Versailles no
Bara, Oscar, André e tutti i personaggi legati alla serie TV e al manga sono
copyright © di Riyoko Ikeda, Chuokoron – Shinsha Inc. e Tohan
Corporation.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di
farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna
violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….
Premessa:
Per scrivere questa fanfiction mi sono ispirata alquanto alla puntata dell’anime in cui Oscar e André si confessano il reciproco amore… proseguendo ove… l’anime si fermava…. Buona lettura.
12 luglio 1789.
I caldi colori del
tramonto infuocavano il cielo, quando Oscar e André lasciarono la guarnigione
per recarsi a Villa Jarjayis. Cavalcavano l’uno fianco all’altra, in silenzio.
L’animo di Oscar era turbato. Meno di una settimana prima, si era recata dal
dottore, per sentirsi confermare un verdetto, che di per sé conosceva già. Il
suo fisico debilitato dai lunghi turni, spesso sotto la pioggia battente, non
aveva retto. Tisi, questo le era stato diagnosticato. Una condanna, sei mesi le
aveva pronosticato, forse meno. Ma in fondo, con la Francia sull’orlo della
guerra civile, che importanza aveva morire per una malattia o sotto i fuochi
dei cannoni? Non era quello a turbarla, no, piuttosto l’aver scoperto che
André, l’uomo che ora le cavalcava silenzioso e fedele al fianco, stava
divenendo cieco. Quella scoperta l’aveva sconvolta fin nel profondo.
Quell’amore che, disperato,
un giorno André le aveva rivelato e che l’aveva spaventata, ora la travolgeva,
mozzandole il respiro in gola, accellerando i palpiti del suo cuore. Perché,
perché non aveva compreso prima cosa significasse per lei André. Quel generoso,
silenzioso e onnipresente compagno, che per quasi trent'anni era vissuto alla
sua ombra chiedendo solo in cambio, di esserci, di amarlo?…
“Guarda, Oscar”
esclamò all’improvviso André, destandola bruscamente dalle sue riflessioni.
Subito guardinga, la
donna voltò lo sguardo nella direzione indicata dal compagno. Un gruppo di
cittadini, armati di forconi, qualche fucile, e soprattutto di rabbia, stava
puntando deciso verso di loro.
“Guardate, dei
soldati. Prendiamo loro i fucili” gridò qualcuno e subito la massa, urlante e inferocita,
si scagliò verso di loro.
“André… presto, verso
il fiume” gridò la donna, lanciando il cavallo al galoppo e scavalcando, con un
poderoso salto della sua cavalcatura, l’argine piombò in acqua, seguita a ruota
dall’uomo. Una pioggia di pietre, pezzi di legno e quant’altro capitasse a tiro
degli inferociti contadini, si riversò sui due. Mentre, chini sul collo dei
loro cavalli arrancavano nell’acqua, tentando di guadare il fiume e di mettersi
in salvo sulla sponda opposta. All’improvviso un pezzo di legno colpì Andrè
alla testa. Il grido di dolore dell’uomo, provocò una subitanea reazione della
donna. Spaventata si volse a cercarlo con lo sguardo e scorse, immediatamente,
il rivolo di sangue che scendeva lungo la sua tempia.
“Andrè, ti hanno
ferito? Presto, vieni” disse con voce inspessita dalla preoccupazione, mentre
il cuore le batteva a mille, rimbombandole nelle orecchie. Senza la benchè
minima esitazione, tirò le redini facendo voltare il cavallo e subito si
avvicinò a quello dell’uomo impadronendosi delle briglie e tirandoselo dietro.
Un minuto dopo guadagnavano, sani e salvi, la sponda risalendola rapidamente e
mettendosi al sicuro nel fitto della boscaglia.
“Stai bene?” chiese
subito ansiosa, aiutando André a scendere da cavallo.
“Non è niente, Oscar.
E’ solo un graffio” ribatté tranquillo il soldato, osservando un po’ sorpreso
il volto tirato e preoccupato della donna.
La paura, il terrore
che avevano attanagliato il suo animo nel vederlo ferito, l’avevano sconvolta,
più di quanto volesse ammettere. Doveva ritrovare il suo equilibrio, non
comportarsi come una donnetta isterica. Lei era un soldato, e come tale doveva
comportarsi.
“Resta qui. Vado a
controllare che non ci seguano” ribatté decisa, allontanandosi prima che l’uomo
potesse ribattere.
André si sedette su
una tronco divelto, cercando di ignorare il fastidioso dolore alla testa. Con
la mano si tastò delicatamente la tempia, per fortuna la ferita aveva smesso di
sanguinare. Quando aveva visto quella folla invasata assalirli aveva temuto per
Oscar. Con quella dannata divisa indosso l’avrebbero certamente scambiata per
un soldato, un nobile per giunta, visto i gradi che facevano bella mostra di sé
sul suo petto. Non osava neanche pensare cosa sarebbe potuto accadere, anche se
avessero scoperto la sua identità. Il solo pensiero che qualcuno potesse farle
del male gli incendiava il sangue nelle vene. Non avrebbe permesso a nessuno di
sfiorare la “sua” Oscar.
Un lieve fruscio lo avvertì
dell’avvicinarsi di qualcuno. Subito allerta, André imbracciò il fucile, pronto
a difendersi sino alla morte. Bastava che riuscisse a proteggere la sua donna,
il resto non importava…
Si rilassò quando
scorse l’elegante figura del suo comandante uscire dal folto della boscaglia.
“Niente da fare. La
strada è bloccata. Dovremo tentare dalla via delle vigne” disse Oscar
avvicinandosi, con quel suo incedere deciso ed elegante insieme.
“Va bene” rispose
tranquillo, tendendole le briglie del suo bianco cavallo, pronto a seguirla
come sempre.
Oscar cercò il suo
sguardo di smeraldo. Quegli occhi caldi che sapeva la seguivano sempre,
instancabili e carichi di devozione. Basta, era stanca di lottare. Stanca di
ignorare il suo cuore, la sua anima, il suo “essere donna”. Con un gesto
improvviso, estrasse un candido fazzoletto damascato, e prese a pulirgli
delicatamente il viso.
“Ti fa male?” chiese,
non osando però guardarlo in viso.
André fissò sorpreso
la sua mano tremante, il volto amato improvvisamente pallido e vulnerabile. Era
da tanto che Oscar non gli mostrava un gesto di complicità, il suo cuore
sanguinante per i rifiuti subiti, traeva nuova linfa da quel tenero gesto.
Senza indugiare, cinse con la propria la mano diafana della donna,
imprigionandola delicatamente.
“Non se sono con te”
le sussurrò dolcemente.
Oscar, sorpresa dal
tono carezzevole della sua voce, levò il viso a fissare i suoi occhi e tutto
quello che vi lesse fu…amore…
“André…” bisbigliò
rapita. Mentre i suoi occhi azzurri si colmavano di lacrime, che in un’altra
occasione avrebbe odiato perché mostravano la sua fragilità, ma che ora non si
vergognava di mostrare.
“Dopo tutto quello che
ti ho detto…. Dopo quello che ho fatto…. André… E’ mai possibile che tu mi ami
ancora?” chiese sgomenta. Il cuore sospeso tra l’estasi e il tormento.
“Finché avrò vita”.
“Oh….André!…”. Com’era
dolce il suono del suo nome sulle sue labbra. Con un gesto inconsapevole,
dettato dal puro istinto, l’uomo le cinse la vita con il braccio e l’attirò
leggermente a sé. Che fosse finalmente giunto il momento in cui, Oscar, la sua
Oscar avrebbe riconosciuto il legame profondo e indissolubile che li legava?
Oscar avvertì il suo
abbraccio. Sentì la forza repressa in quel braccio muscoloso, così delicato e
gentile in quell’istante, quanto sapeva essere robusto e fermo quando reggeva
un fucile.
“André… io…. Io ti
amo…”riuscì a sussurrare. Poi, imbarazzata per quella confessione accorata,
abbassò il viso a fissare le loro due mani intrecciate.
L’uomo si sentì
attraversare il petto da una fitta di gioia così intensa da mozzargli il
respiro. Quanto tempo, per quanti anni aveva atteso che le labbra della donna,
pronunciassero quelle parole…. Ma non era troppo tardi. Era solo l’inizio.
L’inizio della felicità…
“Lo so. L’ho sempre
saputo” rispose semplicemente. Poi, senza indugiare oltre, chinò il viso e
catturò le sue labbra, rosee e socchiuse nella sorpresa, con un bacio dolce e
al contempo carico di significati.
Oscar chiuse gli
occhi, per assaporare la gioia di quel semplice contatto. Cielo quanto gli era
mancato. Solo ora comprendeva quanto in realtà, avesse sempre desiderato
sentire le labbra di André contro le proprie. Con un gemito sommesso gli si
spinse contro, abbandonandosi completamente tra le sue forti braccia. Il suo
cuore aveva finalmente trovato pace. Ora sapeva cosa voleva. Voleva, amava
André Grandié e non le importava nulla che fosse il semplice figlio della loro
governante, o che fosse un soldato della “Guardia Pagina”. Al diavolo le
conveniente, non le erano mai interessate. Non avrebbe certo permesso ora, che
stupide barriere sociali, insulsi pregiudizi, potessero separarla da lui. Non
dopo tutto il tempo che aveva impiegato per scoprire il suo amore….
André non riusciva
quasi a crederci. Gli pareva quasi impossibile che Oscar avesse riconosciuto il
loro amore. Si staccò lentamente da lei e osservò i suoi occhi azzurri, così
cristallini e … meravigliosi… All’improvviso avvertirono il colpo di un fucile.
Dannazione, si erano dimenticati dei contadini, non era il momento di perdersi
in romanticismi. Avrebbero avuto un’altra occasione per l’amore…
“Presto, Oscar.
Dobbiamo andarcene, qui è pericoloso” disse il giovane, protettivo.
Pur se contrariata per
quell’interruzione, la donna non obiettò e in un attimo ridivenne il freddo
soldato che, per tutta una vita, era sempre stata.
“Hai ragione.
Cerchiamo di aggirarli e di raggiungere casa” disse pratica, prendendo le
briglie del proprio cavallo ed avviandosi, silenziosamente, lungo il sentiero.
André non se lo fece ripetere due volte, e con solerzia si affrettò a seguirla.
Solo il rumore attutito degli zoccoli sul terreno, e il frusciare di qualche
fronda, permeava ora l’aria. Si erano allontanati dalla riva del fiume di un
paio di chilometri e si erano addentrati nella parte più fitta della boscaglia.
All’improvviso Oscar si fermò.
“Che cosa c’è?” chiese
André, raggiungendola.
La donna indicò un
punto preciso tra le fronde.
“Villa Jarjayis” disse
semplicemente, indicando delle luci, all’orizzonte. Meno di venti minuti e
sarebbero giunti a casa. Improvvisamente, Oscar, non aveva più tanta fretta di
giungere a destinazione. Un’irrazionale timore di varcare quella soglia, e di
ritrovarsi catapultata in una realtà che ora voleva disperatamente ignorare.
“Se ci affrettiamo
potremmo trovare un pasto ancora caldo e fumante” disse tranquillo André,
sorridendole.
Oscar tornò a fissare
l’orizzonte. Il volto serio e pallido, al chiarore della Luna.
“André, potremmo
trovare Alain e gli altri soldati ad aspettarci. Speravo di ritrovare un minimo
di equilibrio tornando a casa, ma ora mi rendo conto che lo cercavo nel posto
sbagliato” disse seria prima di tornare a guardarlo. Gli occhi azzurri carichi
di quella fredda determinazione che spesso la contraddistingueva in battaglia.
“Non voglio morire domani
rimpiangendo di non averti amato, André. Ti prego. Fai di me la tua donna. Qui,
adesso” disse in tono basso e deciso.
Sorpreso per quella
richiesta, l’uomo rimase a fissarla interdetto. L’occhio sano dilatato per lo stupore
prima di illuminarsi di una luce inconfondibile.
“Sono anni che attendo
di poterlo fare, Oscar. Ma… sei sicura?” le chiese ancora. Quasi timoroso di
aver mal interpretato le sue parole.
“Sì”.
Una sola sillaba, ma
detta con tale enfasi da cancellare ogni dubbio.
L’uomo sollevò
lentamente una mano a carezzare, delicatamente, il volto della donna. Con un
gesto deciso, la insinuò poi tra i suoi setosi e dorati capelli… cielo erano
anni che sognava di poterlo fare. La donna spostò lentamente il viso, appoggiando
la guancia sul palmo della sua mano. Desiderosa di conoscere la felicità che
solo un uomo e una donna che si amano possono conoscere.
“Ti amo così tanto”
bisbigliò André prima di impadronirsi della sua bocca con un bacio
appassionato, stringendola a sé, mentre, come un assetato innanzi alla fonte,
si abbeverava del suo amore. Oscar reagì d’istinto. Per nulla turbata
dall’improvvisa irruenza del compagno. Avvertiva anche lei quella sorda
urgenza, troppo a lungo repressa. Con un gemito sommesso, dischiuse le labbra
permettendogli un contatto più intimo ed eccitante. Fu inebriata dalla
sensazioni incredibili che quel semplice bacio seppe trasmetterle. Gemendo gli
circondò il collo con le braccia, stringendosi al suo corpo forte e muscoloso,
mentre le loro lingue si intrecciavano in una danza vorticosa e sensuale che
lasciò entrambi senza fiato. André, smise di baciarla per studiare il suo
volto, ora arrossato per l’emozione. Con delicatezza prese a sbottonarle la
giacca dell’uniforme. Era impaziente di sentire la sua pelle di seta sotto le
dita. Dopo un istante la giacca scivolò a terra, come un mucchietto di stracci
senza valore.
“André…” ansimò la
donna, avvertendo le sue mani accarezzarle la delicata curva del seno,
attraverso il tessuto setoso della camicia.
“Sto andando troppo in
fretta?” le chiese ansioso il giovane, bloccandosi di colpo. La desiderava così
tanto da non aver considerato che lei potesse essere vagamente intimorita, da
quello che per anni aveva ignorato.
“Sì… No… non lo so”
balbettò confusa. Quell’immagine di Oscar, così vulnerabile e dolcemente
confusa, lo intenerì fin nel profondo. La superba e fiera amazzone aveva
lasciato il posto ad una donna delicata e passionale, ma nello stesso tempo
inesperta e spaventata. Oscar François de Jarjayis, che non aveva timore di
duellare all’arma bianca con il più feroce dei soldati, tremava innanzi a lui,
innanzi alla violenza del loro amore….
“Fidati di me” le
disse semplicemente. Si staccò da lei giusto il tempo di togliersi la blusa
dell’uniforme e di stenderla in terra. Poi, con un sorriso dolcissimo, la prese
tra le braccia adagiandovela sopra, delicatamente.
Un istante dopo le si
stendeva accanto, tornando a coprirle il volto di piccoli baci mentre,
dolcemente, carezzava il suo corpo snello e aggraziato. Oscar ansimò di piacere
al suo tocco. Sentiva le sue labbra indugiare nell’incavo del collo e il suo
respiro caldo solleticarle l’orecchio. Con un gemito gli cinse le spalle,
carezzando quasi inconsapevolmente i suoi muscoli possenti. Quando André tornò
a reclamare le sue labbra, le dischiuse immediatamente, ansiosa di sperimentare
nuovamente il piacere di prima. Il giovane indugiò a lungo a baciarla e
solleticarla, prima di iniziare, lentamente a spogliarla. Con gesti calmi e
pacati le aprì la camicia, mettendo finalmente a nudo i suoi rosei seni.
Affascinato dalla loro bellezza eterea e dal candore della sua pelle di
porcellana, André le sussurrò.
“Sei bellissima”.
E Oscar si sentiva veramente
tale, innanzi allo sguardo ammirato del compagno. Improvvisamente avvertì il
desiderio di toccare la sua pelle. Di sentire sotto le sue dita il guizzare
nervoso dei suoi muscoli. Come guidate da una volontà propria, le sue mani
affusolate, si fecero strada sotto il tessuto della ruvida casacca dell’uomo. La
sua pelle era così calda, morbida…. I suoi muscoli si contrassero
immediatamente al suo tocco delicato, mentre un gemito sfuggiva alle labbra
dell’uomo. Oscar si fermò esitante, cercando il suo sguardo. Le si mozzò il
respiro quando lesse l’ardente desiderio nei suoi occhi.
“Continua, Oscar. Ti
prego” la incitò roco l’uomo. Incoraggiata dalle sue parole, la donna si lasciò
andare nella sua ardita esplorazione, privandolo in breve dell’indumento che
stava, di minuto in minuto, diventando ingombrante. André sorrise divertito,
poi si chinò ad assaporare il roseo promontorio del suo seno facendola
sussultare e gemere sorpresa. Per Oscar fu come essere attraversata da un
fulmine, tanto fu intenso il piacere provato. Sentire le sue labbra contro di
sé, solleticarle il capezzolo, le procurò una sensazione meravigliosa.
Inconsapevolmente si inarcò, per andare incontro alle sue labbra. Non riusciva
a saziarsi di quelle sensazioni. André non si fece pregare e generoso, prodigò
lo stesso trattamento anche all’altro seno, mentre la sua mano scendeva
lentamente lungo il ventre della donna, per poi soffermarsi, un istante
sull’attaccatura delle gambe, provocandole un ansito sorpreso. Preoccupato,
alzò lo sguardo a cercare i suoi occhi, timoroso di leggervi paura. Ma non fu
quello che vide riflesso nelle sue iridi azzurre.
“Non fermarti, André.
Voglio essere tua” disse semplicemente la donna. Soddisfatto, l’uomo le
sorrise, prima di chinarsi a liberarla da quello che rimaneva della sua divisa
militare, scoprendo finalmente il suo corpo di donna, delicato e aggraziato.
“André” lo chiamò la
donna, tendendo le braccia diafane a cercare il suo calore. Aveva freddo senza
di lui…. Si sentiva vuota come lo era stata per troppo tempo, arida e sterile,
senza nemmeno saperlo. Con un gesto repentino, André si liberò anche dei propri
vestiti e senza esitare si distese su di lei. Pelle contro pelle, finalmente
liberi di amarsi. Il calore dei loro corpi che si incendiava al contatto con
quello dell’altro. Baci e carezze via via più arditi, gemiti sommessi e parole
d’amore sussurrate nell’estasi finché André non la fece sua. Nel momento stesso
in cui lo sentiva entrare in lei, Oscar comprese che era finalmente completa.
Quel pezzo di sé che aveva disperatamente cercato per anni, e che aveva creduto
di poter ritrovare nel Conte di Fersen, si era finalmente rivelato nella sua
completezza. Ora era donna, ed era felice di esserlo, di esserlo accanto a
quell’uomo che ora, spinta dopo spinta le donava l’anima e il suo cuore, finché
entrambi non si persero nell’estasi di un istante rubato, ma che valeva una
vita.
-
FINE -