Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen),
Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono
proprietà
di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e
quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga
medesimo. Questa fanfiction è stata creata senza fini di
lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno
leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto,
intesa….
Blackout
By Aresian
Premessa: Se quella
sera Shiori non fosse andata a cercarlo in ufficio, se non ci fosse
stata nessuna aggressione, solo un temporale di fine estate, come
sarebbe andata a finire tra Maya e Masumi soli e senza interruzioni?
***
Un lampo
squarciò il cielo, cupo e greve, seguito dal roboante
borbottio del tuono. Masumi sussultò sorpreso era talmente
concentrato sulle scartoffie che ingombravano la scrivania che non si
era reso conto nè dell'orario, oramai erano quasi le 23.00,
nè dell'addensarsi delle nubi che già da un paio
d'ore avevano presagito che presto all'afa della giornata sarebbe
seguito un rinfrescante, quanto rumoroso, temporale. Con un gesto
stanco si passò la mano sugli occhi, stropicciandoli, forse
era ora di riporre i documenti nella ventiquattr'ore e di tornarsene a
casa. Stava giusto spegnendo il computer quando un lieve bussare alla
porta attirò la sua attenzione. Doveva essere il guardiano
notturno.
"Avanti" disse in
tono piatto vedendo entrare l'uomo in uniforme grigia seguito a ruota
da una figuretta che non tardò a riconoscere.
"Mi perdoni, Sig.
Hayami ma giù in portineria è arrivata questa
ragazza dicendo che aveva urgente bisogno di parlare con lei. Le ho
spiegato che era impossibile ma è stata talmente insistente
e visto che lei era ancora in ufficio... " inizio a dire con palese
imbarazzo l'uomo.
Masumi
sollevò una mano a mettere rapidamente fine ai suoi
affannati tentativi di scuse.
"Lasci perdere,
conosco molto bene la Sig.na Kitajima e so quanto possa essere
insistente quando ci si mette. Va bene così, me ne occupo io
ora. Può andare" disse poi in tono che voleva sostenuto,
ignorando il lampo di disappunto apparso nello sguardo della giovane.
Quando il guardiano notturno, con un breve inchino, si
eclissò lasciandoli soli Masumi ostentò una certa
fredda indifferenza limitandosi a chiederle.
"Che diamine ci
fai qui a quest'ora della notte, ragazzina?" senza neanche guardarla in
faccia, iniziando a smistare i documenti in alcune cassettine.
Maya
rabbrividì per l'accoglienza gelida e sprezzante che le
aveva riservato. Era veramente adirato con lei, era palese, ma lei non
aveva fatto niente di male ed era andata lì di proposito per
parlare.
"Io... ho bisogno
di chiarirmi con lei, Sig. Hayami. C'è stato un malinteso,
glielo giuro io non ho rubato l'anello della Sig.na Shiori..."
iniziò a dire in tono dimesso, era difficile parlare con lui
che bellamente la ignorava.
"Oh, quindi
l'anello si è materializzato nella tua borsetta per magia"
disse ironicamente l'uomo lanciandole una breve occhiata di sbiego,
prendendo la ventiquattrore e una cartelletta porta documenti
avviandosi verso la porta, di fatto obbligandola a seguirlo.
"No.. io... io
non lo so come ci sia finito, Sig. Hayami. Forse è scivolato
dentro quando la Sig.na Shori mi ha aiutato l'altro giorno al
caffè, mi era caduta la borsetta e il contenuto si era
sparpagliato sul pavimento e lei mi ha aiutato a rimettere dentro
tutto, forse le si è sfilato in quel momento, no so"
provò a congetturare con ansia "Insomma, Sig. Hayami deve
almeno concedermi la possibilità di spiegarmi, io non ho
fatto niente" sbottò alla fine notando come l'uomo, spenta
la luce nell'ufficio e chiusa la porta alle proprie spalle si stesse
avviando tranquillamente verso l'ascensore, lasciando la cartelletta
sulla scrivania della segretaria. A quel tono tra l'arrabbiato e il
disperato della giovane Masumi decise a smettere di mostrare aperta
ostilità e, dopo aver premuto il pulsante di chiamata
dell'ascensore, si appoggiò alla scrivania puntandole gli
occhi azzurri dritto in faccia.
"Così
si sarebbe trattato di un puro caso" disse in tono piatto prima di
sospirare debolmente "Senti, Maya, facciamola finita con questa storia.
Ora siamo soli, faccia a faccia. Perchè sei arrivata a
tanto, perchè prendertela con Shiori se ce l'hai con me? Se
mi odi così tanto, come mi hai urlato in faccia dalla tua
sensei pochi giorni fa, come fai sempre, risolviamola adesso. Dimmi
quanto sono bieco ed egoista, quanto sono perfido e crudele e tutti gli
epiteti che saltano per il tuo bel cervellino e finiamola qui una volta
per tutte. Sono decisamente stanco" disse alla fine, e l'espressione
del suo viso appariva veramente stanca e tirata. Maya ci rimase male,
lui proprio non voleva crederle. Restarono in silenzio a fissarsi per
qualche istante. Solo il ticchettio dell'orologio a muro, in fondo al
corridoio, e il sordo rimbombo dei tuoni all'esterno a riempire il
vuoto della distanza che tra loro sembrava sempre più
incolmabile. Il campanello dell'ascensore, che si aprì al
piano, li fece trasalire. Lo aveva perso anche come ammiratore, ormai
non le rimaneva più niente a cui aggrapparsi in cui sperare.
Serrando nervosamente le mani, a cinciscare il tessuto del leggero
giubbottino che indossava, Maya si risolse a dire in tono contrito.
"Non posso... non
posso farlo. Io... non ho mai voluto fare del male a lei o alla sua
fidanzata, io non sono quel tipo di persona, speravo tanto che lei
ormai mi conoscesse da saperlo e credermi. Io... non voglio che lei mi
odi perchè lei... lei è importante per me e ...
io... " non ce la faceva, non riusciva a dire di più, non
poteva. Sentiva il mondo crollarle addosso e non sapeva dove trovare
riparo dal gelo che le pervadeva l'anima. Con un singhiozzo si
precipitò all'interno dell'ascensore pigiando nervosamente
il tasto per il "piano terra" ma le porte non si chiusero abbastanza
rapidamente e Masumi riuscì ad entrare a sua volta
nell'angusto spazio.
"Adesso me lo
spieghi, Maya. Che significa che "io sono importante per te"?" chiese
in tono deciso sensa spostarsi, in modo che anche giunti al piano terra
lei non potesse sgattaiolare fuori senza dargli risposta.
La giovane si
sentì sopraffatta dalle emozioni e dalla paura di avere
detto una frase di troppo. Cosa poteva fare adesso? Pregò
mentalmente che l'ascensore concludesse in fretta la sua corsa
liberandola da una risposta che non aveva più il coraggio di
dare ma questa volta il destino avrebbe giocato... una carta diversa
per loro.
All'improvviso
l'ascensore si arrestò bruscamente facendo perdere ad
entrambi l'equilibrio mentre la cabina piombava
nell'oscurità totale. Un grido spaventato e sommesso
sfuggì dalle labbra di Maya quando si ritrovò a
sbattere con la schiena contro la parete della cabina mentre avvertiva
il colorito commento dell'uomo che era stato costretto a puntellarsi
con le braccia contro la parete stessa per non rovinarle addosso con
tutto il suo peso.
"Ti sei fatta
male?" lo sentì chiedere in tono preoccupato. Ancora
frastornata riuscì solo a mormorare un piccolo "No".
"Bene. Tra
qualche istante scatterà il sistema di illuminazione di
emergenza, fino ad allora è meglio se non ci muoviamo" disse
poi Masumi constatando che evidentemente l'ascensore si era bruscamente
bloccato a causa di un blackout.
Nell'assoluta
oscurità Maya poteva solo intuire oltre che dal suono della
sua voce anche dal respiro, che le sfiorava la fronte, che Masumi era
immobile davanti a lei, molto vicino,
"Che cosa
è successo, Sig. Hayami?" chiese con una vocina confusa, non
sapeva se era più preoccupata o imbarazzata dalla situazione
che si era venuta a creare.
"Temo che il
temporale abbia fatto scattare un blocco nell'erogazione dell'energia
elettrica nel palazzo e presumibilmente nell'intero quartiere"
congetturò mantenendo un tono calmo. Conosceva il sistema di
sicurezza predisposto per gli ascensori della Daito, pagava la loro
constante manutenzione ogni sei mesi e anche profumatamente, non c'era
di cui preoccuparsi.
"E' noi siamo
bloccati qui dentro?" chiese, nel buio, la voce di Maya con un tono
tremulo che poteva lasciare intendere che fosse sull'orlo delle
lacrime. Masumi si accigliò.
"Soffri di
claustrofobia?" le chiese in tono gentile, in quel caso sarebbe stato
un problema per lei e decisamente la situazione sarebbe diventata
più spinosa di quanto già non lo fosse.
"No" la
sentì balbettare. Un lieve sospiro di sollievo
sfuggì dalle labbra dell'uomo distratto qualche istante dopo
dal tremolio, seguito da un ronzio anomalo, della luce d'emergenza
sopra le loro teste che alla fine si accese diffondendo un alone
azzurrognolo all'interno della cabina illuminandola fiocamente. Fu
così che i due si resero conto di essere più
vicini di quello che pensavano. Solo una ventina di centimetri li
separavano. Per un attimo rimasero, disorientati, a guardarsi negli
occhi poi fu Masumi ad allontanarsi leggermente, per quanto l'esiguo
spazio consentisse loro.
"Cosa facciamo
adesso?" chiese Maya dopo un attimo, dimentica delle ragioni che li
avevano portati entrambi in quell'assurda situazione, preoccupata solo
dal fatto che erano bloccati in una cabina sospesa nel nulla aggrappata
solo a dei cavi d'acciaio.
"Tanto per
cominciare vediamo se qui dentro riesco ad avere campo con il
cellulare" disse Masumi in tono pratico, tirando fuori un costoso
smart-phone dal taschino interno della giacca. A quell'ora e di
venerdì sera non c'era più nessuno nell'edificio,
e la guardia notturna avrebbe impiegato un bel po' di tempo a capire
che era rimasto bloccato in ascensore considerato che anche attivando
l'allarme di sicuro non lo avrebbe sentito. No, l'unica soluzione era
avvertire Hijiri avrebbe trovato lui il modo più rapido,
tenendo conto anche della situazione all'esterno dell'edificio che lui
poteva solo supporre, per risolvere il problema. Vagamente irritato
constatò che c'era pochissimo campo, due sole tacche, aveva
il fermo sospetto che appena avesse tentato una chiamata il
collegamento sarebbe caduto in pochi istanti. Meglio provare con un
sms, più facile che riuscisse ad inviarlo.
Maya lo vide
smanettare con il cell per qualche istante restando poi in attesa di
una risposta. Passarono un paio di minuti in totale silenzio fino a
quando lo smart-phone rimandò un insolito segnale che
sembrava il suono di una sveglia. Incuriosita la giovane vide Masumi
controllare il messaggio prima di riporre l'apparecchio nel taschino.
"Tutto apposto.
Ho avvertito un mio collaboratore. Dovremo avere un po' di pazienza. Il
tempo che raggiunga il palazzo e possa accedere al comando del pannello
manuale per provare a farci raggiungere il piano più vicino.
Temo dovrai sopportare la mia presenza per ancora un'oretta circa"
disse alla fine in tono leggermente ironico, per stemperare la tensione.
"Beh, magari la
corrente torna prima" disse a quel punto Maya, subito sulla difensiva,
agendo di fatto come seguendo un riflesso incondizionato al tono di
lui. Lo vide sorridere mentre incrociava le braccia sul petto con fare
indifferente.
"Non è
così semplice. Questi ascensori sono progettati per poter
essere sicuri anche in caso di sisma e pertanto allo scattare del
blackout è scattato il sistema di emergenza che include
oltre alla luce, che si è accesa sopra la nostra testa,
anche l'entrata in funzione del freno di emergenza che tiene stabile e
immobile la cabina senza farla oscillare nel vuoto. E' necessario
disattivalo per far muovere di nuovo l'ascensore" le spiegò
poi in tono pratico mentre il cellulare emetteva nuovamente quel suono
singolare avvertendolo dell'arrivo di un nuovo sms. Era nuovamente
Hijiri che, già in strada con l'auto per raggiungerli, lo
avvertiva che c'era più traffico del previsto sicuramente a
causa del fatto che la segnaletica semaforica era andata in tilt. Se
non tornava la corrente che ridava circuito al sistema di ventilazione
potevano avere qualche problema con l'ossigeno, gli consigliava
pertanto di cercare di aprire il pannello d'emergenza sul tetto della
cabina. La situazione si complicava. Non volendo allarmare Maya ma al
contempo consapevole della necessità del suo aiuto, da solo
non ci arrivava, si rivolse alla ragazza in tono tranquillo.
"Ascolta. Mi
hanno avvertito che dobbiamo fare una manovra noi da dentro la cabina,
ho bisogno che mi dai una mano".
Maya
sgranò per un istante gli occhi confusa. C'era qualcosa che
non andava? Il sistema di sicurezza dell'ascensore non era
così efficiente come Masumi pensava? Il suo timore dovette
trasparire dal suo sguardo o dall'espressione del viso
perchè Masumi si affrettò a dirle.
"Tranquilla, non
rischiamo di precipitare nel vuoto, te l'ho detto. E' però
utile se sappiamo a che punto dell'edificio siamo rimasti bloccati.
Tutto qui. Ho bisogno di una mano semplicemente perchè io
sarò anche alto ma non tanto da arrivare al soffitto della
cabina ed aprire il pannello d'emergenza" le spiegò
indicandole con un cenno del capo di guardare in alto mentre si levava
la giacca e e la cravatta, che avrebbero potuto essere un intralcio, e
restava con la camicia di seta grezza color ghiaccio. Maya, levando lo
sguardo, notò che accanto alla luce di emergenza c'era una
sorta di pannello che evidentemente fungeva da chiusura per un apertura
abbastanza larga da contenere il passaggio di una persona di
corporatura media.
"Intende dire
quello?" chiese indicandolo con una mano e al gesto d'assenso dell'uomo
comprese. In effetti non ci sarebbe arrivato da solo. Lo vide tirare
fuori un mazzo di chiavi dalla tasca della giacca e inserirne una nel
nottolino posto sotto i pulsanti dell'ascensore girando verso destra e
all'istante si avvertì il meccanismo di chiusura del
pannello scattare.
"Ok. Ora Maya
scusami se la qual cosa può recarti un po' di imbarazzo ma,
come si suol dire necessitate virtute, sono costretto a chiederti di
salire sulle mie spalle, in questo modo non dovresti avere problemi a
raggiungere e sollevare il pannello spostandolo poi di lato. A quel
punto ti spiego cosa fare" disse voltandosi a guardarla mentre si
chinava con un ginocchio a terra per aiutarla a montargli sulle spalle.
Maya diventò più rossa di un pomodoro maturo
rendendosi conto di cosa le stava chiedendo di fare.
"Sta scherzando
vero?" disse alla fine in tono concitato.
Masumi non era
meno a disagio di lei ma era consapevole che dovevano mettere da parte
pudiche remore, Hijiri ci avrebbe messo parecchio ad arrivare e in ogni
caso era una cosa necessaria.
"Ti prometto che
nessuno verrà mai a saperlo" provò a
sdrammatizzare con una battuta anche se il suo sguardo serio e deciso
fece chiaramente intendere alla ragazza che non era il momento per
badare a certe sottigliezze.
^Salire sulle
spalle del Sig. Hayami?^ pensò la giovane. ^Ma non
sarò troppo pesante? Che figura, a cavalcioni sulle spalle
del Presidente della Daito Art Production^.
Nonostante quelle
poco edificanti considerazioni Maya comprese che era meglio fare come
le era stato chiesto, fortuna che indossava dei jeans o la situazione
avrebbe potuto essere decisamente più imbarazzante.
"Reggiti" disse
Masumi posando le mani all'altezza dlle ginocchia della giovane per
sorreggerla mentre si tirava su in posizione eretta sostando proprio
sotto il pannello d'emergenza.
"Emh, sta bene?"
bofonchiò turbata Maya mentre l'imbarazzo di quella
posizione si mescolava con un assurdo piacere a quel contatto. Di
fatto, dopo la notte al Tempio era la prima volta che erano
così vicini. Sentiva il calore delle sue spalle attraverso
il tessuto dei jeans quasi bruciarla e la presa ferma e sicura delle
sue mani sulle gambe, a sostenerla in equilibrio, le faceva provare
pirccoli brividi lungo la schiena.
"Tranquilla,
Maya. Sei leggera come una piuma" le rispose in tono pacato, facendo un
notevole sforzo su se stesso per ignorare il calore che emanava da lei
concentrandosi sulle esigenze che li avevano portati a quell'assurda
situazione "Riesci ad arrivare al pannello?" le chiese in tono fermo,
serrando la mascella per controllarsi.
Quel tono deciso
la scosse. Alzando il capo Maya si accorse che c'era praticamente sotto.
"Sì,
Sig. Hayami. Cosa devo fare?" chiese prontamente.
"Sospingilo verso
l'alto e quando si sgancia spostalo di lato a destra" la
istruì Masumi sentendola trafficare.
Maya
seguì i suoi suggerimenti, fortunatamente il pannello non
oppose nessuna resistenza e fu facile spostarlo. Un fiotto di aria
fresca le sfiorò il viso dandole sollievo. Non si era resa
conto di essere così accaldata.
"Molto bene. Ti
riesce di sporgere oltre il varco la testa e vedere a che altezza ci
troviamo? Intendo piano". Risolto il problema della ventilazione quella
l'informazione importante da acquisire e fare avere ad Hijiri. Il
palazzo Daito constava di 35 piani (N.d.A - Non conosco il numero
esatto dei piani, sono andata a "naso" tenendo conto di alcune
raffigurazioni del medesimo apparse sul Manga) sapergli dire
esattamente dove fossero rimasti bloccati, se nel frattempo non tornava
la corrente, era necessario o avrebbe perso decisamente un sacco di
tempo a cercare di stabilirlo da solo.
"Si posso
sporgermi ma come faccio a capire a che piano siamo?" chiese Maya
confusa.
Masumi si
girò fronte alla porta così che anche la giovane
avesse la visuale corretta.
"Le luci di
emergenza dovrebbero essere accese anche lungo il pozzo, ce ne
dovrebbero essere accanto ai numeri che indicano il piano, riesci a
vedere quello sopra di noi?" la istruì sempre in tono calmo
e pacato.
Maya si sporse
oltre l'apertura osservando incuriosita gli enormi cavi d'acciaio che
sostenevano la cabina dell'ascensore, era buio ma il Sig. Hayami aveva
detto il vero c'erano delle luci simili a quella della cabina sopra la
sua testa. Fece un po' fatica a distinguere il numero perchè
era parecchio lontano.
"Emh! Sicuramente
il primo numero è un due ma il secondo non riesco a capire
bene se è un 5 o un 6" spiegò dopo un attimo.
Masumi
considerò che comunque era sufficiente come indicazione.
"Perfetto, Maya.
Ora abbassa la testa che ti rimetto a terra".
"Non devo
rimettere al suo posto il pannello?" chiese la ragazza dubbiosa.
"No, meglio
lasciarlo aperto così da consentire un ricambio dell'aria o
tra poco oltre che caldo qui si farà fatica a respirare" le
spiegò. Convinta e senza ulteriori obiezioni da porre la
giovane si affrettò ad obbedire ma appena lo
sentì abbassarsi ebbe l'impressione di perdere l'equilibrio
e d'istinto posò le mani una sulla sua testa e una sulla
scapola."Ops... mi scusi tanto" mormorò poi vergognosa
mentre sentiva sotto le dita i morbidi e setosi capelli dell'uomo e la
tensione dei suoi muscoli.
Masumi per poco
non rischiò di farla cadere, quel gesto inaspettato l'aveva
preso in contro piede, ma fu lesto a mantenere l'equilibrio mentre
posava il ginocchio a terra consentendole di scendere dalle sue spalle.
"Nessun problema,
Maya. Sei stata brava" la ricompensò quando si ritrovarono
nuovamente l'uno di fronte all'altra, facendola arrossire lievemente.
Doveva trovare qualcosa da fare e tenersi momentaneamente occupato,
pensò immediatamente. il contatto con il corpo di lei era
stato deleterio per i suoi nervi. Senza esitazione raccolse la giacca e
il cellulare dal suo interno inviando a Hijiri un sms dove lo informava
che dovevano trovarsi, approssimativamente, tra il 26° e
24° piano. Anche Maya approfittò di quei brevi
istanti per ritrovare un po' di lucidità. Le prudevano le
mani al ricordo dei capelli di lui tra le dita...
"Emh e adesso?"
chiese dopo un attimo, quando lo vide chinarsi a raccogliere la
ventiquattr'ore, caduta a terra nel momento del blackout, e sistemarla
contro la parete insieme a giacca e cravatta.
"Aspettiamo" si
limitò a dire Masumi, sedendosi con fare disinvolto sul
pavimento, appoggiandosi con la schiena al pannello adiacente alle
porte ed allungando, per quanto possibile, le lunghe gambe
parallelamente alla parete destra lasciando in tal modo il centro e il
lato sinistro della cabina alla giovane. Maya comprese che decisamente
l'idea del Sig. Hayami di sedersi era la più comoda e
saggia, visto che avrebbero dovuto aspettare ancora un bel po,'
così lo imitò.
Per qualche
minuto restarono entrambi in silenzio, immersi nei propri pensieri.
Maya considerò che con tutta probabilità lui era
irritato da quel contrattempo anche se sembrava completamente a suo
agio. Lei comunque a suo agio non lo era per niente. A parte il fatto
che si sarebbe sentita molto più tranquilla quando quel
dannato ascensore fosse giunto, delicatamente, al piano terra o meglio
quando fosse uscita da quel trabiccolo infernale, ad aumentare il suo
nervosismo con un misto di aspettativa e rimpianto era la presenza
imponente e magnetica di lui. E adesso? Avrebbero passato la restante
ora, o quanto accidenti mancava all'arrivo degli aiuti, a fissare il
soffitto ed ignorarsi?
Masumi
studiò, senza darne l'impressione, il volto espressivo della
giovane dove si alternavano ansia, confusione, imbarazzo e tristezza in
un vorticoso susseguirsi di emozioni. Sicuramente era innervosita
dall'accaduto e da quella situazione inusuale e poco piacevole, e
sicuramente dopo quella sera avrebbe evitato gli ascensori per un po',
ma aveva l'impressione che fosse la sua presenza a metterla ancora di
più a disagio. Rammentando le ragioni che li avevano
condotti lì, il dialogo avuto nel suo ufficio al riguardo
dell'anello e la palese esigenza manifestata dalla ragazza di essere
creduta decise di riprendere il discorso, questa volta mettendo da
parte sarcasmo e cinismo.
"Visto che per la
nostra attuale situazione quello che si poteva fare è stato
fatto che ne diresti di concludere il discorso che abbiamo lasciato a
metà?" disse in tono calmo, vedendola sussultare.
No, non era una
buona idea, pensò immediatamente la giovane. Evitando il suo
sguardo si affrettò infatti a rispondere "Non c'è
niente da aggiungere" cercando di mantenere un tono sicuro e
convincente.
"Risposta
diplomatica ma non soddisfacente" le rispose prontamente Masumi
cozzando però contro un ostinato muro di silenzio. No,
quell'approccio non funzionava.
"Maya, Io non so
te ma sono stanco delle nostre scaramucce" le disse dopo un attimo,
cercando il suo sguardo. La vide sussultare e per un attimo voltare la
testa nella sua direzione, chiaramente sorpresa dal tono conciliante
che aveva usato ma continuò a restare in un ostinato
silenzio.
"L'incidente del
vestito e dell'anello sono accaduti alcuni giorni fa, perchè
proprio stasera hai deciso di venirmi a cercare per provare a chiarire
l'accaduto?" le chiese in tono sempre pacato, facendole però
capire che non le avrebbe permesso di schivare l'argomento.
Maya si strinse,
in un gesto istintivo di auto difesa, le ginocchia al petto appoggiando
il mento su di esse, mentre i lunghi capelli castani cadevano in avanti
celandole parzialmente il volto.
"Quella sera mi
sono resa conto che lei era furioso. Non l'avevo mai vista
così arrabbiato. In quel momento non sapevo cosa fare o dire
per farle capire che era tutto un malinteso, non mi avrebbe mai
creduto. Siamo stati spesso in disaccordo ed è vero che
spesso mi sono alterata e arrabbiata con lei ma non l'avevo mai vista
reagire in quel modo. Io..." iniziò a dire, tentando di dare
una spiegazione che suonasse plausibile, ai suoi occhi, per
giustificare il suo comportamento senza che potesse capire i suoi reali
sentimenti. Alzando per un attimo la testa, a cercare i suoi occhi
azzurri attenti e vigili, concluse in un soffio "Mi sono accorta che
l'idea che lei mi detestasse mi ... io... ecco mi feriva. Non voglio
che lei sia arrabbiato con me Sig. Hayami. Mi dispiace, mi dispiace
tanto per l'incidente occorso con la Sig.na Shiori ma le giuro che non
l'ho fatto apposta".
Masumi
trasalì a quel tono così sommesso e sofferto.
Ricordava perfettamente quanto fosse stato brusco e quasi violento,
anche se solo verbalmente, con Maya quella sera. Non era stato per
Shiori che aveva reagito in quel modo, a dire il vero, era stato
perchè si era sentito profondamente deluso ed ingannato da
lei che non avrebbe mai creduto capace di arrivare a tanto.
"Non ti capisco.
Se mi odi come può importarti o ferirti il mio giudizio su
di te?" considerò dopo un attimo di riflessione.
Gli occhi della
giovane si sgranarono per la sorpresa. ^Come può chiedermi
questo Sig. Hayami dopo che mi ha mandato quell'album con le mie foto
strappate, come può?^. Il gelo calò nel suo animo
mentre gli occhi si riempivano di lacrime silenziose.
"Adesso
perchè piangi?" le chiese ancora più confuso
l'uomo, tendendo una mano sino a sfiorarle il braccio, rimanendo ferito
nel vederla ritrarsi bruscamente e raggomitolarsi contro la parete
opposta. Al diavolo. Capire Maya Kitajima era un'impresa che
sicuramente andava oltre le sue capacità. Frustrato si
avvicinò alla giovane scostandole con decisione le mani dal
viso.
"Sono stanco Maya
di questi giochetti. Insomma vuoi dirmi cosa ti prende?" le chiese in
tono deciso incatenando il suo sguardo sofferto al proprio freddo e
determinato.
^Perchè
questo dannato ascensore non riparte? Non ce la faccio più,
non riesco più a fingere... Sig. Hayami^ pensò
dolorosamente consapevole di essere giunta al punto di non ritorno. Non
poteva fuggire a leccarsi le ferite, in silenzio, da qualche parte. Ora
le era impossibile. Tanto valeva trovare il coraggio di dirgli la
verità sul donatore di rose. Tanto ormai lo aveva perso.
"La prego, mi fa
male" sussurrò tra le lacrime, vedendolo sussultare ed
avvertendo la presa sui suoi polsi farsi più leggera, quasi
carezzevole.
"Scusami" lo
sentì dire in tono più pacato "Non volevo,
però credo di avere il diritto ad avere una risposta. In
fondo sei stata tu a venire a cercarmi" le rammentò dopo
qualche istante.
Masumi non sapeva
più cosa pensare, non era da lei reagire in quel modo. Di
solito gli inveiva contro invece da un po' di tempo non faceva altro
che piangere.
"Io... non
è vero che la odio, Sig. Hayami, non più"
iniziò a dire. Vide la perplessità nei suoi occhi
azzurri, non poteva biasimarlo al riguardo visto che continuava a
gridarglielo ogni volta che discutevano per mascherare i suoi veri
sentimenti per lui.
"Nel bene e nel
male nella mia vita si sono tre persone che sono state importanti per
me sia come individuo che come attrice. La Sig.ra Tsukikage, la mia
sensei, alla quale devo quello che so fare su un palcoscenico e la
possibilità di poter ora ancora lottare per la Dea Scarlatta
ma non è l'unica. Senza il mio ammiratore che tanto mi ha
incoraggiata in tutti questi anni, che sempre mi ha seguita dandomi la
forza di superare anche i momenti più cupi e tristi, quando
la speranza e la fiducia in me vacillavano e venivano meno, senza di
lui non sarei arrivata a competere con Ayumi e... se sono arrivata a
questo punto lo devo anche al Presidente della Daito Art Production che
in un modo o nell'altro, anche quando non volevo e mi impuntavo, mi ha
sempre indirizzato verso il percorso artistico che più mi
avrebbe avvantaggiato nella corsa alla Dea Scarlatta" iniziò
a dire in tono spento percependo a pelle la sua sorpresa per quelle
parole, specie quelle che lo riguardavano. "Ci ho messo un po' ad
accettarlo e capirlo ma alla fine ci sono arrivata, so che la sera
della Prima di Isadora lo ha fatto apposta a provocarmi, che tutta la
pubblicità e l'interesse che ne è seguito era
voluto. Non ho mai compreso il perchè ma una cosa ho
imparato a conoscere di lei, anche se spesso non la capisco,
è che non fa mai niente per niente" proseguì in
tono più calmo, mentre lui le lasciava definitivamente
andare i polsi e le si sedeva di fianco, ascoltandola in silenzio.
Così vicino eppure così inavvicinabile. Maya
mandò giù quel boccone amaro da accettare. Aveva
iniziato a parlare, ora non poteva più fermarsi quali ne
fossero le conseguenze.
"Ricorda che le
promisi prima nella Valle dei Susini e poi quel giorno di pioggia sul
cavalcavia che avrei dato vita ad una Dea Scarlatta "reale" che potesse
piacerle?" sussurrò poi, dopo una breve esitazione.
Lo vide annuire.
"E' da allora che
ho smesso di odiarla" disse con semplicità e Masumi
poté leggere nei suoi occhi sinceri che non stava bluffando
o recitando ma che quello che la giovane gli stava dicendo era la
semplice verità. Masumi provò una strana forma di
sollievo e di rimpianto al contempo. Era sinceramente sollevato
all'idea che la giovane avesse smesso di odiarlo ma al contempo tutto
ciò non faceva che acuire il rimpianto di non poter essere
libero di essere se stesso con lei, il fatto che ormai fosse troppo
tardi per tentare un approccio diverso da quello che aveva sempre
tenuto nei suoi confronti suonava come un'amara sconfitta. Tutto, per
paradosso, si complicava.
Maya rimase in
silenzio a studiare il suo volto, che strano era impallidito eppure
avrebbe dovuto essere sollevato dalle sue parole, che avesse frainteso
tutto per l'ennesima volta? Incapace di restare lì, fianco a
fianco con lui come se niente fosse, scattò in piedi
mettendo la distanza massima possibile mentre in tono sofferto gli
concedeva l'ultima chance di dirle la verità.
"Oggi sono venuta
a cercarla perchè... dopo avere perso il mio ammiratore per
sempre volevo almeno tentare di non perdere lei" disse tutto d'un fiato
restando poi ad osservare, speranzosa, la sua reazione a quelle parole.
Masumi, che aveva
prudentemente evitato di imitare la giovane ed era rimasto seduto
lasciandole lo spazio vitale che lei pareva avvertire il bisogno di
procurarsi, impiegò qualche istante a registrare la portata
della frase della giovane.
^Maya, cosa stai
dicendo?^ si chiese attonito. Innervosito si alzò in piedi,
evitando comunque di avvicinarla.
"Come sarebbe a
dire che hai perso per sempre il tuo ammiratore, non capisco"
sondò decisamente confuso. D'accordo, con tutto il lavoro
che aveva avuto in quel periodo era da qualche settimana che non le
mandava rose ma non aveva mai certo palesato l'intento di non seguirla
più.
^Ancora si
trincera dietro quella maschera, Sig. Hayami. Ancora non ha il coraggio
di rivelarsi per quello che è?^. Maya non sapeva se essere
delusa, arrabbiata o semplicemente arrendersi all'evidenza che lui non
si sarebbe mai fatto avanti. E va bene, avrebbe fatto lei l'ennesimo
passo.
"Oggi pomeriggio
mi è stato recapitato al Kid's Studio un pacco accompagnato
da una rosa scarlatta e un biglietto. Nel biglietto c'era scritto che
avendo io profondamente deluso il mio ammiratore questi non sarebbe mai
più venuto a vedere un mio spettacolo e a riprova dei suoi
sentimenti mi ha mandato un mio vecchio regalo per lui, delle mie foto
di scena, fatte a pezzi. Non sapevo cosa fare, così ho
deciso di venire qui stasera per parlare con lei. Io..." ma
perchè diamine non lo capiva? Perchè non si
decideva a dirle la verità? Non ce la faceva più.
Dannato ascensore che non ne voleva sapere di ripartire e dannate
lacrime che ora le rigavano il viso copiose mentre, sconfitta, era
incapace di trattenerle.
Masumi si
sentì come se gli avessero dato un pugno in pieno stomaco,
gli mancava l'aria. Chi diamine aveva potuto fare uno scherzo simile a
Maya? Lui non aveva mandato quel dannato biglietto e tanto meno la rosa
e le foto. Sapeva da Kuronuma cosa rappresentasse l'Ammiratore delle
Rose Scarlatte per Maya e poteva comprendere quanto dolore ora lei
potesse provare in fondo al cuore nel sentirsi respinta, o se lo
capiva. Che razza di situazione assurda. Lei che si sentiva respinta e
odiata da colui il quale amava di un amore profondo e sincero di
qualunque forma fosse e lui, che avrebbe dato la sua vita per lei,
imprigionato da quel dannato ruolo che da quasi otto anni ormai si era
tratteggiato dietro le quinte della sua preordinata esistenza da
Hayami, non poteva rassicurarla. Al diavolo! Con un gesto dettato dal
puro istinto la prese tra le braccia, ignorando il suo sussulto
sorpreso, carezzandole dolcemente i capelli a placare i suoi singhiozzi
che lo stavano ferendo come dardi acuminati lanciati dritti contro il
cuore.
"Calmati, Maya.
Sono certo che chiunque ti abbia inviato quella rosa abbia voluto farti
uno scherzo di cattivo gusto. L'hai già sperimentato in
passato quanto nel mondo dello spettacolo possano esserci persone
disposte a tutto, anche a biechi mezzucci, sono sicuro che il tuo
Ammiratore non ti ha abbandonata, anzi che sia all'oscuro di tutto. Non
hai fatto niente che possa indurlo ad un simile comportamento" le
sussurrò tra i capelli nel tentativo di rassicurarla.
Maya, stretta tra
le sue braccia, il viso premuto contro il suo caldo torace dove sentiva
battere forte e impetuoso il suo cuore, provò un profondo
senso di completezza e calore.
"Ne è
certo, Sig. Hayami. Se si sbagliasse?" lo provocò
consapevolmente. "Se dovessi perderlo io... lui è tutto per
me, non potrei sopportarlo. So che sono ingenua, in fondo non ha mai
neanche voluto mostrarsi a me, è sempre rimasto nell'ombra
ma non posso cambiare ciò che provo per lui"
iniziò a dire in un sussurro, lasciando che il suo cuore
parlasse per lei.
Masumi,
disorientato dalla piega presa da quella conversazione, era come diviso
in due. Una parte di lui voleva gridarle che era lui dannazione, il suo
misterioso ammiratore, l'altra era terrorizzata dall'idea di farlo e di
ferire irrimediabilmente entrambi. Lei però aveva detto di
non odiarlo più, che in qualche modo era importante per lei
forse... forse avrebbe potuto sopportare il peso della
realtà. No, impossibile. L'avrebbe turbata e proprio ora che
era necessario che lei fosse tranquilla per potersi dedicare al meglio
alla Dea Scarlatta. Non era il tempo per farlo.
"Maya, credo che
se non ha mai voluto mostrarsi ci siano valide ragioni. Forse un
giorno, chi lo sa, si paleserà ma penso che per il momento
sia più giusto, se ci tieni a lui, rispettare questo suo
desiderio di anonimato" le disse alla fine, in tono calmo che sperava
sufficientemente convincente. La sentì irrigidirsi per un
attimo prima di vederle sollevare il capo a cercare il suo sguardo. Gli
occhi scuri che scintillavano ancora per le lacrime versate.
^Non è
stato lei a mandare il biglietto, o non reagirebbe in questo modo, ora
lo so per certo ma perchè non vuole dirmelo,
perchè?^ pensò la giovane dilaniata tra il
sollievo e il rimpianto.
"Il fatto
è che... io .... Io conosco già la sua
identità, da tanto, e mi ferisce che lui continui a restare
nascosto, Sig. Hayami" si decise alla fine a dire, buttando il cuore
oltre l'ostacolo. Aveva rischiato il tutto per tutto ora non le restava
che vedere come avrebbe reagito lui.
Masumi era
semplicemente... sconvolto. Maya sapeva? Non era possibile, chi diamine
pensava che fosse il Donatore di Rose? Mica si era convinta che fosse
Hijiri, lo sfiorò il sospetto tremendo, facendolo
sprofondare nella più totale confusione. Cercando di
raccogliere i cocci delle idee, che erano rotolate nella sua coscienza
come tanti massi sconnessi di una frana, provò semplicemente
a chiedere "Ed io lo conosco?" sforzandosi di apparire normale.
Maya per un
attimo ebbe dei dubbi, aveva retto talmente bene l'impatto di quella
rivelazione che se non fosse stata più che certa della
verità avrebbe potuto anche pensare che non fosse lui. Forse
il Sig. Hayami aveva un talento teatrale nascosto.
"Direi di
sì, si tratta di lei" disse in tono sommesso ma deciso.
Questa volta la maschera sul suo viso perfetto ed aristocratico si
incrinò, avvertì il tremore nella mani che ancora
la sostenevano per le spalle. Lo vide chiudere per un istante gli occhi
e prendere un lungo e profondo respiro nel tentativo di controllarsi.
Essere stato smascherato, era evidente, non era nei suoi piani.
Otto lunghi anni
di anonimato silente non lo avevano preparato allo shock di quella
realtà e delle relative conseguenze, non aveva mai neanche
lontanamente previsto, messo in conto, che Maya potesse scorprire la
verità.
"Da quanto lo
sai?" chiese in tono piatto, tentando disperatamente di nascondere i
sentimenti contrastanti che lo stavano dilaniando e prendendo tempo.
Maya
provò un irrazionale brivido di paura, forse avrebbe fatto
meglio a stare zitta, non si era aspettata che lui reagisse in quel
modo. Il volto maschio dell'uomo era tirato e pallido, sembrava quasi
facesse fatica a respirare.
"Dalla
premiazione di "Lande dimenticate". Nel biglietto che mi ha mandato
insieme ai fiori ha citato il Foulard Azzurro di Jane, è
stato usato solo una volta di quel colore, la sera de tifone" gli disse
dolcemente sperando di scuoterlo da quello stato di torpore.
^Da tutto questo
tempo^" pensò Masumi allibito. Cosa dire, cosa fare? La
ragione gli diceva di trovare una scusa plausibile per il suo
comportamento e il cuore gli ordinava di lasciarsi andare, di rischiare
e confessarle la verità aggrappandosi a quella spudorata
convinzione propria di Kuronuma e Sakurakoji che lei fosse innamorata
del Donatore di Rose. Lui si era sempre detto che questo fosse
impossibile, come si può amare qualcuno che non ha volto e
invece no, Maya sapeva dare un volto e un nome all'uomo che per anni
l'aveva sostenuta nell'ombra, che fosse vero? No, impossibile, con
tutta probabilità lei confondeva l'amore con la gratitudine,
non doveva lasciarsi irretire da questo miraggio, però...
Maledizione, la verità era che aveva una dannatissima paura,
era un vile codardo ecco cos'era o non se ne sarebbe rimasto rintanato
per tutti quegli anni a rodersi di gelosia ogni volta che un ragazzo
l'avvicinava.
Maya lo vide
respirare a fondo e voltarsi di scatto, passandosi nervosamente una
mano tra i folti capelli, sembrava volersi allontanare da lei.
^Sig. Hayami, che
cosa le succede? Ho paura adesso, paura di averla persa sul serio. Non
avrei dovuto dirle niente, che sciocca che sono stata^ pensò
la giovane disperata ignara del travaglio interiore, della lotta tra
razionalità e istinto che si stava consumando nell'animo
dell'uomo.
"So che sono solo
una ragazzina ai suoi occhi e non so nemmeno le ragioni che l'anno
spinta a sostenermi per tutti questi anni, mi perdoni se le ho recato
così tanto disturbo. Mi rendo conto che ora che sta per
sposarsi debbo essere diventata un peso per lei, con tutta
probabilità la Sig.na Shiori non sarà d'accordo
che lei mi mandi ancora quelle rose..." iniziò a dire in
tono dimesso. Forse le parole usate o il tono, non avrebbe saputo
dirlo, ma qualcosa lo scosse o meglio lo ferì tanto che
reagì d'impulso.
"Mi stai dicendo
che non vuoi più che ti invii quelle rose?" le chiese in
tono duro, tornando a guardarla in volto. Gli occhi azzurri incupiti da
un'emozione alla quale la giovane non seppe dare un nome.
"Sì..
no... io" balbettò confusa la giovane, presa in contro piede.
"Maya, vuoi
sapere perchè ti ho sempre incoraggiato nell'ombra, il
perchè di quelle rose?" le chiese all'improvviso, facendola
sobbalzare.
Gli occhi della
giovane si dilatarono per la sorpresa mentre si affrettava a dire
"Sì, sì. Sig. Hayami" rimanendo in fremente
attesa.
"La prima volta
fu un mero caso, un gesto impulsivo. La tua interpretazione, anche se
grezza e prettamente istintiva, di Beth mi colpì. Un uomo
nella mia posizione, un produttore, non può permettersi di
ammirare apertamente il talento di un'attrice eppure sentivo il
desiderio, in qualche modo, di farti sapere che mi avevi colpito
così ho mandato quel mazzo di rose. Non avevo intenzione di
diventare l'ammiratore di qualcuno, non era previsto ma mi resi conto
che in qualche modo avevo condizionato la tua autostima quando scoprii,
per caso, il segnalibro con il petalo essiccato. Avevi solo tredici
anni e mi apprestavo a mettere al tappeto la tua sensei per ottenere la
Dea Scarlatta, mi apprestavo a distruggere la tua carriera con essa. Mi
hai fatto sentire vile, ridicolo io che non ho mai pensato a niente e a
nessuno se non agli affari..." iniziò a dire in tono pacato,
dandole il profilo mentre Maya ascoltava rapita la sua confessione,
l'esternazione dei suoi sentimenti.
"Se per il mio
lavoro dovevo ostacolarti, al contempo non volevo che ti arrendessi. So
che è un contro senso, ma io sono un continuo e perpetuo
controsenso, ecco il perchè della rosa scarlatta. Quel
particolare colore è dovuto ad un tentativo fallito, un
innesto mal riuscito per creare una rosa blu. Quando ho iniziato ad
ammirare il tuo talento mi sono reso conto che ero un errore, un
tentativo fallito. Avrei dovuto essere lo spietato affarista che mio
padre ha educato ma tu hai tirato fuori, a forza, da me dei sentimenti.
Ammirazione per il tuo coraggio, per il tuo talento per la tua
ostinazione. Piano piano mi sono lasciato coinvolgere fino a quando mi
resi conto che mi eri diventata indispensabile ma nel frattempo il tuo
odio e disprezzo per me erano incrementati in modo paritetico ed
esponenziale, per questo ho sempre rifiutato di mostrami apertamente.
La dicotomia di Hayami cattivo e Donatore buono era perfetta, un
equilibrio che mi salvava in qualche modo da me stesso" le
spiegò cercando il suo sguardo, sondando in esso per
scoprire se quanto le stava confessando la urtava, turbava o peggio
ancora se la ripugnava ma vedeva solo tristezza in quelle iridi che
tanto amava.
"Non ti ho
mandato io quella rosa oggi, Maya. Non so chi sia stato anche se
troverò il modo di scoprirlo te l'assicuro" le disse con un
lieve sorriso.
La giovane
annuì brevemente.
Maya si rese
conto che in qualche modo il Sig. Hayami teneva particolarmente a lei,
e non come ad un "prodotto", era stato chiaro in questo ma non poteva
illudersi che fosse più che ammirazione per il suo talento e
questa constatazione era la pietra tombale deposta sulle sue illusioni.
Con le mani strette in grembo nello sforzo di controllare l'ondata di
dolore che l'aveva pervasa si limitò a sussurrare.
"Non ho mai
pensato che lei fosse un errore, Sig. Hayami. Ho pensato tante cose di
lei, in questi anni, ma mai questo. Le auguro di essere felice con la
Sig.na Shiori, io... credo sia un'enorme fortuna poter vivere l'amore
delle anime gemelle".
Per un attimo la
corrente elettrica diede un timido segnale di vita per ripiombarli
nuovamente nel buio, questa volta era saltato anche il sistema di
illuminazione di emergenza, accidenti.
"Sig. Hayami"
chiamò spaventata, il buio di quell'angusto ascensore
cominciava a diventarle indigesto. Subito avvertì le braccia
di lui raggiungerla e circondarla in modo spontaneo e rassicurante.
"Non
c'è ragione di allarmarsi, è possibile che il mio
collaboratore stia cercando di riattivare il pannello e questo abbia
fatto spegnere anche la luce di emergenza, tranquilla".
La ragazza
annuì, dandosi poi della stupida visto che
nell'oscurità pressochè totale della cabina lui
certo non poteva vederla.
"Capisco" disse
semplicemente.
"Comunque ti
sbagli, Maya. L'amore delle anime gemelle dà solo dolore non
felicità" le rispose poi, tornando alla frase che le aveva
sentito pronunciare pochi istanti prima.
La
sentì sussultare.
"Perchè
dice così? Non ama la Sig.na Shiori?" chiese d'impulso la
giovane, salvo pentirsene immediatamente e tentare di rimediare con un
goffo "Mi scusi tanto, non sono affari miei".
Lo
sentì sospirare mentre lasciava la presa sulle sue spalle
tenendola per mano.
"Shiori
è una persona stupenda, perfetta come moglie per il
presidente della Daito Art Production ma non è la donna
adatta a Masumi l'uomo. La stimo ma non provo niente per lei, non posso
visto che il mio cuore appartiene già ad un'altra che non
posso avere" lo sentì dire in tono sofferto.
Maya
trasalì. Il Sig. Hayami amava un'altra donna non la Sig.na
Shiori? Ma chi? Mica la segretaria la Sig.na Mizuki si
domandò confusa.
"Il suo desiderio
che non si può realizzare?" chiese all'improvviso
rammentando quella frase detta sotto il cielo stellato della Dea
Scarlatta.
Capì
di avere indivinato quando sentì la stressa sulla sua mano
accentuarsi brevemente.
"E tu Maya, sei
felice con Sakurakoji?" le chiese a bruciapelo, spiazzandola.
"Io e Sakurakoji
non stiamo insieme. E' un caro amico ma non è la mia anima
gemella se non sul palcoscenico" disse dolcemente Maya e Masumi si rese
conto che era sincera.
"Sig. Hayami, so
che sono impicciona e può non rispondermi ma la donna di cui
è innamorato... ecco... lei lo sa?" cosa diamine le passava
per la mente di fare quella domanda assurda. Probabilmente il fatto che
fosse buio pesto e che non potesse vedere la sua espressone la rendeva
ardita, pur sapendo che una volta usciti da quell'ascensore non avrebbe
più avuto il coraggio di guardarlo in faccia.
Capì
di averlo fatto sorridere dal tono della sua voce. E ti pareva,
chissà cosa doveva pensare di lei.
"In effeti no,
sono alquanto maldestro. Non ho mai avuto il coraggio di dichiararmi...
fino ad ora" soggiunse lui alla fine con un tono che le fece partire il
cuore al galoppo.
"Come?"
riuscì a bisbigliare la giovane.
"Il donatore di
rose è morto oggi, Maya. Comunque sia non potrò
più mandartene tanto vale che lo faccio "morire" in
bellezza" disse in tono deciso l'uomo prima di cercare, nel buio, le
sue labbra morbine e fresche, sentendola sussultare per la sorpresa,
annullando in quel bacio tutto se stesso, il passato, il presente e il
suo futuro, in un istante di pura follia.
Lampi di luce
scintillarono nella mente della giovane, mentre acquisiva
consapevolezza del suo bacio, delle mani di Masumi che scorrevano sulle
sue spalle, sino a cingerla per la vita ed attirarla contro il suo
solido e ampio torace. Era un sogno? Se lo era non voleva
più svegliarsi. Non aveva più alcuna importanza
la differenza d'età, la differenza sociale, il fatto che
fuori dai cancelli di quell'edificio potesse esserci la sua fidanzata
ad aspettarlo. L'unica cosa che contava era sentirlo, anche se per un
esecrabile brevissimo istante "suo". D'istinto sollevò le
braccia a cingergli il collo abbandonandosi completamente a lui.
Avrebbe dovuto
essere un fugace contatto, nella sua testa era convinto che lei si
sarebbe subito tirata indietro e magari lo avrebbe pure schiaffeggiato
invece non era andata così, Maya lo cercava, rispondeva con
innocente ardore ai suoi baci. Con forza la serrò contro di
sè, quasi a volersi fondere e diventare un tutt'uno con la
giovane. La sentì gemere sommessamente mentre le sue
delicate braccia gli cingevano il collo. Diamine doveva riprendere il
controllo, era lui quello maturo non poteva reagire come un'avventato
ragazzino o avrebbe finito con il provare a sedurla in quell'ascensore.
Facendo violenza a se stesso l'allontanò da sè,
mettendo fine a quel bacio ubriacante.
"Tu sei la mia
croce e delizia, Maya. Sei tu il mio sogno impossibile, sei la luce in
una vita asettica e priva di sentimenti ma non era giusto che ti
coinvolgessi in questa pazzia. Io sono il più vecchio dei
due, io dovrei essere quello saggio. Restare nascosto dietro le quinte
mi avrebbe permesso di esserti vicino seppur lontano. Mi dispiace, ora
sai la verità, fino in fondo" le sussurrò alla
fine, lasciandola andare.
Maya, ancora
frastornata dall'emozione violenta destata in lei da quel breve scambio
di baci, fissò attonita il buio. Cosa stava dicendo? Era
lei, lei l'anima gemella che lo faceva soffrire? Non osava neanche
sperarlo, crederlo eppure non c'erano dubbi. Il cuore le batteva in
petto colmo di felicità.
"Sig. Hayami....
io! Ho pregato tanto che il suo desiderio si avverasse,
perchè era anche il mio... " iniziò a dire,
cercando di trovare le parole per esternare tutta la prorompente gioia
che le colmava il cuore.
"Ami
un'illusione, Maya. Non posso permettermi di crederti. E' tutta colpa
mia. Agendo nell'ombra ho alimentato il tuo confuso senso di
gratitudine senza contare che sto per sposarmi con un altra. Sarebbe
stato meglio se tu non avessi mai scoperto la mia identità
di ammiratore, avresti continuato ad odiarmi e l'unico a soffrire sarei
stato io... ora sono veramente obbligato a lasciarti andare, non avrei
dovuto baciarti, ti chiedo perdono, ma non ho saputo resistere" le
disse cercando di essere delicato, non voleva ferirla. Era meglio
così, non doveva darle illusioni, o meglio non doveva
illudere se stesso più di quanto non avesse già
fatto. Maya confondeva l'amore con la gratitudine, ne era certo.
Per un attimo
Maya si sentì attraversare da un vento gelido, Masumi
l'amava ma non riusciva a credere in lei. Forse riusciva anche a
capirlo, del resto lei stessa non avrebbe mai pensato che lui potesse
ricambiare lei piccola e insignificante ragazzina di provincia ma la
Sig.ra Tsukikage le aveva detto che se era la sua anima gemella avrebbe
provato i suoi stessi sconvolgenti sentimenti compresa la profonda
paura. Ora comprendenva il senso delle sue parole, quella notte
d'estate, avrebbe dovuto lottare per il suo amore, a quanto pareva
doveva lottare anche contro di lui perchè per qualche arcano
motivo si ostinava ancora a non crederci, forse si sentiva indegno o
forse semplicemente aveva paura.
"Quando la
smetterà di trattarmi come se fossi una bambina? Guardi che
sono cresciuta e so distinguere perfettamete tra gratitudine ed amore.
Io so solo che senza di lei non posso vivere, sarebbe come rinunciare a
respirare" ribattè in tono deciso mentre improvvisamente la
corrente elettrica tornava in servizio abbacinandoli per qualche
istante, ormai avvezzi all'oscurità. Doveva fare in fretta a
convincerlo, tra poco l'ascensore sarebbe probabilmente ripartito e lui
si sarebbe richiuso nel suo guscio. "Lei è il mio Isshin e
non mi dica che confondo la finzione con la realtà
perchè io so bene cosa ho provato per lei quella notte al
Tempio e quel giorno lungo il fiume nella Valle dei Susini. Io l'amo ma
forse è lei che non è certo dei suoi sentimenti"
lo provocò in tono accorato e determinato al contempo.
Vide una strana
luce saettare nelle sue iridi di ghiaccio, ora ardenti come la lava di
un vulcano pronto ad eruttare.
"Ne sono anche
fin troppo consapevole" il tono era basso e roco "Prima di te avevo
rinunciato a vivere, tu ha ridato un senso alla mia vita ma questo non
cambia la realtà" si ostinò tuttavia a dire.
Gli occhi della
giovane si accesero di infnito amore, mentre si adoperava ad abbattere
il muro di cinico riserbo dietro il quale si trincerava per non
soffrire.
"Lo sa, Sig.
Hayami. Anch'io sono una rosa scarlatta, perchè sono capace
di vivere solo nel mondo dell'arcobaleno, fuori da un palcoscenico ho
sempre pensato di non valere niente però... lei non crede
che due "errori", insieme, potrebbero fondersi e creare una "cosa
bella"?" gli chiese dolcemente.
"Maya" un
sussurro quello di Masumi, sorpreso dalla maturità
inaspettata di quella risposta.
In quel momento
le porte dell'ascensore si aprirono e Maya ne approfittò per
sgusciare fuori.
"Mi saluti il
Sig. Hijiri, immagino sia stato lui ad aiutarci" disse poi arrossendo
lievemente, al ricordo di quanto era accaduto in quella piccola cabina
d'ascensore, mentre correva fuori prima che lui potesse fermarla.
"Sig. Hayami,
tutto bene?" chiese in quel momento il fido collaboratore
materializzandosi come per magia al suo fianco.
"Il semaforo
è diventato verde ma ho il terrore di attraversare la
strada" disse in tono sommesso, seguendo il corso dei propri pensieri.
"Come?" chiese
Hijiri confuso.
Una risata
ironica seguì la sua domanda.
"Maya ti manda i
suoi saluti. Il donatore di rose è stato smascherato questa
sera e dovrà decidere se sparire per sempre o farsi avanti
una volta per tutte" disse vedendolo sgranare gli occhi. Hijiri
però era lesto a comprendere gli stati d'animo e i
misteriosi dialoghi che spesso il suo principale si concedeva.
"Capisco, deve
decidere se seguire il cuore o la ragione" ipotizzò dopo un
attimo vedendolo annuire.
"Posso darle un
consiglio?" chiese in tono rispettoso.
"Te ne sarei
grato".
"Segua il suo
cuore".
Masumi si volse a
studiare il volto pacato di colui che era più che un
collaboratore, di un amico. Un breve sorriso sereno si dipinse sulle
sue labbra mentre rispondeva semplicemente "Credo che lo
farò".
- FINE -