Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi  e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

Amando una Rosa Scarlatta

By oscar1755

Atto IV

Con lo sguardo triste fissava il proprio volto riflesso sul vetro della finestra. Era sola in casa. Rei era uscita con gli altri ragazzi della compagnia. Nonostante l’insistenza dell’amica, lei si era rifiutata di unirsi a loro. Le vicende delle ultime due settimane avevano messo a dura prova il suo fisico minuto e la sua capacità di giudizio.
Dopo il colloquio con la signora Tsukikage, Maya era riuscita ad afferrare l’essenza dello spirito della dea scarlatta.
Aveva dato vita sul palcoscenico, la sera della prima, ad una interpretazione senza eguali.
Ayumi si era immediatamente resa conto di avere perduto la sfida.
Le sembrava ancora di sentire il fragore del pubblico entusiasta.
Nell’eccitazione generale non aveva mai perso di vista il suo ammiratore. Masumi era presente e non aveva mai distolto lo sguardo da lei.
Aveva ricevuto, come sempre, il grande mazzo di rose scarlatte, ma non un biglietto né una parola.
La confusione nella sua mente e nel suo cuore pareva non avere fine.
Masumi. Il giovane presidente della Daito l’aveva applaudita, sorridendole. La fidanzata non era con lui. Maya l’aveva cercata con lo sguardo tra i presenti, ma non l’aveva vista.
Travolta dagli applausi e dalle richieste dei fotografi la sua mente non riusciva ad essere lucida.
Ricordò distintamente la figura in abito nero salire sul palco e dichiarare davanti alla stampa e al pubblico che i diritti della dea scarlatta sarebbero appartenuti a lei, Maya Kitajima.
Cercò, senza riuscirvi, di mettere ordine tra i pensieri confusi che le balenavano nella mente.
Masumi. Non era riuscito ad avvicinarlo. Se ne era andato dopo l’annuncio della signora Tsukikage, lasciandole un profondo e angosciante vuoto nel cuore.
Si riscosse da quei pensieri dolorosi.
Rilesse il contratto che teneva stretto tra le mani. La signora Tsukikage aveva preteso che lei lo firmasse pena la perdita dei diritti della dea scarlatta.
Richiamò alla mente la risposta che le aveva dato quando lei le aveva chiesto il motivo di quel comportamento.
- Maya possedere i diritti della dea scarlatta è un onore ma anche un pesante fardello da portare, sono certa che saprai afferrare il tuo destino.
Con un gesto rabbioso lo gettò sul pavimento.
E ora? Che cosa doveva fare? Prese tra le mani il cartoncino bianco che aveva trovato sul pavimento dietro la porta, rientrando a casa. Solo poche e concise parole.
“Maya ti aspetto stasera nel solito ristorante”. Sospirò.
Sakurakoji era sempre molto gentile con lei. Negli ultimi tempi erano usciti spesso insieme e lei in quei brevi istanti aveva lenito il dolore che le provocava l’amore tormentato per un uomo che non sarebbe mai stato suo.
Forse con lui avrebbe trascorso una serata piacevole e avrebbe trovato una soluzione ai propri problemi.

Conosceva bene l’elegante ristorante nel quale lei e Sakurakoji avevano spesso cenato negli ultimi tempi.
Entrando, si guardò intorno cercandolo con gli occhi.
L’alta figura maschile le si avvicinò alle spalle.
- Buonasera, ragazzina.
Maya trasalì udendo il tono ironico di quella voce che conosceva molto bene. Si voltò di scatto. Due occhi azzurri si posarono interrogativi su di lei.
- Noto che sei molto elegante questa sera. Hai per caso un appuntamento?
Maya distolse lo sguardo. Non poteva tenergli testa se lo guardava. Si fece forza cercando di ignorare il battito impetuoso del proprio cuore e il rossore che sentiva affiorarle sulle guance. Sollevò il mento in segno di sfida.
- Sì signor Hayami. Ho un appuntamento, ma la cosa non la riguarda.
La sommessa risata di Masumi le scatenò un impeto di rabbia.
- Io invece credo che mi riguardi ragazzina, perché il biglietto di invito per questa sera l’ho scritto io.

- continua -

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