a VEDERE la Dea Scarlatta.... e un attimo dopo lei scompare. Tutti sono sospesi nell'attesa ma viene reso noto che volutamentel l'interpretazione si è fermata prima del climax, ovvero lo scontro tra la Dea e Isshin, tra i due amanti dal quale uno dovrà morire. Sarà compito dii Maya e Ayumi trovare il modo di recitare quella parte. Genzo narra poi di come nulla più si seppe di Isshin ma di come la leggenda voglia che un bonzo errante, senza dimora, viaggiasse per tutto il paese scolpendo statue che donavano amore e prosperità sulle quali era sempre incisa la parola "verità". Si narra di come sapesse parlare con gli uccelli e le piante e di come sapesse curare le malattie di come il suo corpo fosse ancorato alla terra ma il suo spirito dimorasse nel cielo.
Dietro le quinte, sfinita, la Sig.ra Tsukikage sente che il suo compito come Dea è finito, deve solo tramandarla a Maya o Ayumi, una nuova Dea che continuerà a vivere. Mentre il pubblico applaude entusiasta, Chigusa perde i sensi.

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