Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi  e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

Amando una Rosa Scarlatta

By Oscar1755

Atto XIII

Un braccio si mosse impercettibilmente, mentre il sole già alto nel cielo lo esortava ad alzarsi.
Mentre si stava risvegliando, Masumi assaporò la sensazione di appagamento che il suo corpo ancora avvertiva. Un sorriso di beatitudine si dipinse sul volto al pensiero della notte precedente.
Muovendosi, allungò un braccio per raggiungere il corpo morbido della moglie.
Si sollevò di scatto quando, accanto a sé, la sua mano agguantò il vuoto.
Osservò la metà del letto. L’incavo nel cuscino indicava che la notte precedente era stata reale.
Vi posò la mano e con terrore sentì che le lenzuola erano fredde.
Si alzò rapidamente dal letto e con sgomento si guardò intorno in cerca di un indizio che indicasse la presenza di Maya. Notò un foglio posato sullo scrittoio.
Lo prese in mano senza celare un evidente nervosismo. Mentre le parole gli scorrevano sotto gli occhi, il volto assunse un’espressione adirata.
- Maledizione, ragazzina! Mi farai impazzire.
Le parole scritte con calligrafia minuta ed elegante si erano impresse nella mente all’istante.
“Masumi, perdonami. Non posso essere tua moglie. Sarebbe penoso per entrambi trascinare un matrimonio che non può concederci quello in cui crediamo. I diritti della dea scarlatta sono tuoi. Ti ringrazio per quello che hai fatto per me. Maya.”

Si diede mentalmente dello stupido. L’aveva spaventata. Avrebbe mai smesso di ferirla?
Si passò impotente una mano tra i capelli. Sollevò lo sguardo fissando i propri occhi nello specchio che aveva di fronte.
Vide l’espressione di un uomo che non riconosceva. Era dunque tanto legato a quella ragazzina? Il suo destino sarebbe stato come quello di suo padre?
In silenzio, immobile, studiò l’immagine alta e di bell’aspetto che lo specchio rifletteva.
Vi appoggiò i pugni chiusi. L’inquietudine gli impediva di pensare razionalmente. L’assenza di Maya lo aveva profondamente sconvolto. Si sarebbe irrimediabilmente annientato senza di lei.
Eppure aveva risposto con vibrante emozione alle sue carezze. Lo aveva amato con lo stesso suo trasporto.
Dopo averla stretta tra le braccia ed amata con tutto se stesso, non poteva più tornare indietro.
Maya era il suo respiro vitale, la sua metà dell’anima. L’aveva insultata e amareggiata.
Maledisse la gelosia che lo aveva accecato.
L’aveva accusata di tradirlo. Non aveva voluto credere alla innocenza che lei gli aveva proclamato tra le lacrime.
Maya non mentiva, avrebbe dovuto saperlo. Facendo l’amore con lei, si era reso conto che nessun uomo l’aveva mai avuta così vicina.
Non faceva che commettere errori con lei. Esisteva un modo per riparare alle offese che le aveva inflitto?
Si impose di reagire all’opprimente apatia che lo stava catturando in una rete di angoscia straziante.
Respirando lentamente, cercò di calmarsi. Il suo pensiero percorreva mentalmente i luoghi nei quali era solita recarsi. Doveva assolutamente vederla. E la risposta di Maya avrebbe deciso il suo destino.

Salendo le scale, sentimenti contrastanti di speranza e di timore si intrecciavano nella sua mente. Desiderava trovarla il prima possibile, ma non sarebbe stato felice di vederla in quel luogo.
Bussò con forza sulla porta chiusa.
- Chi è?
La voce maschile era ancora assonnata.
- Masumi Hayami. Apri questa porta, ragazzo.
Il tono irritato gli uscì dalle labbra senza volerlo. Sentire la voce di Sakurakoji gli aveva riacceso la fiamma della gelosia.
L’uscio si aprì leggermente. Sakurakoji osservò il volto adirato dell’uomo. L’insofferenza che provava per lui e il ricordo delle parole di Maya lo fecero irritare.
- Signor Hayami, che cosa vuole?
Masumi interpretò il tono secco e risoluto del ragazzo come una ammissione di responsabilità.
Spinse violentemente la porta entrando in casa.
- Dov’è lei?
Gli occhi penetranti fissi su Sakurakoji mostravano chiaramente la sua collera.
Per un istante si squadrarono severamente l’uno con altro.
Un sorriso sarcastico comparve sulle labbra di Sakurakoji.
- Dov’è, chi? Non riuscì a terminare la frase. Un violento pugno lo colpì in pieno volto, facendolo barcollare.
Un rivolo di sangue fuoriuscì dalla bocca. Lo asciugò con il dorso della mano.
- Ma è impazzito?
Si fissarono con odio.
- Non te lo chiederò una seconda volta. Dov’è mia moglie?

- continua -

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