Il grande sogno di Maya (Garasu
no kamen), Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono
proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan
Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e
pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata
creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti
vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene,
pertanto, intesa….
Masumi
tornò a casa tardissimo anche quella sera. Informatosi sulla
salute di suo padre dalla servitù, si ritirò in camera
sua: suo padre dormiva. Si tolse la giacca, slacciò la
cravatta e si lasciò cadere sulla poltrona color grigio perla.
Le gambe allungate, le braccia sui poggioli e gli occhi chiusi,
terribilmente stanco. Il pensiero di Maya non l’aveva
abbandonato un solo istante per tutto il giorno.
La
ragione glielo aveva suggerito più volte , ma il cuore non
aveva orecchie: “Lei non ti ama, non può amarti. Ricordi
quante volte ti ha gridato il suo odio?” Eppure… eppure,
in alcuni momenti aveva percepito, compreso, che qualcosa in Maya era
mutato nei suoi confronti: lo sguardo con cui lei aveva indugiato sul
suo viso, quella sera, al Planetario, come se lo vedesse per la prima
volta, il suo comportamento alla Valle dei Susini, al tempio, quando
era arrivata a chiedergli di scaldarla, il dono del ramo di susino e
quelle parole “questo rappresenta i miei sentimenti…”;
e poi, quando l’aveva vista con l’abito della Dea, lo
aveva chiamato “amore mio” e quell’abbraccio, così
reale! Inoltre, non ribatteva più con odio alle sue frecciate,
ma solo con un rossore sulle guance, con uno sguardo ferito, come
quella volta che l’aveva canzonata dicendole che assomigliava
allo spirito delle radici dell’albero di susino, si era coperta
il viso tra le mani, piangendo a calde lacrime tra le braccia di quel
tipo insopportabile che le stava sempre appiccicato!
Si
strinse la testa tra le mani:possibile che, come diceva Mizuchi, “
il semaforo non sempre rimane rosso?” Che Maya…potesse…forse…
accidenti anche a Mizuchi!
Sospirò.
Doveva cambiarsi e andare a letto, cercando di dormire, così
almeno avrebbe potuto sognarla, sognare di averla tra le braccia,
ancora una volta.
Sussultò,
sentendo lo squillo del telefono della sua linea privata. Era
Hijiri.
- Ciao, come mai chiami a
quest’ora? -
- L’avevo
cercata nel pomeriggio, signor Hayami, ma mi era stato riferito che
non voleva essere disturbato…-
-
Sì è così Hijiri, ho avuto una giornata
difficile. Ma dimmi, perché mi cercavi? -
-
Ho avuto un’incontro con la signorina questa mattina, e vorrei
parlargliene… -
Masumi ebbe un
tuffo al cuore, comprendendo bene di chi si trattava. Controllando il
tremore della voce, chiese: -Ci sono dei problemi? -
-
Non saprei. Preferirei raccontarle tutto di persona, se lei è
d’accordo. -
- Domani, alle
diciotto vieni nel mio ufficio. Non troverai Mizuchi, ma entra pure
senza farti annunciare. Io ti aspetterò. A domani, Hijiri. -
-
Buonanotte signor Hayami. -
Quella
mattina Hijiri si trovava nei locali della Daito con un discreto
anticipo. Guardò l’orologio:dieci minuti all’ora
stabilita. Si diresse verso l’ascensore che lo avrebbe condotto
all’ufficio presidenziale.
Nessuno
all’ingresso, entrò dunque senza indugio.
-
Eccomi signor Hayami. -
Il grande
ufficio sembrava deserto, illuminato solo in parte dalla luce del
sole. Hijiri decise di entrare e di attendere il signor Hayami.
S’incamminò verso una delle poltrone color crema per
sedersi, quando scorse una figura snella ed elegante in piedi, vicino
al divano Ancora prima di raggiungere il suo viso con gli occhi aveva
riconosciuto chi era la giovane donna. Fuggire ormai era
impossibile.
Un lungo sguardo impedì
per un attimo ad entrambi di parlare. La donna sgranò gli
occhi, impallidendo, poi con un tremito della voce, esclamò:
-
Karato ?! Sei proprio tu?! Cosa ci fai qui?! -
-
Ciao Shori….-
- continua -