Dragon Ball, Dragonball Z, Dragonball GT, Bulma, Vegeta e
tutti gli altri personaggi sono proprietà di Akira Toriyama, Bird Studio e Toei
Animation.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per
il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto,
intesa….
By Aresian su traccia di Delila
PREMESSA: Questa fanfictions è legata all’iniziativa “C’è posta per te…” ed è pertanto ispirata alla “Lettera” che Delila ha, ipoteticamente, indirizzato a Trunks. Per questa ragione il collegamento che rimanda a questa fanfictions lo trovate sia tra le “Autoconclusive di Are” che nella sezione “C’è posta per te…”. Sempre per la stessa ragione, all’interno della storia troverete il testo integrale della “lettera”.
Delila, spero che la risposta di Trunks… ti piaccia….eheheh!!!
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Il lieve ronzio del condizionatore, unico refrigerio in
quell’afosa e calda giornata d’estate. Con un sospiro stanco, l’uomo posò gli
occhiali da vista sul lucido ripiano della scrivania nera, elegante e funzionale,
che si trovava innanzi a lui. L’ennesima giornata carica di impegni, di
riunioni, di documenti da firmare, di mani da stringere. C’era abituato oramai.
Da anni aveva preso in pugno le redini della grande compagnia di famiglia, la
prestigiosa Capsule Corporation, leader nel campo della scienza e
dell’elettronica. Con un movimento rapido e al contempo elegante, sospinse
all’indietro la lussuosa poltrona di pelle e si alzò in piedi, avvicinandosi
alla finestra che gli rivelava un panorama mozzafiato. Dalla cima della Torre
Circolare, dove si trovava il suo ufficio, si poteva scorgere tutta la città,
come distesa ai suoi piedi, e lontano, all’orizzonte si arrivava a distinguere
il profilo nero e imponente della Catena Montuosa di Paos.
Il giovane uomo, appoggiò indolentemente una mano sul
vetro della finestra, beandosi di quella sensazione di pace che sempre provava
quando osservava il cielo azzurro sulla sua testa e il lento vagare delle
nuvole. C’era stato un tempo in cui avrebbe mollato tutto, ufficio, impegni,
scartoffie, pur di librarsi libero in quel cielo che solo lo faceva sentire
“libero”. Ma adesso, dopo anni, ci aveva fatto l’abitudine a quel soffocante
meccanismo della burocrazia e della politica economica, che tanto gli era
sembrato inviso in principio. Non era più un ragazzo… ora era un uomo.
Gli occhi azzurri, limpidi come laghi di montagna,
balenarono di un luccichio divertito. A dire il vero non era passato poi molto
tempo da quando suo padre lo aveva colto in fragrante, mentre se la squagliava
da una riunione ritenuta di troppo…
Un lieve bussare alla porta lo riportò al presente.
“Sì?”.
La porta si aprì per lasciare entrare una giovane
segretaria. Era una delle ultime assunte, che si occupava principalmente di
smaltire la sua posta, filtrandola abilmente, in modo da fargli pervenire solo
quello che effettivamente richiedeva la sua attenzione.
“Mi scusi, Sig. Briefs. Ho controllato la posta di oggi
ed ho trovato una lettera che mi ha colpita. E’ diversa dalle solite” si
affrettò a spiegare la giovane, avanzando verso di lui. Chissà perché, ogni
volta che incrociava i suoi occhi la vedeva arrossire come una scolaretta. La
cosa, doveva ammetterlo, aveva un suo lato divertente, era tuttavia consapevole
che non fosse proprio il massimo dell’educazione divertirsi del disagio altrui.
Uno di quei giorni avrebbe dovuto fare una chiacchieratina con la ragazza,
giusto per capire cosa la imbarazzasse tanto e magari porvi rimedio.
Passandosi una mano tra i folti capelli, dell’insolito
colore della lavanda in fiore, Trunks si sedette nuovamente dietro la
scrivania, facendole cenno di accomodarsi innanzi a lui.
“Che cos’ha di diverso?” le chiese gentilmente.
“Ecco… Si tratta della lettera di una ragazza che si
rivolge a lei chiamandola saiyan. Non capisco cosa intenda dire, conosco
abbastanza il linguaggio gergale dei ragazzi di oggi ma non mi pare che si
possa associare un significato a quel termine….” Iniziò a dire la giovane,
mentre un lampo metallico attraversava le iridi azzurre dell’uomo.
“Me la dia” fu la pronta risposta, che bloccò qualsiasi
ulteriore tentativo di spiegazione.
“Io… Non volevo irritarla…” balbettò confusa la giovane.
Trunks si rese conto di essere stato particolarmente
brusco, perciò le rivolse uno dei suoi più affascinanti sorrisi, che produsse
l’effetto sperato. La giovane parve subito rilassarsi. Poi le rispose
pacatamente.
“Ha fatto bene a portarmela. Sono solo sorpreso. E’ da
molti anni che nessuno mi chiama più saiyan. Grazie, se non c’è altro può
andare”.
La giovane scotè la testa, in segno di diniego, e si
affrettò a lasciare l’ufficio.
Non appena rimasto solo, Trunks prese tra le mani il
foglio di carta. Una carta da lettera molto delicata e femminile, sicuramente
sua sorella Bra avrebbe apprezzato la raffinatezza dello stile. Chi diamine
poteva sapere che lui era un saiyan? Non aveva appeso dei cartelloni sui muri
né fatto dichiarazioni plateali alla stampa. Bhè, sì, a ben guardare durante l’evacuazione
del pianeta, seguita alla sconfitta di Baby, i più si erano resi conto che lui,
suo padre, Goten, Gohan e Goku non erano proprio.. come dire… “normali”. Ma
quello che sorprendeva era che la ragazza avesse usato proprio quel termine.
Inutile porsi domande, tanto valeva leggerla…
“Caro
Trunks,
so che magari non potrai rispondermi o che magari neppure ascolterai le parole
di una ragazza qualsiasi come me, sai ti ammiro molto e potrei arrivare a dire
di avere una infatuazione per te che sei un saiyan ma anche un essere umano...
Mi sono sempre domandata se, pur avendo l'incredibile forza che vi
permetterebbe di fare qualsiasi cosa e pur essendo praticamente intoccabili ci
sia qualcosa nella vita che vi abbia mai fatto paura, la vita sembra sorridervi
inoltre potete fare una cosa che io invidio moltissimo...volare...
Lo chiedo a te che sei spesso nei miei sogni, lo chiedo a te il cui sorriso mi
fa battere il cuore quando penso...quando immagino...vorrei sapere se anche tu
soffri per amore, se anche tu hai paura del futuro, la mia vita a volte sembra
gia' scritta e penso che non sarò mai felice...hai mai provato queste
sensazioni?
Sai un'altra cosa che vorrei sapere è cosa hai provato quando ti hanno
raccontato del ragazzo del futuro, che poi era il Trunks di un'altra
dimensione, cosa hai sentito?
Lo so che possono essere domande un pochino strane, spero che un giorno vorrai
rispondermi, credo che mi piacerebbe avere un ragazzo come te, sei dolce e
buono sai trasmettere tanta forza...quella forza che sento mancarmi quando
vorrei che la mia vita fosse diversa...
Non importa se non mi rispondi, lo so che sono solo una delle tante, chissà che
un giorno non ci incontreremo, in questa vita o nella prossima...
Un abbraccio forte
Delila”
Il volto di Trunks era una maschera attonita. Non solo
quella ragazza conosceva le sue vere origini, ma inspiegabilmente conosceva
anche l’esistenza dell’altro se stesso. Di Mirai no Trunks, che lui stesso non
aveva mai conosciuto… O bhè, a dire il vero era anche stato tenuto in braccio
da lui, ma aveva appena sei mesi e le sinapsi che ancora non gli permettevano
di preservarne il ricordo. Decise che sarebbe andato a fondo di quella storia.
Voleva vederci chiaro. Risoluto si infilò la lettera in tasca e dopo un’ultimo
pensiero per quell’ignota ragazza, tornò al suo lavoro. Se ne sarebbe occupato
una volta tornato a casa. Vuoi vedere che a quella linguacciuta di sua sorella
era scappata qualche mezza frase con le compagne d’università?
“C’è qualcosa che non va, tesoro?”.
La voce di sua madre a distrarlo dai suoi pensieri.
“No, mamma. Niente di particolare. Sono solo un po’
stanco” rispose sorridendo.
Bulma non era più giovanissima, le rughe dell’esperienza
e dell’età avevano iniziato ad intaccare la pelle del suo viso, non più
elastica e liscia come un tempo. Eppure la sua vitalità, la sua esuberante voglia
di vivere non era venuta meno di una sola briciola. Doveva ammettere che un po’
le invidiava quel carattere così vulcanico e aperto, così simile a quello della
sorella. Bra era esattamente come lei, la sua copia più giovane e altrettanto
affascinante. Sempre aperta a feste, pronta a fare “casino” pur ottenere un
sano ed esaltante divertimento. Era fin troppo esuberante e spesso finiva con
il beccarsi i rimproveri, non troppo delicati, di suo padre. Lui invece era più
introverso, checchè ne dicessero tutti, somigliava molto di più a Vegeta di
quanto non pensassero.
Bulma studiò il volto serio del figlio. Gli occhi azzurri
profondi e enigmatici. Stava chiaramente tenendole nascosto qualcosa. Di solito
per lei erano un libro aperto, ma quando Trunks voleva isolarsi dal mondo
esterno, sapeva diventare introverso ed enigmatico tanto quanto il padre.
“Bhè. Come vuoi. Ma sappi che se hai voglia di parlare,
io sono sempre disponibile” gli rispose, sorridendo, prima di allontanarsi.
Trunks si lasciò sfuggire un lieve sorriso. Eh, sì. A sua
madre era impossibile “farla”. Ma aveva avuto con lui, sempre quel speciale
tatto nel lasciargli risolvere i suoi problemi da solo. In effetti il pensiero
che ancora lo tormentava era legato a quella lettera. Per quanto gli era
riuscito di capire da Bra era… “possibile che mi sia scappato qualche
pettegolezzo… ma sai com’è a volte serve per dare enfasi o importanza ad un
discorso… e poi non sono l’unica a spifferare ai quattro venti di avere un papà
e un fratello speciali… anche Pan fa la sua parte”.
Perfetto. Stando a quella dichiarazione, le due pesti
erano sicuramente riuscite ad informare mezza Università, se non tutta, sulla
sua reale identità. Il punto adesso era solo uno. Gli andava oppure no di
rispondere a quella lettera?
La riprese in mano, lisa e stropicciata, rileggendola per
l’ennesima volta, c’era una nota malinconica e triste in quelle parole che lo
aveva colpito. In realtà non ci sarebbe stato nulla di male a rispondere…
L’unico problema era che per farlo avrebbe dovuto guardare dentro di sé, e non
era certo che quello che avrebbe visto gli sarebbe piaciuto.
Gli occorse una settimana prima di decidersi a prendere
in mano carta e penna.
Seduto nel piccolo studiolo ricavato in un’ala della casa
piuttosto appartata, e lontana sia dal Laboratorio che dal GT, fondamentale per
ottenere silenzio, Trunks si decise a confidare, a qualcuno che neanche
conosceva, alcuni dei più reconditi pensieri che nemmeno la sua famiglia
conosceva, neanche Goten.
“Cara Delila,
non rendermi oggetto di tanta ammirazione, te ne prego.
Non sono altro che un normale essere umano con i suoi pregi e i suoi difetti.
Forse nelle mie vene scorre il sangue dei guerrieri saiyan, un’eredità che a
volte fatico a comprendere ma di cui sono comunque orgoglioso perché fa parte
di me e di mio padre, ma amo, soffro, gioisco e odio come tutti gli esseri
umani, non sono speciale. Sono solo me stesso.
Mi chiedi come ci si sente ad avere il potere di
distruggere, con un solo dito, il mondo intero. Ti rispondo… spaventati. Finché
sei un bambino, incosciente e spensierato, sembra tutto un bel gioco, ma quando
cresci e ti rendi conto della portata delle conseguenze, degli eventi, allora
non lo trovi più così divertente. Se ho mai avuto paura? Sì, non basta essere
un guerriero potentissimo e quasi invincibile per non provare paura. Forse non
temo un avversario. Non temo un ladro che mi punta contro una pistola perché so
bene come fermarla con la sola forza della mia aura. Ma non sai quanta paura ho
avuto e ho tutt’ora di perdere chi amo. Eppure un giorno accadrà. Un giorno,
che spero lontano, non potrò più vedere il sorriso di mia madre, non potrò più
sentire i secchi rimproveri di mio padre, e non mi servirà a niente, a quel
punto, essere un saiyan. Paura del futuro? No, quello non lo temo. Credo
fortemente di avere appreso nella vita gli strumenti e i modi per difendermi da
quello che verrà. E poi io amo vivere per il presente, non per il domani. Fare
mille progetti a cosa serve, se sono tutti proiettati per il futuro e niente
per il presente. E’ quello che stai vivendo, e devi imparare a viverlo
intensamente.
Soffrire per amore? Essere un saiyan non mi rende
invulnerabile. A ben vederlo non c’è riuscito neanche con mio padre. Al limite
mi rende le cose più complicate. Non è facile stare al fianco di una persona
come me. Dove riesco a trovarla un’altra Videl? Gohan è stato molto fortunato.
Lui sì che sa vivere come un terrestre e senza crearsi problemi. Io ci ho
provato e ci provo tutt’ora. Ho glissato gli allenamenti di mio padre per
ignorare quella potenza che covo dentro l’anima, nella speranza di essere più
“normale”. Vivo intensamente ogni giorno… e spero un giorno di trovare una
donna che sappia “vivere” altrettanto intensamente, insieme a me.
Sarei quasi tentato di chiederti come hai scoperto anche
questo, cioè la presenza di Mirai no Trunks, ma preferisco ignorarlo. Tanto se
non è stata Bra a spifferarlo sarà stata certamente Pan. A volte mi verrebbe
voglia di strozzarla, è impicciona e invadente. Si facesse una volta gli affari
suoi… Accidenti sto parlando quasi come mio padre. A volte, Pan, riesce a
tirare fuori il lato peggiore di me. Cosa ho provato quando ho scoperto la sua esistenza?
Bhè, è difficile spiegarlo a parole. In primo luogo ci ho messo un bel po’ a
capire come tutto questo fosse possibile. Le sorprese hanno sempre il potere di
rendere “stupido” anche l’essere più istruito ed intelligente di questo mondo.
Di certo non posso averlo invidiato per il modo con il quale ha vissuto la sua
infanzia, la sua vita. Il solo pensiero di essere privato dell’affetto dei miei
amici, e di non avere accanto mio padre, mi arreca dolore. Penso che sia un
ragazzo molto più in gamba di me. Meno viziato, meno fatuo, più uomo e di cui
debba essere solo orgoglioso, come so che lo era mio padre. In fondo… sono
sempre io, solo con un bagaglio di vita diverso. Come spiegarmi, è una parte di
me, anche se non lo conosco lui è dentro di me, a renderci diversi è stata solo
la vita.
Venendo a te… perché questa nota malinconica e triste in
quello che scrivi? Noi siamo fautori del nostro destino. Non lasciare che gli
altri ti convincano del contrario. Gli eventi possono turbarlo, possono
stravolgerlo, ma essere felici è un attimo, vivere è un’intera esistenza. Ho
atteso sette anni per ricevere un abbraccio da mio padre, ma quel momento è
stato “felicità” allo stato puro che nessuno potrà mai cancellare. La felicità
è come il vento, non la puoi imbrigliare, non la puoi trattenere, devi solo
saperla cogliere, afferrarla, assaporarla, nell’istante in cui ti attraversa.
E’ così che io voglio vivere.
Ciao,
Trunks”
“Fratellone, muovi le chiappe. E’ pronto in tavola”.
Sì, forse lo studiolo era abbastanza lontano dal
Laboratorio e dal GT ma non dalla portata degli strepiti di sua sorella…
“Arrivo”.
Del resto, dire “è pronto in tavola” ad un saiyan produce
lo stesso effetto che produrrebbe la parola “acqua” ad un assetato in pieno
deserto. Un’attrazione irresistibile, tanto da piantare in asso, all’istante,
qualsiasi cosa si stia facendo, compreso lasciare una lettera in bella mostra
su una scrivania…. Due mani dalle
dita affusolate e unghie finemente curate, strinsero quel bianco foglio, per
permettere a due occhi di cielo di spiarne il contenuto.
^Allora era questo che mi nascondevi, Trunks^ pensò
Bulma, sorridendo furbescamente. Con attenzione la ripose al suo posto e si
allontanò, non palesando in alcun modo la sua “visitina” allo studio del
figlio.
Da quel giorno sono trascorsi tre mesi. La lettera,
tenuta gelosamente in un cassetto per una buona settimana, era stata alla fine
spedita, ma nessuna risposta era stata data alla missiva. Trunks doveva
ammetterlo, ne era quasi deluso.
Diede uno sguardo all’orologio, le 20.00, decisamente
stufo di poltrire in quell’ufficio, Trunks si alzò di scatto dalla poltrona.
Una bella doccia, una cena superlativa e un’uscita con Goten, sempre che non si
portasse dietro Valese, potevano essere una buona idea per chiudere la
giornata. Ma i suoi piani furono mandati a monte dalla presenza, alquanto
sorprendente a dire il vero, del padre. Appena aprì la porta del suo ufficio
per avviarsi verso l’ascensore se lo trovò davanti.
“Papà….”. Il tono chiaramente sorpreso. Doveva essere
decisamente fuori allenamento per non aver “avvertito” la sua presenza.
Diamine, l’aura di suo padre non passava certo inosservata…
“Vieni con me” gli disse il saiyan, lapidario.
L’espressione impenetrabile, come sempre.
“Bhè! Veramente pensavo di passare da casa a cambiarmi e
mettere qualcosa sotto i denti…” iniziò ad obiettare il giovane. Qualcosa
nell’atteggiamento del padre gli diceva che aveva in mente di battersi, e non
era certo di poter reggere un confronto con lui… non dopo tutti quei mesi di
quasi totale ozio….
“Intendi discutere con me?” gli chiese semplicemente
Vegeta, inarcando un sopracciglio.
Trunks deglutì a vuoto. Nonostante avesse oramai
trent’anni, un sano timore reverenziale, lo spingeva sempre a non obiettare mai
troppo gli ordini del padre.
“No”.
“Perfetto, allora andiamo” e con quelle parole ritenne
chiuso l’argomento.
“Perché siamo venuti qua?” chiese dubbioso, non appena
atterrarono in uno spiazzo deserto, all’altro capo del pianeta. Gli occorse
qualche minuto per comprendere che si trattava del luogo che era stato teatro
dello scontro tra suo padre e Majinbu. Gli occhi azzurri, dubbiosi e confusi,
si puntarono in quelli neri come la notte del padre.
“Per mostrarti come imprigionare il vento” fu la risposta
di Vegeta, lasciandolo attonito, mentre con un braccio gli indicava una
presenza vicino alle rocce.
“Pan??!!! Ma…che significa, papà…!!!????” balbettò
confuso, Trunks.
Vegeta sogghignò divertito, innanzi al suo sguardo
totalmente confuso.
“Sei più tardo di quanto pensassi. Credo abbiate di che
parlare voi due… Io vado” gli rispose, sardonico, prima di decollare
rapidamente, piantandolo in asso.
“Vuoi spiegarmi che cosa sta succedendo?” chiese Trunks,
al colmo della confusione, rivolto alla giovane saiyan.
“Io sono Delila” rispose la figlia di Gohan, i lunghi
capelli neri mossi dolcemente dal vento, mentre, cosa del tutto insolito per
lei, arrossiva imbarazzata.
Trunks sbarrò gli occhi, fissando il volto della ragazza.
“Perché?” le chiese solamente.
“Ero stanca di aspettare che ti accorgessi che esisto…
Non sono mai riuscita a parlare realmente con te, di te. Volevo conoscere il
“vero” Trunks. Speravo così di scoprire che c’era, nella tua vita, un posto
anche per me…. Ma mi sbagliavo…” sospirò la giovane, voltandosi pronta a
decollare.
Quanto dolore, delusione, in quelle parole… No, non
poteva lasciarla andare via così…
“Aspetta”. Il tono deciso e quasi autoritario, Trunks la
trattenne per un braccio.
“C’è sempre stato un posto per te, nel mio cuore” disse
il giovane, cercando con attenzione le parole giuste.
“Sì… lo so. Per la figlia di Gohan o per la nipotina di
Goten, ma mai per Pan e basta” rispose la giovane, strattonando per liberarsi
dalla sua presa, voltandosi come una furia a fronteggiarlo. Gli occhi neri,
profondi, appassionati e colmi di lacrime trattenute.
“Pan…” sussurrò dispiaciuto Trunks. Gli faceva male
vederla così. Improvvisamente si accorgeva di avere a che fare con una donna,
non più con una impertinente mocciosetta dal carattere ribelle e vulcanico.
L’aveva ferita. Le sue parole l’avevano ferita.
“Non è facile per te trovare una donna come mia madre…
vero? L’hai detto tu” proseguì amaramente la giovane. Poi, il fuoco della sua
ribellione si spense, lasciando solo uno sguardo afflitto e desolato, mentre il
corpo si rilassava. La battaglia era stata persa, inutile proseguire lo
scontro.
“Se non l’ho trovata…. Forse… è perché stavo aspettando
che tu crescessi per me” disse, inaspettatamente, Trunks, realizzando in quel
preciso istante la verità di quelle parole.
Pan lo fissò sorpresa, ma non riusciva a credere a quelle
parole, che le suonavano più come un “contentino” per non farla soffrire
troppo.
“Sì… come no. Ho fatto male a dare retta a tuo padre. Non
dovevo venire” disse rassegnata.
Trunks rimase in silenzio, a fissare le sue labbra di
corallo che avevano assunto una piega amara e quasi… disperata.
“Pan… Io ho dodici anni più di te…. Potrei quasi essere
tuo padre…. Io…. Non posso permettermi di amarti. Lo capisci?” le rispose in
tono pacato.
Un lampo di ribellione attraversò gli occhi neri della
giovane saiyan.
“Ma quando ti accorgerai che ora sono una donna?” rispose
rabbiosa. Poi, prima che lui potesse dire o fare qualcosa, gli gettò le braccia
al collo e incollò le labbra alle sue in un bacio, dettato dalla disperazione
di un amore frustrato.
Trunks avvertì il suo dolce corpo premuto contro di sé.
Decisamente non era il corpo di una bambina. I suoi seni erano pieni e sodi e
premevano, dolcemente, contro il suo torace scolpito…
Inconsapevole rispose al suo bacio, mentre con le
braccia, fino a quel momento inerti lungo il corpo, circondava il suo esile
corpo stringendolo contro il proprio, sempre più vicino… Guidate come da vita
propria, le sue mani, presero a carezzare Pan, i suoi fianchi, in una lenta e
sensuale carezza, mentre un gemito di piacere sfuggiva dalle labbra della
giovane.
Mille campanelli d’allarme rimbombarono nella mente di
Trunks, mentre avvertiva il desiderio salire dentro di sé. Con un gesto deciso,
smise di baciarla, allontanandola da sé.
“L’ho detto, Pan… A volte sai tirare fuori il peggio di
me” disse, sorpreso egli stesso per il tono roco e sensuale della propria voce.
Confusa e smarrita la giovane rimase a fissare i suoi
occhi azzurri, che scintillavano alla fioca luce del crepuscolo.
“Hai detto il vero. Non sei più una bambina. Sei una
donna desiderabile, e per un attimo ho pensato che potesse funzionare…” riprese
a dire, passandosi una mano tra i capelli “Ho bisogno di tempo, Pan. Adesso non
sarebbe giusto… Forse non lo sarà mai” concluse in tono amaro, prima di
decollare rapidamente, diretto verso nord, troppo pericoloso restarle ancora
accanto.
Una solitaria lacrima solcò il viso di Pan, mentre lo
vedeva scomparire all’orizzonte.
“Sì… Trunks… hai detto il vero…. La felicità è come il
vento, non la puoi imbrigliare, non la puoi trattenere, devi solo saperla
cogliere, afferrarla, assaporarla, nell’istante in cui ti attraversa. Non
so se ci sarà un futuro per noi, amore. Ma saprò custodire il ricordo di questo
bacio… per sempre”.
- FINE -
N.d.A.:
Ho pensato di sfruttare la “lettera a Trunks” scritta da
Delila per fondere in una sola FF due tematiche che mi premevano. In primo
luogo porre in atto un’opera basata sull’iniziativa di “C’è posta per te…” e
poi, anche se marginalmente, scrivere qualcosa su Pan e Trunks come a più
riprese mi era stato richiesto. Spero di non avere deluso le vostre
aspettative.
Per quanto riguarda il punto della lettera di Delila, in
cui dice che invidia Trunks perché sa volare e lei no, so che stonerebbe con il
personaggio di Pan, ma l’ho inteso come un modo della giovane saiyan per non
scoprirsi troppo, per non far capire chi era.
Fatemi sapere cosa ne pensate. Ok?
Un’ultima cosa… vi consiglio di leggere la fanfiction
ascoltando, se l’avete, la canzone “I know what love is” di Celine Dion,
personalmente mi fa provare un tuffo al cuore….
Aresian