Il grande sogno di Maya (Garasu
no kamen), Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono
proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan
Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e
pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata
creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti
vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene,
pertanto, intesa….
Maya
aprì gli occhi mentre le strie argentee dell’alba
rischiaravano il sereno cielo notturno.
Tra le fresche lenzuola,
le loro mani intrecciate sembravano volerle ricordare la notte appena
trascorsa. Si mosse piano per non svegliare il marito. Masumi dormiva
profondamente.
Il volto, sereno e disteso, rivelava il lato
fanciullesco di un uomo che lei aveva sempre creduto freddo e
arrogante.
Si morse le labbra a quel pensiero. In realtà,
Masumi aveva mostrato anche lati piacevoli del suo carattere. Era
stato gentile e paziente con lei e, dopo il matrimonio, aveva
abbandonato l’aria ironica con la quale l’aveva sempre
stuzzicata, dedicandole attente premure.
Il suo comportamento era
però mutato all’improvviso, la sera precedente.
Arrossì
al pensiero della notte appena trascorsa tra le sue braccia.
Si
erano amati, con una passione divorante che l’aveva consumata
fino a farla precipitare in un sonno profondo e rilassante.
Afferrò
nitidamente l’enorme gravità del suo gesto. Fare l’amore
con lui l’aveva fatalmente incatenata a quell’uomo
all’apparenza freddo e distaccato che era suo marito.
Sentì
di non avere più alcuna via d’uscita. Il suo cuore
sarebbe appartenuto a Masumi per sempre.
Con
una fitta al cuore, ricordò la litigata della sera precedente.
L’odio e il risentimento, che aveva avvertito nascerle
improvvisamente dal profondo dell’animo, avevano rappresentato
un debole tentativo di difesa, fugato dall’abbraccio impetuoso
di Masumi.
Non avrebbe voluto cedergli, non a quelle condizioni.
Il sogno di vedere ricambiato il proprio amore dall’uomo
che più contava nella sua vita non si era realizzato.
Avrebbe
desiderato ascoltare dolci parole d’amore da Masumi. Ma non era
accaduto.
Più volte, durante la notte, mentre si lasciava
trasportare da sensazioni sconosciute e travolgenti era stata sul
punto di confessargli che lo amava, ma non lo aveva fatto.
Pur
trascinata dalla passione, un frammento di razionalità nella
sua mente le aveva impedito di rivelargli i suoi più reconditi
pensieri.
Una lacrima le scese sul volto. Avrebbe dovuto odiare
il marito per averla legata a sé senza speranza. Ma non
poteva.
Ricordò il suo volto adirato e sconvolto dalla
collera. Come era diverso dall’uomo che ora dormiva
profondamente accanto a lei, cingendole la vita.
Un lieve sorriso
gli aleggiava sulle labbra. Quelle stesse che, poche ore prima,
l’avevano sfiorata facendola fremere di bruciante eccitazione.
Gli occhi chiusi e il respiro lieve denotavano che stava
tranquillamente riposando.
La
metà dell’anima. Esisteva? Lei non lo avrebbe
dimenticato, ma lui?
Riecheggiarono nelle sue orecchie le dure
parole di Masumi. Lei era sua e gli apparteneva, come gli
appartenevano i diritti della dea scarlatta.
Masumi era un uomo
di indiscutibile successo. Era abituato a vincere, a possedere cose e
persone. Forse era questo il solo modo di amare che conosceva, il
possesso.
Aveva voluto energicamente convincersi di potere vivere
accanto a lui, accontentandosi delle sue premure e delle sue
gentilezze e rinunciando all’amore.
Ingenuamente si era
persuasa di poterlo amare senza essere ricambiata, ma si era
sbagliata.
L’averlo amato così appassionatamente le
aveva fatto capire che avrebbe desiderato con tutta l’anima che
Masumi la amasse a sua volta, con la stessa intensità.
Era
quello l’amore? Le metà dell’anima che si cercano,
si riconoscono e si donano l’uno all’altra con devozione,
passione, amore.
Non era accaduto. Masumi non le aveva dichiarato
che l’amava. La collera irrefrenabile era esplosa in una
passione furiosa. Era stato tenero, delicato, paziente, ma aveva
taciuto.
Ricordò di essere arrossita sotto lo sguardo dei
suoi occhi penetranti.
L’espressione adirata era scomparsa
dal suo volto. Masumi aveva vinto anche questa volta. Ma lei non
poteva continuare a fingere in questo modo. Fingere di provare per
lui poco più che gratitudine, quando tutto il suo essere gli
chiedeva di amarla.
Forse il prezzo della sua dea scarlatta
doveva passare attraverso il sogno di un amore irrealizzabile.
Si
domandò se il loro destino era quello di continuare a ferirsi.
Lentamente, in silenzio, si alzò.
Contemplò la
propria immagine di donna nello specchio della sua stanza. Gli occhi
colmi d’amore che vide riflessi erano lucidi per l’emozione.
Si chinò sull’elegante scrittoio d’epoca.
Scrisse, con mano tremante, solo poche parole su un piccolo foglio
bianco.
Si vestì con gesti misurati e pesanti. Si voltò
un’ultima volta fissando il volto di Masumi con lo sguardo
colmo di lacrime. Pensò che lo amava più della sua
vita.
Uscì e richiuse piano la porta dietro di lei.
- continua -