Il grande sogno di Maya (Garasu
no kamen), Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono
proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan
Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e
pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata
creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti
vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene,
pertanto, intesa….
La Lettera
By Luna
Parte 14^
Maya
aveva lasciato il teatro in lacrime. Non era servito a
niente…a niente! Aveva ricevuto la sua lettera,
l’aveva letta, ma non gli era importato nulla! Era
chiaro…cosa poteva aspettarsi?! Che lui ricambiasse i suoi
sentimenti?! Che lasciasse quella donna meravigliosa per una come lei?!
Quella donna…assolutamente perfetta per lui…Il loro amore
era evidente a tutti…quella vicinanza…quelle braccia
unite, quelle mani allacciate…Come aveva fatto a non capire?!
Cosa pensava?! Che lui, vedendo il suo amore attraverso le parole di
Akoya, cascasse ai suoi piedi?! Stupida, mille volte stupida!
…Lui aveva addirittura convocato i giornalisti per parlare
dell’imminente matrimonio, magari per invitarli al lieto evento!
Sicuramente, aveva dato il suo ordine a Mizuchi dopo aver letto la
lettera! E doveva convocarli proprio lì?! Non poteva farlo
domani?! Sicuramente avrà pensato che erano solo sogni infantili
le sue parole, non degne di attenzione…solo bambinate! E
d’altra parte, non l’aveva sempre chiamata ragazzina?! Come
avrebbe potuto, da questo momento in poi, rivederlo?! Guardare gli
occhi canzonatori senza sentirsi sprofondare dalla vergogna?!
Continuava a correre senza meta, come se ciò avesse potuto
portarla lontana da quel dolore, dalla sua disperazione, dal suo cuore
spezzato. Infine, con i singhiozzi che ancora la scuotevano, smise di
correre e cominciò a camminare, ormai sfinita e si avvide, con
sorpresa, di essere giunta nel suo quartiere. Non si era neanche
accorta di quanta strada avesse fatto a piedi. Salì stancamente
le scale, augurandosi in cuor suo che Rei dormisse…Non avrebbe
sopportato di parlare di quanto era successo, sebbene sapesse che
l’amica l’avrebbe accolta tra le braccia e avrebbe
tentato di consolarla, come aveva sempre fatto; ma era superiore alle
sue forze il parlarne. Era un sentimento strano: da un lato, avrebbe
voluto sfogarsi e dare voce al suo dolore e, dall’altro, si
sentiva incapace di aprire bocca. Avrebbe voluto che lei potesse
leggerle dentro e comprendere senza tante parole, risparmiandole lo
strazio di raccontare.
Aprendo lentamente la porta di casa, si avvide con sollievo che Rei
dormiva: sicuramente aveva pensato che si sarebbe attardata con gli
altri attori a festeggiare…gli altri attori?! Sakurakhoggi!! Non
si era neanche ricordata di lui…Lo aveva lasciato dicendogli che
sarebbe ritornata dopo poco e poi era scomparsa…Ma ora non
le importava. Niente più aveva importanza…Sakurakhoggi,
la Dea Scarlatta, il teatro…niente. Nessun pensiero riusciva a
distoglierla dal suo torpore. Nulla…Si avvicinò alla
finestra…tutto le sembrava grigio e senza
vita…Guardò in strada…ed ebbe un tuffo al
cuore…In sosta, per qualche minuto, aveva scorto un’auto
del tipo di quella di Masumi…tutto serviva solo a farla pensare
a lui. Sarebbe mai riuscita a dimenticarlo? Avrebbe voluto fuggire, ma
dove?! E per quanto tempo?...Si portò una mano ai capelli e si
diresse verso il centro della stanza per sedersi. Sul tavolo,
c’erano diverse buste, corrispondenza?...Una portava
l’intestazione della Daito Art Production…Cos’era?!
E se fosse stato l’invito alle nozze?! Non voleva aprirla! Non
voleva leggerla! Voleva solo strapparla!... Fece infatti per lacerarla,
ma non ci riuscì. Aprì la busta con mani tremanti e
lesse. La Daito Art Production organizzava, per la sera seguente alla
rappresentazione della Dea Scarlatta, un rinfresco in onore delle due
Compagnie, Kuronuma e Onodera!... Era per quella sera!! Gli ospiti
sarebbero stati accolti dal Presidente in persona!! NO!! Non poteva
vederlo!! Non adesso!! Non avrebbe potuto sostenerne lo sguardo!! E che
andasse al diavolo anche la Dea Scarlatta e la sua sfida con Ayumi!!
Ormai ansimava…Doveva, a tutti i costi andare via di
là…in un luogo dove nessuno potesse cercarla, dove
nessuno potesse riconoscerla, lontano da Tokyo, lontano da tutti. Per
quanto poteva starsene distante, non avrebbe saputo dirlo, ma, per il
momento, doveva andarsene!
Senza fare rumore, raccolse pochi abiti in una
borsa, prese i documenti e il portafoglio e scrisse poche righe su un
biglietto per Rei. Poi, silenziosamente, chiuse la porta dietro di
sé. Doveva allontanarsi al più presto da Tokyo! Scese in
strada e s’incamminò velocemente verso la stazione della
metropolitana che l’avrebbe condotta alla stazione. Si
fermò un attimo lungo la strada…e guardò il
negozio che dava bella mostra di sé, con i suoi colori. Prima di
andarsene, doveva fare un’ultima cosa…ed entrò
senza indugio nel negozio.
Era ormai giorno da meno di un’ora, ma Masumi era pronto da un
po’. Scese in sala da pranzo dove già lo attendeva suo
padre, per fare colazione. Questa volta, avrebbe dovuto aspettare. La
colazione l’avrebbe fatta più tardi: Masumi doveva
informarlo di quanto, da lì a qualche minuto, Eusuke avrebbe
letto sul giornale.
- Sei in ritardo… - borbottò suo padre senza alzare gli occhi dalla fetta di pan dolce che stava imburrando.
Masumi sorrise amaramente tra sé. Non ricordava, da quando era
entrato in quella casa, un solo giorno in cui avesse sentito dalle
labbra di suo padre un saluto cordiale. Non era un vero giapponese. E
ciò sarebbe apparso chiaro a qualunque orientale fosse entrato
in quel momento nella sala. Sulla tavola, imbandita con cura, con il
servizio di porcellana inglese, le posate d’argento luccicante e
il centro tavola ornato di orchidee, non si vedeva alcun alimento che
potesse ricordare la tradizionale colazione giapponese: niente riso,
verdure, alghe o tofu, ma solo ciò che poteva trovarsi sulla
tavola di un occidentale: panini dolci, burro, marmellata,
miele…fatta eccezione forse per il the e il latte di soia.
-Devo parlarti, padre – replicò di rimando Masumi.
- Non puoi aspettare che abbia finito di fare colazione? – chiese stancamente l’anziano.
- No – sentenziò deciso il figlio – a meno che tu
non voglia essere informato dai giornali su quanto ho da dirti; fai
come preferisci. per me è lo stesso.
Fu solo allora che Eusuke alzò gli occhi dal piatto e
guardò il giovane uomo che aveva dinanzi. Lo sguardo del figlio,
calmo ma deciso e freddo, e le sue parole, lo indussero a prestargli la
dovuta attenzione.
-Parla dunque – disse, posando il coltellino sul vassoio del burro, producendo, con quel gesto, un leggero tintinnio.
- Ieri pomeriggio mi sono recato alla residenza dei Takamiya in
compagnia di Shiori e, insieme a lei, ho dato a suo nonno
l’annuncio della rottura del nostro fidanzamento. -
Masumi tacque per dare a suo padre il tempo di comprendere quanto gli aveva appena comunicato.
Dopo qualche secondo, il volto del vecchio leone
s’imporporò prima di divenire una maschera di ghiaccio e
folgorò il figlio con lo sguardo.
-Cosa hai fatto?! – urlò con voce strozzata.
-Calmati padre – replicò calmo Masumi – e aspetta
che io finisca di dirti il resto, anche perché – aggiunse,
dando un fuggevole sguardo all’orologio – non ho molto
tempo da dedicarti…-
- Come sarebbe a dire?! – tuonò Eusuke – pensi di
mettermi al corrente di tutto e liquidarmi in qualche minuto?!
-Devo, padre. – Ho impegni improrogabili che mi attendono. E
comunque – continuò con voce bassa e gelida – il
tempo che ora ti dedicherò sarà sempre maggiore di quello
che hai sempre concesso a me. -
Quelle parole ricordarono ad Eusuke quanto poca attenzione avesse
sempre riservato a Masumi e a sua madre; presentargli il conto
solito, ora, di quanto aveva fatto per lui in termini di denaro e
potere, non avrebbe avuto altro effetto che indurre il figlio ad uscire
prontamente di casa, senza dargli modo di sapere come realmente si
erano svolti i fatti. Continuò a guardarlo e tacque.
-Molto bene – replicò con calma Masumi – vedo che
sei disposto ad ascoltarmi fino alla fine. Abbiamo parlato con Shiori e
siamo giunti alla conclusione che non siamo disposti a sposarci per il
solo vantaggio delle nostre famiglie, considerato che non sentiamo
l’una per l’altro alcun sentimento che possa portare ad un
matrimonio duraturo… -
Il volto del padre assunse un’espressione ironica: le
sopracciglia alzate e lo sguardo non lasciavano alcun dubbio sui
pensieri canzonatori che gli avevano attraversato la mente.
-Sì, padre – replicò Masumi – forse non ti
è dato saperlo, ma AMARSI –continuò, calcando
volutamente su quella parola – è condizione indispensabile
per un’unione ben riuscita…Tu hai amato Chigusa
Tsukikhagge per tutta la vita, senza tuttavia esserne ricambiato e
ciò non ti ha consentito di essere felice con
nessun’altra… non è forse così? -
A quel nome, il vecchio sussultò, come se il figlio l’avesse schiaffeggiato.
-Comunque – continuò Masumi – presa questa
decisione, siamo subito andati a parlarne con il nonno di
Shiori…Non è stato semplice convincerlo, ma devo dire che
Shiori non ha dato molto spazio a possibili obiezioni…come me
d’altronde. Per quanto riguarda poi l’aspetto che
più ti sta a cuore, visto la profonda amicizia che lega le
nostre due famiglie e principalmente me e Shiori, tutti gli accordi e
le attività finanziarie che vedono i nostri nomi in
società, continueranno come previsto. Infine, ieri sera, dopo la
prima della Dea Scarlatta del regista Kuronuma, abbiamo dato
l’annuncio ai giornalisti delle principali testate del Paese.
Ecco perché ti dicevo che avresti potuto leggere dai giornali
quanto avevo da dirti…Ah, un’altra cosa ancora –
concluse, mentre si avviava a lasciare la sala – anche la prima
di Maya Kitajima ha avuto un notevole successo. Sono curioso di
conoscere la decisione di Chigusa Tsukikhagge! -
-Masumi – cominciò a dire Eusuke, la voce atona con le
mani che stringevano convulsamente i braccioli della sedia a rotelle
– dobbiamo parlare!... -
-Più tardi, padre – lo congedò Masumi – ora
devo fare quanto mi hai insegnato: pensare agli affari della famiglia
Hayami! Tutto deve essere subordinato a tal fine! -
Rimasto solo, Eusuke si sorprese ad essere addolorato dal pensiero che
il figlio, l’unica persona che gli fosse rimasto vicino, aveva
pensato a rendere partecipi tutti di una decisione che riguardava tutta
la sua vita, lasciando suo padre per ultimo…e si sentì
tremendamente solo.
Uscendo dalla sala, Masumi emise un sospiro di sollievo. Tutto
sommato, se l’era cavata in breve tempo; ora voleva vedere Maya e
stringerla fra le braccia, finalmente! Aveva atteso troppo quel momento.
La voce rispettosa della cameriera lo fermò.
-Signor Masumi, aspetti. Hanno appena portato questo per lei - .
Masumi si voltò e provò un tuffo al cuore. Tra le
braccia, la cameriera portava uno splendido mazzo di rose scarlatte.
-Chi?...- ebbe il coraggio di dire, ma le parole gli morirono in gola.
Il cuore stretto in una morsa, in preda ad un angoscioso presentimento.
-Non saprei – continuò la donna, con un sorriso – ma qui c’è un biglietto. Forse…
Masumi quasi glielo strappò dalle mani.
-Grazie – mormorò – puoi andare.
L’uomo lacerò frettolosamente la busta, lesse le poche
righe, impallidì e si diresse subito fuori dalla porta di casa.
- continua -