Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi  e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

La Lettera

By Luna

Parte 9^

Maya si dedicava ormai anima e corpo alle prove della Dea Scarlatta. In ogni momento della giornata cercava di penetrare a fondo quelli che potevano essere i sentimenti di Akoya, il suo tormento e il suo grande amore per Isshin. Non pensava ad altro che a diventare Akoya. E non solo perché questo era stato, fino a poco tempo prima, il suo unico obiettivo o perché intendeva vincere la sfida con Ayumi, ma ora interveniva un fatto nuovo. La “sua” Akoya avrebbe parlato a Masumi dell’amore disperato che Maya sentiva per lui; ogni gesto, ogni parola, ogni respiro di Akoya verso il suo Isshin sarebbe stato per quell’uomo che sedeva nel palco. La voce di Akoya, le sue parole, il suo amore sarebbero state rivolte solo a lui. L’aver scritto quella lettera, mettendo a nudo la sua anima, sapere che egli l’avrebbe letta prima dello spettacolo, le aveva dato quel barlume di serenità che le occorreva per andare avanti. Ma era una serenità che l’accompagnava fin quando era concentrata su Akoya, ma appena la sua attenzione si concentrava su altro, ritornava il tormento di non sapere cosa avrebbe provato Masumi, leggendola e il pensiero che, al suo fianco, in quella sera, ci sarebbe stata quella donna meravigliosa che sembrava fatta apposta per lui. In quei momenti, tornava allora, con ansia, a concentrarsi sul suo personaggio e scuotendo i lunghi capelli si ostinava a ripetersi:“solo io posso aprire le porte del mio destino e posso farlo con queste mie mani”.
La sera, dopo cena, nonostante la stanchezza, chiedeva a Rei di aiutarla, recitando le battute di Isshin, fin quasi allo sfinimento.
Quella sera, però, Kuronuma si era rivelato particolarmente esigente e le prove si erano protratte fino a tardi, tanto che Maya aveva accettato di buon grado l’offerta di  Sakurakhoggi di accompagnarla fin sotto casa.
Il giovane cercava in tutti i modi di regalare un po’di serenità a Maya; adorava sentirla ridere, soprattutto dopo i giorni in cui l’aveva vista con gli occhi tristi e quell’aria spenta, come se fosse lontana da lui, in un mondo da cui si sentiva escluso. Le raccontava simpatici episodi di spettacoli passati e Maya si lasciava andare a risate liberatorie che allontanavano la tensione delle lunghe ore di prove. Non si erano accorti di essere arrivati già nei pressi dell’appartamento che la ragazza divideva con Rei, né dell’auto scura parcheggiata sul lato opposto della strada e del suo guidatore. Masumi aveva visto nello specchietto l’aria spensierata dei due ragazzi e udito la risata cristallina di Maya. La loro vicinanza indicava la grande confidenza che li univa. Masumi strinse convulsamente il volante; le nocche delle mani, bianche sotto lo sforzo, infine mise in moto e partì sgommando furiosamente, facendo voltare di scatto i due ragazzi.
“Ma di cosa mi sorprendo? – pensò tra sé – sono giovani, recitano insieme per ore, lui l’ama, le sta vicino…è normale che Maya si senta attratta da lui…Cosa spero?...Che rimanga da sola per tutta la vita?”. Eppure, ripensando a quella lontana notte nel tempio, quando l’aveva stretta tra le braccia, sentiva un freddo insopportabile che gli attanagliava l’anima e gli toglieva il respiro. Istintivamente, spinse il piede sull’accelleratore, come se questo bastasse a fuggire dal suo dolore.
I giorni continuarono a susseguirsi, veloci e incalzanti. Kuronuma, ormai, tratteneva i suoi attori quasi ogni sera, fino a tarda ora, tanto che Maya, tornata a casa, sfinita, non vedeva l’ora di mettersi a letto. La notte, però, era ancora popolata da incubi; in modo particolare, ultimamente, uno era il sogno ricorrente: sognava un gigantesco mazzo di rose scarlatte, che nascondevano il volto di chi gliene faceva omaggio; d’un tratto, un forte vento veniva a disperdere le rose in mille petali che rischiavano di travolgerla, a quel punto, vedeva chi era il misterioso donatore: Masumi e, al suo braccio Shiori, sorridenti e innamorati. Allora si svegliava, urlando e ricoperta di sudore.
Rei, come al solito, le correva vicino.
-Maya…cosa c’è?...Ancora incubi -.
-Sì…sempre lo stesso -.
-Cosa sogni, cara? – chiedeva, premurosa.
E Maya, si trovava costretta a mentirle.
-Un vento travolgente m’impedisce di parlare ed io non riesco a recitare -.
Una bugia, detta a metà, perché , nel sogno, quella visione la paralizzava, tanto da impedirle qualunque parola.
Rei era molto preoccupata per lei e di questo aveva parlato con la signora Tsukikagge, che l’aveva rassicurata.
-Maya è sotto pressione; è la sua grande prova, la fine della sua sfida con Ayumi; è impegnata per tutto il giorno, è normale che, di notte, le sue paure appaiano nei sogni… - rispondeva Tsukikagge.
 - Ma…non sarà che Kuronuma stia calcando troppo la mano?
 - Non dire sciocchezze, Rei! Ho abituato Maya a giorni di prove, senza fermarsi che per mangiare o bere. Kuronuma non le sta certo chiedendo altrettanto! E’ Maya che sta chiedendo tutto a se stessa. Ed è giusto così…lei deve diventare Akoya!
Finalmente, arrivò l’ultimo giorno di prove; si susseguirono dalla mattina fin quasi a notte inoltrata, con pochissime pause. Kuronuma aveva preteso il massimo dai suoi attori e lo aveva ottenuto. Infine, li fece sedere in cerchio, sul pavimento, intorno a lui.
-Bene. – cominciò con la sua voce profonda e burbera, la mano destra a massaggiare la barba nera, con soddisfazione – siamo giunti al termine di una lunga fatica, amici miei. Domani sera sarà  il grande giorno. Ci vedremo qui, nel primo pomeriggio, per l’ultima prova. Vorrei raccomandarvi di dormire fino a tardi e di trascorrere le ore che vi separano dall’ultima prova in tutta spensieratezza, ma so che non mi ascoltereste. Siate, comunque, sereni perché vi siete impegnati quanto di più non era possibile. Vi ringrazio e mi congratulo con  tutti voi per il lavoro svolto, ma, in particolare con Maya, che, non nascondo, mi aveva molto preoccupato durante i primi giorni di prove, perché sembrava non riuscisse a dare il meglio di sé, come è abituata a fare. Sono lieto che, in questo ultimo mese, sia riuscita ad entrare nel suo personaggio, tanto che non riesco più a distinguere dove finisce Maya e comincia Akoya e viceversa. Brava Kitajima!
-Evviva Maya! – gridarono gli altri e Sakurakhoggi le mise un braccio intorno alle spalle.
Maya rimase interdetta dinanzi al discorso del suo regista, le si riempirono gli occhi di lacrime e, come faceva sempre quando l’emozione la sopraffaceva, si portò le mani alla bocca e disse, con voce rotta:
-Grazie, amici miei…grazie di cuore, per il vostro sostegno e la vostra pazienza. E grazie anche a lei, signor Kuronuma…non le avevo mai sentito fare un discorso così lungo -.
Gli attori scoppiarono in una fragorosa risata.
Kuronuma, arruffandosi i capelli, borbottò: -Hai ragione, Kitajima, non ricordo neanch’io di aver mai parlato tanto -.
Maya non era più in sé dalla gioia e, durante il tragitto che la riportava a casa, non fece altro che parlare con Sakurakhoggi del personaggio di Akoya . Prima di congedarsi, il giovane le diede un bacio sulla fronte e, davanti allo sguardo stupito di lei, la salutò dicendole:
-A domani, mia Akoya -.
- A domani…Isshin – rispose, confusa Maya.

- continua -

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