Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi  e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

Amando una Rosa Scarlatta

By Oscar1755

Atto XI

Rientrò in casa correndo. Era in ritardo per la cena. Non avrebbe voluto far attendere Masumi.
Si fermò ad osservare la propria immagine riflessa nel grande specchio appeso ad una parete dell’ingresso. Gli occhi erano ancora leggermente gonfi ed arrossati per il pianto liberatorio.
L’eco dei passi provenienti dal vasto salone la costrinse a voltarsi.
Masumi, appoggiato allo stipite della porta, fumava senza fretta una sigaretta. Il volto era impenetrabile.
Senza afferrarne il motivo, una profonda inquietudine si fece strada in lei.
L’intuito le faceva presagire che qualcosa di infausto sarebbe potuto accadere. Chinò il viso per nascondere le tracce inequivocabili che il pianto le aveva lasciato.
- Buonasera Masumi. Sono in ritardo per la cena. Vado subito a cambiarmi d’abito.
- Non ti affrettare. I domestici sono fuori servizio. Li ho congedati io. Non c’è fretta per la cena. Accomodati invece nel mio studio. Devo parlarti.
La voce sinistramente calma di Masumi, sembrava riecheggiare di una minaccia nascosta. Un fremito di paura le percorse la schiena.
Maya si accomodò in una delle eleganti poltrone stringendosi nervosamente le mani. Il tono di voce di Masumi era pericolosamente allarmante.
- Mi chiedevo se saresti rientrata a casa.
Maya non capì il senso di quella frase.
- Masumi non capisco, c’e qualcosa che non va? Cosa significa questa domanda?
Un timore oscuro cominciò a insinuarsi in lei. Masumi era strano. Il suo viso sembrava una maschera di granito. Solo gli occhi erano vigili e attenti. Erano diversi. Cupi e crudeli. Un terrore irrazionale si insinuò fra i suoi pensieri.
- Masumi che cos’hai?
- Da quanto tempo mi tradisci?
Maya sussultò all’udire quella accusa.
Non si aspettava una insinuazione così brutale da parte del marito. L’insolenza e il tono sarcastico della domanda le incendiarono l’animo di una rabbiosa angoscia.
- Ma sei impazzito? Tu stai vaneggiando. Ma come ti permetti!
La diga di impassibilità crollò all’istante, riversando su di Maya tutte le frustrazioni a lungo taciute.
- Ormai puoi smettere di recitare con me la parte della fedele mogliettina timida. Tu e Sakurakoji! Credi forse che non lo sappia? Da quanto tempo dura la vostra relazione? Hai sposato me per non perdere i diritti della dea scarlatta pur amando lui! Non tollero che mi si tratti in questo modo. Ti pentirai di avermi mentito. Piccola, sciocca ragazzina. Credevi forse di continuare tranquillamente la tua farsa? Distruggerò la dea scarlatta e distruggerò te, Maya Kitajima. Il prezzo che dovrai pagare non sarà mai abbastanza alto per quello che mi hai fatto.
La prese per un braccio strattonandola violentemente. Al grido di dolore di Maya, lasciò la presa.
Lei si allontanò, visibilmente spaventata. Masumi era fuori di sé.
Tutta la gratitudine di Maya si trasformò in un odioso risentimento verso suo marito per le accuse infamanti che aveva osato rivolgerle.
- Tu sei pazzo!. Io e Sakurakoji? Mi stai accusando di colpe che non ho commesso.
Si fermò per riprendere fiato. Era ferita, umiliata, offesa. Desiderò mortificarlo come lui aveva fatto con lei.
- Mi accusi di averti tradito, di essere innamorata di Sakurakoji, ma tu che ne sai dell’amore? Tu che hai sposato il tuo lavoro e i diritti della dea scarlatta! Amare Sakurakoji? Lo meriterebbe, è un ragazzo meraviglioso. Ma anche se lo amassi non ti tradirei mai, in nome della promessa che ci siamo scambiati.
Masumi strinse i pugni. Allora era vero! Lei era innamorata di un altro. Non poteva sopportarlo.
La collera violenta divampò, annullando la residua razionalità che gli era rimasta. Il suo atteggiamento stava fatalmente incrinando il loro matrimonio.
- Non starò qui a guardarti amoreggiare con un altro. Non devi più vedere quel Sakurakoji. Vi ho visto. Tu e lui, abbracciati. Non puoi negare l’evidenza. Giuro che ve la farò pagare.
Tacque all’improvviso, guardandola con occhi sbarrati. La gelosia gli rendeva il respiro affannoso.
- Basta! Ti odio! Non voglio più ascoltare le tue infamanti accuse.
Maya scappò, correndo verso la propria camera. Si tuffò sul letto in preda ad una profonda crisi di pianto.
Non poteva funzionare, non era così che aveva immaginato loro matrimonio. Masumi non la amava, non l’avrebbe mai amata.
Era un oggetto per lui. Lo strumento per la sua adorata dea scarlatta.
Non si accorse che il marito l’aveva seguita, chiudendo la porta dietro di sé.
- Non abbiamo finito di discutere. Mi devi delle spiegazioni, ragazzina.
- Vattene! Vattene, hai capito? Ti odio. Non ti devo nessuna spiegazione. Hai ottenuto i diritti della dea scarlatta, no? Il resto non conta. Quello che faccio della mia vita non ti deve riguardare.
Maya esasperata, gli aveva riversato addosso tutto il rancore di cui era capace.
Masumi non tollerò ulteriormente le sue parole. Erano staffilate dolorose per la sua anima, mentre il veleno della folle gelosia si stava diffondendo nel suo cuore.
- Sei mia moglie. Devi comportarti come si conviene. Non lascerò che quel ragazzetto imberbe posi ancora su di te le sue mani. Tu sei mia, hai capito? Tu mi appartieni!
Fece qualche passo verso di lei. Le osservò i seni ansanti, il rossore sulle guance, le lacrime che offuscavano i suoi occhi limpidi. Il desiderio di lei esplose con una violenza incontenibile.
La rabbia, la gelosia, lo sconforto, il dolore, l’amore, la passione a lungo trattenuti esplosero travolgendo in un istante gli argini di difesa che Masumi aveva eretto con grande difficoltà.
Maya lo guardò spaventata. Non lo aveva mai visto così. Fece per allontanarsi ma si trovò le mani imprigionate dalle forti braccia di Masumi.
- Sei mia moglie. Sei mia e di nessun altro. Sono stato fin troppo paziente. E che cosa ho ottenuto? Mia moglie mi tradisce. Non lo rivedrai più. Non mi importa se sei innamorata di lui. Cancellerò dalla tua mente e dal tuo corpo il ricordo di lui.
Il tono alterato dall’ira e lo sguardo crudele non lasciavano presagire a nulla di buono.
Maya cercò di divincolarsi ma l’unico effetto che ottenne fu quello di trovarsi ancora più imprigionata dall’abbraccio di Masumi.
Avvicinò il viso a quello della moglie, la voce, invitante e appassionata, diventò un sussurro sulle labbra di Maya.
- Mi appartieni. Non mi importa se mi odi e se dopo mi odierai ancora di più, ma ora avrò ciò che mi spetta di diritto.
La strinse in un abbraccio vigoroso e chinandosi lentamente su di lei si impossessò febbrilmente delle sue labbra. La rabbia, al contatto con le labbra calde della moglie, si dissolse trasformandosi in ardente passione.
Con una mano percorse la sua schiena in una lunga e sensuale carezza.
Masumi sollevò leggermente il capo ricercando nel profondo sguardo di Maya una risposta al tacito desiderio che lo aveva travolto.
Calde lacrime le solcavano le guance rosee. Maya nascose il volto contro la gola di Masumi.
Non le importava nulla mentre, avvolta dal caldo abbraccio del marito, sentiva il suo cuore palpitare impazzito.
Il respiro ansimante di Masumi le accarezzava i capelli, mentre si sentiva vinta da un desiderio fino ad allora sconosciuto. Lo amava più di se stessa.
L’odio provato per lui scomparve, trafitto da un’ondata di amore travolgente che le riscaldò l’anima. Dimentica delle crudeli accuse di Masumi, incapace di resistergli, si abbandonò all’abbraccio e sollevando le braccia intorno al collo lo strinse a sé schiudendo le labbra.
Masumi si chinò di nuovo su di lei aumentando la pressione delle braccia per avvicinarla ancora di più a sé.
A quel contatto i loro corpi si incendiarono, trascinati da un desiderio irrefrenabile che li costrinse a cercarsi con bramosia.
Lo scorrere del tempo si dissolse dalle loro menti e dai loro gesti. Lo struggimento dell’animo fu sopraffatto da fluttuanti emozioni di piacere intenso che li rese incuranti delle loro incertezze.
I baci divennero sempre più profondi ed ardenti, le mani si intrecciarono, cercandosi, con deliberata indolenza. Masumi assaporò la pelle vellutata di Maya, cingendola con possessiva tenerezza.
Lentamente, si fusero con il corpo e con la mente raggiungendo, in un crescendo di emozioni incontenibili, un’estasi fluttuante.
Piano, tornarono alla realtà, planando dalle alte sommità dell’appagamento, verso un mare di serena tranquillità.
Masumi la strinse a sé con delicata intensità. Maya si accoccolò tranquilla tra le sue braccia.
Il sonno li catturò pigramente nella quiete silenziosa della notte.

- continua -

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